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Matematica: La funzione esponenziale ed il calcolo combinatorio: gli inutili tentativi da parte delle scienze "esatte" di svelare i misteri scacchistici
Filosofia: "L'eternità è un fanciullo che gioca a scacchi" Eraclito, Nietzsche e la creatività
Letteratura inglese: Thomas S. Eliot and The Waste Land: the game of chess as lack of comunication
Storia: Il match Fisher-Spasskji del 1972 in piena guerra fredda: una partita a scacchi invece di una guerra
Sociologia: Il mantenimento dei modelli latenti e la teoria dei giochi a somma zero: La funzione degli scacchi nelle società e il gioco stesso come interazione sociale
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Introduzione.
La presente tesina si propone se non di dimostrare, quanto meno di ipotizzare la rilevanza che il
gioco degli scacchi ha avuto, ha ed avrà ancora per molto tempo nel panorama storico-culturale
mondiale. Per fare ciò si avvale prevalentemente di alcuni punti chiave del programma del corrente
anno scolastico, ma analizzati da un punto di vista diveso, ovvero dal punto di vista della
scacchiera.
La scacchiera, un oggetto che viene prevalentemente usato, ormai, come decoro delle stanze centrali
delle abitazioni più comuni. E a volte neanche più per quello.
Però questo oggetto è stato il decoro, in tempi meno recenti, delle stanze più importanti nella storia
della matematica, della letteratura, della filosofia e della sociologia.
Ma fortunatamente, durante quelle epoche, non è stato utilizzato solamente come decoro, ma ha
avuto partecipazione costante nelle vite di coloro che hanno totalmente cambiato la moderna
concezione del mondo. La scacchiera è ancora l’inesauribile motore di ricerche per matematici e
informatici di tutto il mondo, ma anche infinita fonte di svago per scacchisti appassionati e non.
La scacchiera porta ancora con se tutti i secoli di leggende che ha attraversato, ed il mistero ancora
irrisolto della sua origine.
Personalmente, io scoprii questo mondo in prima media, grazie ad un corso di scacchi organizzato
dalla scuola.Fu letteralmente amore a prima vista, il mio primo maestro di scacchi, durante quegli
anni, ci insegnò tutto quello che poteva, ma ci rammentava sempre che sono solo le nostre decisioni
durante una partita che possono fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta. Nessun libro di
scacchi è in grado di insegnare come si vince. Nel migliore dei casi può dare consigli per giocare
meglio.
E allora dal mio ingenuo intelletto laboriosamente intento ad analizzare una partita, scaturì un
parallelismo che ancora mi è caro e che ripropongo sempre a chiunque mi chieda come mai mi
piaccia tanto il gioco degli scacchi: gli scacchi sono una metafora della vita.
Qualche anno fa, rispondendo così ad una mia amica, lei mi chiese di spiegarle cosa volessi dire con
questa frase. 3
-Bhè, negli scacchi, come nella vita, ognuno ha i suoi pezzi, bisogna fare delle scelte riguardo a
come muoverli, stiamo sempre attenti a non perdere i più importanti, e bisogna sempre coordinarli
al meglio, si fanno errori, ma se ne fai troppi oppure troppo gravi…
-Scacco matto…
-Uhm, sì… credo di sì…
Ripenso a questa conversazione ogni volta che vedo una scacchiera con i pezzi ordinatamente
disposti nella posizione iniziale. Infondo questa tesina si sarebbe potuta chiamare “Gli scacchi sono
una metafora della vita” ma purtroppo questo titolo non ha nulla in comune con gli argomenti
trattati, anche se è la ragione dell’esistenza della tesina. In ogni caso, forte fin da piccolo di questa
mia condizione, ogni approfondimento dei miei studi scacchistici e non, convalidava la frase che il
mio cervello quindicenne aveva creato forse anche inconsciamente.
Il dover elaborare questa tesina mi ha dato il pretesto per chiudermi nella Biblioteca nazionale
centrale di Roma, affinché potessi avere un’idea della portata interdisciplinare dell’argomento.
Il risultato è stato che la mia idea in proposito si è fatta ancora più vaga.
Il primo riferimento al gioco degli scacchi nella
letteratura italiana.
L'incendio suo seguiva ogne scintilla;
ed eran tante, che 'l numero loro
più che 'l doppiar de li scacchi s'inmilla.
[Dante Alighieri: Divina Commedia; Paradiso; canto XXIIX versi 91-93.]
E’ così che Dante, nel suo capolavoro, vuole rendere l’idea ai lettori del numero degli angeli
presenti nel nono cielo, o Primo mobile. “L’incendio suo” indica il grande divampare
di luce provocato da ognuno degli angeli, e
“ogne scintilla” è riferito agli angeli, che,
nella terzina precedente, sono stati paragonati
alle scintille sprigionate dal ferro
incandescente.
Per quanto riguarda l’ultimo verso, invece,
Dante rammenta ai suoi lettori una leggenda
di certo molto popolare nella Firenze del XII-
XIV secolo.
La leggenda, di origine orientale ma di
datazione molto incerta, narra di un sovrano
molto ricco, al quale fu donato da un
misterioso personaggio il gioco degli scacchi.
Il sovrano, dopo che il misterioso possessore
del gioco glie ne ebbe spiegate le regole, per
ringraziarlo dell’inestimabile dono ricevuto,
offrì al personaggio qualsiasi cosa avesse
voluto.
L’enigmatico avventore disse che non voleva
nulla in cambio, alche il sovrano gli disse che
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possedeva tutto ciò che un uomo potesse desiderare e di potergli donare qualsiasi cosa avesse
chiesto, il personaggio allora accettò e gli chiese un chicco di grano per la prima casella della
scacchiera (o di riso a seconda delle versioni della leggenda), due chicchi per la seconda, quattro
chicchi per la terza, otto chicchi per la quarta e così via fino alla sessantaquattresima.
Il sovrano ordinò sovente al suo esercito di procurare il grano.
Ma dopo alcuni giorni di ricerca, il capo delle guardie informò il sovrano che per soddisfare la
richiesta non sarebbero bastati tutti i chicchi di grano che il regno avrebbe potuto procurare
nell’arco di 800 anni.
Da questo punto in poi le versioni della leggenda divergono nel modo più disparato, alcune
riportano che il presunto inventore del gioco scomparve, altre che ritirò la richiesta dopo che il
sovrano si rese conto che fosse impossibile da soddisfare e si accontentò di ottenere una provincia
del regno.
Le più accreditate narrano che il sovrano, per non mostrarsi inadempiente all’accordo, fece uccidere
l’avventore, ma questi riuscì a vendicarsi anche dopo essere stato ucciso. Infatti il sovrano si
appassionò talmente al gioco degli scacchi fino a perdere la ragione, e morì in solitudine in preda
alla follia.
Il fatto che Dante abbia pensato di poter richiamare cotale numero alla mente dei suoi lettori solo
attraverso un verbo (“inmilla” ovvero ingrandire a migliaia) ci fa presumere che codesta leggenda
possa essere stata ben conosciuta dai fiorentini, per cui probabilmente il gioco degli scacchi era
molto popolare in Italia già da allora, ma a prova di ciò esistono diversi documenti.
Ciò che invece fa pensare che questa leggenda fosse molto popolare a quei tempi, sono le finalità
didascaliche che dante si pone di raggiungere attraverso la Divina Commedia.
Infatti la Commedia è per l’Italia di quei secoli, quello che furono l’Iliade e l’Odissea per l’antica
civiltà greca, ovvero un compendio culturale onnicomprensivo.
A testimonianza di ciò possiamo richiamare quasi tutti i versi della commedia, che in linguaggio
altamente intelligibile per gli italiani contemporanei di Dante riportano nozioni precisissime di
astronomia, geometria, storia, cronaca, tradizioni popolari, e in genere di tutte le materie
scientifiche e umanistiche studiate in epoca medioevale. 5
Quindi sicuramente anche il gioco degli scacchi era tra le tradizioni fiorentine già da molto tempo
prima della pubblicazione della Divina, e come ogni fattore sociale, avrà avuto una sua influenza
diretta o indiretta sulle persone dalle quali era conosciuto.
Camera mortuaria di Nefertari (Egitto, 1200 a.C.)
I tentativi della matematica di svelare i misteri
scacchistici.
Quant’è esattamente il numero di chicchi richiesti dal leggendario donatore del gioco degli scacchi
per ogni casella? 6
Invece il totale a quanto corrisponde? Per conoscere la risposta alla prima domanda, ci
si può avvalere di uno strumento matematico che
sicuramente ancora non era stato inventato
all’epoca di un ipotetico sovrano sumero,
babilonese o ittita, ovvero la funzione
trascendente esponenziale.
Nel nostro caso specifico, la funzione
∪ ∀ ∈
x
esponenziale y=2 0≤x≤63 x R
Ovvero con “x”, l’incognita all’esponente,
compresa nei valori reali tra 0 e 63, estremi
inclusi.
Grazie a questa funzione possiamo conoscere il
numero esatto di chicchi corrispondenti per ogni
casella semplicemente sostituendo alla “x” il
numero della casella della quale vogliamo
conoscere i chicchi corrispondenti diminuito di
0
uno. Infatti per la casella n°1 il numero da sostituire alla “x” nella funzione sarà lo “0”, poiché 2 =1.
Di seguito è riportato il comportamento grafico di questa funzione per x ≤ 2 e per x ≤ 10.
Si può notare la rapidissima crescita della funzione per valori di “x” che non superano ancora la
decina. x
E’ di seguito riportato lo studio generico della funzione y=2 .
Dominio della funzione:
∀ ∈
x R 7
Intersezioni con gli assi:
-asse x:
non esistono
-asse y:
x
y=2
x=0 => (0;1)
Asintoti:
-verticali:
non esistono.
-orizzontali:
=> y=0. -obliqui:
non esistono.
Segno: sempre positivo poiché la base è positiva.
Derivata I: x
y'=2 ln(2)
Segno:
sempre positivo=>funzione sempre crescente che non presenta punti di massimo né di
minimo.
Derivata II: x 2
y''=2 ln (2)
Segno:
sempre positivo=>funzione sempre convessa che non presenta punti di flesso.
Invece il numero totale dei chicchi richiesti dal misterioso personaggio della leggenda corrisponde a
0 1 2 3 63 64
2 +2 +2 +2 +... ...+2 =2 -1= 18.446.744.073.709.551.615
(ovvero18 trilioni 446 biliardi 744 bilioni 73 miliardi 709 milioni 551 mila 615).
La soluzione di questo quesito venne brillantemente pubblicata in Italia ben prima della Divina
Commedia da uno dei maggiori matematici italiani: Leonardo Fibonacci. 8
Nel suo Liber Abaci (1202) Leonardo espone una proprietà fondamentale delle potenze di 2.
0 n n+1
Ovvero la somma di tutte le potenze di 2 da 2 a 2 è uguale a 2 ─1.
0 63 64
Per cui la somma delle potenze di 2 da 2 a 2 è uguale a 2 ─1.
64 32 2
Utilizzando le proprietà delle potenze 2 si può scrivere come (2 ) , che a sua volta si può scrivere
16 2 2 8 2 2 2 4 2 2 2 2
((2 ) ) , che si può scrivere come (((2 ) ) ) , che infine possiamo scrivere ((((2 ) ) ) ) .
4 8
Essendo 2 =16, per ottenere 2 basta moltiplicare 16 per se stesso, poi elevare ancora al quadrato il
risultato e procedere ancora così per altre 2 volte, infine basta sottrarre 1 al risultato ottenuto.
E fu così che Leonardo Fibonacci risolse il leggendario enigma con sole 4 moltiplicazioni e una
sottrazione.
Ma i matematici e i programmatori informatici più competenti cercano ancora oggi di risolvere i più
criptici misteri relativi agli scacchi.
A tutt’oggi infatti non esiste un software di scacchi imbattibile da un giocatore umano, e ciò è
diretta conseguenza del fatto che nessuno né nessun computer è ancora riuscito a calcolare tutte le
possibili diverse posizioni dei pezzi sulla scacchiera durante una partita regolamentare.
Né tantomeno il numero di partite che si possono giocare. Il giocatore a cui spetta la prima
mossa può scegliere tra 20 mosse
possibili, lo stesso il giocatore a cui
spetta la seconda mossa.
Perciò esistono “solo” 400 possibili
combinazioni delle prime 2 mosse
in una partita, ma diventano 11.000
dopo la terza mossa e 400.000 dopo
la quarta.
Il calcolo combinatorio è
inapplicabile per il calcolo di queste
combinazioni, poiché un calcolo
combinatorio prevede un numero
fisso di variabili che sono
subordinate a regole fisse. Ma nel
gioco degli scacchi, mossa dopo
mossa, varia la posizione dei pezzi,
il loro numero sulla scacchiera, e il
numero di caselle che ciascuno di
essi può occupare.
E, per ogni pezzo, ognuna di queste
variabili influisce in modo diverso
su tutte le altre di tutti gli altri pezzi per le mosse successive. Per questo vengono ogni anno
programmati software più aggiornati, ma non ancora perfetti. Il numero possibile di combinazioni
120
posizionali durante una partita si stima intorno a 10 , ma non è stato ancora calcolato
500
definitamente, mentre il numero di partite possibili è stimato intorno alle 10 .Non a caso, infatti,
molti esperti in materia ritengono che se si riuscissero a calcolare tutte le possibili variabili del
gioco degli scacchi si sarebbe in possesso della chiave dell’intelletto umano. Infatti il modo per
vincere a questo gioco e le possibilità che questo offre rimangono ancora oggi ignoti alle scienze