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Sintesi
Inglese: Oscar Wilde (The Picture of Dorian Gray);

Italiano: Eugenio Montale (Spesso il male di vivere ho incontrato);

Latino: Lucio Anneo Seneca (La fugacità del tempo e la morte);

Filosofia: Blaise Pascal (Il problema sul senso della vita), Arthur Schopenhauer (la volontà di vivere,il pessimismo);

Storia: Olocausto;

Arte: Gustave Klimt (L’Albero della Vita);

Scienze: Il sistema solare;

Fisica: nascita dell’Universo, Il Big Bang, l’atomo primordiale;

Matematica: le derivate.
Estratto del documento

INGLESE: Oscar Wilde: “The Picture of Dorian Gray“.

ITALIANO: Eugenio Montale: “Spesso il male di vivere ho incontrato“.

LATINO: Lucio Anneo Seneca: La fugacità del tempo e la morte.

FILOSOFIA: Blaise Pascal: Il problema sul senso della vita.

Arthur Schopenhaur: La volontà di vivere,il pessimismo.

STORIA: L’Olocausto degli Ebrei.

ARTE: Klimt: “L’Albero della Vita“.

SCIENZE: Il sistema solare.

FISICA: La nascita dell’Universo: Il Big Bang. L’Atomo Primordiale.

MATEMATICA: Le derivate. Nome Cognome

Classe

Anno Scolastico

OSCAR WILDE: THE PICTURE OF DORIAN GRAY.

Dorian is a young man whose beauty fascinates an artist, Basil Hallward, who decides to

paint him. While the young man’s desires are satisfied, including that of eternal youth,

the signs of age, experience and vice appear on the portrait. Dorian lives only for

pleasure, making use of everybody and letting people die because of his insensitivity.

When the painters sees the corrupted image of the portrait, Dorian kills him. Later

Dorian wants to free himself of the portrait, witness to his spiritual corruption, and

stabs it, but he mysteriously kills himself. In the very moment of death the picture

returns to its original purity, and Dorian’s face becomes horrible.

The story is told by an unobtrusive third person narrator, and the protagonist Dorian

Gray is “The typical dandy” who thinks that men should live their life realizing their

dreams.

The story is profoundly allegorical, like the myth of Faust, the story of a man who sells

his soul to the devil tor satisfy his desires. In Dorian Gray, the picture was "the soul"

that recorded the signs of corruption and sin concealed under the mask of Dorian's

beauty. So the picture doubles as the dark side of Dorian's personality. Dorian Gray’s

moral is that every excess must be punished (and reality cannot be escaped). The

horrible picture is the symbol of immorality and bad conscience of Victorian Middle Class

and Dorian is the symbol of bourgeois hypocrisy. The picture when restored to its

original beauty illustrates Wilde’s theory of art surviving people because art is eternal.

LIFE:

Oscar Wilde was born in Dublin in 1854. After attending Trinity College (Dublin) he was

sent to Oxford where he gained a first class degree in Classics and distinguished

himself for his eccentricity. He also become a disciple of Walter Pater, accepting the

theory of “Art for Art’s Sake”. Then he left Oxford and settled in London where he

soon became a fashionable figure both for his extraordinary wit and his foppish way of

dressing. In 1881 Wilde edited, at his own expense, Poems,, and was engaged for a

tour in the United States where he gave some lectures on the Pre-Raphaelites and the

Aesthetes. The tour was a remarkable personal success for Wilde, who made himself

known for his irony, his attitudes and his poses.

On his return to Europe in 1883, he married Constance Lloyd who bore him two children,

but he soon became tired of his marriage. At this point of his career he was most noted

as a great talker: his presence became a social event and his remarks appeared in the

most fashionable London magazine. In the late 1880s Wilde’s literary talent was

revealed by a series of shorts stories, The Canterville Ghost, Lord Arthur Savile’s

Crime, The Happy Prince and Other Tales written for children and the novel The Picture

of Dorian Gray. After his first and only novel he developed an interest in drama and

revived the comedy of manners. In the 1980s he produced a series of plays which were

successful on the London stage: Lady Windermere’s Fan, A Woman of No Importance,

The Importance of Being Earnest, his masterpiece, and the tragedy in France, Salomè.

However, both the novel and the tragedy damaged the writer’s reputation, since the

former was considered immoral, and the latter was prevented from appearing on the

London stage owing to its alleged obscenity. In 1891 he met the young and good-looking

Lord Alfred Douglas, whose nickname was “Bosie”, and with whom Wilde dared to have a

homosexual offences. The boy’s father forced a public trial and Wilde was sent to

prison for homosexual offences. While in prison he wrote De Profundiis, a long letter to

Bosie published posthumously in 1905.

When he was released, he was a broken man; his wife refused to see him, and he went

into exile in France, where he lived his last years in poverty. He died of meningitis in

Paris in 1900.

Montale: la poesia del male di vivere

Significativa figura di poeta del Novecento, Eugenio Montale è testimone veritiero della sofferta e

esistenza dell’uomo

inquieta novecentesco.

Dopo la Grande Guerra egli frequenta gli ambienti letterari liguri e torinesi, stringendo rapporti con

quest’ultimo il poeta condivide

Camillo Sbarbaro e con Piero Gobetti. Con il sogno di sollecitare

valori, idealità, bisogni autentici fondati sull’emancipazione dell’uomo. Presso le edizioni di

Gobetti, nel 1925, pubblica la prima raccolta di versi Ossi di seppia e pochi mesi dopo prende

posizione contro il regime fascista, sottoscrivendo il Manifesto degli Intellettuali Antifascisti

Il poeta e l’intellettuale Montale risente dell’influenza di questa

promosso da Benedetto Croce.

formazione. La firma del Manifesto palesa il netto dissenso nei confronti del regime. La voce del

dissenso lo condurrà ad una vita appartata, lontana da ogni impegno politico e civile. In sintonia col

movimento ermetico, anche Eugenio Montale sceglie il silenzio come forma di opposizione.

La poesia di Montale è di difficile intelligibilità. La difficoltà non sorge dall’uso eccessivo di artifici

retorici, ma dal modo di vedere la vita che, nella visione montaliana, appare irrazionale, oscura,

caotica, incoerente e pertanto il verso che la riflette non può essere lineare e accessibile. A

differenza di Ungaretti, Montale non trascende la realtà sensibile. La parola montaliana non è

lasciata nel testo priva di legami, non è allusiva né simbolica, non si configura come strumento di

liberazione con cui si può assurgere all’assoluto. Il lessico di Montale mira ad una naturalistica

precisione e non ripudia la parola dialettale o tecnicistica. Sotto questo profilo, infatti, Montale si

Egli non rifiuta l’uso del verso libero ma neanche disdegna

muove tra innovazione e tradizione.

l’uso dei metri tradizionali, soprattutto dell’endecasillabo. A differenza del monolinguismo

ungarettiano, Montale preferisce operare scelte plurilinguistiche (secondo la tradizione che si fa

risalire a Dante). La sua parola designa oggetti concreti, dai contorni ben definiti e stabilisce fra gli

oggetti una trama complessa di relazioni ed è finanche capace di cogliere nella natura delle cose uno

spiraglio di verità: Vedi, in questi silenzi in cui le cose

s’abbandonano e sembrano vicine

a tradire il loro ultimo segreto,

talora ci si aspetta

di scoprire uno sbaglio di Natura,

il punto morto del mondo, l’anello che non tiene,

il filo da disbrogliare che finalmente ci metta

nel mezzo di una verità. da I limoni, vv 22-29

La poesia, che non a caso si apre in forma quasi confidenziale ( Ascoltami ), esprime il rifiuto di

<< >>

una versificazione aulica e, in certa misura, tradizionale, propria dei “poeti laureati”. A questo tipo

di poesia egli contrappone la poesia delle piccole cose, ma non nel senso pascoliano o

Lontano dall’inserire gli oggetti in un’atmosfera crepuscolare

crepuscolare. (in Gozzano le cose

sono ironicamente inserite nella cornice del crepuscolo, sentimentalmente assaporata e allontanata

con sarcasmo) o dal guardarli con gli occhi del fanciullino, gli oggetti in Montale sono emblemi,

spesso oscuri e indecifrabili, in cui è custodito il destino dell’uomo. Alla parola poetica non resta

che registrare la condizione umana, nella vana speranza però che le cose possano aprirsi e possa

comparire un varco (La casa dei doganieri) che renda noto il mistero della vita.

La poesia, nella visione montaliana, non è depositaria di valori o di verità assolute. Essa non indica

alcuna strada di salvezza e Montale non si professa poeta vate (Non chiederci la parola). La sua

poesia trascrive, cogliendola attraverso gli oggetti, la precaria condizione dell’uomo, del male di

vivere, della negatività. È appunto una poesia che propone una conoscenza in negativo, priva di

certezze ( Codesto oggi possiamo dirti/ ciò che non siamo, ciò che non vogliamo ).

<< >>

Gli Ossi di seppia rimandano a cose inaridite, morte, e il titolo di uno dei primi suoi componimenti,

richiama l’asprezza della vita.

I limoni, Si parla, a proposito della poetica montaliana, di correlativo

oggettivo, espressione usata per la prima volta dal poeta Eliot. Il correlativo oggettivo consiste nella

trasposizione intima e genuina dei sentimenti negli oggetti che rappresentano il mondo stesso: il

l’incartocciarsi

male di vivere, per Montale, è il rivo strozzato , della foglia riarsa , il

<< >> << >> <<

cavallo stramazzato . Nel componimento, Spesso il male di vivere ho incontrato, il il male di

>> <<

viene evocato mediante paragoni, in senso metaforico o analogico, ma s’identifica

vivere non

>>

direttamente con le cose che lo rappresentano. Un concetto astratto viene così materializzato già

attraverso l’uso della voce verbale <<ho incontrato>> e la concezione di un’esistenza affannosa

viene corroborata anche dagli espedienti fonici e dalle allitterazioni. Conclude il componimento:

Bene non seppi, fuori del prodigio

che schiude la divina Indifferenza:

era la statua nella sonnolenza

del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

Alla Divina Provvidenza manzoniana il poeta contrappone, avvicinandosi ad un’immagine tutta

divina Indifferenza. L’unica via di salvezza è l’indifferenza e il distacco. Ai tre

leopardiana, la sua

correlativi oggettivi “del male” si contrappongono quelli “del

(il rivo..il cavallo..la foglia..),

rimedio”, la statua, fredda e marmorea, la nuvola e il falco, che si elevano dalla comune miseria del

mondo. è l’unico una visione cupa dell’esistenza.

Il lessico non elemento che esprime La raccolta Ossi di

resta quella in cui “natura rappresentano “la

seppia e arte insieme” cima della poesia di

De Robertis). Oltre all’arte,

Montale”(G. è presente la natura. Anzitutto il paesaggio, quello ligure

arido e brullo. Esso viene colto dal poeta in tutta la sua asprezza e agli ampi spazi leopardiani, il

poeta contrappone spazi angusti e soffocanti. Si pensi alla poesia I limoni. Vi compaiono: gli erbosi

fossi, le pozzanghere, le viuzze, i ciglioni, gli orti.

Emblema del paesaggio montaliano resta Meriggiare pallido e assorto, in cui si avvertono echi

pascoliani e dannunziani. Ma non è un paesaggio allusivo né sensuale o lussureggiante. È il

paesaggio arido, pieno di crepe e arso che rappresenta la desolata e angosciosa condizione

d’orto,

esistenziale: il rovente muro i pruni e gli sterpi, crepe del suolo, scaglie di mare, calvi

picchi. Conclude: E andando nel sole che abbaglia

sentire con triste meraviglia

tutta la vita e il suo travaglio

com’è

in questo seguitare una muraglia

che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

L’espressione il sole che abbaglia è la luce che impedisce la vista; non resta che sentire con

<< >> <<

triste meraviglia il travaglio della vita, che resta comunque indecifrabile. Le cose non rivelano il

>> all’alterna vicenda della vita e della morte.

segreto della loro presenza ma rimandano

Alla luce di quanto appena detto, mi sembra opportuno citare un’espressione del Guglielmino, il

una negatività dialettica, che, cioè, non esclude l’esistenza della

quale preferisce parlare di

positività verso la quale il poeta tende (S. Guglielmino, 1997, p. 220). È alquanto significativo, in

tal senso, il fatto che il poeta cerchi sempre di individuare un varco, una via di salvezza, oppure

quando, nella sezione Mediterraneo, egli individua nel mare un motivo positivo che, pur

sforzandosi, non riesce a raggiungere, dal momento che il poeta appartiene alla razza di chi rimane

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