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Sintesi
Letteratura italiana: Dante Alighieri, Eugenio Montale;

Letteratura inglese: Samuel Beckett (Murphy, Endgame);

Arte: Marcel Duchamp, John Marshall Park;

Filosofia: Karl Popper, Emanuel Lasker.
Estratto del documento

INDICE

Titolo Pagina

0 Mappa concettuale..................................................................................................3

1 Introduzione............................................................................................................4

1.1 Premessa.................................................................................................................4

1.2 Accenni di storia.....................................................................................................4

1.3 L’origine: la Leggenda di Sissa..............................................................................6

2 Le influenze del “nobil giuoco”..............................................................................7

2.1 Gli scacchi nella Letteratura italiana......................................................................7

2.2 Chess in the English Literature............................................................................10

2.3 Gli scacchi come arte...........................................................................................10

3 Gli scacchi nella Filosofia....................................................................................14

3.1 Le analogie con il pensiero di Karl Popper..........................................................14

3.2 La lotta e il Mondo delle Idee..............................................................................15

4 La filosofia degli scacchi ....................................................................................16

4.1 La società.............................................................................................................16

4.2 La vita..................................................................................................................17

4.3 La guerra..............................................................................................................18

Bibliografia/Sitografia.........................................................................................19

2

Scacchi

Introduzione

Premessa Origine: La leggenda di

Accenni di Storia Sissa

(Sacrificio-Motivazione)

L’influenza del “nobil

giuoco”

Letteratura Italiana

- Dante

- Montale

Letteratura Inglese :

Samuel Beckett (“Murphy”,“Endgame”)

Arte:

- Marcel Duchamp

- John Marshall Park

Filosofia:

- Karl Popper

- Emanuel Lasker

Filosofia degli scacchi:

- Filosofo-Scacchista

- Società

- Vita

- Guerra

1.Introduzione 3

1.1 Premessa

Il mio proposito è quello di evidenziare il collegamento che vi è tra i vari campi della cultura e il gioco degli

scacchi, che da secoli rappresenta il motivo di diletto per eccellenza per le menti di ogni età e ingegno.

Gli scacchi hanno contribuito alla nascita di un nuovo modo di pensare e vedere il mondo, una visione del

tutto “scacchistica”, razionale e calcolatrice della realtà: sarà dunque opportuno soffermarsi sul lato

filosofico e sulle similitudini che questo gioco ha con l’esistenza, con la guerra e con le azioni dell’uomo.

Allo stesso modo è importante conoscere i rudimenti della storia, lo stile e il comportamento dei grandi

campioni per effettuarne un parallelismo con l’evoluzione del pensiero umano attraverso le varie correnti

culturali, che hanno avuto ripercussioni anche sugli scacchi.

1.2 Accenni di storia

Sulla provenienza del gioco degli scacchi vi sono varie tesi ma nessuna certezza. Le prime testimonianze

storiche risalenti al VI secolo d. C. evidenziano la presenza di due giochi di pezzi simili agli scacchi, uno in

Cina, lo Siang-Ki, ed uno in India, lo Chaturanga. Questo passatempo venne appreso dai persiani e dagli

arabi, che intorno al X secolo lo introdussero in Europa (anche se in tombe romane del III e IV secolo D.C.

sono stati rinvenuti pezzi, che potrebbero far pensare ad un precedente contatto tra persiani e romani).

Durante il Medioevo ebbe un notevole sviluppo nel Vecchio Continente, tant’è che nelle corti e nei castelli

era d'obbligo saper giocare a scacchi e quest’ arte veniva decantata tra le qualità essenziali di un cavaliere

modello. Con l'avvento del Rinascimento gli scacchi divennero, nelle rinnovate città, un gioco su cui

scommettere denaro e quindi una buona fonte di guadagno.

Il Cinquecento vide la nascita dei primi giocatori professionisti, veri maestri del gioco e spesso considerati

alla stregua di campioni del mondo, che vivevano grazie agli scacchi e giravano le corti europee in cerca di

mecenati: tra i più famosi maestri occidentali del periodo spiccano gli spagnoli Lucena e Ruy-Lopez de

Segura, gli italiani Leonardo da Cutro e Polerio e il portoghese Damiano.

Un curioso aneddoto riguarda la sfida voluta da Filippo II, re di Spagna, tra il campione Ruy Lopez, suo

vescovo e confessore e Leonardo da Cutro nell'estate del 1575. Leonardo sconfisse il monsignor Lopez e

Filippo II lo riempì di doni. Al posto di un contingente premio in denaro tuttavia Leonardo chiese che il suo

paese, Cutro, fosse proclamato "Città" e i suoi abitanti esentati dal pagamento delle tasse per un periodo di

vent'anni. L'impresa scacchistica è stata immortalata dal pittore toscano Luigi Mussini nel dipinto intitolato

"Sfida scacchistica alla Corte di Spagna", custodito dal Monte dei Paschi di Siena.

Giunta a Cutro la notizia del rapimento del fratello da parte di pirati saraceni, Leonardo ripartì per liberarlo.

Durante la trattativa essendo stato attratto da una bellissima scacchiera, il capo saraceno gli chiese se fosse

capace a giocare e, dopo l’ovvia risposta del campione, iniziò una serie di partite con 50 scudi in palio.

Leonardo non solo riuscì a riscattare il fratello ed i suoi compagni, ma guadagnò anche altri duecento scudi. 4

Venuto a conoscenza della morte della fidanzata, partì per il Portogallo dove sconfisse a scacchi il Moro,

campione di corte di re Sebastiano, che lo soprannominò Il cavaliere errante.

Il Seicento è dominato ancora da un italiano, Gioacchino Greco detto il Calabrese, che fu il giocatore e

teorico più importante di quel periodo per lo sviluppo del gioco.

Durante il Settecento vi fu una frattura tra gli scacchi in Italia e nel resto d'Europa. Continuando a giocare

con le regole locali e non uniformandosi a quelle internazionali, i giocatori italiani restarono esclusi dalla

scena mondiale. Dominatore del secolo fu il musicista francese François-André Danican Philidor, che a

Parigi restò imbattuto per molti anni, e che diede un contributo fondamentale alla teoria del gioco.

All’epoca, gli scacchi erano praticati da politici, uomini di ingegno e di potere; il luogo privilegiato

d’incontro per gli scacchisti, così come per i cultori di altre discipline, erano i caffè. Nel 1740 Philidor

cominciò a frequentare il famoso Café de la Régence di Parigi (nella Place du Palais Royal), dove giocò

anche con il suo “amico del New England” Benjamin Franklin, scienziato e politico statunitense.

In passato, a differenza di quanto avviene oggi, gli eventi scacchistici attiravano la curiosità di un gran

numero di appassionati e non. Per esempio grande scalpore suscitò la vicenda del cosiddetto “Turco”, un

automa che teoricamente avrebbe dovuto simulare un giocatore di scacchi, mentre si trattava in realtà di un

imbroglio, essendo manovrato al suo interno da un giocatore umano. "Il Turco" era una macchina che aveva

l'aspetto e il vestiario di un uomo mediorientale (turbante compreso), collegato a un grosso scatolone

riempito da ingranaggi. Alcuni sportelli consentivano di vedere l'interno della macchina prima di far

cominciare la partita. In realtà gli ingranaggi prendevano solo una parte dello spazio interno reale, lasciando

il posto per una persona di bassa statura. Gli sportelli dimostrativi venivano aperti uno alla volta, dando

modo alla persona di spostarsi all'interno della cassa per non farsi vedere. L'operatore vedeva, tramite dei

magneti, quali fossero le mosse effettuate sulla scacchiera sopra di lui, le riportava su una più piccola,

studiava la contromossa e poi comandava le braccia del manichino affinché spostassero le pedine. Per poter

vedere, al chiuso, l'operatore aveva una candela, il cui fumo usciva dal turbante della macchina: per non fare

notare la cosa, il presentatore accendeva due candelabri con la scusa di illuminare la scacchiera. La curiosità

che suscitava il Turco, presentato in occasione di fiere o esposizioni, era tale che giunse ad occuparsene

persino Edgar Allan Poe., che scrisse una dimostrazione della natura truffaldina dell’automa, per la verità

non del tutto convincente.

A partire dalla metà del XIX secolo gli scacchi acquisirono forme organizzate e divennero per i più forti una

professione, anche se è opportuno dire che lo scacchista era considerato pur sempre un giocatore e come tale

guardato con sospetto e non troppo considerato nella scala sociale.

Progressivamente, gli scacchi vennero anche accostati ad altre discipline ed arti, dando vita alla scuola

romantica (da metà ‘800), moderna ed ipermoderna (anni ’20 e ’30 del ‘900).

Nel 1851, al termine del primo grande torneo internazionale organizzato a Londra, il vincitore fu proclamato

ufficiosamente il primo Campione del Mondo: si trattava del tedesco Adolf Anderssen, un giocatore di

grande fantasia ed aggressività sulla scacchiera e un insegnante di matematica nella vita. Egli fu considerato

il massimo rappresentante della scuola romantica (o protoromantica), caratterizzata da attacchi furibondi e

sacrifici di materiale senza paura (la difesa, divenuta un caposaldo del gioco del secolo successivo, era

considerata un disonore): una sorta di tardivo “sturm und drang” scacchistico. Nel 1857 la sua supremazia fu

scalzata da un giovane americano, Paul Morphy, anch’egli giocatore romantico, che compì un trionfale tour

in Europa, battendo tutti gli avversari incontrati: dopo due anni tornò in patria ottenendo un’ accoglienza

superba, ma smise ben presto di giocare uscendo di senno.

A lui susseguirono una serie di campioni straordinari che elevarono gli scacchi ad un livello tale da essere

visti non più come un gioco o uno sport, ma come una forma d’arte e di scienza unica ed immortale. I furori

romantici vennero rapidamente abbandonati in favore di un approccio più razionale e scientifico

dell’impostazione della partita. Tra gli scacchisti più importanti si ricordano Steinitz, Lasker (che ebbe una

straordinaria longevità, rimanendo campione del mondo per circa 25 anni: egli era matematico e filosofo,

grande amico di Einstein, che nutriva profonda stima nei suoi confronti; per primo capì e divulgò

l’importanza della psicologia nel gioco degli scacchi: erano gli anni della nascita della psicoanalisi),

Capablanca e Alekhin. Alla morte di Alekhin (1946) si aprì un lungo regno sovietico dominato dai campioni

del mondo Botvinnik, Tal, Smislov, Petrosjan e Spassky che erano tutti rappresentanti dell’URSS. Soltanto

nel 1972 Spassky fu detronizzato dallo statunitense Bobby Fischer al termine di un duello che appartenne a

pieno titolo ad un capitolo della Guerra Fredda (intervenne addirittura il Segretario di Stato americano Henry

Kissinger, in un momento di particolare tensione del match). Dopo la vittoria nel 1972, a 29 anni, Fischer

non giocò più e, come altri grandi predecessori (quali Morphy e Steinitz), perse l’equilibrio psichico, a

dimostrazione dell’enorme impegno mentale che gli scacchi ai massimi livelli richiedono. Seguirono altri 5

campioni, come i sovietici Karpov e Kasparov, considerato da molti il giocatore di scacchi più forte di tutti i

tempi.

1.3 L’origine : La Leggenda di Sissa

“Molto tempo fa un abile re persiano vinse un’ importante battaglia per difendere il suo regno, ma per

vincere dovette compiere un'azione strategica in cui suo figlio perse la vita. Da quel giorno il re non si dette

più pace, poiché avrebbe voluto trovare un modo di vincere senza sacrificare la vita del figlio. Così tutti i

giorni rivedeva lo schema della battaglia, ma senza trovare una soluzione. A corte tutti cercavano di

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