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METEOROLOGIA ELETTROTECNIC
A YURI SCARZELLETTI
V A INDIRIZZO COPERTA
ISTITUTO TECNICO NAUTICO ‘’G. CABOTO’’
A.S. 2013-2014
‘’FIUMI’’
Cotici il 16 agosto 1916.
Mi tengo a quest'albero mutilato
abbandonato in questa dolina
che ha il languore
di un circo prima o dopo lo spettacolo
e guardo
il passaggio quieto
delle nuvole sulla luna
Stamani mi sono disteso
in un'urna d'acqua
e come una reliquia
ho riposato
L'Isonzo scorrendo
mi levigava
come un suo sasso
Ho tirato su
le mie quattr'ossa
e me ne sono andato
come un acrobata
sull'acqua
Mi sono accoccolato
vicino ai miei panni
sudici di guerra
e come un beduino
mi sono chinato a ricevere
il sole
Questo è l'Isonzo
e qui meglio
mi sono riconosciuto
una docile fibra
dell’universo
Il mio supplizio
è quando
non mi credo
in armonia
Ma quelle occulte
mani
che m'intridono
mi regalano
la rara
felicità
Ho ripassato
le epoche
della mia vita
Questi sono
i miei fiumi
Questo è il Serchio
al quale hanno attinto
duemil'anni forse
di gente mia campagnola
e mio padre e mia madre
Questo è il Nilo
che mi ha visto
nascere e crescere
e ardere d'inconsapevolezza
nelle estese pianure
Questa è la Senna
e in quel suo torbido
mi sono rimescolato
e mi sono conosciuto
Questi sono i miei fiumi
contati nell'Isonzo
Questa è la mia nostalgia
che in ognuno
mi traspare
ora ch'è notte
che la mia vita mi pare
una corolla
di tenebre.
Questa è la prima strofa della lirica ‘’Fiumi’’ dell’ermetico Giuseppe
Ungaretti che fu composta sul fronte di Cotici il 16 Agosto 1916,
mentre si trovava a combattere come soldato semplice, aggregato al
19esimo Reggimento della Brigata Brescia sul fronte del Carso
durante la Grande Guerra. Nel primo verso è presente una
personificazione in quanto si compara la figura dell’albero a quella di
una persona mutilata dalle bombe fatte esplodere in guerra,
successivamente compare la parola dolina che ci riconduce all’area di
battaglia del Carso caratteristica per le sue buche a forma di cratere.
Ungaretti mette in relazione anche la sua desolazione a quella di un
circo vuoto nel momento in cui non si tengono gli spettacoli.
Questa poesia è la sua carta d’identità e parla di quattro fiumi:
L’Isonzo, il Serchio, il Nilo e il Senna che rappresentano le tappe più
importanti della sua vita.
Si può notare che immergendosi nell’Isonzo Ungaretti raggiunge una
forma di pace ed armonia che lo porta a riconciliarsi alla vita anche
grazie all’acqua, elemento primordiale, ed a riflettere sui tre fiumi che
hanno segnato la sua vita. Il Serchio, il fiume che scorre in Lucchesia,
ovvero la zona da dove proveniva la sua famiglia. Il Nilo, il fiume che
attraversa l’Egitto dove nacque e trascorse la sua giovinezza e la
Senna di Parigi dalle acque torbide associate alle sue polemiche negli
ambienti Avanguardisti, dopo la sua formazione artistica e spirituale.
Molto evidente è l’influsso autobiografico che caratterizza questa
poesia, appartenente alla raccolta di ‘’Porto sepolto’’ del 1916 in cui
predomina il tema della guerra, associato alla volontà di vivere, alla
fratellanza e ai ricordi, nonché il motivo della natura che richiama il
panismo dannunziano, ma esclude ogni sensualismo. C’è da notare
anche il suo linguaggio con richiami al cattolicesimo, facendo
riferimento all’acqua come elemento di purificazione, all’uso della
parola ‘’reliquia’’ riconducibile al mondo cattolico e con la frase ‘’me
ne sono andato come un acrobata sull’acqua’’, associando questa
azione a quella di Cristo che cammina sulle acque. ‘’I fiumi’’ si articola
in quattro parti.
Prima Parte: E’ notte ed il poeta abbandonato in una dolina vuota e
triste si lascia trascinare dai ricordi, osservando il cielo.
Seconda Parte: Il poeta una mattina si immerge nell’Isonzo ritrovando
un equilibrio con la natura e con l’universo che gli regala un raro
momento di felicità e di pace.
Terza parte: Le acque dell’Isonzo gli fanno affiorare nella mente le tre
tappe della sua vita associate ai tre fiumi.
Quarta parte: La lunga rievocazione si chiude con un improvviso
ritorno al presente. Dal passato prossimo e dall’imperfetto il poeta fa
ricorso bruscamente all’uso del presente per ricondurci alla nostalgia.
‘’Porto sepolto’’ subì diversi cambiamenti nel corso degli anni, infatti
nel 1919 fu inserita in una raccolta più ampia, ‘’Allegria di naufragi’’,
il cui titolo allude al naufragio della civiltà europea travolta dalla
guerra. Nel 1931, invece, fu ripubblicata con modifiche e con il nuovo
titolo ‘’Allegria’’, con l’intento di apportare un significato positivo a
seguito dell’approdo a una nuova concezione esistenziale. Questa
poesia riprende l’essenza espressiva della parola sull’esempio del
Simbolismo, corrente a cui appartiene il suo poeta ispiratore quale
Rimbaud Mallarmè, e questo assegna anche un significato segreto alla
poesia, da noi indecifrabile. Dal punto di vista strutturale ’’Allegria’’ si
divide in cinque sezioni, ovvero ‘’Ultime’’ (titolo che indica il
superamento della poesia giovanile), ‘’Il porto sepolto’’, ‘’Naufragi’’,
‘’Girovago’’ e ‘’Prime’’ (allusione al nuovo modo di poetare).
La prima edizione di questa raccolta è riconducibile alla prima fase
caratterizzata dallo sperimentalismo linguistico che ne fa di Ungaretti
il solo innovatore, dalla condizione universale derivatagli dall’influsso
della poesia simbolista francese conosciuta grazie ad Apollinaire,
nonché da una forte componente autobiografica, in accordo all’idea di
Proust, il quale affermava che un’opera non può essere autentica se
non risente delle confessioni del poeta. Questa fu la fase che gli
permise di raggiungere il suo successo mediante le innovazioni
stilistiche che lo contraddistinguono dal tradizionale modo di poetare,
anche sull’esempio dei futuristi conosciuti a Parigi che lo invitarono a
collaborare con la rivista ‘’Lacerba’’.
Le innovazioni riguardano:
-L’abolizione della punteggiatura, sostituita con spazi bianchi;
-Il rifiuto della lingua aulica e retorica di D’Annunzio;
-L’essenzialità della parola (aspetto che culmina nella poesia
‘’Mattina’’)
-Lo sconvolgimento della sintassi (come con l’uso dell’enjambent per
rompere i nessi logici)
-Il rifiuto delle forme metriche tradizionali (ad esempio l’abolizione
delle rime).
Il suo sperimentalismo fa sì che la poesia sia composta mediante un
linguaggio scarno, non solo per la difficoltà nel reperire materiale
cartaceo durante la guerra, ma anche con l’obiettivo di lasciar
riflettere sul significato profondo delle parole.
La sua seconda fase invece, coincide con la raccolta ‘’Sentimento del
tempo’’ dove i contenuti risentono di una dimensione malinconica,
impressa nella poesia ‘’In memoria’’ dedicata all’amico d’infanzia
Mohammed Sceab, morto suicida a causa delle difficoltà avute nella
fase di integrazione nella comunità parigina, ma anche religiosa in
quanto nel 1928 abbracciò definitivamente la fede Cristiana che lo
portò a riflettere sulla morte e sul tempo, argomento che aveva
suscitato in lui particolare interesse già durante i suoi corsi
universitari alla Sorbona e al College de France, tenuti da Henri
Bergson sulla concezione del tempo visto in modo frammentato e
diviso in parti uguali o vissuto come istanti dipendenti dalle nostre
emozioni. Le novità della raccolta consistono nella scelta di una
sintassi strutturata, nel recupero della punteggiatura e delle forme
metriche tradizionali, in particolare dell’endecasillabo, in linea con il
clima ideologico dell’Europa tra le due guerre che aspirava a un
ritorno all’ordine e con l’esempio dei classici italiani presi come
modello in quel periodo con l’esigenza di ricostruire la sua identità.
Questa fase venne definita dai critici come barocco ungarettiano, dato
che si ispira non solo come abbiamo già detto ai classici, ma anche al
vitalismo dell’età barocca. L’interesse per il Barocco coincise con il suo
soggiorno romano.
‘’Il dolore’’, invece, segna il passaggio alla terza fase della poesia in
cui emerge la sensazione del vuoto derivata dalla perdita del suo figlio
Antonietto di soli nove anni avuto con Jeanne Dupoix, per un
appendicite malcurata, mentre si trovava a San Paolo nel 1936 per
ricoprire una cattedra di letteratura italiana, e del suo unico fratello
Costantino, ma anche per il dissenso che aveva riguardo la seconda
guerra mondiale. Questa raccolta è definita il ‘’diario del tormento’’
ed è la più amata dall’autore, tuttavia anche qui troviamo
l’autobiografismo. Le strofe tendono a diventare più lunghe ed è
presente un frequente ricorso alle analogie che riconducono alla
distruzione e alla morte.
Riconducibili a questa fase sono anche le opere ‘’Un grido e
paesaggi’’, ‘’Il taccuino del vecchio’’ e ‘’La terra promessa’’. Dal punto
di vista politico Ungaretti negli anni giovanili entrò in contatto con dei
fuoriusciti anarchici attraverso la frequentazione della ‘’Baracca
Rossa’’ che ebbe come organizzatore Enrico Pea, trasferitosi a
lavorare in Egitto. Nel 1925 decise di aderire al fascismo firmando il
Manifesto degli intellettuali fascisti. La riflessione degli ultimi anni
conduce l’autore a un progressivo distacco dalla vita che lo spinge a
guardare le cose terrene da un punto di vista privilegiato ed ammirare
sempre più la compostezza formale, conservando comunque la
complessità delle strutture sintattiche. Pur nella loro diversità le tre
fasi della produzione di Ungaretti sono caratterizzate dalla ricerca
della potenzialità espressiva della parola. La fase che consentì al
poeta di ottenere successo fu la prima basata sull’anticlassicismo,
criticata inizialmente da Francesco Flora che la definì dal carattere
frammentato e poi elogiata da Contini negli anni Cinquanta, che lo
definì il solo ‘’innovatore’’. Idea centrale nella mente del poeta era
l’attenzione che poneva in modo da far coincidere vita e letteratura,
ciò si può notare dalla sua composizione nel 1969 della raccolta ‘’Vita
d’un uomo’’. Ungaretti, inoltre si inserisce nel contesto europeo della
letteratura, dato che nacque ad Alessandria d’Egitto, paese aperto a
varie culture, ciò si evince anche analizzando le nazionalità delle
donne che lo accudirono dopo la morte del padre, ovvero una balia
sudanese e un’anziana croata. Se ogni esperienza poetica del
Novecento è stata influenzata dalla lezione ungarettiana, è
soprattutto la corrente dell’Ermetismo, di cui Ungaretti fu considerato
il precursore, a presentare consistenti tratti comuni. I suoi anni
giovanili invece sono caratterizzati da diversi episodi, come la morte
del padre impegnato nella costruzione del canale di Suez nel 1890,
quando il giovane poeta aveva solo due anni, l’ammirazione, durante
gli anni dell’Ecole Suisse Jacot per Baudelaire, Leopardi, Carducci,
Pascoli, D’Annunzio e Mallarmé, l’impegno nella scrittura e
nell’attività di traduttore e soprattutto il suo schieramento in guerra
su posizioni interventiste. Questo desiderio gli derivò dalla necessità
di sentirsi parte dell’Italia a causa proprio delle sue origini.
Particolarmente accentuati in lui erano gli ideali patriottici e
nazionalistici. Fu quindi inviato a combattere prima sull’altopiano del
Carso e poi nel 1918 sul fronte francese Champagne. Tuttavia
l’esperienza del fronte e il quotidiano confronto con la morte lo
portarono a prendere coscienza dell’assurdità di quel massacro fino al
punto di riscoprire i valori della vita e della fratellanza, come si evince
dalla sua famosa frase ‘’Posso essere un rivoltoso, ma non amo la
guerra, sono anzi un uomo della pace’’. Egli compose le sue famose
poesie di guerra proprio mentre si trovava sul fronte, scrivendo su