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La mia tesina vuole essere una ricerca delle cause che portarono al nazionalsocialismo, e in particolare vuole evidenziare in che modo poté articolarsi ed esprimersi quella pericolosa fusione tra un razzismo di matrice più propriamente culturale, come vedremo, una teoria razziale biologicoscientifica e positivistica ed istanze eugenetiche che fornì lo sfondo teorico alla realizzazione della politica discriminatoria e persecutoria della Germania hitleriana. E’ dunque necessario ricordare nella mia tesina di maturità che la prima componente citata di questa “miscela micidiale ed esplosiva”, ovvero il razzismo culturale, aveva origini prettamente ideologiche e trovano le proprie radici principalmente nell’ambito della cultura romantica e antirazionalista dei primi decenni del XIX secolo.
Storia - Le origini culturali del Terzo Reich; la concezione dell’ebreo.
Latino - La Germania di Tacito.
Storia dell'arte - Pittura: Fidus (Johann Höppener), Architettura e scultura: Hermann Hendrich.
Filosofia - Il neoromanticismo.
La “rivincita” dei Teutoni Alessandro Mele
Le soluzioni a questi problemi ideologici furono ricercati all’interno della fede germanica, ovvero
quella forma mentis che era servita inizialmente a creare un’unità nazionale, e che ora poteva servi-
re a creare un’identità nazionale, se applicata ai nuovi problemi, ad esempio
dell’industrializzazione, per raggiungere in questo modo un’unità più “genuina”. Come citato
nell’introduzione, per raggiungere tale unità la Germania si servì di un complesso di idee partico-
larmente legate ad una fede antico- germanica: un complesso nazional- patriottico, völkisch, ovve-
ro legato al Volk. Volk è il termine, decisamente più ampio del latino
populus, utilizzato dalla nazione tedesca, in particolare
durante il Romanticismo, per indicare un insieme di
individui legati da un’essenza trascendente (natura,
cosmo o mito) in sintonia con la natura dell’uomo,
fonte della sua creatività e della sua comunione con
gli altri membri del Volk. Designa così un complesso
di individui come populus (οἱ πολλοί, la massa), come
δῆµος (come entità statale) e come ἔθνος (comunità
etnica).
Alla base delle ragioni dell’individuazione della Germania
come nazione unificante il Volk per antonomasia, tale da
conservare l’idea di popolo caratterizzato da una purezza
di lingua e di sangue, stava l’origine etimologica, già in-
tuita da Fichte nel “Discorso alla nazione tedesca”, della
parola deutsch (da cui deriva il termine del latino medieva-
le “theudiscus”, “tedesco”, in particolare quel membro ap-
partenente alla tribù germanica dei Teutoni), nel protoger-
manico *þeuda (in gotico: sostantivo þiuda e avverbio þiu-
disko), significante “popolo”.
Nell’ideologia tedesca ciascun individuo è legato agli altri membri del Volk attraverso una co-
mune esperienza emozionale di fusione uomo-
natura, che permette non solo di ritrovare la pro-
pria individualità, il proprio ego nudo e incorrotto,
ma in questo modo l’uomo moderno è in grado di
sottrarsi ai valori industriali e urbani. Come Fidus
ben rappresenta nella Preghiera della luce me-
diante un uomo nudo che si apre al mondo ester-
no, si eleva e cerca di stabilire un contatto con lo
spirito vitale del cosmo, dotato anch’esso di ani-
ma, l’individuo evita di scontrarsi con i pro-
blemi dell’urbanesimo, è piuttosto allettato a
ritirarsi in una nostalgia arcadica che rappre-
senta anche il suo paesaggio natio dove egli ritrova se stesso. La fusione uomo- natura si concre-
La “rivincita” dei Teutoni Alessandro Mele
tizza nel radicamento del membro del Volk nella campagna, in uno stato perciò naturale e rige-
nerativo, per opporsi allo sradicamento rappresentato dalla modernizzazione e dal progresso pro-
vocati dall’industrializzazione, che hanno privato l’uomo della sua individualità creativa.
L’immagine di Diefbach, che vi propongo, ben richiama il
legame Volk- Natur: la successione di generazioni ha deter-
minato un radicamento tanto profondo nella natura tale che
ciascun individuo, così legato alla propria terra, possa rispec-
chiare il proprio paesaggio natio.
Ciò viene anche richiamato nel titolo del pittore Fahrenkrog,
“Der Väter Land”,
letteralmente “La ter-
ra dei padri”, in rapporto al termine “Vaterland”, “patria”:
un uomo mostra al proprio figlio il paesaggio in cui, col
tempo, gli avi si sono stabiliti e fusi in un legame tanto pro-
fondo da “essere diventati” natura. L’anima dell’uomo è an-
che l’anima della natura: la terra è un Vaterland e Der Väter
Land, non solo la patria ma anche la terra degli antenati.
La gioventù tedesca fu profondamente colpita dal movimento romantico dell’ottocento e dalla mi-
stica nazional-patriottica, tanto da aver determinato la formazione di numerosi movimenti giova-
nili tra i quali ricordo quello dei Wandervögel, fon-
damentale per ben comprendere e interpretare le ra-
dicali trasformazioni psicologiche, politiche e sociali
che hanno caratterizzato la Germania nella prima
metà del secolo ventesimo. La moderna società in-
dustriale aveva generato un complesso di rappor-
ti umani paradossali, dove individui, immersi in
nella massa, si sentono soli, sono isolati e vivono
tale isolamento con angoscia e dolore. Il movimen-
to giovanile tedesco dei Wandervögel può essere
considerato una forma di protesta e di disagio del-
le nuove generazioni nei confronti di quella impersonale società urbana costituita dagli adulti e
dalla moderna società industriale. Nacque come reazione alla rigida e autoritaria società tedesca
borghese, e consisteva in un momento di incontro tra soli giovani, in boschi o sui laghi tedeschi,
dove costituire una nuova comunità, una Gemeinschaft (termine ca-
ro poi ai nazisti) in cui si potessero stabilire relazioni umane au-
tentiche e genuine. In questa comunità i giovani non erano sotto-
messi al mondo degli adulti, né soggetti alla rigida disciplina scola-
stica. Si formavano saldi legami comunitari tra pari, tipici della
mentalità del Volk e contrari alla vita isolata dell’individuo nella
massa. Nacque comunque in questo movimento il concetto di
Führer, di cui poi, più tardi, si sarebbe impadronito il nazismo: il leader nasceva dal basso, veniva
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scelto per acclamazione, per il sui carisma e per la sua abilità e tenacia. L’ammirazione per il Führer
veniva espressa mediante il saluto Heil, accompagnato dal braccio destro teso verso l’alto. Il movi-
mento giovanile non anticipò in questo modo solo l’elemento della simbologia nazista, ma formulò
una modalità nuova di concepire il rapporto tra capo e gregari tipico dei regimi totalitari del
Novecento.
Il movimento dei Wandervögel assunse uno spiccato carattere romantico: gite in montagna per
uscire dall’artificiale vita cittadina, immersione in pae-
saggi germanici per poter ritrovare l’anima più vera e vi-
tale di sé, escursioni per ristabilire il contatto con la natu-
ra perso con l’avvento dell’industrializzazione. Si cerca-
va di evitare ogni forma di cortesia borghese e si sole-
va perciò darsi del tu; si camminava, o, meglio, si “zoc-
colava” per le strade cantando a squarciagola, si ballava
nelle piazze e si pernottava nel bosco o nei fienili. Il ge-
nuino contatto con la natura spingeva in direzione del
nudismo e talvolta di una notevole libertà sessuale. Inol-
tre il giovane nella comunità dei Wandervögel si sentiva parte di una comunità che, vista in modo
più ampio, si identificava nella Nation stessa: i giovani erano disposti ad agire per essa, salvando
così il Volk, e in questo modo si spiega il motivo di tanto
entusiasmo per la guerra e per il nazismo.
Già nel movimento dei Wandervögel cominciò, dunque, ad
esserci quel profondo legame romantico tra sangue e
suolo espresso mediante il sintagma Blut und Boden, lar-
gamente utilizzato da Adolf Hitler nei discorsi di propa-
ganda del Terzo Reich.
Il legame sangue- suolo fu riscontrato dai teorici del
Volk anche nei testi tacitiani, dal momento che si riteneva
che già lo storico latino avesse notato la purezza di una razza primordiale modellata dalla natura
(processo che definiamo “determinismo geografico”),
teorizzando un Urvolk incontaminato. La Germania
di Tacito fu ampiamente utilizzata dai teorici del Volk,
che presero per oro colato le descrizioni dello storico
romano, dilatando le qualità attribuite ai germani alla
propria cultura, al proprio ceppo e alla propria purezza
razziali, nonché alle proprie concezioni religiose e mi-
tologiche. Dimenticarono tuttavia gli scopi propa-
gandistici propri della Germania: dimostrare la deca-
denza dei costumi dei romani in opposizione alle virtù
dei germani e alla loro fresca energia.
La “rivincita” dei Teutoni Alessandro Mele
Tacito fu considerato il profeta che aveva riconosciuto l’antica purezza delle virtù tedesche; inoltre,
dall’immagine sfavorevole degli ebrei che dà lo stesso Tacito, che gli storici nazionalpatriottici col-
legavano a una presunta convinzione sua dell’impurità dei giudei, si ricavava l’idea che l’ostilità
tra tedeschi ed ebrei fosse eterna.
Leggendo il capitolo 2 della Germania tacitiana, possiamo apparentemente confermare una teo-
rizzazione dell’Urvolk tedesco, di una razza primordiale caratterizzata da una sua autoctonia:
(2,1) Ipsos Germanos indigenas crediderim minimeque aliarum gentium adventibus et hospitiis mixtos,
quia nec terra olim, sed classibus advehebantur qui mutare sedes quaerebant, et inmensus ultra utque sic
dixerim adversus Oceanus raris ab orbe nostro navibus aditur. [...]
(2,1) Quanto ai Germani, io inclinerei a ritenerli autoctoni e minimamente mescolati dalle inva-
sioni di altre stirpi, perché una volta, coloro che cercavano di cambiare sede, viaggiavano non per
terra ma per mare, e perché l’Oceano, posto al di là, smisurato e per così dire avverso, è toccato da
pochissime navi che giungono dal nostro mondo.
Alla precedente affermazione tacitiana segue, però,
un’argomentazione poco lusinghiera, volontariamente tra-
lasciata dagli storici nazionalpatriottici:
(2, 2) Quis porro, praeter periculum horridi et ignoti maris, Asia
aut Africa aut Italia relicta Germaniam peteret, informem terris,
asperam caelo, tristem cultu adspectuque, nisi si patria sit?
(2,2) E chi mai, oltre al pericolo di un mare ghiacciato e igno-
to, lasciata l’Asia o l’Africa o l’Italia, si dirigerebbe in Ger-
mania, squallida, dal clima rigido, dai costumi selvaggi e dall’aspetto deprimente, a meno che
non fosse la propria patria?
L’atteggiamento pantedesco fu tale da spingere ad una
difesa prioritaria e necessaria dei cosiddetti tipi “mi-
gliori”, cioè “puri”: un argomento che sarebbe stato
affermato da Tacito nel capitolo IV della Germania, in
un passo che ha particolarmente colpito il razzista in-
glese tedeschizzatosi Chamberlain e molti altri naziona-
listi.
(4,1) Ipse eorum opinionibus accedo, qui Germaniae populos
nullis aliis aliarum nationum conubiis infectos, propriam et
sinceram et tantum sui similem gentem extitisse arbitrantur. unde habitus quoque corporum, tamquam in
tanto hominum numero, idem omnibus: truces et caerulei oculi, rutilae comae, magna corpora et tantum ad
impetum valida. laboris atque operum non eadem patientia, minimeque sitim aestumque tolerare, frigora
atque inediam caelo solove adsueverunt.
Io son d’accordo con coloro i quali ritengono che i popoli della Germania, non macchiati da nozze
con elementi di altre nazioni, sono risultati una stirpe a sé stante, pura e simile solo a se stessa. Ne
consegue perciò che l’aspetto fisico è in tutti conforme, nei limiti in cui lo si può dire di una po-
polazione così numerosa: occhi azzurri e fieri, capelli rossi, corpi grandi e buoni solo all’assalto in
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guerra. Non altrettanto sopportano la fatica ed il lavoro; quasi incapaci di sopportare sete e caldo:
sono stati abituati a tollerare pochissimo la sete e il caldo, ma il freddo e la fame, per il clima e per
il suolo. Il segno di “purezza” sarebbe dunque la statura e la con-
formazione fisica straordinariamente simile a quella dei
germani. Ma le diverse lectiones hanno portato ad un pro-
blema di traduzione: al posto di tamquam si attesta in al-
cuni codici anche la variante quamquam. La differenza di
significato non è irrilevante. Tamquam, infatti, attenua il
giudizio di uniformità dei germani ed introduce
l’elemento limitativo: la traduzione del testo tacitiano sareb-
be, dunque, “l’aspetto fisico è in tutti lo stesso, nei limiti in
cui lo si può dire di una popolazione così numerosa”, evidenziando dunque la difficoltà dello stori-
co di poter affermare l’uniformità fisica a causa dell’alto numero di individui nella popolazione.
Quamquam (“nonostante”) accentua al contrario il giudizio di uniformità dei Germani, mo-
strando che questi “sono tutti uguali nonostante siano in tanti”: questa soluzione prevalse in epo-