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Storia dell'arte - Manet e la Body Art: confronto di limiti e libertà
Inglese - Feminism in literature: the Bronte sisters
Progettazione design - la Bauhaus: libertà d'espressione attraverso il colore
Storia - Il lavoro rende liberi?
Filosofia - La libertà secondo Schopenhauer
Educazione fisica - Il rugby, sport della libertà con Nelson Mandela
Fisica - L'elettrizzazione: fisica e libertà
Manet erano esattamente le stesse cose che gli conferivano libertà di espressione.. le reazioni del
pubblico e della critica.
Stesso concetto di limite come ostacolo e “passepartout” per la libertà lo troviamo in Marina
Abramovic, artista serba esponente della corrente artistica nata negli anni ‘60 e chiamata Body Art.
La body art nasce alla fine degli anni ’60, ma si sviluppa nella prima metà degli anni ‘70 fino ai
giorni nostri mutando ed evolvendosi a seconda degli artisti, del periodo storico e del pubblico.
Il principio fondamentale e lo scopo della Body Art era ed è quello di usare il corpo come forma di
espressione artistica, rompendo i confini e le convenzioni che separano l’artista dagli altri e del
mondo che lo circonda. Se Manet rompeva queste convenzioni sulla tela con colori e pennelli, Marina
Abramovic le annullava con il proprio corpo: nudo, spesso e volentieri.
Queste performances dell’artista non erano quasi mai destinate a luoghi deputati per l’arte, anzi: si
preferivano luoghi pubblici. Infatti Marina Abramovic nel 1971 a Napoli dispose per strada vari
strumenti di tortura intorno a lei offrendo il proprio corpo e, dopo qualche attimo di esitazione, il
pubblicò raccolse la sua sfida e cominciò a graffiarla e spogliarla fino all’arrivo della polizia.
Un’altra performance degna di nota è Imponderabilia (1977): la donna si mise in piedi all’entrata di
un museo, nuda, di fronte al tedesco Ulay (Uwe Laysiepen) costringendo i visitatori a passare tra i
loro corpi nudi. L’azione psicologica esercitata sul pubblico è la stessa che rimproverarono a Manet
quando mostrò l’”Olympia”: gli spettatori si sentivano schiacciati da questa prepotente libertà che
l’artista si era preso, si sentivano violati intimamente e indignati, come se fossero stati posti loro
stessi nudi davanti a tutti, costretti a mostrare le proprie emozioni.
L’artista dal canto suo (con artista si intende sia Abramovic che Manet) si prende la libertà che gli
spetterebbe di diritto ma che la società gli nega, ogni giorno, con tabù e convenzioni che dovrebbero
servire a mantenere l’ordine ma che, alla fine, creano solamente un gran caos interiore. Mapp
a
Feminism in literature: the
Brontë sisters.
In art history women like Marina Abramovic have made revolutionary actions, but also in
english literature.
When we talking about the woman question in Britain we shouldn’t forget that the two most
famous monarchs are both women: Elizabeth I and Queen Victoria. This is important
because in Britain the law excluded the female figures in political life even if women were
part of the royal family.
The Woman Question was invented by the Victorians because their period was the first in
which they spoke of sexual discrimination as a problem of the whole nation.
In 1792 Lady Mary Wollstonecraft with “A Vindication of the Rights of Woman” was the first
woman who wrote about the condition of women.
At about mid-century things began to change. Some women try hard to study in colleges
and work. The most famous was Florence Nightingale who found family life pointless and
then she started work like nurse in a hospital, during the Crimean War she organized comp
hospitals so efficiently that the mortality fell from 45% to 20%. She became a legendary
figure and her work had a great influence on the foundation of the Red Cross in Geneva.
The first petition for the women’s suffrage took place in 1840, but women didn’t get the
vote until 1918.
In the middle of 1800 were opened two colleges for women: Queen’s College for Women
and Bedford College.
By the end of Victorian’s Age women could study and take degree at twelve university but
not at Oxford and Cambridge. Mapp
a
The male writers reaction was that many of them are in favor of woman’s exclusion from the most
important university but John Stuart Mill, under the influence of his wife, spoke in favor of female
emancipation in “The Subjection of Women”.
Public opinion was divided, the Queen Victoria encouraged the founding of the Queen’s College
but considered the vote for women “mad folly”.
This situation are fully reflected in art and literature. There are many examples like Wuthering
Heights by Emily Bronte, where the woman is the archetypal of Romantic Heroine, impulsive and
prey to passion, or Jane Eyre, by Charlotte Bronte where the woman is more strong and
independent than the classical romantic heroine.
Jane Eyre was Charlotte Bronte’s first novel to be published and her best-know work. The subtitle is
An Autobiography because it reflects much of the writer’s own life experiences. The novel is a
combination of realistic observation and fine humor, typical of Victorian fiction, with an intensity of
feeling that recalls the Romantics. The novel caused a outrage in men because the heroine shows
a freedom, a courage and a determination which contrast with Victorian ideals of female delicacy.
Together Emily Bronte’s Wuthering Heights, Jane Eyre represents the archetypal romantic novel
because they are realistic and autobiographic so the plot is a combination of romance and
adventure.
Freedom shows by the writers is that they talk about love with authenticity, making the female
protagonists act as the authors would do in the same situation.
Jane Eyre, for example, despite his difficult childhood finds the courage to fall in love with Mr.
Rochester. Jane finds more courage when prefers her dignity to the life with Mr. Rochester. And
lastly, after all, he has the courage to go back to him only when her heart is ready to do it.
In Wuthering Heights, however, the author proposes an alternative solution to the problem of
impossible love.
Of course, death is not a original solution because Shakespeare had already suggested it in
"Romeo and Juliet", but it sure is romantic and passionate.
Anyway Catherine, the heroine, finds in his heart, courage and strength unthinkable to decide not
to rebel against society and live far away from the man she loves until her death. Mapp
a
Libertà nel design: moda e
fashion design
Come la letteratura la Moda è una delle massime espressioni di libertà esistenti, anche in questa le donne
hanno avuto un ruolo determinante. La Moda è donna. Non a causa di stereotipi sessisti, ovviamente, ma per
fatti storici. Il Fashion Design per alcuni coincide con la Moda, in realtà la differenza essenziale tra i due è che
il primo si occupa di cercare qualcosa che coniughi estetica e funzionalità, la Moda invece si pone come
obiettivo quello di creare un’idea di abito nella quale ognuno si possa identificare seguendo un canone di
bellezza oggettivo. Entrambi, comunque, esistono da molto tempo: per assurdo il Fashion Design è nato
prima della Moda. Il Fashion Design è nato con l’homo herectus nelle caverne, la Moda nasce grazie alla
Chiesa nel Medioevo e si sviluppa e amplia nel 1300 con l’avvento della distinzione di moda maschile e
femminile.
La moda è diventata donna quando gli uomini hanno smesso di dire alle donne come vestirsi, o almeno
quando queste ultime hanno smesso di ascoltarli: nel 1910 Paul Poiret libera le donne dalle convenzioni
maschiliste facendo indossare loro i pantaloni, inventando il reggiseno e fondando la prima scuola per
figuriniste. I primi nomi femminili importanti nella storia della moda e della libertà di essa sono Madeleine
Vionnet, proponitrice delle gonne corte e degli abiti con tagli inusuali, Coco Chanel, promotrice del look “alla
maschietta” ed Elsa Schiapparelli, sostenitrice dell’abito femminile sportivo e poi di quello elegante, scollato
e che evidenziava le curve.
Gli anni sessanta sono caratterizzati da sommosse di libertà su ogni fronte: nasce la Beat Generation, il
casual, l’uso audace dei colori.. Poi, proprio una donna, tra il 1863 e il 1864 in Inghilterra inventa un capo
d’abbigliamento rivoluzionario e che segnò per sempre la storia delle donne permettendo la loro
emancipazione: quella donna era Mary Quant, che propose la minigonna.
Fino ad oggi la Moda e il Fashion Design hanno giocato sul concetto di libertà femminile in infiniti modi, alcuni
dei quali molto discutibili. Soprattutto perché la libertà femminile nella moda –che facilmente può essere
considerata sinonimo di emancipazione- non è libertinaggio, ovvero vestirsi come si vuole, ma scegliere i
vestiti che più ci rappresentano rispettando comunque i canoni del pudore che da sempre
contraddistinguono le donne. Mapp
a
Io, nel mio lavoro “1963” per un concorso scolastico di Design, ho
riproposto il concetto di libertà femminile e di pudore lanciato da Mary
Quant con l’avvento della minigonna. Sono partita dalla mia
personalissima definizione di libertà: “Per me la libertà non è fare ciò
che si vuole ma agire, pensare e parlare nel rispetto della libertà altrui”.
Ho quindi rappresentato la libertà con la trottola, che ruota e quindi
muta continuamente ma rimane legata ad un punto fisso attorno al
quale ruotare. Pensando poi alla sensazione di libertà che provavo da
piccola quando, indossando una gonna, giravo su me stessa “facendo la
ruota” ho trasformato la trottola in un abito. L’abito “1963” è nero e
bianco: la struttura a tubino rigida e nera rappresenta il pudore attorno
al quale ruota una seconda gonna di tulle morbida e bianca, emblema
di libertà. Il contrasto del nero e del bianco rafforzano quello tra
libertà/emancipazione e pudore. Mapp
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1963 Mapp
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La Bauhaus: libertà d’espressione
attraverso il colore
La mia scelta di affidare ai colori la distinzione tra libertà e pudore non è altro che una
citazione del “modus operandi” di Kandinskij: il pittore esponente dell’Astrattismo, infatti,
dava importanza alla relazione tra forme e colori. Questa “Teoria dei colori”di Kandinskij e
quella di Mondrian, che vedeva nelle forme geometriche l’unico modo per mettere in ordine
un mondo disordinato per via della guerra, sono fondamentali nella Bauhaus.
La Bauhaus fu una Scuola fondata da Walter Gropius, architetto, nel 1919 in Germania e
chiusa dal regime nazista nel 1933. Nonostante questo, però, le idee rivoluzionarie che
proponeva sono arrivate con successo fino a noi. Questa Scuola si poneva l’obiettivo di
unire tutte le arti in una elaborando nuovi linguaggi basati sulla produzione in serie: ecco
che spiccava il volo il design industriale.
Si proponeva una nuova concezione di oggetto e, di conseguenza, di libertà artistica: la
bellezza non coin