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ITALIANO: "Il Piacere"- Gabriele D'Annunzio
MATEMATICA: La sezione aurea
INGLESE: Oscar Wilde
LATINO: "La cena di Trimalchione"- Petronio
FILOSOFIA: "La vita estetica"-Kierkegaard
"La contemplazione estetica dell'arte"- Schopenhauer
"Il giudizio estetico"-Kant
arte e morale, perché un conto è che si possa rappresentare bellamente il
disvalore, un conto se si ha il dovere o il diritto morale di farlo. Questo
dibattito ha avuto delle sottigliezze. Io mi sono occupato dell’estetica di
Tommaso D’Aquino: cioè, la questione dell’appartenenza o meno alla
bellezza di un’opera d’arte dell’adeguatezza a tutti i suoi scopi. Quindi, se uno
degli scopi è negativo dal punto di vista morale, questo toglie bellezza
all’opera d’arte.”
PANORAM ITALIA, Intervista ad Umberto Eco
MEDIOEVO
L’universo viene ad assumere significati
simbolici e basato su delle serie numeriche
che hanno legami estetici: come il quattro
che diviene un numero perno poiché la
natura stessa può essere definibile in quattro
parti
(quattro sono i punti cardinali, i venti
principali, le fasi della luna, le stagioni) ed
in essa rientra anche l’uomo nel quale, come
spiega Vitruvio nel De Architectura, la
larghezza dell'uomo a braccia spalancate
corrisponderà alla sua altezza dando così la
base e l'altezza di un quadrato ideale.
Il miracolo dell’armonia universale
Il nome di Fibonacci, matematico italiano vissuto tra il 1170 e il 1250, è essenzialmente legato alla famosa
sequenza di numeri: i cosiddetti “numeri di Fibonacci” nella quale i primi due termini sono 1 e 1, mentre tutti
gli altri sono la somma dei due termini che li precedono. Una proprietà molto interessante di questi numeri sta
nel rapporto tra un numero della serie e quello che lo precede, poichè il quoziente dato dal rapporto si
avvicinerà sempre di più al numero 1,61803398874989 ….. detto “Sezione aurea” o “Numero aureo”.
Pitagora e i suoi discepoli chiamavano, invece, questo numero “Proporzione divina” (metafora della continua
ed armonica tensione verso la perfezione). L’uomo fin dall’antichità ha fatto uso di questo “numero magico”:
lo ritroviamo, infatti, nel Partenone di Atene, nel Tempio di Atena a Paestum, nelle statue di Fidia, nell’uomo
Vitruviano del Da Vinci e nella Venere di Botticelli.
Ma in natura nulla è legato al caso: tutto è un flusso legato ad una perfetta matrice geometrica, tutto segue un
ordine preciso ed un equilibrio armonico.
Quindi, anche la natura sembra prediligere i numeri di Fibonacci: il rapporto tra l’altezza di un essere umano e
l’altezza da terra dell’ombelico è la sezione aurea, così come il rapporto tra il braccio e l’avanbraccio.
Troviamo questi numeri anche nella fillotassi (ordinamento delle foglie su un gambo) e nel girasole, nell’
equilibrio dinamico di una galassia nell’universo, nella simmetria di una conchiglia, nella struttura di un
echinoderma.
La musica ha numerosi rapporti con la matematica e, quindi, con la Sezione Aurea: nel pianoforte, per
esempio, particolare evidente è la relazione che la struttura della tastiera ha con i numeri di Fibonacci.
L’ottava musicale è composta nel pianoforte da tredici tasti (8 bianchi e 5 neri),
divisi tra loro in gruppi da 2 e da 3: 2-3-5-8-13.
Molti degli intervalli musicali naturali sarebbero, poi, riconducibili ai rapporti in termini di numeri di
Fibonacci: una “sesta maggiore” di “La” e “Do” 5/3, una “sesta minore” di “Do” e “Mi” 8/5. 8
La bellezza nel Quattrocento sarà considerata attraverso un duplice significato: come
imitazione della natura e come contemplazione di qualcosa di perfetto e di
sovrannaturale che si manifesta comunque nel mondo sensibile.
RINASCIMENTO Il Rinascimento riporta all’attenzione
dell’uomo, l’uomo stesso e viene così
modificato il concetto di bellezza.
La figura femminile mette in mostra tutto il
proprio corpo del quale risalta spesso il volto
enigmatico e dai tratti psicologici non ben
definiti.
L’uomo di potere ha ben delineati i tratti
somatici causati dalle funzioni che esercita:
quindi, sarà raffigurato in carne, senza alcuna
traccia di piacere o dei canoni di bellezza
perfetta dell’arte classica.
Nel Rinascimento coesistevano due spiriti:
uno che credeva nella teoria della parte per il
tutto armonico, l’altro, invece, inquieto che cominciava a profilarsi alla fine di
questo lungo e proficuo periodo.
L’EPOCA DELLA RIFORMA La dissoluzione della Bellezza
classica, nelle forme del
manierismo e del barocco,
indica già i segni di altre forme
di espressione della Bellezza: il
sogno, lo stupore, l'inquietudine.
Il Manierismo ritiene la
bellezza classica vuota, priva di
spirito: perciò questa corrente artistica eleva le sue opere ai limiti del
fantastico, dell’irrazionalità che esprimono, però, una lacerazione dell’animo. 9
Nel Barocco la concezione di bellezza assume una nuova forma che si
manifesta in tutto ciò che sorprende, meraviglia e scuote gli animi.
SETTECENTO “Non si può dare alcuna regola oggettiva del gusto,
che determini per mezzo di concetti che cosa sia bello.
Poiché ogni giudizio derivante da questa fonte è estetico,
la sua causa determinante è il sentimento del soggetto,
non un concetto dell’oggetto.”
KANT, Critica del Giudizio
La Bellezza dell’eccezionalità, dello
sfarzo e dell’eccedenza di gusto
Barocco persiste negli ambienti
aristocratici (Rococò), mentre dalla
borghesia ritorna un gusto razionalista
dalla veste classica: il Neoclassicismo.
La bellezza empirica kantiana
Kant ne La Critica del Giudizio studia il sentimento inteso come la facoltà mediante la quale l’uomo
fa esperienze delle finalità del reale. I giudizi sentimentali sono divisi in giudizi determinanti
(determinano la realtà fenomenologica attraverso le forme a priori universali) e in giudizi riflettenti
(interpretano la natura secondo le nostre esigenze); questi ultimi, a loro volta, si suddividono in
giudizio teologico (studia i fini della natura) e in giudizio estetico (verte sulla bellezza).
Kant, inoltre, esprime diverse definizioni di bellezza secondo alcune caratteristiche:
-secondo la qualità, una cosa bella è bella perché è bella, non per altri motivi: il giudizio estetico,
quindi, è disinteressato;
-secondo la quantità, il bello è ciò che piace universalmente perché è vissuto spontaneamente;
-secondo la relazione, la bellezza non è definibile in schemi conoscitivi;
-secondo la modalità, la bellezza è percepita intuitivamente ma è impossibile da spiegare
concettualmente. “Il giudizio di gusto esige il consenso di tutti;
e chi dichiara bella una cosa,
pretende che ognuno dia l’approvazione all’oggetto in questione
e debba dichiararlo bello allo stesso modo.”
KANT, Critica del Giudizio
Kant fa distinzioni tra il piacevole che è legato ai nostri sensi, alle nostre inclinazioni individuali e dà
luogo ai giudizi estetici empirici (attrattiva fisica) e il piacere estetico che è qualcosa di puro, poiché
si concretizza nell’universalità scaturita dalla sola contemplazione della “forma” di un oggetto
(bellezza riconosciuta di un arcobaleno o di un tramonto).
Ci sono delle differenze anche tra bellezza aderente (bellezza legata al concetto di perfezione di un
oggetto definito bello come potrebbe esserlo un edificio) e bellezza libera da ogni concetto (musica
senza testo, per esempio). 10
“Per ciò che riguarda il piacevole ognuno riconosce che il giudizio che egli fonda su di un
sentimento particolare,
e col quale dichiara che un oggetto gli piace,
non ha valore se non per la sua persona.
Per il bello, la cosa è del tutto diversa.
Quando egli dà per bella una cosa, pretende dagli altri lo stesso piacere;
non giudica solo per sé, ma per tutti,
e parla quindi della bellezza come se essa fosse una qualità della cosa.”
KANT, Critica del Giudizio
Kant deduce i giudizi estetici puri che hanno validità universale grazie ad un rapporto tra la nostra
immaginazione ed il nostro intelletto comune a tutti gli esseri viventi dando vita ad una sorta di
senso comune del gusto che non si basa sui concetti (altrimenti perderebbe la sua universalità).
Poi, il filosofo compie una “rivoluzione copernicana estetica”: ossia, il bello non è più una proprietà
oggettiva delle cose ma è il frutto del nostro rapporto con le cose; la bellezza esiste, quindi, solo in
virtù del soggetto.
La bellezza non è intesa più come un “favore” che la natura fa all’uomo, ma è quest’ultimo che fa
alla natura il “favore” di elevarla alla sua
umanità.
“Da ciò si vede che la vera sublimità non
dev’essere cercata
se non nell’animo di colui che giudica,
e non nell’oggetto naturale.”
KANT, Critica del Giudizio
Il sublime, per Kant, è il prodotto di qualcosa di
incommensurabile e si divide in:
-sublime matematico: nasce in presenza di
qualcosa di smisuratamente grande e di fronte
al quale proviamo un senso di dispiacere per la
nostra piccolezza che si tramuta in piacere per
il possesso della nostra ragione che è capace di
elevarci all’infinito (stima per l’oggetto-stima
per il soggetto);
-sublime dinamico: nasce in presenza di
strapotenti forze naturali e di fronte ad esse proviamo angoscia per la nostra fragilità rispetto alla
natura che si trasforma, poi, in entusiasmo per la nostra ragione (impotenza-potenza).
“La natura non è dunque chiamata sublime
se non perché eleva l’immaginazione a rappresentare quei casi
in cui l’animo può sentire la sublimità della propria destinazione,
anche al di sopra della natura.”
KANT, Critica del Giudizio
Il bello e il sublime non coincidono poiché il primo è dato dall’equilibrio tra immaginazione ed
intelletto, mentre, il secondo si nutre del contrasto tra immaginazione sensibile e ragione.
La natura è bella quando ha l’apparenza dell’arte e quest’ultima è bella quando ha l’apparenza della
natura: il tramite tra questi due elementi è il genio (talento o dono naturale che dà le regole all’arte) il
cui può essere individuato nell’originalità creativa, nella capacità di produrre opere- modello per gli
altri e nell’impossibilità di spiegare il compimento della sua produzione. 11
ROMANTICISMO
.
Le rovine, simbolo del tempo che fu, sono apprezzate in quest’epoca per la
loro incompletezza e per i segni temporali che esse mostrano. Nasce il piacere
dell’orrido, del gotico e del terrore a differenza dei periodi precedenti, quando
l’appagamento proveniva, invece, solo dal bello.
Il bello nel Romanticismo diviene l’informe, il caotico, l’irrazionale e non è
esprimibile con le parole.
La notte, raffigurata in numerose opere romantiche, è il simbolo di quanto
occorra immergersi nel mistero della natura per capire in fondo la sua vera
essenza, la sua vera bellezza.
La bellezza romantica ha due facce: quella del bello che già conosciamo, e
quella del brutto, l’altro volto della bellezza.
ART NOUVEAU
Con l’Art Nouveau (“arte nuova”) si vuole dare una risposta di controtendenza
alla distribuzione di massa del prodotto industriale nel quale non si poteva più
riconoscere la mano dell’artista scomparsa con la produzione in serie.
L’Art Nouveau è il gusto di un’epoca, nel quale non vi è più la bellezza
estetica, ma quella funzionale in ricerca di una sintesi tra qualità e quantità;
la bellezza interiore, invece, si proietta sull'oggetto esterno e se ne
impadronisce, avviluppandolo nelle sue linee.
KLIMT: la seduzione dell’arte
Attraverso la bellezza femminile che fa da protagonista nelle sue opere, si può tranquillamente
affermare che le donne da lui dipinte sono consapevoli della propria sensualità, o, in casi come
“Giuditta”, fiere del proprio sesso e spietate nei confronti del mondo maschile. 12
“Klimt dipinge la donna del suo tempo.
La sua struttura fisica,
l’immagine del suo corpo,
la plasticità della sua carne,
la meccanica dei suoi movimenti,
tutto ciò che Klimt ha sempre indagato fin nella sua più segreta fibra
imprimendolo nella sua memoria.
Crudelmente voluttuose o serenamente sensuali,
le donne che dipinge possiedono un inquietante
fascino. Il tono cangiante dei loro corpi elastici,
lo splendore fluorescente della pelle,
il taglio angoloso della testa dalla fronte ampia
e i capelli rossi e peccaminosi hanno una risonanza profondamente psicologica.”