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Sintesi
Introduzione Droni, tesina


La seguente tesina tratta di tecnologie, disegno e progettazione di sistemi elettronici ed elettrotecnici (TDP / TPSEE) - Assemblaggio del nostro quadricottero.
Contiene:
1-Principi di funzionamento dei multirotori.
2-Componenti di un multirotore.
3-Presentazione del quadricottero assemblato.
4-Storia dei droni.
5-D'Annunzio e il volo su Vienna.

Collegamenti


Elettronica - Componenti elettronici dei multirotori.
Sistemi automatici - Software dei multirotori
Italiano - D'Annunzio
Italiano/Storia - Il volo su Vienna
Storia - Storia dei droni
Estratto del documento

A Fiume il poeta instaurò un dominio personale sfidando lo Stato Italiano: scacciato con le armi, strinse

rapporti con Mussolini e fu celebrato come Padre della Patria dal fascismo, che però, avendone un po’

paura, lo confinò in una suntuosa villa di Gardone. Fu qui che D’Annunzio visse gli ultimi anni: trasformò la

villa in un mausoleo vivente, con suppellettili costose e ricercatissime, statue che lo rappresentavano, lussi

e comodità.

Qui morì, ormai stanco e malato, all’età di 75 anni. Era il 1938. 16

5.2- La poetica

Gabriele d'Annunzio è stato un poeta estremamente versatile, che ha saputo e voluto sperimentare

continuamente nel corso della sua vita. Alla base di tutto, si deve cogliere in lui la volontà di stupire e di

affascinare, che può essere chiaramente intesa sin dagli esordi, quando, in occasione dell'uscita della sua

prima raccolta, Primo vere, appena sedicenne fa pervenire ai giornali locali la falsa notizia della sua morte,

in modo da suscitare interesse attorno alla presunta uscita postuma dell'opera. Dimostra, in questo modo,

la chiara volontà di costruire se stesso come un personaggio, volontà che troviamo sia nei romanzi (il caso

più chiaro è la figura di Andrea Sperelli nel Piacere) sia nel suo mito.

Non si deve dimenticare, infatti, che d'Annunzio è un uomo pubblico, il primo vero divo della società

contemporanea: grande fascino generò trai contemporanei la relazione con Eleonora Duse, una

famosissima attrice di teatro e poi di cinema muto. A di là dei sentimenti, che qui non importano,

d'Annunzio impiegò la propria relazione come oggetto d'arte, inserendone dapprima il mito all'interno

dell'opera (l'Ermione de La pioggia nel pineto non è altri che la Duse) ma sfruttandolo poi anche nella

costruzione della propria leggenda. Nel suo studio del Vittoriale, sul lago di Garda, conservava un busto

della Duse, che era solito coprire quando scriveva per non essere turbato dalla sua bellezza. L'episodio è

significativo di un modo di intendere la scrittura; del resto, per comprendere fino in fondo l'autore, è

necessario esplorarlo anche attraverso i suoi oggetti, le sue vicende e l'immagine che egli desiderava

costruire di sé.

Nelle prime raccolte sperimentò la metrica barbara di Carducci ed espresse subito i temi che poi saranno

ricorrenti nelle sue opere: l'idea di salute e di forza nell'uomo che si coniuga con una forte espressione della

femminilità; le prime influenze del Decadentismo, di cui si fece in un secondo momento uno dei due più alti

interpreti, assieme a Giovanni Pascoli; e poi l'estetismo.

Proprio l'estetismo è probabilmente il termine chiave per comprendere il nocciolo centrale della sua

poesia. Per d'Annunzio il verso è tutto: nel verso si esprime l'essenza della poesia, che è primariamente

suono, melodia, musica, catena di significanti che comunicano direttamente all'anima i significati più

profondi. L'arte è il valore supremo a cui ambire; è la risposta alla volgarità del mondo borghese,

che d'Annunzio disprezza. Il poeta deve comprendere che la vita si regola sul concetto di bello, non di

buono; per questo vale il motto "l'arte per l'arte", che riprende l'ars gratia artis latino: la poesia infatti non

deve dedicarsi alla vita, ma alla letteratura (con una straordinaria intuizione sul mondo postmoderno).

Importante è ancora, in lui, l'idea che il poeta sia un vate, un personaggio mitico che si esprime

primariamente attraverso l'azione: in questo senso l'impresa di Fiume e, prima, l'impresa su Vienna vanno

intese come momenti di poesia, come celebrazioni del suo personaggio di artista in grado di soggiogare le

folle, che per altro disprezza ma della cui attenzione ha bisogno.

L'espressione più completa della sua poesia si ha nelle Laudi (il titolo completo è Laudi del cielo del mare

della terra e degli eroi), una raccolta non compiuta che avrebbe dovuto comporsi di sette libri, di cui

d'Annunzio ha portato a termine i primi quattro. Si dedicò con impegno e ardore all'opera, giungendo a

comporre diecimila versi in cinque anni. Le Laudi avrebbero dovuto diffondere il verbo del Vate, essere

quindi il punto massimo della sua espressione; i sette libri portano ciascuno il titolo delle Pleiadi. Nel 1903

pubblica i primi tre (Maia, Elettra, Alcyone) e nel 1912 Merope. Alcyone, in particolare, è la raccolta più

importante e più studiata: negli ottantotto testi d'Annunzio tratta un unico tema, l'estate, secondo

sfumature e tempi diversi. Si parte dall'inizio della stagione e si arriva alla sua conclusione ("Settembre,

andiamo: è tempo di migrare"). Questo per obbedire al principio della variazione e non della varietà: il

tema è sempre lo stesso, cambia il modo del canto, così da mostrare l'abilità del poeta. 17

I temi ricorrenti sono la fusione panica con la natura, ossia il completo scioglimento dell'uomo all'interno

della natura e il suo assorbimento in essa, e il vitalismo, ossia l'espressione anche gioiosa nella vita. L'uomo

è ormai visto come puro istinto, privo di strutture politiche. Il soggetto è in contatto panico con la natura e

si basta da solo, ignora totalmente la realtà contemporanea e le sue dinamiche. In tal modo si avvia a una

condizione divina. Nel panismo avviene una sorta di immedesimazione sensuale con gli elementi naturali,

da intendersi anche, come il titolo suggerisce, come elementi puri (l'acqua, l'aria) fino alla scomparsa del

soggetto, che non ha più bisogno di dire "io" per essere legittimato a fare poesia. Ciò è possibile perché l'io

del poeta è immenso e non ha più confini; la sua parola è potente ed evocativa, ed è persino in grado di

regolare lo scorrere della natura e il ciclo degli elementi (può ad esempio fra sorgere la luna). Per usare

un'espressione tecnica, si può dire che in Alcyone ci sia una tregua del, non dal superuomo: sono presenti

infatti i temi derivati dal filosofo Nietzsche, ma sono messi come in disparte per esplorare altri elementi e

campi. 5.3- Il volo su Vienna

Nell'agosto del 1918 Gabriele D'Annunzio decise di celebrare il quarto anniversario della guerra scatenata

dall'Austria, con un atto di straordinaria audacia che sarebbe valso a precisare il mutamento ormai

avvenuto nella situazione generale (sulla Marna i tedeschi erano entrati in grave crisi) per affermare la

superiorità del nuovo spirito aggressivo dell'esercito grigioverde, e per abbattere l'anima del nemico ormai

indotto a disperare di una vittoria invano cercata con l'offensiva dei due comandanti.

Era l'alba del 9 agosto, quando, alle 5,30, gli

agili apparecchi della battezzata squadriglia

"Serenissima" comandata dal maggiore

Gabriele D'Annunzio e dal capitano Natale

Palli, si levavano in volo dall'aeroscalo

posto nelle immediate vicinanze di Padova

Componevano l'avventuroso stormo sette

Sva monoposti pilotati da GIORDANO

GRANZAROLO, GINO ALLEGRI, ANTONIO

LOCATELLI, PIETRO MASSONI, ALDO FINZI,

GIUSEPPE SARTI e LUDOVICO CENSI e uno

Sva a due posti, guidato dal capitano PALLI,

nel quale si trovava il poeta. Ogni apparecchio portava un carico di venti chilogrammi di carta stampata;

erano dei manifestini, i cosiddetti "l'arme lunga della gesta inerme"

Compatti intorno al loro comandante, gli "aquilotti" dalle ali tricolori, si alzarono in volo, passarono sopra

Cervignano, quindi, risalendo la valle dell'Isonzo, rapidi e sicuri furono sopra Tolmino. Sotto vi erano le terre

invase, con i fratelli oppressi, intorno alle sponde del fiume sacro le tragiche trincee dove per ventinove

mesi i Fanti italiani avevano sofferto pene atroci nelle dodici tremende e tragiche battaglie; E non solo

sofferto, ma molti sepolti dentro i fossati delle stesse trincee, o sotto un solo palmo di terra nei cimiteri

abbandonati del Carso, in anonime tombe senza un fiore; dentro queste vi erano già calati circa 500.000

morti; e forse, nel sentire il rombo dei familiari motori, per un attimo si alzarono tutti dalle loro tombe per

vedere quest'eroica e audace trasvolata, che osando l'impossibile, andava diretta a Vienna per sgomentare

i Comandi imperiali della grande potenza austriaca, ora in ginocchio, con il suo alleato in una grave crisi,

non militare ma logistica. 18

Sempre ordinato e veloce, lo stormo volava sull'ampia valle della Drava, sui monti boscosi della Carinzia.

Attraverso la foschia e le nubi a tremila metri di quota ecco apparire sotto Reichenfels, Kapfenberg; poi

sorpassata Nenberg, le nubi si dissolvevano, e subito dopo anche la foschia cedeva a poco a poco al cielo

limpido con uno splendente sole.

Già appariva all'orizzonte una gran macchia grigia, Vienna, quando all'improvviso l'apparecchio pilotato dal

tenente Sarti, si staccò dal gruppo e cominciò a perdere di velocità e d'altezza.

I compagni nel guardare la discesa lenta di quelle ali forse già stanche del lungo viaggio - erano quasi

quattro ore che volavano- pur angosciati per la sua sorte diedero tutti mentalmente un triste addio allo

sfortunato compagno e proseguirono compatti il volo.

Venti minuti dopo le 9, la Serenissima ridotta a sette apparecchi giungeva sopra la Capitale e prendeva a

volteggiare nel cielo viennese, sconcertando ma anche meravigliando la folla immensa, accorsa nelle vie e

nelle piazze a vedere lo stupendo e superbo spettacolo, ma anche con riverenziale timore a chiedersi "e ora

cosa faranno?".

La limpidezza di questa giornata, con gli audaci discesi a quota inferiore agli ottocento metri consentiva loro

di distinguere nitidamente gli edifici, i giardini, le spianate, la folla nelle piazze e nelle larghe vie; e mentre

prendevano numerose fotografie, lasciavano cadere, a decine e decine di migliaia di copie, due messaggi

stampati - con il testo italiano e tedesco - su volantini che recavano impressa una piccola bandiera tricolore.

Il primo messaggio diceva:

"Viennesi! imparate a conoscere gli Italiani.

Noi voliamo su Vienna, potremmo lanciare bombe a

tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre colori: i

tre colori della libertà.

Noi non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle

donne. Noi facciamo la guerra al vostro governo

nemico delle libertà nazionali, al vostro cieco testardo

crudele governo che non sa darvi né pace né pane, e vi

nutre d'odio e d'illusioni.

Viennesi!

Voi avete fama d'essere intelligenti. Ma perché vi siete

messa l'uniforme prussiana? Ormai, lo vedete, tutto il mondo si è volto contro di voi.

Volete continuare la guerra? Continu

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