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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2009

Titolo: L'influenza del progresso sulla società 

Autore: Consalvo Filippo

Scuola: Liceo scientifico

Descrizione: Un tema che ha sempre interessato l'uomo nel corso dei tempi è stato quello del cambiamento, del mutamento del normale ordine di ciò che lo circonda, della rottura degli equilibri e delle certezze sui quali si basa. Sotto questo punto di vista, l'uomo ha sempre temuto il cambiamento, rivelando la sua grande paura di fronte all'enormità  della vita che lo circonda: conquistatore di terre e dominatore della natura, egli perde quest'immagine di potenza quando si ritrova a subire il corso incontrollabile degli eventi, che spesso lo conducono, lentamente ma inesorabilmente, all'alba di una società  nuova, di un nuovo equilibrio, dopo aver sconvolto in maniera più o meno decisiva le certezze sulle quali era fondata la sua mentalità . Così, l'uomo ha solitamente temuto e osteggiato il cambiamento, consapevole di ciò che stava vivendo, ignaro di ciò che avrebbe vissuto in futuro; ma, nonostante quest'atteggiamento, che lo ha accompagnato più o meno in tutti i secoli, l'uomo non ha mai potuto fermare il progresso, continuo, talvolta invisibile, graduale e costante, progressivo, appunto. Il progresso, l'incessante evolvere e mutare dei rapporti sociali, delle idee, delle conoscenze, delle confessioni, ha sempre determinato le azioni degli uomini, portato a grandi eventi, imposto determinate concezioni su altre, aperto nuove frontiere, condotto alla scoperta di luoghi remoti e nascosti. Tuttavia, il progresso è, a sua volta, il risultato di eventi che lo hanno preceduto, che hanno imposto le condizioni indispensabili al "cambiamento dei tempi", portando alla nascita di nuove società . Si tratta dunque di un intreccio di cause e conseguenze reciproche che procedono dall'inizio dei tempi, attive ed inarrestabili, artefici, di volta in volta, dei "periodi" che caratterizzano la storia umana. Ciascun tipo di progresso, scientifico, tecnologico, ideologico, economico, sociale, politico, ha sempre esercitato la sua influenza sulla formazione delle condizioni necessarie al cambiamento, all'evoluzione e al passaggio ad un periodo successivo, sia che esso presentasse attributi migliori, sia che fossero peggiori; anche il cosiddetto "regresso", quindi, deve essere considerato come una forma di progresso, come superamento di una precedente situazione in favore di una nuova. Infatti, così come alle scoperte scientifiche del 1600 (Galilei, Copernico, Keplero) seguì il cosiddetto "Secolo dei Lumi" (elogiato come il periodo in cui l'uomo riscoprì la fiducia nelle sue capacità  razionali), così alla decadenza dell'Impero Romano d'Occidente seguirono i "Secoli Bui", neri periodi di epidemie e carestie. Ad ogni modo, ciascun periodo nella storia umana ha determinato l'evolversi di quello successivo, sino ai giorni nostri, dimostrando di fatto come il progresso sia stato un processo sempre attivo nella storia e lo sia tuttora, influenzando a sua volta la società  di ogni periodo, in maniera totale e unica in ogni momento.

Area: umanistica

Materie trattate: Italiano (Pascoli, Futurismo, Ungaretti, Saba); Filosofia (Nietzsche, Marx); Geografia Astronomica (Il Sole e la Luna).

Bibliografia: 1) Luperini et alii, La scrittura e l'interpretazione, ed. arancione, vol. III, tomo II, G.B. Palumbo editore, Firenze 2007;

2) Di Sacco, Le basi della letteratura, vol. III, tomo A, Ed. Scolastiche Bruno Mondadori, Milano 2007

3) Cioffi et alii, Agorà  - Ottocento e Novecento, vol. III, Ed. Scolastiche Bruno Mondadori, Milano 2008

4) Palmieri, Parotto, Il Globo terrestre e la sua evoluzione, ed. sesta, Zanichelli editore, Bologna 2008

Estratto del documento

Figura 2 - gli effetti del progresso sull'architettura un secolo dopo

Figura 1 - gli effetti del progresso sull'architettura agli

inizi del '900

I ,

L CAMBIAMENTO E IL PROGRESSO MICROEVOLUZIONI E MACROEVOLUZIONI

La società è in continua evoluzione, ogni istante è unico e irripetibile.

L’influenza determinata dal progresso sulla società è di rilevanza fondamentale

Un tema che ha sempre interessato l’uomo nel corso dei tempi è stato quello del cambiamento, del

mutamento del normale ordine di ciò che lo circonda, della rottura degli equilibri e delle certezze

sui quali si basa. Sotto questo punto di vista, l’uomo ha sempre temuto il cambiamento, rivelando la

paura di fronte all’enormità della vita che lo circonda: conquistatore di terre e

sua grande

dominatore della natura, egli perde quest’immagine di potenza quando si ritrova a subire il corso

all’alba di

incontrollabile degli eventi, che spesso lo conducono, lentamente ma inesorabilmente,

una società nuova, di un nuovo equilibrio, dopo aver sconvolto in maniera più o meno decisiva le

certezze sulle quali era fondata la sua mentalità.

Così, l’uomo ha solitamente temuto e osteggiato il cambiamento, consapevole di ciò che stava

vivendo, ignaro di ciò che avrebbe vissuto in futuro; ma, nonostante quest’atteggiamento, che lo ha

accompagnato più o meno in tutti i secoli, l’uomo non ha mai potuto fermare il progresso, continuo,

talvolta invisibile, graduale e costante, progressivo, appunto.

Il progresso, l’incessante evolvere e mutare dei rapporti sociali, delle idee, delle conoscenze, delle

confessioni, ha sempre determinato le azioni degli uomini, portato a grandi eventi, imposto

determinate concezioni su altre, aperto nuove frontiere, condotto alla scoperta di luoghi remoti e

nascosti. Tuttavia, il progresso è, a sua volta, il risultato di eventi che lo hanno preceduto, che hanno

imposto le condizioni indispensabili al “cambiamento dei tempi”, portando alla nascita di nuove

società. Si tratta dunque di un intreccio di cause e conseguenze reciproche che procedono dall’inizio

dei tempi, attive ed inarrestabili, artefici, di volta in volta, dei “periodi” che caratterizzano la storia

umana.

Ciascun tipo di progresso, scientifico, tecnologico, ideologico, economico, sociale, politico, ha

sempre esercitato la sua influenza sulla formazione delle condizioni necessarie al cambiamento,

all’evoluzione e al passaggio ad un periodo successivo, sia che esso presentasse attributi migliori,

sia che fossero peggiori; anche il cosiddetto “regresso”, quindi, deve essere considerato come una

forma di progresso, come superamento di una precedente situazione in favore di una nuova.

Infatti, così come alle scoperte scientifiche del 1600 (Galilei, Copernico, Keplero) seguì il

cosiddetto “Secolo dei Lumi” (elogiato come il periodo in cui l’uomo riscoprì la fiducia nelle sue

capacità razionali), così alla decadenza dell’Impero Romano d’Occidente seguirono i “Secoli Bui”,

neri periodi di epidemie e carestie.

Ad ogni modo, ciascun periodo nella storia umana ha determinato l’evolversi di quello successivo,

sino ai giorni nostri, dimostrando di fatto come il progresso sia stato un processo sempre attivo nella

storia e lo sia tuttora, influenzando a sua volta la società di ogni periodo, in maniera totale e unica in

2

ogni momento. tanto fastidioso per l’uomo perché portatore non

Tutto ciò vuole dimostrare come il cambiamento,

solo di eventi nuovi, ma anche di sconosciuti che egli teme di non saper affrontare, sia un elemento

ineliminabile della sua storia, difficilmente arginabile ed anzi necessario e indispensabile, se

considerato dall’uomo, che fondamentalmente ne ha un bisogno inconscio, quale momento di

rinnovamento, purificazione e, in definitiva, di evoluzione.

Anche se ne temiamo le possibili conseguenze negative (ne sono un esempio la sfiducia dovuta alla

crisi economica e le preoccupazioni sulle condizioni ambientali dei tempi più recenti) noi siamo

parte integrante del progresso e lo realizziamo ogni giorno, ogni istante, ogni attimo.

Una nostra azione piuttosto che un’altra, anche la più banale, rivoluziona completamente ciò che

verrà immediatamente dopo, condizionandolo precisamente e determinando così una particolare

che un’altra. L’insieme di tutte queste “microevoluzioni” sono influenzate ed

evoluzione piuttosto

influenzano a loro volta le “macroevoluzioni” definite dal mutare o meno dei sistemi economico,

politico, sociale, ideologico e religioso. Una particolare scoperta scientifica può influire su alcuni di

questi sistemi, o addirittura su tutti o nessuno; ma indipendentemente da ciò quella scoperta ha un

effetto, un’influenza indiscutibile sul mutamento (o meno) della società: ne determina

l’evoluzione, l’involuzione o il consolidamento.

Per traslazione, se grandi cambiamenti (chiamati in questo caso macroevoluzioni) influiscono in

riescono comunque a ricoprire anch’essi,

grande misura, piccoli cambiamenti (le microevoluzioni)

data la loro quantità pressoché infinita (ovvero quasi infinitamente più numerose della

macroevoluzioni), un importante ruolo nell’evoluzione (o progresso) della società. Ciascuno di noi,

quindi, e ciascuna nostra azione, così come quella di ogni altro essere vivente, costituiscono un

e ne determinano l’evoluzione in un senso e uno solo, quello

elemento fondamentale del progresso,

che vediamo, che non potrebbe essere diverso proprio perché ogni istante si è formato con quelle

precise e determinate azioni e non con altre: esso, determinato dagli istanti subito precedenti,

condizionerà inevitabilmente quelli successivi, rivelandosi così indispensabile, unico e

fondamentale.

Non si tratta di una visione all’insegna del determinismo, segnata dalla presenza incontrastata di un

destino prestabilito e superiore, semplicemente si vuole dimostrare come una visione lineare del

tempo, in continua evoluzione, non debba necessariamente partire da un inizio ed essere rivolta

verso un fine (contrariamente a quanto affermava Nietzsche), né tantomeno svalutare l’importanza

momento (vs Nietzsche), il quale invece si presenta, secondo quest’ottica, più

del singolo

importante che mai.

Concludendo, secondo quanto sostenuto, il progresso è continuo, inarrestabile, sempre rivolto in

avanti, determinato da ciascuna nostra azione, determinante ciascuna nostra azione, conseguenza

del periodo precedente e causa del periodo successivo: la sua influenza sulla società, dunque, è di

rilevanza fondamentale. 3

L , , ,

A CULTURA LA LETTERATURA LE IDEOLOGIE LA SOCIETÀ E LE LINEE DI

PENSIERO CHE SI EVOLVONO CON IL PROGRESSO

Dall’Ottocento Naturalista alla nuova letteratura nel Novecento

In questo senso è evidente il collegamento col periodo che va dalla metà circa dell’Ottocento sino ai

giorni nostri, segnato da un rapido e tumultuoso sviluppo della società, del suo sistema economico,

dei rapporti politici e anche delle correnti di pensiero.

E’ significativo, nel panorama italiano, l’affermarsi della poetica del Verismo, che riprende gli

assunti del Naturalismo francese e direttamente ispirata ad una concezione deterministica secondo

la quale l’uomo è determinato dalla natura, dall’ambiente in cui vive, da ciò che lo circonda, quindi

anche e soprattutto da ciò che lo ha preceduto, ed egli determinerà profondamente ciò che lo

seguirà. l’Europa vive appieno gli effetti della rivoluzione industriale e la

In questo periodo (1878-1890)

nuova classe borghese si afferma soprattutto sul piano economico. Cambiano gli scenari socio-

economici, si afferma un nuovo sistema di mercato (il capitalismo) e nuovi rapporti politici

spodestano più o meno ovunque lo strapotere aristocratico.

Il letterato di questo periodo, fiducioso per la crescente alfabetizzazione portata dalla borghesia,

spera di poter finalmente trovare un pubblico adeguato al quale divulgare le proprie idee e di

riuscire a vivere della propria passione-professione.

Queste condizioni effettivamente si realizzano entrambe, ma in termini nettamente distanti dalle

speranze degli intellettuali. Infatti, mentre il pubblico si allarga come previsto e la nuova economia

favorisce la nascita della figura indipendente dello scrittore (in Italia si affermerà soltanto dopo,

dato il ritardato sviluppo economico e sociale), il controllo dell’editoria passa nelle mani della

borghesia, la quale finisce col sottometterla alla propria mentalità affaristica. La letteratura si

trasforma in un vero e proprio mercato, regolato dai principi della vendita di massa e condizionato

correnti: soddisfare il pubblico diventa l’obiettivo principale,

dalle ideologie socio-politiche spesso

accompagnato da precisi intenti ideologici volti a plagiare l’opinione generale secondo il volere

borghese. Questa trasformazione permette così alla classe proprietaria dell’editoria di divenire

“proprietaria” della cultura, in grado di decidere quale messaggio divulgare e quale impostazione

ideologica trasmettere, con evidenti fini politici.

Molti letterati rifiutano sdegnati tale situazione, altri la accettano spontaneamente, altri ancora

l’artista e l’arte perdono la sacralità

scelgono il compromesso; in ogni caso, però, che avevano

mantenuto sino ad allora, trasformandosi in merce da vendere sul mercato o allontanandosi dalla

società, rinunciando così al proprio ruolo civilizzatore. Una situazione in un certo senso differente si

Italia dove, a causa dell’arretratezza sociale ed economica

registra in

del Paese, i letterati, e soprattutto le figure di Carducci prima e Pascoli

in seguito, riescono a mantenere ancora alto il valore del poeta-vate:

essi si confermano portatori dei valori classici della tradizione, ma già

in Pascoli sono presenti posizioni più vicine al periodo nuovo del

Decadentismo.

Il quindicennio nel quale si manifesta il Decadentismo (1890-1904)

segna il passaggio tra due periodi, la fine definitiva del Romanticismo

borghesia liberale e l’avvio verso un periodo nuovo, quello che

e della

sarà delle avanguardie.

Letterato del suo periodo, Pascoli esprime bene con la sua poetica il

declino della corrente romantica, mentre il suo sperimentalismo

lessicale e metrico rivela l’esigenza di una forma nuova di poesia che

si manifesterà in forma matura solo con l’avvento delle avanguardie. Figura 3 - Giovanni Pascoli

4

Per questo suo particolare atteggiamento, quindi, Pascoli viene considerato l’ultimo poeta

dell’Ottocento, colui che ha dato vita ad una poetica la cui evoluzione è stata influenzata, più di

ogni altra, dalla condizione storica e sociale di questo periodo.

Proprio in questi anni, infatti, si verifica la “grande depressione” e l’industria europea va in crisi.

Dopo un consistente periodo di progresso, praticamente in ogni settore, la società europea si trova

ad affrontare un momento di regresso nel quale si riduce la spinta economica e cambiano gli assetti

politici.

Per limitare i danni e riavviare l’economia, ciascuno Stato mette in pratica politiche di

protezionismo e di espansione coloniale, mentre le grandi industrie finiscono con l’assorbire quelle

minori eliminandone la concorrenza. Così, mentre il potere economico si concentra nelle mani dei

grandi imprenditori, la politica colonialista si trasforma in imperialismo e invita alla conquista

militare in massa. Il regresso economico si trasforma così in progresso politico-militare;

quest’ultima fase del mutamento, che caratterizza il passaggio al nuovo secolo, viene ben

nel quale l’autore manifesta

rappresentata nel discorso di Pascoli La grande Proletaria si è mossa,

tutto il suo entusiasmo per la partecipazione dell’Italia alla conquista coloniale, divenuta ormai

questione di prestigio e di riscatto nazionale necessaria e richiesta anche dal popolo.

Ne vengono riportati alcuni passi:

La grande proletaria si è mossa.

Prima ella mandava altrove i suoi lavoratori che in patria erano troppi e

dovevano lavorare per troppo poco. Li mandava oltre alpi e oltre mare […] a fare

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