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Sintesi
Italiano - ''Fiumi'' di Ungaretti G.
Storia - L'Italia nella Grande Guerra
Navigazione - Ecdis e pilota automatico
Automazione navale - Pilota automatico
Inglese - Ecdis
Tttm - Stivaggio
Meteorologia - Meteorologia sinottica
Elettrotecnica - Modulazione Fm
Estratto del documento

SULLA ROTTA DEL

PROGRESSO

''Fiumi'' L'Italia nella Ecdis e

grande pilota

ITALIANO guerra automatico

STORIA NAVIGAZIONE

Pilota Ecdis Stivaggio

automatico INGLESE TTTM

AUTOMAZIONE

Meteorologia Modulazione

sinottica FM

METEOROLOGIA ELETTROTECNIC

A YURI SCARZELLETTI

V A INDIRIZZO COPERTA

ISTITUTO TECNICO NAUTICO ‘’G. CABOTO’’

A.S. 2013-2014

‘’FIUMI’’

Cotici il 16 agosto 1916.

Mi tengo a quest'albero mutilato

abbandonato in questa dolina

che ha il languore

di un circo prima o dopo lo spettacolo

e guardo

il passaggio quieto

delle nuvole sulla luna

Stamani mi sono disteso

in un'urna d'acqua

e come una reliquia

ho riposato

L'Isonzo scorrendo

mi levigava

come un suo sasso

Ho tirato su

le mie quattr'ossa

e me ne sono andato

come un acrobata

sull'acqua

Mi sono accoccolato

vicino ai miei panni

sudici di guerra

e come un beduino

mi sono chinato a ricevere

il sole

Questo è l'Isonzo

e qui meglio

mi sono riconosciuto

una docile fibra

dell’universo

Il mio supplizio

è quando

non mi credo

in armonia

Ma quelle occulte

mani

che m'intridono

mi regalano

la rara

felicità

Ho ripassato

le epoche

della mia vita

Questi sono

i miei fiumi

Questo è il Serchio

al quale hanno attinto

duemil'anni forse

di gente mia campagnola

e mio padre e mia madre

Questo è il Nilo

che mi ha visto

nascere e crescere

e ardere d'inconsapevolezza

nelle estese pianure

Questa è la Senna

e in quel suo torbido

mi sono rimescolato

e mi sono conosciuto

Questi sono i miei fiumi

contati nell'Isonzo

Questa è la mia nostalgia

che in ognuno

mi traspare

ora ch'è notte

che la mia vita mi pare

una corolla

di tenebre.

Questa è la prima strofa della lirica ‘’Fiumi’’ dell’ermetico Giuseppe

Ungaretti che fu composta sul fronte di Cotici il 16 Agosto 1916,

mentre si trovava a combattere come soldato semplice, aggregato al

19esimo Reggimento della Brigata Brescia sul fronte del Carso

durante la Grande Guerra. Nel primo verso è presente una

personificazione in quanto si compara la figura dell’albero a quella di

una persona mutilata dalle bombe fatte esplodere in guerra,

successivamente compare la parola dolina che ci riconduce all’area di

battaglia del Carso caratteristica per le sue buche a forma di cratere.

Ungaretti mette in relazione anche la sua desolazione a quella di un

circo vuoto nel momento in cui non si tengono gli spettacoli.

Questa poesia è la sua carta d’identità e parla di quattro fiumi:

L’Isonzo, il Serchio, il Nilo e il Senna che rappresentano le tappe più

importanti della sua vita.

Si può notare che immergendosi nell’Isonzo Ungaretti raggiunge una

forma di pace ed armonia che lo porta a riconciliarsi alla vita anche

grazie all’acqua, elemento primordiale, ed a riflettere sui tre fiumi che

hanno segnato la sua vita. Il Serchio, il fiume che scorre in Lucchesia,

ovvero la zona da dove proveniva la sua famiglia. Il Nilo, il fiume che

attraversa l’Egitto dove nacque e trascorse la sua giovinezza e la

Senna di Parigi dalle acque torbide associate alle sue polemiche negli

ambienti Avanguardisti, dopo la sua formazione artistica e spirituale.

Molto evidente è l’influsso autobiografico che caratterizza questa

poesia, appartenente alla raccolta di ‘’Porto sepolto’’ del 1916 in cui

predomina il tema della guerra, associato alla volontà di vivere, alla

fratellanza e ai ricordi, nonché il motivo della natura che richiama il

panismo dannunziano, ma esclude ogni sensualismo. C’è da notare

anche il suo linguaggio con richiami al cattolicesimo, facendo

riferimento all’acqua come elemento di purificazione, all’uso della

parola ‘’reliquia’’ riconducibile al mondo cattolico e con la frase ‘’me

ne sono andato come un acrobata sull’acqua’’, associando questa

azione a quella di Cristo che cammina sulle acque. ‘’I fiumi’’ si articola

in quattro parti.

Prima Parte: E’ notte ed il poeta abbandonato in una dolina vuota e

triste si lascia trascinare dai ricordi, osservando il cielo.

Seconda Parte: Il poeta una mattina si immerge nell’Isonzo ritrovando

un equilibrio con la natura e con l’universo che gli regala un raro

momento di felicità e di pace.

Terza parte: Le acque dell’Isonzo gli fanno affiorare nella mente le tre

tappe della sua vita associate ai tre fiumi.

Quarta parte: La lunga rievocazione si chiude con un improvviso

ritorno al presente. Dal passato prossimo e dall’imperfetto il poeta fa

ricorso bruscamente all’uso del presente per ricondurci alla nostalgia.

‘’Porto sepolto’’ subì diversi cambiamenti nel corso degli anni, infatti

nel 1919 fu inserita in una raccolta più ampia, ‘’Allegria di naufragi’’,

il cui titolo allude al naufragio della civiltà europea travolta dalla

guerra. Nel 1931, invece, fu ripubblicata con modifiche e con il nuovo

titolo ‘’Allegria’’, con l’intento di apportare un significato positivo a

seguito dell’approdo a una nuova concezione esistenziale. Questa

poesia riprende l’essenza espressiva della parola sull’esempio del

Simbolismo, corrente a cui appartiene il suo poeta ispiratore quale

Rimbaud Mallarmè, e questo assegna anche un significato segreto alla

poesia, da noi indecifrabile. Dal punto di vista strutturale ’’Allegria’’ si

divide in cinque sezioni, ovvero ‘’Ultime’’ (titolo che indica il

superamento della poesia giovanile), ‘’Il porto sepolto’’, ‘’Naufragi’’,

‘’Girovago’’ e ‘’Prime’’ (allusione al nuovo modo di poetare).

La prima edizione di questa raccolta è riconducibile alla prima fase

caratterizzata dallo sperimentalismo linguistico che ne fa di Ungaretti

il solo innovatore, dalla condizione universale derivatagli dall’influsso

della poesia simbolista francese conosciuta grazie ad Apollinaire,

nonché da una forte componente autobiografica, in accordo all’idea di

Proust, il quale affermava che un’opera non può essere autentica se

non risente delle confessioni del poeta. Questa fu la fase che gli

permise di raggiungere il suo successo mediante le innovazioni

stilistiche che lo contraddistinguono dal tradizionale modo di poetare,

anche sull’esempio dei futuristi conosciuti a Parigi che lo invitarono a

collaborare con la rivista ‘’Lacerba’’.

Le innovazioni riguardano:

-L’abolizione della punteggiatura, sostituita con spazi bianchi;

-Il rifiuto della lingua aulica e retorica di D’Annunzio;

-L’essenzialità della parola (aspetto che culmina nella poesia

‘’Mattina’’)

-Lo sconvolgimento della sintassi (come con l’uso dell’enjambent per

rompere i nessi logici)

-Il rifiuto delle forme metriche tradizionali (ad esempio l’abolizione

delle rime).

Il suo sperimentalismo fa sì che la poesia sia composta mediante un

linguaggio scarno, non solo per la difficoltà nel reperire materiale

cartaceo durante la guerra, ma anche con l’obiettivo di lasciar

riflettere sul significato profondo delle parole.

La sua seconda fase invece, coincide con la raccolta ‘’Sentimento del

tempo’’ dove i contenuti risentono di una dimensione malinconica,

impressa nella poesia ‘’In memoria’’ dedicata all’amico d’infanzia

Mohammed Sceab, morto suicida a causa delle difficoltà avute nella

fase di integrazione nella comunità parigina, ma anche religiosa in

quanto nel 1928 abbracciò definitivamente la fede Cristiana che lo

portò a riflettere sulla morte e sul tempo, argomento che aveva

suscitato in lui particolare interesse già durante i suoi corsi

universitari alla Sorbona e al College de France, tenuti da Henri

Bergson sulla concezione del tempo visto in modo frammentato e

diviso in parti uguali o vissuto come istanti dipendenti dalle nostre

emozioni. Le novità della raccolta consistono nella scelta di una

sintassi strutturata, nel recupero della punteggiatura e delle forme

metriche tradizionali, in particolare dell’endecasillabo, in linea con il

clima ideologico dell’Europa tra le due guerre che aspirava a un

ritorno all’ordine e con l’esempio dei classici italiani presi come

modello in quel periodo con l’esigenza di ricostruire la sua identità.

Questa fase venne definita dai critici come barocco ungarettiano, dato

che si ispira non solo come abbiamo già detto ai classici, ma anche al

vitalismo dell’età barocca. L’interesse per il Barocco coincise con il suo

soggiorno romano.

‘’Il dolore’’, invece, segna il passaggio alla terza fase della poesia in

cui emerge la sensazione del vuoto derivata dalla perdita del suo figlio

Antonietto di soli nove anni avuto con Jeanne Dupoix, per un

appendicite malcurata, mentre si trovava a San Paolo nel 1936 per

ricoprire una cattedra di letteratura italiana, e del suo unico fratello

Costantino, ma anche per il dissenso che aveva riguardo la seconda

guerra mondiale. Questa raccolta è definita il ‘’diario del tormento’’

ed è la più amata dall’autore, tuttavia anche qui troviamo

l’autobiografismo. Le strofe tendono a diventare più lunghe ed è

presente un frequente ricorso alle analogie che riconducono alla

distruzione e alla morte.

Riconducibili a questa fase sono anche le opere ‘’Un grido e

paesaggi’’, ‘’Il taccuino del vecchio’’ e ‘’La terra promessa’’. Dal punto

di vista politico Ungaretti negli anni giovanili entrò in contatto con dei

fuoriusciti anarchici attraverso la frequentazione della ‘’Baracca

Rossa’’ che ebbe come organizzatore Enrico Pea, trasferitosi a

lavorare in Egitto. Nel 1925 decise di aderire al fascismo firmando il

Manifesto degli intellettuali fascisti. La riflessione degli ultimi anni

conduce l’autore a un progressivo distacco dalla vita che lo spinge a

guardare le cose terrene da un punto di vista privilegiato ed ammirare

sempre più la compostezza formale, conservando comunque la

complessità delle strutture sintattiche. Pur nella loro diversità le tre

fasi della produzione di Ungaretti sono caratterizzate dalla ricerca

della potenzialità espressiva della parola. La fase che consentì al

poeta di ottenere successo fu la prima basata sull’anticlassicismo,

criticata inizialmente da Francesco Flora che la definì dal carattere

frammentato e poi elogiata da Contini negli anni Cinquanta, che lo

definì il solo ‘’innovatore’’. Idea centrale nella mente del poeta era

l’attenzione che poneva in modo da far coincidere vita e letteratura,

ciò si può notare dalla sua composizione nel 1969 della raccolta ‘’Vita

d’un uomo’’. Ungaretti, inoltre si inserisce nel contesto europeo della

letteratura, dato che nacque ad Alessandria d’Egitto, paese aperto a

varie culture, ciò si evince anche analizzando le nazionalità delle

donne che lo accudirono dopo la morte del padre, ovvero una balia

sudanese e un’anziana croata. Se ogni esperienza poetica del

Novecento è stata influenzata dalla lezione ungarettiana, è

soprattutto la corrente dell’Ermetismo, di cui Ungaretti fu considerato

il precursore, a presentare consistenti tratti comuni. I suoi anni

giovanili invece sono caratterizzati da diversi episodi, come la morte

del padre impegnato nella costruzione del canale di Suez nel 1890,

quando il giovane poeta aveva solo due anni, l’ammirazione, durante

gli anni dell’Ecole Suisse Jacot per Baudelaire, Leopardi, Carducci,

Pascoli, D’Annunzio e Mallarmé, l’impegno nella scrittura e

nell’attività di traduttore e soprattutto il suo schieramento in guerra

su posizioni interventiste. Questo desiderio gli derivò dalla necessità

di sentirsi parte dell’Italia a causa proprio delle sue origini.

Particolarmente accentuati in lui erano gli ideali patriottici e

nazionalistici. Fu quindi inviato a combattere prima sull’altopiano del

Carso e poi nel 1918 sul fronte francese Champagne. Tuttavia

l’esperienza del fronte e il quotidiano confronto con la morte lo

portarono a prendere coscienza dell’assurdità di quel massacro fino al

punto di riscoprire i valori della vita e della fratellanza, come si evince

dalla sua famosa frase ‘’Posso essere un rivoltoso, ma non amo la

guerra, sono anzi un uomo della pace’’. Egli compose le sue famose

poesie di guerra proprio mentre si trovava sul fronte, scrivendo su

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