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Storia: 14 punti di Wilson
Tedesco: Franz Kafka
Arte: Paul Gauguin
Il Senso
della Vita
Tesina interdisciplinare
Esame di Stato 2011-2012
Istituto di Istruzione superiore “8 Marzo”
Cammareri Sabrina 1
5a Erica
Il Senso della vita
Se esistiamo
abbiamo un senso
Interrogarsi sul senso della nostra vita è quanto di più razionale possa
dirsi. E’ una domanda che riguarda anche l’intero universo. E’ una
domanda certamente di sapore religioso e filosofico che tutti gli uomini si
pongono perché dotati di ragione, cioè capaci e soprattutto desiderosi di
conoscere le cause, gli scopi, il significato di ciò che esiste e degli eventi
che si succedono nel tempo.
La risposta può essere religiosa in quanto si affida ad una spiegazione che
suppone l’esistenza di un Dio creatore, oppure può non essere affatto religiosa
fino ad approdare alla posizione di chi ritiene che non vi sia alcuna risposta
possibile al di là di ciò che è sperimentabile con i sensi del proprio corpo.
Nell’universo ci sono miliardi di galassie e in ciascuna galassia miliardi di stelle.
In paragone alla vastità dello spazio il nostro sistema solare è soltanto un
granello di polvere e la terra è microscopica. I sette miliardi di persone della
terra si riducono a meno che nulla. La nostra piccolezza nello spazio e la
fugacità della nostra esistenza in paragone all’eternità spinge molte persone a
: ma la vita ha un senso?
chiedersi
Indipendentemente dal loro approccio alla vita, non riescono a evitare il “senso
di inutilità e vuoto”. Infatti milioni di persone nel mondo vivono una vita di
stenti e sofferenze quasi inconcepibili. Povertà, malattie, violenza gratuita e
oppressione sono una realtà quotidiana per loro. La loro preoccupazione
principale è sopravvivere giorno per giorno. 2
Milioni di altri godono di una certa prosperità materiale. Sembrano avere
tutto quello che ci vuole per sentirsi veramente appagati. Ma , molte volte
“fatica e dolore” — ad esempio rovesci finanziari imprevisti o dolorose tragedie,
come la morte di un figlio — mandano in frantumi sogni e speranze.
Molti altri vivono la loro vita come se fosse un viaggio senza meta, corrono,
corrono sempre più velocemente senza chiedersi se stanno andando nella
direzione giusta, si ritrovano a incrementare attività fini a se stesse che alla
fine lasciano solo un senso di vuoto e insoddisfazione.
Allora qual è il senso della vita ?
Dove si può cercare la risposta a questa
eterna domanda?
Molti di coloro che credono nella scienza si basano e danno come scontata
la teoria dell’evoluzione, ma per la sua stessa natura l’evoluzione procede
senza un criterio, senza scopi né mete. Se siamo il prodotto dell’evoluzione,
siamo qui senza motivo, non siamo diretti da nessuna parte e la nostra vita non
ha nessun senso.
Molti altri si basano sulla creazione, pensano che essa più della teoria
dell’evoluzione sia in armonia con la vera scienza
Infatti la creazione spiega il progetto intenzionale che vediamo nel cielo e
sulla terra, nelle piante e negli animali, nel nostro stesso corpo e nel nostro
meraviglioso cervello. Le informazioni contenute nel DNA rendono senz’altro
testimonianza all’opera di una eccezionale intelligenza. Einstein non ebbe mai
simpatia per il Dio delle religioni della cristianità, ma era profondamente colpito
dall’“armonia della legge naturale, che rivela un’intelligenza così superiore che,
in paragone ad essa, il modo sistematico di pensare e di agire degli esseri
umani è un riflesso del tutto insignificante”.
Chi non crede in Dio o vive nel dubbio, non avverte qualcosa più grande di lui
dove cercare un senso. L’uomo di fede religiosa, viceversa, crede che il senso
della vita umana, anche quando essa appare assolutamente primitiva ed umile,
è quello di essere un dono di Dio, progettista da capacità inimmaginabili di
tutto ciò che ci circonda. 3
Il senso della vita
Letteratura EUGENIO MONTALE
È l’interprete della condizione di crisi dell’uomo
contemporaneo (solitudine, mancanza di certezze,
concezione della vita come dolore). A differenza di
Ungaretti e Quasimodo egli non assunse nessun
impegno sul piano ideologico. Egli giudica i
responsabili della guerra e il fascismo ma la sua
condanna è espressa in nome di uno sdegno morale e
di quell’altissimo sentimento della libertà e dignità
umana che lo accomuna a Gobetti. Sul piano religioso
egli non appartiene a nessuna confessione anche se
avverte una costante ansia metafisica e
un’aspirazione al divino.
POETICA E LINGUAGGIO:
La cifra è la negatività, cioè che in un mondo arido, disumano, il poeta può
solo dire “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. Al poeta non bisogna
chiedere folgorazioni rivelatrici, parole magiche che pretendono di svelare
l’ignoto, ma solo “modesti accenni fatti di pena e di stenti”. Quindi è venuta
meno la fede che i decadenti avevano nel valore metafisico della parola, nella
capacità del linguaggio di ricreare la realtà. Egli demitizza tutto ciò, tutta la
tradizione aulica della nostra poesia. E tutto questo lo esprime ne “I Limoni”
(dichiarazione di poetica).
Linguaggio: Asciutto, impassibile, antiaulico, antimusicale, anti idillico, che
corrisponde alla negatività della sua visione della vita. Ritroviamo parole
concrete, umili, di tutti i giorni, suoni che stridono, cioè che si ripetono. Siamo
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al polo opposto della poesia di Ungaretti, tutta affidata alla magia dell’analogia,
libera da ogni effusione sentimentale. La poesia è concreta, il linguaggio
essenziale, cioè riduce al minimo la distanza tra l’oggetto e la parola che lo
deve rappresentare.
Correlativo oggettivo: l’oggetto è al centro dell’indagine montaliana, è un
oggetto considerato nel suo significato emblematico. Non è altro che un
susseguirsi di immagini concrete che assumono un significato simbolico.
Il linguaggio di Montale tende a ridurre al minimo la distanza che c’è tra le cose
e le parole che le rappresentano e nell’uso che ne fa si compie un duplice
processo:
1) liberazione del superfluo, di ricerca della parola più aderente all’oggetto
2) Un processo di essenzializzazione, che significa la ricerca di tutti i particolari
di una scena o un’immagine.
“… E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com' é
tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.” - da “Meriggiare pallido e
assorto” 1925 “Ossi di seppia”
Ci sono 3 temi: 1) la vita come assenza, 2 )il
paesaggio, 3) l’indifferenza e il ricordo.
1) La vita come assenza: la vita è inconcepibile, cioè
l’incapacità dell’uomo di aderire ad un mondo privo di
significato. A questa visione corrispondono gli oggetti
della realtà sui quali Montale fissa il suo sguardo
(“spesso il male di vivere ho incontrato”).
2)Il paesaggio: esso non ha nulla di idilliaco, si trova
già nel titolo della raccolta: ossi = una delle tante
forme di vita che si sgretola, quei rigurgiti inutili che il
mare con il suo fluire abbandona sulla riva. Il
paesaggio è quello ligure, bruciato dal sole e sassoso.
Gli oggetti sono le formiche, serpi, muraglia, crepe nel
terreno arso, e poi il are che è remoto e misterioso.
3) L’indifferenza e il ricordo: la chiama la “divina indifferenza”, che è l’unica
saggezza possibile per l’uomo, e l’unico conforto può essere il ricordo, ma
anche questo per Montale si rivela vano perché all’uomo è impossibile tornare
indietro nel tempo (“cigola la carrucola nel pozzo”). 5
“Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.”
– “ ”
da Spesso il male di vivere ho incontrato
1939 “Le Occasioni”
Ci sono 2 temi: 1) Il ricordo, che è il tema dominante, e 2) l’ansia del miracolo.
1) Il ricordo: Montale restringe lo sguardo alla sua particolare angoscia, che
però vede come simbolo della sofferenza cosmica; la materia poetica si
individualizza e si raccoglie in simboli di una più scavata vita interiore. Questi
simboli che evocano l’incessante peregrinare della memoria alla ricerca delle
occasioni, degli incontri, dei luoghi, degli oggetti, che hanno impresso una
svolta alla vita, cha hanno suscitato particolari emozioni assumendo quindi
nella vita del poeta un significato allegorico. Ciò che poteva essere e non è
stato, le occasioni che potevano dare e non hanno dato una svolta alla nostra
vita.
La memoria in Montale non è mai abbandono sentimentale, ma è un lucido
esame critico e un intervento della coscienza nel mondo interiore, alla ricerca
di un passato che forse ci può dare la chiave della nostra condizione umana. È
una ricerca infruttuosa, eppure Montale avverte costantemente tutto
questo(ansia del miracolo).
2) L’ansia del miracolo: Il miracolo rappresenta una salvezza. Esso può
avvenire al di là di un mondo dominato dal male e dal dolore. Visione negativa
ma nello stesso tempo l’ansia e l’attesa di un miracolo, espresse con immagini
allegoriche.
1956 “La Bufera e altro”
Montale la descrive la sua opera migliore. L’orizzonte poetico, sentimentale, si
esprime in un fascio di motivi complessi che approfondiscono la meditazione
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precedente. I motivi sono 3: 1) la storia è il superamento del solipsismo, cioè la
posizione filosofica che tende a risolvere tutta la realtà in se stessi.
Finisterre : gruppo di liriche composte tra il 40 e il 42, pubblicate a Lugano nel
42, incluse in questa raccolta. Questo gruppo di liriche testimonia la tragedia
della guerra e segna l’inizio di un dialogo nuovo tra il poeta e i suoi
contemporanei. Questa vicenda viene sempre riassorbita nel più vasto dramma
esistenziale.
2) Colloquio con i morti, con i quali il dialogo si fa più fitto e molti vengono
collocati in una dimensione surreale.
3) Il superamento del ricordo, della memoria, in quanto la memoria può essere
egoismo, compiacimento, chiusura in se stessi e può rivelare anche un aspetto
negativo. Essa può essere la condanna degli affetti più cari. Il ricordo viene
superato e non è più un motivo dominante.
1962-1966 “Xenia”
Sono i doni ospitali dell’antica Grecia. È la prima sezione di “Satura”. I versi
rievocano la moglie morta, in un’atmosfera quotidiana. Viene ricordata
attraverso atteggiamenti minimi e associandola a nomi e oggetti che le furono
cari.
1968-1971 “Satura”
Lo stile è colloquiale ma ironico rispetto a quella che era la società che Montale
vedeva in continua trasformazione. Il tema centrale è la spietata
rappresentazione di quello che è il mondo e il suo disappunto, la sua condanna,
alla rincorsa di questo ipotetico benessere. Il pessimismo muta il tono che
diventa ironico. 7
Il senso della vita
Storia
Difesa dei principi di libertà, democrazia e autodeterminazione.
Questo era il significato ideologico che scaturì dalla prima guerra mondiale per
Woodrow Wilson, presidente degli Stati Uniti d’America. Questo pensiero fu
concretizzato in un documento chiamato i “Quattordici Punti di Wilson” il
quale avanzava alcune proposte operative per il riassetto geopolitico
dell’Europa.
Questi punti fissavano dei principi ai quali si sarebbero dovuti attenere gli Stati
Tra i più importanti
dopo la Guerra. ci sono:
- la fine della diplomazia segreta (punto 1°)
- la libertà di navigazione e di commercio (punto 2° e 3°)
- corsa agli armamenti limitata alla sicurezza interna di ogni stato (punto 4°)
- la formazione della Società delle Nazioni con il compito di comporre
pacificamente le controversie tra grandi o piccoli Stati (punto
14°)
Wilson cercava una pace democratica basata sul rigetto di una tradizionale
politica di potenza. Tentò di conciliare, per ciò che riguarda i problemi concreti,
il rispetto del principio di nazionalità con più ampie considerazioni geografiche 8
e strategiche.
Mentre alcune richieste rimasero solo enunciazioni irrealizzate, anche a causa