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Storia: Il risorgimento;
Musica: l'Inno di Mameli;
Arte: Il Bacio (Francesco Hayez);
Inglese: Romeo and Juliet;
Scienze: come l'amore droga il cervello;
Spagnolo: Tu risa (Pablo Neruda);
Geografia: l'O.N.U.;
Tecnologia: le energie rinnovabili;
Ed. fisica: le paraolimpiadi.
solo l’amore di coppia, esiste infatti un’altra tipologia di amore che è quello materno.
Nel corso della storia, infatti, Renzo assiste ad un episodio davvero commovente. Si
trova nel bel mezzo del carico dei cadaveri colpiti dalla peste e, mentre cerca di farsi
largo tra la folla, vede una donna avvicinarsi al carro dei cadaveri con in braccio una
bambina, una bimba morta. La donna l’aveva vestita a festa, con un abito bellissimo
e aveva pagato anche il monatto perché trattasse la sua bambina con rispetto. Nel
pronunciare l’addio alla bambina annuncia che già quella sera lei e la piccola si
riuniranno perché lei non fa altro che aspettare che la morte arrivi e la porti con se.
Questo momento è un momento molto toccante del romanzo ed è forse l’unico su cui
la gente d’oggi riflette un po’. L’amore che prova la madre per la propria figlia è più
forte di qualsiasi altro sentimento. tutte queste tipologie di amori fanno capire che il
romanzo appartiene alla corrente letteraria del romanticismo. Il romanticismo nacque
nel 1800 e, in ogni paese, ebbe un particolare sviluppo. Per il nostro paese quel
periodo fu molto importante essendo quello del risorgimento italiano. In Italia, infatti,
il romanticismo si sviluppò soprattutto come una corrente letteraria molto legata
all’amore per la patria, essendo appunto l’epoca delle insurrezioni.
Il risorgimento italiano
Dopo il congresso di Vienna l’Italia non era ancora uno stato unito ma era divisa in
più stati ognuno con un diverso governo. C’era il regno di Sardegna, governato da
Carlo Alberto, il regno lombardo-veneto, governato dagli Asburgo, il granducato di
Toscana, con al governo Leopoldo II, lo stato pontificio, guidato dal Papa, il regno
delle due Sicilie retto dai Borboni con Ferdinando II al governo, e i ducati di Parma,
Piacenza, Modena, Lucca e Massa, sotto la dominazione austriaca. In seguito alle
rivoluzioni scoppiate a Vienna, nel 1848, nel regno lombardo-veneto si iniziarono a
formare i primi moti insurrezionali che si verificarono principalmente nel regno
lombardo-veneto. Sono questi moti ad avviare l’Italia verso la prima guerra
d’indipendenza. Il 17 Marzo del 1848 Venezia riuscì a proclamarsi indipendente e
riuscì a restaurare la repubblica di San Marco. Dal 18 Marzo iniziarono invece le
famose 5 giornate di Milano, 5 giorni di tenace lotta contro le truppe austriache e
finalmente anche Milano riuscì a proclamarsi indipendente. Non avendo a
disposizione molte truppe, il regno lombardo veneto fu costretto a chiedere aiuto al
regno di Sardegna e i Savoia furono costretti ad accettare a causa degli innumerevoli
moti insurrezionali che si stavano creando in Piemonte. La paura che solo i Savoia
potessero approfittare dell’indipendenza ottenuta dall’Austria portò i Borboni, il Papa
e il granduca di toscana ad unirsi alle truppe del lombardo veneto. Il conflitto diventò
così una guerra federale. Ben presto però tutti i sovrani decisero di ritirare le proprie
truppe, provocando così le insurrezioni dei popoli, decisi ormai ad ottenere
l’indipendenza. L’esercito piemontese rimase l’unico ancora in battaglia. Esso subì
così una dura sconfitta e fu costretto a stipulare un accordo con l’Austria per
ristabilire i vecchi confini tra Piemonte e Lombardia, questo accordo viene chiamato
armistizio di Salasco. La guerra venne ripresa nel Marzo 1849 ma dopo la sconfitta a
Novara l’esercito piemontese si ritirò. In seguito alla salita al trono del regno di
Sardegna di Vittorio Emanuele II, il regno piemontese firmò con l’Austria l’armistizio
del Vignale. Intanto, nel resto dell’Italia, i vari moti insurrezionali iniziarono a
peggiorare la situazione. Leopoldo II venne scacciato dal granducato di Toscana e
anche il papa venne scacciato da Roma che si proclamò repubblica. Essa veniva
difesa da un corpo di volontari guidato da un patriota rivoluzionario di nome
Giuseppe Garibaldi. La conquista della repubblica romana rappresentò l’apice del
successo democratico. Questa repubblica sfortunatamente non fu destinata a durare.
Il papa invocò infatti l’aiuto delle potenze cattoliche e la Francia di Luigi Napoleone
Bonaparte intervenne costringendo Roma alla resa. Anche Leopoldo II riuscì a
riconquistare il proprio trono così la prima guerra d’indipendenza italiana si concluse
con un fallimento.
Nel 1855 scoppiò tra Russia e Turchia la Guerra di Crimea. L’Austria si rifiutò di
intervenire ma il Piemonte, sperando di trarre futuri vantaggi dall’alleanza francese,
intervenne con 15.000 uomini. Nel Marzo del 1856, al congresso di Parigi, Cavour,
primo ministro del regno di Sardegna, approfittò dell’occasione per sollevare a livello
europeo la questione italiana. Egli sosteneva che tutti i problemi della penisola si
sarebbero potuti risolvere solo attraverso l’egemonia piemontese. Mentre Cavour
risolveva le questioni a livello internazionale, Giuseppe Mazzini, famoso filosofo
patriota italiano, continuava a diffondere in Italia la propaganda rivoluzionaria. Nel
Gennaio 1858, Cavour riuscì finalmente a far pesare la questione italiana. Ciò
avvenne per causa dell’attentato a Napoleone III per mezzo di un patriota. Esso
spinse l’imperatore francese ad affrontare il più presto possibile i problemi della
penisola. Nel Luglio dello stesso anno, una riunione segreta tra Cavour e Napoleone
III segnò l’inizio dell’alleanza difensiva tra Piemonte e Francia. Il patto consisteva in
un aiuto da parte della Francia in qualsiasi momento in cui il Piemonte si sarebbe
trovato sotto attacco. L’Italia avrebbe quindi dovuto cedere, per compenso alla
Francia, sia Nizza che il regno di Savoia. Però, per far scattare l’alleanza difensiva,
c’era bisogno di un conflitto che doveva apparire un’aggressione austriaca. Dopo
essere stata sottoposta a varie provocazioni, l’Austria inviò un ultimatum al Piemonte
che Cavour respinse consentendo all’alleanza Franco-italiana di entrare finalmente in
azione. Iniziò così la II guerra di indipendenza italiana. L’alleanza inflisse dure
sconfitte agli austriaci e l’entusiasmo degli italiani, al pensiero di essere annessi al
Piemonte, si faceva sempre più grande. Napoleone III si rese però conto che
l’alleanza non stava solo risolvendo i problemi dell’indipendenza italiana, essa stava
infatti suscitando il desiderio negli italiani di poter formare uno stato unitario, il che
sarebbe stato una minaccia per la Francia in futuro. Napoleone III ritirò quindi le sue
truppe dalla guerra e firmò, nel Luglio 1859, l’armistizio di Villafranca con l’Austria.
La Lombardia venne ceduta al Piemonte dalla Francia e Napoleone III incitò tutti gli
stati italiani a riportare al trono i sovrani legittimi. Tuttavia gli italiani non avevano
intenzione di piegarsi all’alleanza Franco-austriaca così Cavour, che aveva dato le
sue dimissioni, ritornò al potere. Nel marzo 1860 Cavour riuscì, grazie ai Plebisciti, ad
annettere al Piemonte la Toscana, l’Emilia Romagna e i ducati. In cambio al tacito
consenso di Napoleone III, Nizza e Savoia vennero ceduti come stabilito alla Francia.
Cavour preferiva non spingersi oltre con il processo di unificazione e così fermò le sue
truppe. Mazzini, invece, era determinato alla conquista del Mezzogiorno vedendo
appunto che forze d’opposizione alla dominazioni borbonica erano molto rinvigorite.
Nella notte tra il 5 e il 6 Maggio 1860 un migliaio di garibaldini salparono da Quarto e
giunsero a Marsala, in Sicilia, dove vennero accolti dalla popolazione con molto
entusiasmo. Questa spedizione viene chiamata “la spedizione dei Mille”. In poco
tempo la Sicilia venne liberata e Garibaldi, sbarcato in Calabria, proseguì la sua
marcia mirando alla conquista della zona napoletana. L’esercito borbonico, ormai
quasi completamente fuori gioco, venne sconfitto per l’ultima volta sul Volturno il 2
Ottobre e Garibaldi poté procedere con l’occupazione di Napoli. Gli inaspettati
successi ottenuti da Garibaldi portarono Cavour ad entrare di nuovo in azione. Egli
mandò un contingente militare, con a capo Vittorio Emanuele II, a Teano che si
incontrò con Garibaldi per annunciargli che da quel momento in poi i poteri nei
processi per l’unificazione italiana sarebbero stati nelle mani dei piemontesi.
Garibaldi si ritirò e il 17 marzo 1861 venne proclamata unità d’Italia con a capo il re
Vittorio Emanuele. Pochi anni dopo la vita di Cavour si spense. L’unità italiana
escludeva però ancora il Veneto e lo stato pontificio.
La terza guerra di indipendenza italiana nacque, infatti, per causa del problema della
completa annessione di tutti gli stati della penisola. I ministri del governo erano
consapevoli del fatto che ci fosse bisogno di una grande potenza per poter affrontare
le numerose lotte che si sarebbero dovute tenere contro l’Austria per la liberazione
del Veneto. Un aiuto all’Italia venne così offerto nel 1866 dalla Prussia. Nel Giugno di
quello stesso esplose una guerra tra Austria e Prussia per la spartizione dei ducati in
Danimarca. Come d’accordo l’Italia scese con le sue truppe al fianco della Prussia.
Dopo la sconfitta nella decisiva battaglia di Sadowa, l’Austria fu costretta alla resa.
Grazie alla vittoria della Prussia l’Italia ottenne finalmente, con la pace di Vienna,
l’annessione del Veneto. Siccome però, durante il conflitto Austro-prussiano, l’Italia
aveva subito molte sconfitte, il partito d’azione decise di rimodernare le strategie che
sarebbero state poi adottate per l’annessione dello stato Pontificio.
Dopo la nascita del regno d’Italia, Napoleone III si assunse il compito di difendere lo
stato Pontificio e inviò le sue truppe a proteggere i suoi confini. Nel 1862 si riunì un
gruppo di volontari garibaldini intenzionato a dirigersi alla conquista di Roma. I
minacciosi interventi difensivi da parte della Francia costrinsero il governo italiano ad
inviare delle milizie a fermare l’intervento dei garibaldini. Lo scontro avvenne sulle
montagne dell’Aspromonte e lì Garibaldi stesso venne ferito e imprigionato. Nel
1864, per riappacificare i rapporti tra Italia e Francia, il ministro Minghetti, successore
di Cavour, concluse con Napoleone III un compromesso chiamato “la convenzione di
Settembre” per cui le forze italiane si sarebbero dovute impegnare a rinunciare
definitivamente allo stato pontificio ma la Francia era costretta a ritirare le sue
truppe difensive entro due anni. Nel 1867, però, l’Italia progettò una nuova impresa
per la liberazione di Roma. Le milizie pontificie si impegnarono a reprimere ogni
tentativo di insurrezione e Garibaldi venne sconfitto ai confini dalle truppe francesi.
L’ennesimo tentativo di conquista di Roma ebbe esito negativo. Una buona occasione
per la conquista dello stato Pontificio si presentò nel 1870, quando le truppe francesi
furono costrette a ritirarsi dai confini del Lazio a causa degli attacchi prussiani. Il
governo italiano ordinò l’occupazione del Lazio che si compì con successo. L’anno
dopo la capitale fu spostata da Firenze a Roma. Si verificò, però, nel corso degli anni
un altro problema che era il rifiuto della chiesa di riconoscere la legittimità dello stato
italiano. Essa obbligò, quindi, lo stato italiano a stabilire unilateralmente i rapporti
con la santa sede ed ad istituire lo stato del Vaticano.
Fratelli d’Italia: Goffredo Mameli
L’unità italiana ha rappresentato per molti un grande traguardo. All’epoca il popolo
voleva l’unità per liberarsi dai governi esteri. Una dimostrazione di quanto il popolo
volesse l’unità è il nostro inno italiano, conosciuto come “Fratelli d’Italia” o “inno di
Mameli” che deriva appunto dal nome del suo autore.
Goffredo Mameli era un poeta patriota e scrittore italiano originario del Regno di
Sardegna. All’età di quasi cent’anni scrisse un canto intitolato “il canto degli italiani”,
che è oggi identificabile come il nostro inno nazionale. Essendo uno spirito