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Geometria: la sezione aurea
Geografia astronomica: la spirale aurea e le galessie
Storia dell’arte: la divina proporzione; il modulor
corrisponda ad un rapporto che è stato definito pari a 1,61803 39887 49894 84820 45868 34365
63811… (numero d'oro).
In matematica, infatti, che non è solo formule e calcoli, esiste un piccolo gruppo di numeri
particolari che ricorrono spesso, attirando la nostra attenzione e risvegliando la nostra curiosità. Il
più noto di questi è il π (pi greco), pari al rapporto tra la circonferenza e il diametro di un cerchio
qualsiasi. φ
Meno noto di “pi greco” è (phi), un numero per molti versi ancora più misterioso.
Questo numero, che prende il nome dall’iniziale del nome del grande scultore Fidia, può sembrare
strano, ma è condiviso in varie realtà disparate ed è definito con parole che alludono all’oro, al
nobile, al prezioso: «numero aureo», «rapporto aureo» e «sezione aurea».
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La sezione aurea, Φ
La Sezione Aurea conosciuta fin dall’antichità e durante i secoli, come ho già detto, è stata indicata
con nomi che rimandano all’oro, simbolo di quanto di più nobile, prezioso e inalterabile possa
esistere: «rapporto aureo», «sezione aurea», «numero d’oro».
Storicamente la prima chiara definizione venne formulata da Euclide. Il matematico greco,
Elementi
fondatore della geometria in quanto sistema deduttivo, nel VI libro dei suoi scrive:
«Si può dire che una linea retta sia stata divisa secondo la proporzione estrema
e media quando l’intera linea sta alla parte maggiore così come la maggiore
sta alla minore».
Ne deriva quindi (in base alla figura) che il rapporto tra l’intera “linea retta” AB e il segmento
maggiore AC è uguale al rapporto tra segmento maggiore AC e segmento minore CB.
AB/AC=AC/CB
Scegliendo come unità di misura il segmento più breve (CB=1) e indicando il segmento maggiore
x
con (in quanto x è un fattore sconosciuto, che sappiamo essere maggiore di 1), possiamo dire che
x x x.
sta ad 1 come + 1 sta ad
x /1 = (x + 1)/x x
Risolvendo l’equazione rispetto ad si ottiene l’equazione di secondo grado:
x x
2 - - 1 = 0
x x
Le due soluzioni , dell’equazione sono:
1 2
x
La soluzione positiva = (1 + √5) / 2 è quella che fornisce il valore del cosiddetto “rapporto
1
aureo”: 1,6180339887…, privo di sequenze ripetitive nelle sue infinite cifre decimali.
E' facile, a questo punto, costatare che Φ è irrazionale, essendo semplicemente la metà della somma
di 1 e della radice quadrata di 5. 5
Prima ancora di procedere, potete convincervi del fatto che questo numero ha davvero delle
proprietà singolari utilizzando una semplice calcolatrice tascabile. Digitate 1,6180339887... e
premete il tasto per elevare al quadrato (x2). Non notate niente di singolare? Ora digitate la stessa
sequenza di cifre, e premete il pulsante della divisione (1/x). Curioso, vero? Il quadrato di
1,6180339887... è 2,6180339887..., mentre il suo reciproco (1/1,6180339887...) è 0,6180339887...
Le cifre dopo il punto decimale sono esattamente le stesse! Il rapporto aureo è l'unico numero non
naturale il cui reciproco e il cui quadrato mantengono inalterata la propria parte decimale:
Il rapporto aureo, ed esso solo, ha la caratteristica di avere un quadrato uguale a se stesso più uno ed
un reciproco uguale e se stesso meno uno.
Per inciso, la soluzione negativa dell'equazione x2 = (1 - √5) / 2 è pari al negativo di 1/Φ.
L'irrazionalità di phi, cioè l'impossibilità di essere espressa compiutamente mediante una frazione, è
una tra le sue caratteristiche tipiche e singolari, che viene direttamente dimostrata dalla sua formula
generatrice:
La parte decimale, infatti, è interamente generata da (che è un numero irrazionale), che
sommato con un numero razionale fornisce un numero irrazionale. Per questo la sezione aurea è
detta anche “proporzione divina” dove l'aggettivo «divina» è dovuto ad un accostamento tra la
proprietà di irrazionalità del numero, che lo rende compiutamente inesprimibile per mezzo di una
ratio o frazione, e l'inconoscibilità del divino per mezzo della ragione umana.
La matematica, e il rapporto aureo in particolare, sono ricchi di «belle sorprese», ad esempio: si
immagini di tentare di determinare il valore della seguente, inconsueta espressione consistente in
radici quadrate che si succedono indefinitamente:
Possiamo sperare di calcolare il valore di un'espressione simile? Un modo piuttosto goffo di
avvicinarsi al suo valore potrebbe consistere nel calcolare √(1 + √1) cioè √2, cioè 1,414...; quindi
calcolare √(1 + √(1 + √1) cioè 1,554..., sperando che la serie di valori «converga» (cioè si
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avvicini progressivamente) a qualche numero. Ma c'è un altro modo, più elegante, di trovare il
valore della nostra espressione. Sia x il valore che stiamo cercando. Possiamo scrivere:
2
Ora eleviamo al quadrato entrambi i membri dell'equazione. Il quadrato di x è x , mentre il
quadrato del membro di destra si ottiene eliminando il segno di radice più a sinistra. Possiamo
quindi scrivere:
Si noti però che il secondo addendo del membro di destra è uguale al nostro x originario. Perciò:
2
x = 1 + x. Ma questa è l'equazione del rapporto aureo! Quindi, la nostra espressione senza fine è
uguale a Φ.
Occupiamoci ora di un tipo molto diverso di espressioni senza fine, questa volta basato sulle
frazioni invece che sulle radici quadrate:
Si tratta di un caso particolare di un tipo di entità matematiche note come «frazioni continue», di
uso piuttosto frequente nella teoria dei numeri. Come calcolare il valore della suddetta frazione
continua? Come in precedenza, potremmo interrompere il calcolo dopo un numero abbastanza
alto di iterazioni, sperando di trovare il valore verso il quale la frazione continua converge. Ma
potremmo ispirarci per analogia anche al secondo metodo. In questo caso, il passo iniziale
consisterebbe nell'indicare con x il valore della frazione, scrivendo:
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Si noti che, poiché la frazione continua è illimitata, il denominatore del membro di destra
dell'equazione è uguale a x stesso. L'equazione può quindi essere scritta:
2
Moltiplicando ambo i membri per x, otteniamo x = x + 1, cioè, ancora una volta, la formula del
rapporto aureo! Quindi, anche questa notevole frazione continua è uguale a Φ.
Poiché la frazione continua corrispondente al rapporto aureo non contiene numeri al di fuori di 1,
converge molto lentamente. In un certo senso il rapporto aureo «resiste» alla propria espressione
sotto forma di frazione più di qualunque altro numero irrazionale, e, da questo punto di vista,
deve essere considerato «il più irrazionale» degli irrazionali.
Se ancora non vi impressiona che tutte le circostanze matematiche descritte siano riconducibili a
Φ, fate la seguente prova: scegliete due numeri qualunque e scriveteli uno dopo l'altro. Ricavate
un terzo numero semplicemente sommando i primi due; poi un quarto numero, sommando il
secondo e il terzo; un quinto, sommando il terzo e il quarto; un sesto, sommando il quarto e il
quinto; e così via fino a ottenere una serie di venti numeri. Per esempio, se i primi due numeri
sono 2 e 5, otterreste la serie 2, 5, 7, 12, 19, 31, 50, 81, 131... Ora, usate la calcolatrice per
dividere il ventesimo numero per il diciannovesimo. Il risultato è il rapporto aureo.
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La sezione aurea in geometria
La sezione aurea può essere costruita geometricamente, con riga e compasso, su qualsiasi segmento
AB: si traccia la perpendicolare in B di lunghezza CB, pari a AB/2, si traccia poi l'ipotenusa AC del
triangolo rettangolo così disegnato e su di essa si segna il punto E, ove passa la circonferenza di
centro C e raggio CB. Si riporta ora il segno con raggio AE su AB definendo il segmento AE' medio
proporzionale rispetto ad AB e E'B.
Per la dimostrazione si può procedere in due modi ma per brevità di trattazione espongo solo il primo:
Per il teorema delle tangenti e delle secanti si ha che AB è medio proporzionale rispetto a AE e AD:
AD : AB = AB : AE
Per le proprietà delle proporzioni:
(AD - AB) : AB = (AB - AE): AE
da cui si ha, ricordando che AE = AE':
AE' : AB = E'B : AE'
AB : AE' = AE' : E'B
La sezione aurea è spesso messa in relazione, in geometria, con molte figure, piane e solide, in
particolare al pentagono regolare. 9
Nel pentagono, poligono legato tradizionalmente alla scuola pitagorica, infatti, essa si riscontra nel
rapporto fra la diagonale e il lato. Nel decagono poi esprime il rapporto fra la misura del raggio
della circonferenza circoscritta e del lato.
Per quanto riguarda la geometria solida, il numero d’oro si lega al dodecaedro, il poligono a dodici
1
pentagoni, e all'icosaedro, entrambi solidi platonici .
Rettangolo aureo e triangolo aureo
Esistono due poligoni in cui la presenza di Φ nel rapporto fra i loro lati ha fatto sì che venissero
definiti “aurei”. Il primo è il “rettangolo aureo”, in cui il rapporto fra base e altezza è uguale al
rapporto aureo; il secondo è il “triangolo aureo”, triangolo isoscele in cui Φ è dato dal rapporto tra il
lato obliquo e la base.
Il procedimento di costruzione del rettangolo aureo, realizzabile con il solo ausilio di riga e
compasso è stato presentato per la prima volta da Euclide nella proposizione degli elementi.
,
Si costruisce dapprima un quadrato, il cui lato corrisponderà al lato minore del rettangolo.
Si trova poi il punto medio di un lato e si punta su di esso un compasso con apertura sino a un
vertice non adiacente del quadrato.
Il punto nel quale la circonferenza così determinata interseca il prolungamento del lato determina il
secondo estremo del lato maggiore del rettangolo.
La dimostrazione è veloce:
Considerando 1 il lato del quadrato, l'apertura del compasso che punta nel punto medio risulta,
applicando il teorema di Pitagora:
1 Solido platonico è sinonimo di solido regolare e di poliedro convesso regolare e si
definisce come poliedro convesso che ha per facce poligoni regolari congruenti (cioè
sovrapponibili esattamente) e che ha tutti gli spigoli e i vertici equivalenti.
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.
Considerando che il segmento di tale lunghezza va aggiunto ad una porzione pari a ½ del lato, il
lato maggiore costruito misurerà complessivamente:
triangolo aureo
Il è un triangolo isoscele avente i due lati uguali in rapporto aureo con il terzo
lato, φ:1 (1,618:1) e angoli di 36°, 72° e 72°.
La spirale aurea e le galassie .
Immaginiamo di «sottrarre» da questo rettangolo un quadrato di lato uguale al lato minore. Il
risultato sarà un piccolo rettangolo, che è a sua volta un rettangolo aureo. Le dimensioni del
rettangolo «figlio» sono minori di quelle del rettangolo «genitore» di un fattore pari a Φ. Togliendo
un quadrato dal rettangolo «figlio» con lo stesso procedimento, otteniamo un terzo rettangolo aureo
di nuovo rimpicciolito di un fattore pari a Φ. Proseguendo si genera una serie di rettangoli aurei
sempre più piccoli, di dimensioni ridotte, ogni volta, di un fattore uguale a Φ. Esaminando ciascun
rettangolo con una lente di ingrandimento, che elimina la differenza di grandezza, si constata che
sono identici. Quello aureo e l'unico rettangolo che consente, togliendo un quadrato dalla sua area,
di ottenere un rettangolo simile al primo. Tracciando due diagonali che si intersecano in ciascuna
coppia di rettangoli, «genitore» e «figlio», si trova che tutte le diagonali passano per un punto. Si
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può dire che una serie geometrica di rettangoli aurei sempre più piccoli «converga» intorno a quel
punto senza mai raggiungerlo. Ispirandosi alle proprietà «divine» attribuite al rapporto aureo, il
matematico Clifford A. Pickover ha suggerito di chiamare tale punto «l’occhio di Dio».
Ora, se si congiungono i punti in cui questo «vortice di quadrati» divide i lati secondo il rapporto
aureo, si ottiene una spirale logaritmica che si sviluppa intorno al polo.
Quest’ultima è un elemento che si trova spesso anche in natura, ad esempio nella conformazione
della conchiglia del Nautilus.
La magia dei numeri di Fibonacci e del loro rapporto aureo non si limita a “infiltrarsi” nella natura
della Terra, ma va ben oltre il nostro mondo. La spirale logaritmica, costruita secondo questa