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Sintesi
Geografia astronomica: il mistero come presenza nell'Universo; la materia oscura; il destino dell'Universo

Fisica: la forza di Newton; la forza centrifuga

Italiano: Giovanni Pascoli

Latino: Apuleio (i personaggi di Lucio e Psiche nel romanzo "Metamorphoses")

Filosofia: Sigmund Freud

Arte:
Renè Magritte (Il doppio segreto)

Storia: Benito Mussolini

Inglese: James Joyce (l'influenza freudiana sul romanzo moderno)-
Estratto del documento

realtà tanto complessa quanto meravigliosa. La ricerca di

materia oscura nell’universo è attualmente una priorità della

moderna cosmologia ed è un problema alquanto curioso e

affascinante.

Fisica

Due forza che spiegano la presenza della

materia oscura

Secondo le leggi fisiche in un ammasso più esterno di una

Galassia la forza centrifuga generata dalla sua rotazione se

consideriamo l’orbita pressoché circolare, avrebbe dovuto far

disperdere le stelle nell’universo, poiché essa risulta di gran

lunga più forte della forza gravitazionale generata dai corpi

celesti visibili che circondano la galassia stessa. Ma come ho

già detto tale forza di fuga è frenata dalla gravità della materia

non visibile.

Questo sistema galattico è sicuramente composto da due forze

opposte:

• Forza centrifuga, che spinge l’oggetto ad allontanarsi dal

centro. Questa forza dipende dalla velocità dell’oggetto e

dalla sua mass ed è inversamente proporzionale alla

distanza del corpo dall’asse intorno a cui ruota

fcf=mv^2/d

• Forza gravitazionale teorizzata da Newton nel 1687. Ogni

corpo dell’universo è attratto verso ogni altro corpo con

una forza F che è direttamente proporzionale al prodotto

delle masse m1e m2 dei due corpi e inversamente

proporzionale al quadrato della distanza d che li separa.

F=G m1m2/d^2.

Italiano

Pascoli: La sensibilità decadente e il desiderio dell’ignoto.

Da Poemi Conviviali (1904): ”Alexandros”

Uno dei poeti italiani che tradusse in poesia questo fascino

dell’ignoto fu sicuramente Giovanni Pascoli in particolare con la

poesia “Alexandros. Con essa riprende il sentimento decadente

e il desiderio dell’ignoto attraverso la figura di Alessandro

Magno, che ne è il protagonista. Alessandro, re dei macedoni

dal 336 al 323 a.C., grande conquistatore e creatore di un

grande impero in oriente, viene presentato come un eroe

avventuroso e avido di conoscere nuovi mondi; egli, giunto

sulla riva dell’oceano dopo aver conquistato l’India e non

avendo più nulla da conquistare, si duole di non poter arrivare

su l’unica terra che gli resta davanti: la luna. L’eroe sente

allora l’impotenza dell’uomo di fronte all’infinito e rimpiange il

passato, il tempo in cui ancora poteva sognare nuove

conquiste. Dinnanzi ad Alessandro c’è ora l’ignoto,

l’inconoscibile, che si presenta come un brulicare di rumori

inquietanti nel buio, come un urgere di forze <<incognite>>,

incessanti, che restano scure ed indefinite. È questa la

situazione emblematica della poesia pascoliana situata sul

limite che separa realtà e mistero, sempre protesa a cogliere le

voci indecifrabili che provengono “di là”, sembra proprio che

l’ignoto parli attraverso rumori indistinti e misteriosi.

Nella quinta sezione prende la parola il poeta, che nel pianto

dell’eroe sottolinea lo sconforto della delusione anche se il

desiderio non scompare, anzi diviene ancor più forte perché

inappagato. Secondo le antiche testimonianze, Alessandro

aveva un occhio nero e l’altro azzurro. Pascoli utilizza tale dato

somatico per rappresentare la duplice situazione psicologica-

affettiva del personaggio: speranza irrealizzabile da una parte,

desiderio violento dall’altra; in riferimento, come è ovvio, alla

possibilità di procedere ancora oltre. Le due nature si

identificano con il sentimento del limite e della morte( l’occhio

nero) e con quello idealizzante dello slancio in avanti

(dell’occhio azzurro).

LATINO

Apuleio: Psiche vede lo sposo misterioso

Da "Metamorphoses", V 22-23

Facendo una considerazione più ampia possiamo dire che Alessandro Magno

fu premiato per la sua bramosia d'ignoto, perchè riuscì a consolidare il suo

impero in Oriente.

Al contrario ho notato che Apuleio col suo romanzo "Metamorfosi" narra la

vicenda di personaggi che furono puniti e giustiziati per la loro eccessiva

CURIOSITAS. Quindi l'argomento latino che ho scelto si pone in una posizione

antitetica al valore positivo che possiede il mistero.

Metamorfosi L’asino d’oro)

Le (chiamato in seguito da S. Agostino è un lungo

romanzo composto da Apuleio nel II secolo d.C., nel quale vengono narrate le

peripezie di Lucio che, per errore, viene trasformato in asino, pur

conservando raziocino umano: solo dopo molte avventure, talvolta anche

dolorose, Lucio potrà infine riprendere forma umana grazie all’intervento

della dea Iside, di cui Lucio diventerà sacerdote. La favola di Amore e Psiche,

che si estende emblematicamente dalla fine del IV libro (paragrafo XXVIII) a

buona parte del VI , ha un'importanza esemplare nell'economia generale del

romanzo, svolgendo una funzione non solo esornativa, ma fornendocene

invero la corretta chiave di lettura e di decodificazione, fulcro artistico ed

etico dell'opera tutta. Riassume, pur nella sua autonomia narrativa, i

fondamenti ispiratori del romanzo in cui è collocata. Anche Psiche,

analogamente a Lucio, deve riscattarsi attraverso una serie di prove al

termine delle quali otterrà l'immortalità. E, sempre come Lucio, è preda di

un’eccessiva CURIOSITAS, che la metterà più volte in grave difficoltà, quando

vorrà conoscere lo sposo misterioso.

È questa bramosia di conoscenza ad esserle fatale: una goccia cade dalla lampada e ustiona il

suo amante:

« … colpito, il dio si risveglia; vista tradita la parola a lei affidata, d'improvviso silenzioso si allontana in

volo dai baci e dalle braccia della disperata sposa (V, 23) »

Metamorphoses 5.22-23

Psiche in questo passo, mal consigliata dalle malvagie e dalle invidiose

sorelle, che l’hanno perfidamente convinta che il misterioso sposo sia un

mostro, si accinge ad ucciderlo; malgrado sia stata preavvertita da cupido

medesimo, la fanciulla fallisce e, svelando l’identità del dio, compie la

trasgressione da cui deriveranno tutte le sue sciagure.

22. Tunc Psyche et corporis et animi alioquin infirma fati tamen

saevitia subministrante viribus roboratur, et prolata lucerna et adrepta

novacula sexum audacia mutatur. (2) Sed cum primum luminis

oblatione tori secreta claruerunt, videt omnium ferarum mitissimam

dulcissimamque bestiam, ipsum illum Cupidinem formonsum deum

formonse cubantem, cuius aspectu lucernae quoque lumen hilaratum

increbruit et acuminis sacrilegi novaculam paenitebat. (3) At vero

Psyche tanto aspectu deterrita et impos animi marcido pallore defecta

tremensque desedit in imos poplites et ferrum quaerit abscondere, sed

in suo pectore; (4) quod profecto fecisset, nisi ferrum timore tanti

flagitii manibus temerariis delapsum evolasset. Iamque lassa, salute

defecta, dum saepius diuini vultus intuetur pulchritudinem, recreatur

animi. (5) Videt capitis aurei genialem caesariem ambrosia

temulentam, cervices lacteas genasque purpureas pererrantes crinium

globos decoriter impeditos, alios antependulos, alios retropendulos,

quorum splendore nimio fulgurante iam et ipsum lumen lucernae

vacillabat; (6) per umeros volatilis dei pinnae roscidae micanti flore

candicant et quamvis alis quiescentibus extimae plumulae tenellae ac

delicatae tremule resultantes inquieta lasciviunt; (7) ceterum corpus

glabellum atque luculentum et quale peperisse Venerem non

paeniteret. Ante lectuli pedes iacebat arcus et pharetra et sagittae,

magni dei propitia tela. 23.Quae dum insatiabili animo Psyche, satis et

curiosa, rimatur atque pertrectat et mariti sui miratur arma, depromit

unam de pharetra sagittam (2) et punctu pollicis extremam aciem

periclitabunda trementis etiam nunc articuli nisu fortiore pupugit

altius, ut per summam cutem rorauerint parvulae sanguinis rosei

guttae. (3) Sic ignara Psyche sponte in Amoris incidit amorem. Tunc

magis magisque cupidine fraglans Cupidinis prona in eum efflictim

inhians patulis ac petulantibus saviis festinanter ingestis de somni

mensura metuebat. (4) Sed dum bono tanto percita saucia mente

fluctuat, lucerna illa, sive perfidia pessima sive invidia noxia sive quod

tale corpus contingere et quasi basiare et ipsa gestiebat, evomuit de

summa luminis sui stillam ferventis olei super umerum dei dexterum.

(5) Hem audax et temeraria lucerna et Amoris vile ministerium, ipsum

ignis totius deum aduris, cum te scilicet amator aliquis, ut diutius

cupitis etiam nocte potiretur, primus invenerit. (6) Sic inustus exiluit

deus visaque detectae fidei colluvie prorsus ex osculis et manibus

infelicissimae coniugis tacitus avolavit.

L’incognita come complessità della psiche : la struttura.

Si potrebbe dire che sia Lucio sia Psiche hanno dato libero

sfogo al proprio ES, una delle componenti della psiche umana,

se proprio vogliamo usare un termine freudiano. Infatti a

questo punto credo che il mio percorso trovi una naturale

confluenza in Sigmund Freud e nella sua opera, considerata

universalmente l’incrocio perfetto tra scienza e filosofia. Egli ha

cercato di dare risposte scientifiche alla grande incognita che è

la mente umana, fino ad addentrarsi nei meandri più reconditi

di essa. Freud nella sua lunga esperienza di studio, ricorre a

due diverse modalità descrittive della psiche umana. Innanzi

tutto rifiuta il concetto intellettualistico dell’io come centro

unico di ogni attività psichica e arriva a riconoscere, all’interno

della personalità, luoghi differenti rispetto alla coscienza, in cui

risiedono gran parte delle pulsioni e delle tendenze che

muovono l’agire dell’uomo. Freud per descrivere la psiche

umana utilizza due topiche.

Approfondisco la seconda perché proprio qui Freud individua le

funzioni e le relazioni tra livello psichico e somatico. Essa è

divisa in:

Esse sono:

• ES

Terza persona del plurale neutro singolare tedesco,

rappresenta la vita pulsionale, i nostri istinti. È la parte oscura,

disorganizzata, inaccessibile, inconscia dell’apparato.

“un calderone di impulsi ribollenti”

Freud afferma che è .

L’Es non conosce né il bene né il male, ma ubbidisce soltanto

al principio del piacere. L’Es ignora le leggi della logica, non

conosce i rapporti di spazio e tempo.

Senza dubbio, L’Es così delineato in tutta la sua carica

aggressiva si identifica con l’inconscio.

• SUPER-IO

E’ la coscienza morale, vale a dire l’insieme dei divieti e delle

prescrizioni che fin da bambini ci sono stati impartiti dai

genitori e dal mondo circostante e che noi abbiamo “

introiettato” assumendoli come modello ideale di

comportamento.

• IO

È la parte logica, organizzata, esecutiva dei processi mentali.

E’ il luogo della meditazione e della sintesi della altre parti

che si contrappongono, L’Es e il Super-Io. L’io normalmente

controlla la sfera delle azioni per cui L’Es non può appagare i

propri bisogni e pulsioni senza superare le barriere che questo

gli pone.

Freud è protagonista inoltre di una vera e propria rivoluzione

sociale che ha come protagonista una nuova teoria della vita

sessuale. In breve secondo Freud la vita sessuale riveste un

ruolo assolutamente fondamentale nello sviluppo della psiche

umana. Il concetto si sessualità è visto non soltanto come

riguardante l’attività riproduttiva o la sfera genitale, ma come

un fenomeno di portata molto più vasta che in generale

riguarda, in tutte le età dell’uomo, la ricerca del piacere. Tale

visione si discosta profondamente dalla tradizionale visione

della sessualità legata esclusivamente alla riproduzione.

Secondo lo psicoanalista una visione di questo tipo poteva

causare gravi conseguenze sulla crescita psichica

dell’individuo, generando un pregiudizio che bollava di

perversione ogni attività sessuale che non fosse legata alla

procreazione. La pulsione sessuale viene concepita da Freud in

maniera dinamica ed è indicata on il termine LIBIDO.

Il mistero sta nel visibile: Renè Magritte

Nel Novecento l'influenza di Freud è stata fondamentale e

come abbiamo visto ha riconosciuto la psiche come sede del

mistero, ma nello stesso periodo soprattutto nell'universo

artistico di Magritte il mistero stava nel visibile. I suoi quadri

non rifuggono dalla realtà, ma mostrano le cose nei loro aspetti

spesso enigmatici. L'artista ne conserva l'aspetto esteriore, ma

le svuota del loro contenuto inserendole in composizioni dove

esse emergono in configurazioni provocatorie, generano

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