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persero così la funzione di guide morali e caddero in un profondo disagio creato appunto
dalla società in cui vivevano; disagio che sarebbe sfociato poi in una crisi di identità dovuta
alle nuove esigenze che la società esigeva. Quella che gli scapigliati hanno manifestato a
conseguenza di ciò è stata una vera inquietudine, oltre a una forte insofferenza verso la
società borghese e la tradizione letteraria, e sotto questi aspetti la Scapigliatura non è
riconosciuta soltanto come movimento artistico, ma anche sociale.
La ragione dello sviluppo del movimento a Milano
La Scapigliatura fu un fatto essenzialmente milanese, in quanto Milano era la città più 4
progredita sotto lʼaspetto economico e sociale, dove le vecchie concezioni del mondo e dei
rapporti sociali si stavano rapidamente dissolvendo. Qui il contrasto fra intellettuali
sognatori e borghesi era più aspro. Le condizioni di sviluppo che la città ha vissuto in
quegli anni hanno senzʼaltro contribuito alla disillusione dei letterati rispetto ai valori
risorgimentali che avevano infiammato i loro animi.
Caratteristiche principali Gli scapigliati sentono il bisogno di
ammodernare e sprovincializzare la nostra
cultura trascinandola verso la modernità
(anche entrando in contatto con le letterature
straniere) e vengono influenzati dal Verismo
nella scelta di soggetti realistici, portati però
allʼestremo: infatti un modo per reagire alla
tradizione nella loro poetica è lʼutilizzo di
immagini brutte, indecorose, macabre. Lʼartista
Un gruppo di artisti “scapigliati”. Da sinistra: Luigi
Conconi, Guido Pisani Dossi, Giovanni Giachi ed appartenente a questo movimento è ribelle e
Emilio Praga anticonformista, mosso da uno spirito
polemico: la vita dellʼartista era intrisa di uno spirito di libertà e dallʼ andare controcorrente.
Il genere preferito da molti artisti della corrente scapigliata è la poesia, che ha come
obiettivo descrivere il “vero”, sia quello della natura e della società, sia quello dei
sentimenti, nei suoi aspetti più crudi e materiali; purtroppo gli scapigliati non riescono a
creare una poetica delineata su strutture ben definite. Come detto, la Scapigliatura si
propone di contestare la tradizione e non viene risparmiato nemmeno un mostro sacro
come Manzoni (allʼepoca sul finire della vita), fortemente criticato per essere vecchio,
tradizionalista e simbolo dellʼItalia borghese e clericale. Manzoni, insieme a Verdi, era
considerato rappresentante di unʼarte ormai morta e inattuale perché basata su ideali,
come patria, famiglia e religione, non più proponibili o addirittura falsi. Per quanto riguarda
lo stile della poesia, alcuni autori cercano un linguaggio semplice, spontaneo, il più vicino
possibile al parlato e ricco di innesti dal dialetto, appunto per tenere fede allʼidea del “vero”
ma senza propositi popolari, ritenuti incapaci di contrastare lʼideologia borghese tanto
avversa agli scapigliati. Altri cercano un linguaggio ricercato e vago, ma in tantissimi
componimenti possiamo rintracciare ancora metriche regolari e per nulla innovative.
Unʼultima significativa caratteristica della Scapigliatura è la complementarietà delle arti,
secondo la quale non esistono più arti isolate, che nella loro molteplicità e diversità
vengono riunite tutte insieme dallʼartista nella letteratura.
Influenze provenienti dalle letterature straniere
Gli scapigliati accolgono volentieri influenze dagli ambienti letterari stranieri tra cui il
romanticismo tedesco, dal quale viene estrapolato un contesto fantastico, e soprattutto cʼè
uno stretto legame con la letteratura francese, che in enorme misura è fonte dʼispirazione 5
per la Scapigliatura: in particolare è il modello dei poeti maledetti, specie di Baudelaire,
che gli artisti tendono di più a seguire, anche nello stile di vita eccentrico e disordinato.
Sulla scia della letteratura francese, gli scapigliati prendono spunto dai poeti simbolisti,
affermando che lʼidea della poesia sia rivelazione di una realtà più profonda alla quale si
può giungere solo abbandonandosi allʼirrazionale, mentre del Naturalismo riprendono il
culto del “vero” nella sua rappresentazione oggettiva e anticonformistica, cantando “non
solo il cielo, ma anche il fango”, e dando attenzione a ciò che è deforme.
Inoltre, grazie alle traduzioni baudelairiane, arrivano a conoscenza anche dei lavori di
Edgar Allan Poe, lo scrittore americano del mistero e dellʼimmaginazione allucinata che
grande fascino eserciterà su di loro: in sommatoria questa assunzione di elementi dalle
culture straniere (in verità poco fusi e, quindi, artisticamente sterili) rappresentò un fatto
positivo, poiché corrispondeva pienamente allʼesigenza di svecchiare la cultura italiana.
Scapigliatura come anticipazione di tendenze successive?
A questa domanda si può rispondere senza dubbio di sì. La Scapigliatura, per la sua
funzione di rottura della cultura borghese, può essere considerata come una delle prime
manifestazioni del Decadentismo, che nel resto dʼEuropa si stava già affermando. Essa,
nella sua rottura degli schemi della cultura borghese, ha anticipato tematiche come
lʼesplorazione delle zone buie della psiche e la fusione dei diversi linguaggi artistici. Inoltre
sotto alcuni aspetti lʼatteggiamento di contestazione degli scapigliati può essere inteso
addirittura come unʼanteprima della polemica futurista, in particolare nellʼintento di
superare le ragioni formali della poesia. Resta però il fatto che la nostra Scapigliatura, con
tutte queste predisposizioni e aperture europee, non è riuscita ad esprimere valori
paragonabili a quelle delle altre letterature dʼOltralpe.
In conclusione, si tratta di una ribellione mancata, non in grado di elevarsi a una nuova
visione veramente nuova dei rapporti sociali, agendo essenzialmente come elemento di
rottura, a cavallo tra la tradizione letteraria precedente e le nuove correnti che si sarebbero
formate nei decenni successivi.
La rivoluzione russa:
esempio di ribellione concreta
Le cause
L'impero zarista, fondato su di una società straordinariamente arcaica, ancorato ai valori
apparentemente inattaccabili della religione e delle tradizioni contadine, si stava 6
rapidamente sgretolando. La società russa, a stragrande maggioranza contadina, viveva
nel culto (imposto, ma accettato con estremo fatalismo) della figura dello Zar. La
caratteristica essenziale dello zarismo era il potere autocratico, del quale il monarca si
sentiva incaricato per volere divino. I terribili disagi provocati dalla Prima guerra mondiale,
nella quale il grande impero russo aveva dimostrato la fragilità della sua organizzazione
politica e militare, uniti all'inefficienza del governo zarista di Nicola II finirono con
l'esasperare la maggioranza della popolazione. Ad aggravare la situazione, durante
l'inverno 1916-17 vi fu una dura carestia e molte città rimasero addirittura prive di generi
alimentari. La fame provocò inevitabilmente sollevazioni popolari e disordini.
Il precedente del 1905
All'inizio del secolo le condizioni di vita nelle campagne erano notevolmente peggiorate. A
ripetute sommosse contadine erano seguite manifestazioni di protesta di ferrovieri e
operai. Nel 1904 scoppiava la guerra con il Giappone, che mostrava un'aggressiva forza di
penetrazione nellʼ Estremo Oriente, la quale terminò con una pesante sconfitta. La Russia
zarista viveva insomma un momento particolarmente difficile, e il tradizionale sistema di
potere autocratico rivelava tutta la sua debolezza. Le trasformazioni politico-sociali in
corso nel paese non risolsero le tensioni, e manifestazioni operaie e popolari sempre più
frequenti indebolivano il regime. Esempio eclatante è la cosiddetta “domenica di sangue”:
il 9 gennaio 1905 decine di migliaia di persone si presentarono davanti al Palazzo
dʼInverno con una raccolta firme in cui si chiedeva lʼattuazione di diverse riforme. Le truppe
imperiali, dʼaltro canto, reagirono con la forza sparando sulla folla. Lʼindignazione per
questo episodio non fece altro che aumentare il grido di protesta e, pressato dai nuovi
partiti politici, a ottobre 1905 lo zar si vide costretto a concedere alcune riforme, come
lʼistituzione di un parlamento eletto, la Duma, e le principali libertà politiche e civili. Tuttavia
questo tentativo di ammodernamento dello Stato non avrebbe resistito allʼurto della Prima
guerra mondiale.
La rivoluzione di febbraio
Lʼintervento russo nella Prima guerra mondiale era
stato voluto dallo zar sia per difendere le posizioni di
potenza dellʼimpero, sia per scongiurare la minaccia
di una nuova crisi rivoluzionaria. Ma il conflitto,
attraverso lʼandamento delle operazioni militari,
rivelava lʼimpreparazione del paese ad affrontare una
guerra moderna, e la produzione agricola era al
minimo, per il fatto che un cospicuo numero di 7
lavoratori delle campagne fu chiamato a combattere,
lasciando le terre coltivabili al loro destino. Il sistema
di approvvigionamento aveva perso dunque
efficacia. Fu in questo clima di tensione sociale che
si sviluppò la rivoluzione di febbraio, avviata il 18 Lenin durante un comizio.
febbraio 1917 da una manifestazione degli operai
delle officine Putilov di Pietrogrado, allora capitale.
Nei giorni seguenti lʼagitazione assunse un carattere di massa, in cui confluivano diverse
proteste per le motivazioni più disparate. Il giorno decisivo fu il 27 febbraio, quando le
truppe della guarnigione di Pietrogrado si unirono ai manifestanti, rifornendoli anche di
armi e, il 28 febbraio, la città era ormai nelle mani degli insorti, i quali avevano occupato la
Duma e costituito un soviet degli operai. La Duma, non rispettando lʼordine dello zar, rifiutò
di sciogliersi e formò un governo provvisorio presieduto dal principe Lʼvov, composto
principalmente da esponenti liberal-costituzionali; a questo punto lo zar Nicola II abdicò a
favore del fratello, il granduca Michele, il quale però a
sua volta rinunciò alla successione. Così lʼimpero
zarista cessava formalmente di esistere. A questo
punto le forze in campo erano due: da una parte il
governo provvisorio appoggiato dai ceti borghesi e
dalle forze moderate, e dallʼaltra il soviet di
Pietrogrado, composto da rappresentanti degli operai,
dei contadini e anche dei soldati. Essi erano divisi da
un profondo disaccordo su molti punti, ma in
Dimostrazione di strada a Pietrogrado il
18 giugno 1917. particolare sulla condizione della guerra: il governo
intendeva proseguire lʼimpegno bellico a fianco degli alleati dellʼIntesa, mentre le classi
popolari desideravano la pace immediata.
Lenin e le Tesi di aprile
I difficili equilibri realizzati nelle settimane immediatamente successive alla rivoluzione di
febbraio vennero sconvolti in aprile dallʼarrivo nella capitale del leader bolscevico Lenin, il
quale espose quelle che sarebbero diventate le linee guida del partito per i mesi futuri, le
storiche Tesi di aprile. Con esse Lenin aveva diversi intenti tra cui lʼabbattimento del
governo provvisorio e il trasferimento di tutto il potere nelle mani dei soviet, lʼuscita dalla
guerra e, dal punto di vista economico, la nazionalizzazione delle banche, il controllo sulla
produzione e la ripartizione dei prodotti e soprattutto la nazionalizzazione di tutte le terre e
la concessione del loro uso ai contadini.
Le “giornate di luglio”
La crescente pressione delle masse popolari spinse alla formazione di un nuovo governo,
il quale si dimostrò ancora una volta incapace di andare incontro alle più profonde
aspirazioni popolari, commettendo anche lʼerrore di far lanciare una grande e disastrosa 8
offensiva contro i tedeschi. Questo fallimento minò ancor più profondamente la disciplina
delle truppe e rafforzò lʼopposizione popolare al governo, culminata nelle sanguinose
“giornate di luglio”. Il 4 luglio unʼimponente dimostrazione fu repressa nel sangue, e i
bolscevichi furono colpiti dalla repressione governativa e messi fuori legge: Lenin fuggì in
Finlandia e la guida del nuovo governo di coalizione fu affidata a Kerenskij nella speranza