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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Quando non sai cos'è...allora è jazz!
Autore: Valentina Archetti
Descrizione: un viaggio nel jazz...dalle origini al sax, lo strumento più usato.
Materie trattate: arte, storia, economia, inglese
Area: umanistica
Sommario: Prima di capire cosa significhi "fare del jazz" e come realmente si suoni questa musica, bisogna sicuramente dare un'occhiata alla città in cui è nata, a New Orleans. Questo perchè se a New Orleans non fossero esistite certe particolari situazioni culturali e sociali e non si fosse sviluppato, a loro conseguenza, un certo linguaggio musicale, il jazz sarebbe forse esistito ugualmente, ma sarebbe stato profondamente diverso. Quindi risulta utile dedicare un po' di spazio anche a questa misteriosa città della Louisiana e alla musica che si suonava fra la seconda metà del 1800 e i primi anni del 1900. Fondata nel primo ventennio del 1700, New Orleans fu in origine una cittadina francese venduta agli Stati Uniti verso gli inizi del 1800, quando ancora era molto piccola e abitata per metà da cittadini di colore. Favorita dagli arrivi di schiavi e gente dai più diversi Paesi (Haiti, Indie Occidentali, Europa, Senegal e Niger) nella seconda metà del 1800 New Orleans era un miscuglio di culture separate: europea da un lato, e africana, nelle sue diverse espressioni, dall'altro. Il cattolicesimo della popolazione ebbe per lungo tempo influenze positive sulle tradizioni degli schiavi, che, anche se trattati con durezza, erano liberi di coltivare i loro usi e costumi. Per questo motivo certi linguaggi musicali di chiara origine africana erano rimasti ben vivi in Louisiana fino all'inizio del 1900. Nei giorni di sabato e domenica, in quella che diventò poi la piazza principale, si svolgevano grandi cerimonie, che Henry Didimus descriveva così: " Se uno straniero, a New Orleans, visita nel pomeriggio di uno dei suoi giorni di festa le pubbliche piazze giù in città , le troverà zeppe della sua popolazione africana, vestita di ogni tipo di abiti da cerimonia, sfarzosi, barbari, impegnata in un vero e proprio saturnale. Avvicinandosi a questa scena piena di una infinita allegria, egli comincerà a percepire un suono mosso, continuo, basso, sordo, che domina le risate, i richiami, le grida di mille voci; e si domanderà con meraviglia di che cosa mai possa trattarsi." Il suono continuo, mosso e basso è quello del tamburo, che viene percosso da più musicisti al centro di cerchi di uomini e donne che danzano
Indice
1. Introduzione pag. 3
2. New Orleans: il mito delle origini pag. 4
3. New Orleans: le vere origini pag. 5
4. Cosa è il jazz: chiediamolo a loro pag. 7
5. Cosa è il jazz: cercando una risposta pag. 8
6. La crisi del ’29… pag. 11
7. …e lo Swing pag. 14
8. Jazz e Dada pag. 16
9. Critica al Jazz: The great Gatsby pag. 18
10. Il sax e Charlie Parker pag. 24
11. Bibliografia pag. 30
Quando non sai cos’è.. allora è jazz - 2 -
Introduzione
Ho scelto di trattare il Jazz perché è una musica che sembra non essere diffusa, anche se nella realtà
quotidiana molti spot pubblicitari la utilizzano.
Il Jazz è una musica che a volte risulta difficile da capire e un po’ bruttina, anche se dentro di sé
contiene un sound incredibilmente vasto e a volte ripetitivo.
Saper suonare il Jazz significa saper conoscere la musica nel profondo, ma non solo, significa anche
conoscere la musica a volte meglio di maestri d’orchestra, perché l’improvvisazione, caratteristica
fondamentale, può essere ben fatta solo se si conoscono le regole fondamentali.
La scelta di questo argomento è stata poi influenzata anche dallo strumento che più lo rappresenta: il
saxofono.
Esso è l’essenza del Jazz, quello strumento che può addentrarsi perfettamente nei corridoi che per
altri strumenti risulterebbero senza via d’uscita. Ed è anche lo strumento che suono da circa sette
anni, che mi da’ tantissime soddisfazioni, e con il quale posso assaporare, anche se limitatamente
alle mie conoscenze, l’essenza del Jazz.
Quando non sai cos’è.. allora è jazz - 3 -
New Orleans, Il Mito delle Origini
“…In un posto lontano, tanti anni fa, un giovane negro alzò la sua tromba al cielo e
soffiò le prime note mai ascoltate dal jazz. I suoi genitori, i suoi nonni e chissà quanti
dei suoi ascendenti erano stati schiavi in questa terra americana, ma lui non aveva più
catene attorno alle caviglie ed era uomo pieno di speranze, vitalità e fiducia. Ora
sapeva di poter realizzare il primo imperativo: l’uomo è nato libero e diventar libero è
il suo destino…”
Quando non sai cos’è.. allora è jazz - 4 -
New Orleans: le vere origini
Prima di capire cosa significhi “fare del jazz” e come realmente si suoni questa musica, bisogna
sicuramente dare un’occhiata alla città in cui è nata, a New Orleans. Questo perchè se a New Orleans
non fossero esistite certe particolari situazioni culturali e sociali e non si fosse sviluppato, a loro
conseguenza, un certo linguaggio musicale, il jazz sarebbe forse esistito ugualmente, ma sarebbe stato
profondamente diverso.
Quindi risulta utile dedicare un po’ di spazio anche a questa misteriosa città della Louisiana e alla
musica che si suonava fra la seconda metà del 1800 e i primi anni del 1900.
Fondata nel primo ventennio del 1700, New Orleans fu in origine una cittadina francese venduta agli
Stati Uniti verso gli inizi del 1800, quando ancora era molto piccola e abitata per metà da cittadini di
colore.
Favorita dagli arrivi di schiavi e gente dai più diversi Paesi (Haiti, Indie Occidentali, Europa, Senegal e
Niger) nella seconda metà del 1800 New Orleans era un miscuglio di culture separate: europea da un
lato, e africana, nelle sue diverse espressioni, dall’altro.
Il cattolicesimo della popolazione ebbe per lungo tempo influenze positive sulle tradizioni degli
schiavi, che, anche se trattati con durezza, erano liberi di coltivare i loro usi e costumi. Per questo
motivo certi linguaggi musicali di chiara origine africana erano rimasti ben vivi in Louisiana fino
all’inizio del 1900.
Nei giorni di sabato e domenica, in quella che diventò poi la piazza principale, si svolgevano grandi
cerimonie, che Henry Didimus descriveva così:
“ Se uno straniero, a New Orleans, visita nel pomeriggio di uno dei suoi giorni di festa le pubbliche
piazze giù in città, le troverà zeppe della sua popolazione africana, vestita di ogni tipo di abiti da
cerimonia, sfarzosi, barbari, impegnata in un vero e proprio saturnale. Avvicinandosi a questa scena
piena di una infinita allegria, egli comincerà a percepire un suono mosso, continuo, basso, sordo, che
domina le risate, i richiami, le grida di mille voci; e si domanderà con meraviglia di che cosa mai
possa trattarsi.”
Il suono continuo, mosso e basso è quello del tamburo, che viene percosso da più musicisti al centro di
cerchi di uomini e donne che danzano.
Ma, circa trent’anni dopo, New Orleans cominciò a perdere certi caratteri, diventò molto anglosassone
e cominciò ufficialmente la discriminazione fra le razze (nel 1894).
I funerali negri cominciarono ad avere caratteristiche particolari: le suonavano marciando
brass band
dietro la tomba pezzi molto lenti; ma, arrivati al cimitero e dopo che il defunto era stato seppellito, la
banda si allontanava a passo di marcia al suono del solo tamburello, finché, a uno o due isolati di
distanza, si iniziava a suonare musica fondata su un tempo di marcia, molto più vivace e brillante, un
valido antenato del jazz. Un esempio conosciuto ancora da tutti è “When the Saints go marchin’ in”.
Questa nuova musica era un miscuglio piuttosto rozzo fra la musica bandistica di origine europea, il
ragtime e gli spirituals.
Quando non sai cos’è.. allora è jazz - 5 -
Questa nuova musica era suonata da strumentisti con una tecnica approssimativa e con conoscenze
musicali rudimentali, che si abbandonavano spesso all’improvvisazione e variavano sensibilmente i
testi musicali.
Negli anni che videro nascere il Jazz, intorno al 1900, New Orleans era famosa non solo per le fanfare
e i funerali, ma anche per i raduni a suon di musica e per i balli all’aperto.
Se si vuole poi dare un nome all’inventore del jazz, anche se, come si è visto, non è stato “inventato”
ma è nato da sé, potremmo dire Buddy Bolden, un trombettista. Questa scelta deriva dal fatto che fu il
primo a utilizzare, nelle sue esecuzioni orchestrali, il suono negro-americano, e, dirigeva una
orchestrina convenzionale al jazz delle origini: tre o quattro strumenti a fiato e tre strumenti ritmici. C’è
da dire che, se davvero lui fu l’inventore del jazz, non poté mai rendersi conto del successo della “sua”
musica, poiché morì in un manicomio a causa di una vita sregolata.
Culla incubatrice poi del jazz, soprattutto del jazz “bianco”, fu Storyville, un grande quartiere a luci
rosse di New Orleans, dove si suonava dovunque: nei bordelli, nei cabarets, nelle sale da ballo e,
spesso, anche agli angoli delle strade.
La storia di New Orleans, nei tempi di Storyville, è zeppa di aneddoti sulle mirabolanti imprese dei
primi uomini del jazz.
Dopo lo sgombero di Storyville, nel 1917, la musica jazz cominciò a farsi sentire fuor dalle mura di
New Orleans, poiché i musicisti decisero di lasciare la città e tentare l’avventura. Cosicché, nel
frattempo, il jazz scomparve completamente dalla città del delta del Missisipi per molti anni .
New Orleans in una cartolina del 1885
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Cosa è il jazz: chiediamolo a loro!
“E' la musica delle tue esperienze, dei tuoi pensieri. Se non lo vivi non esce dal tuo
strumento. E allora ti limiti a suonare una musica che è musica, ma che non è jazz”
(Charlie Parker)
“Secondo me è il suonare come ci si sente. Ogni musicista si esprime attraverso il proprio
strumento e si rivela. Rivela l'esperienza accumulata durante la giornata, nel corso della notte
precedente, nel corso della vita intera.”
(Jo Jones)
“E' parte di noi. E' la musica del nostro popolo. Come lo è il blues. Il jazz è la mia amante.”
(Duke Ellington)
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Cosa è il jazz: cercando una risposta
Non esiste nessuno che, in tanti anni, abbia inventato una definizione del jazz completa, esauriente e
comprensibile.
Chiunque abbia cercato di trovare elementi unificanti di stili, tendenze, ritmica e forma, ne è uscito,
infatti, con una definizione incompleta o incomprensibile.
Né tantomeno è possibile dire cosa sia il jazz leggendo la definizione fornita da un qualunque
dizionario: è solo l'ascolto che illumina il "neofita"
Possiamo solo menzionare una serie di caratteristiche peculiari di questa musica, poiché il jazz è chi lo
suona. Potremmo partire dalla diversa
idea di tempo, dallo swing,
principale e immancabile
caratteristica del jazz, tanto che
darà il nome poi anche ad uno
stile.
Swing, in inglese, significa
dondolare, dondolarsi; e swing è
appunto il modo di suonare.
Swingare è essenzialmente, nel
gruppi di due note di uguale
durata, pesare e allungare la
prima nota, togliendo un
frammento di valore alla
seconda. Questo può essere fatto
con una sezione ritmica ben
allenate, che riesca a scandire
perfettamente il tempo in quattro
pulsazioni.
Lo swing è frutto della combinazione di molti elementi, tecnici e mentali, razionali e emotivi, oggettivi
e soggettivi.
Swing è anche il rapporto di tensione creativa fra tempo oggettivo e soggettivo, ovvero fra lo scorrere
del tempo chiaro e costante di battuta in battuta e l’idea di un tempo personale
Riuscire ad “avere swing” significa essere musicalmente espressivi, mobili, comunicativi.
Una seconda caratteristica importante per il jazz è l’improvvisazione. È diventata quasi un’arte per i
jazzisti, e per essere eseguita alla perfezione, contrariamente a ciò che potrebbe far pensare il nome,
serve uno studio e una conoscenza approfondita della musica.
L' improvvisazione nel jazz (ma anche in altri generi musicali moderni) è la procedura con la quale uno
dei musicisti (il solista) costruisce una nuova melodia a partire dal materiale melodico e armonico
contenuto nella partitura, ed è uno dei tratti più importanti e caratteristici del jazz stesso. La storia del
Quando non sai cos’è.. allora è jazz - 8 -
jazz è caratterizzata dall'emergere di diversi d'improvvisazione che hanno caratterizzato
stili
l'evoluzione di questa forma musicale.
Improvvisare allude alla creazione di musica mentre la si suona, in una situazione i cui effetti
continuano ad accadere e possono essere modificati. Si ha improvvisazione quando si soddisfano le
seguenti condizioni:
Inseparabilità: ovvero si compone mentre si esegue
• Originalità: ogni improvvisazione è differente dalle altre, deve sorprendere e spingersi al di là
• del già noto
Estemporaneità: ovvero ha luogo “qui e ora” senza il beneficio di musica scritta come guida
• nella collocazione delle note
Irreversibilità: non si può cancellare un passaggio o una nota, quello che si suona è ciò che il
• pubblico riceve
Responsività: improvvisare implica attenzione, capacità di reagire a cambiamenti e di prendere
• decisioni
Riassumiamo queste cinque condizioni in una frase di Steve Lacy, a cui venne chiesto di descrivere la
differenza fra composizione e improvvisazione in quindici secondi:
“In quindici secondi la differenza fra composizione e improvvisazione è che quando componi hai tutto
il tempo che vuoi per decidere cosa dire in quei quindici secondi, mentre quando improvvisi hai solo
quindici secondi”.
Nel Jazz, con l’idea di improvvisazione, la partitura risulta molto secondaria, anzi, spesso è solo un
abbozzo, un canovaccio.
Perché il solista possa riuscire ad improvvisare, anche senza aver mai provato la parte, è doveroso che
il pezzo sia riconducibile ad una serie di accordi subito orecchiabili, attraverso i quali il solista stesso
possa poi improvvisare variando il tema o l’armonia. Una seconda convenzione che deve esserci per
improvvisare, è che la struttura del brano sia ciclica, cioè costituita da uno schema che viene ripetuto
un certo numero di volte.
Infine, un assolo improvvisato, essendo una "composizione estemporanea", è spesso strutturato in
modo da contenere qualcuno o tutti i seguenti elementi:
una esposizione iniziale (introduzione, presentazione, esposizione di un pattern semplice)
• interazioni con altri strumentisti (il cosiddetto interplay)
• citazioni di brani e temi noti
• un assolo che cresce di intensità fino a raggiungere un picco
• ripetizioni di pattern o frasi