"L'amore è quanto di più prossimo c'è alla psicosi." S.Freud:
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Inizio con questa citazione di Freud poichè, proprio lui, fu il primo a parlare di psicologia infantile e di come i rapporti con gli adulti ed, in particolar modo, con i genitori, possano condizionare il sano e normale sviluppo di un bambino.L’argomento centrale del mio lavoro di approfondimento consiste nell’analizzare il tema dell’infanzia e, specialmente, gli eventi che possono concorrere al turbamento di quest’ultima. L’infanzia è l’angolo di questo universo che sicuramente ricalca maggiormente i miei interessi, in quanto vorrei divenire una psicologa infantile. I bambini mi affascinano soprattutto perché sono spontanei, innocenti, non hanno paura di essere giudicati e affrontano tutto con semplicità e ingenuità. L’infanzia, inoltre, è sempre stato un tema molto trattato da numerosi filosofi e letterati, i quali ne hanno colto la rilevante importanza. Chiaro è che questa parte della nostra esistenza è una delle più salienti e influenza la vita adulta di ogni essere umano.
Filosofia: Il punto di partenza per il mio percorso tematico è il tema dello sviluppo psicosessuale e dei correlati processi della libido in cinque fasi articolati da Sigmund Freud nel corso della sua ricerca psicoanalitica sullo sviluppo della mente umana. Freud definisce il bambino un “perverso polimorfo”, il bambino in tal senso è perverso in quanto ricerca il piacere senza alcuna finalità riproduttiva (questa “perversione” non ha valenza negativa) ed è, inoltre, polimorfo poiché ricerca il piacere attraverso vari organi e riceve gratificazione sia dal contatto col padre che con la madre. Freud suddivise lo sviluppo psicosessuale del bambino in cinque fasi ed affrontò il tema della genitorialità ponendo l’accento sul complesso di Edipo e sul complesso di Elettra come esempi di deviazione nel rapporto tra genitore e bambino.
Le cinque fasi Nello sviluppo della sessualità di un individuo Freud distingue cinque fasi: la fase orale, quella anale, quella fallica, una di latenza ed infine la fase genitale.
-FASE ORALE: Con questo termine viene identificata la prima fase dello sviluppo psicosessuale infantile comprendente circa i primi due anni di vita (0-18 mesi), in cui il piacere sessuale è legato in modo prevalente all’eccitamento della cavità orale e delle labbra che accompagna l’alimentazione. Durante la fase orale, la modalità fondamentale di relazione col mondo esterno e quindi di tipo nutritivo; la libido si concentra nella zona orale, che diviene così una zona erogena. Il bambino, infatti, tende a portare ogni cosa alla bocca, dal seno della madre agli oggetti che lo circondano, e attraverso questa fase inizia a relazionarsi col mondo. Successivamente, con la comparsa dei denti, il bambino comincia a provare piacere nel mordere e masticare gli oggetti (fase sadico-orale). Le fissazioni relative a questa fase si manifestano con un’ossessiva stimolazione della zona orale e, da un punto di vista comportamentale, l’individuo potrebbe manifestare un’inclinazione al vittimismo e/o sviluppare pratiche oralmente dipendenti (tabagismo, alcolismo e logorrea).
-FASE ANALE: La fase anale succede alla fase orale e precede la fase fallica, manifestandosi in un’età compresa fra i 18 e i 36 mesi circa. Il bambino trae appagamento dal controllo autonomo degli sfinteri; il controllo e l’espulsione dei prodotti del proprio corpo costituiranno, oltre che una forma di gratificazione, uno strumento di regolazione delle relazioni con l’ambiente circostante. La decisione di urinare o defecare rappresenta il primo atto simbolico di negazione o accondiscendenza rispetto alle necessità di autocontrollo imposte dalle figure genitoriali e dalle istituzioni sociali. Secondo le teorie di Freud, l’incapacità di risolvere i conflitti in questa fase e la scorretta imposizione del vasino possono condurre allo sviluppo di una fissazione anale ritentiva o espulsiva. La fissazione anale espulsiva, originata da un’eccessiva gratificazione nella fase anale, svilupperà nel futuro una personalità estremamente disordinata, crudele e con tendenze alla manipolazione; quella ritentiva, sarà caratterizzata nel futuro adulto da un’estrema cura dei dettagli, senso del possesso, ostinazione, ossessione dell’ordine e parsimonia.
-FASE FALLICA: La fase fallica si manifesta durante un’età compresa tra i 3 e i 6 anni circa. Nella fase fallica l’energia libidica si sposta dalla regione anale alla regione genitale, che diviene la zona erogena deputata all’appagamento delle pulsioni. Per quanto riguarda il bambino, pertanto, la zona erogena è costituita dal pene, che nel piccolo porta all’angoscia di castrazione; mentre, per quanto riguarda le bambine, la zona erogena è costituita dall’organo genitale femminile, quindi l’assenza del pene porta a quello che Freud ha identificato come “invidia del pene” (la donna si sente inferiore, a causa dell’assenza di questo ultimo). L’angoscia di castrazione, è strettamente connessa alla situazione edipica, poiché i bambini, in questa particolare fase, desiderano e amano il genitore di sesso opposto e provano un misto di amore-odio-rivalità per il genitore dello stesso sesso. In altre parole, il bambino a questa età, provando amore e desiderio nei confronti della madre, vive la relazione con il padre con un forte senso di rivalità, proprio perché prova gelosia nei confronti del suo oggetto d’amore. Per la bambina, la situazione è naturalmente inversa e viene identificata con il complesso di Elettra.
Una fissazione in questa fase produce personalità risolute, autonome, orgogliose ed egoiste. Freud riteneva che in questa fase avvenisse lo sviluppo dei caratteri dell'omosessualità. L'adulto caratterizzato da una fissazione fallica mostra segni di promiscuità, asessualità o amoralità, oltre a disturbi sessuali e relazionali.
-PERIODO DI LATENZA: Il Periodo di latenza è il quarto periodo delle cinque tappe della sessualità infantile, succede alla fase fallica e precede la fase genitale, occorrendo entro un periodo compreso dai 6 anni alla pubertà. In esso la libido è "dormiente" e le pulsioni sessuali, se la rimozione è stata eseguita correttamente, vengono sublimate verso altri scopi. Secondo Freud, questa fase serve al bambino per incrementare la socializzazione e sviluppare rapporti amichevoli con i membri dello stesso sesso, focalizzando la sua attenzione sulle attività che caratterizzeranno il suo sviluppo fisico. I compiti del periodo di latenza comprendono lo sviluppo di un notevole senso di dominio e di competenza, di moralità e di stabile autostima. Inoltre, avviene un ulteriore sviluppo dell'identità di genere, attraverso la piena identificazione con il genitore del medesimo sesso.
-FASE GENITALE: Quinto e ultimo periodo dello sviluppo psicosessuale infantile, succede alla fase latente. La fase genitale ha inizio con la pubertà, protraendosi poi per tutta la vita dell'individuo, consentendogli di sviluppare relazioni significative con il sesso opposto, grazie all'energia libidica nuovamente concentrata nella zona genitale.
Secondo Freud, se si sono generate fissazioni durante le precedenti fasi, non ci sarà sufficiente energia sessuale per permettere un pieno sviluppo della fase genitale. A questo proposito, è necessario risolvere ogni eventuale fissazione al fine di ottenere un completo ed equilibrato sviluppo psicosessuale.
COMPLESSO DI EDIPO: (Si basa sul mito greco di Edipo, che, a sua insaputa, uccise suo padre Laio e, altrettanto inconsapevolmente, sposò la propria madre Giocasta. Laio, re di Tebe, ha appreso da un oracolo che sarà ucciso dal figlio che avrà dalla moglie Giocasta. Così, quando Edipo nasce, lo affida a un servo perché lo elimini. Ma il servo ne ha pietà e lo espone sul Monte Citerone. Qui il neonato è raccolto da un pastore e portato a Polibo, re di Corinto, il quale lo alleva facendogli credere di essere il proprio figlio. Un giorno, però, alcune voci insospettiscono Edipo, che si reca a Delfi per sapere dall'oracolo chi sia realmente suo padre. L'oracolo non risponde alla sua domanda, ma gli predice che ucciderà il padre e sposerà la madre. Inorridito, e convinto che i suoi genitori siano Polibo e sua moglie, Edipo fugge via da Corinto. Lungo la strada verso Tebe si imbatte in Laio e nei suoi servi, e con essi si scontra per futili motivi. Ignorando di avere dinanzi a sé il re di Tebe, Edipo uccide Laio e la sua scorta; solo un servo riesce a fuggire. Intanto Tebe è funestata dal flagello della Sfinge: un mostro alato con volto di donna e petto, zampe e coda di leone, che pone indovinelli ai passanti e divora coloro che non sanno rispondere. L'eroe risolve l'enigma che la Sfinge gli propone. L'eliminazione della Sfinge gli vale il trono di Tebe e la mano di Giocasta, rimasta vedova di Laio. Con Giocasta Edipo genera Eteocle, Polinice, Antigone, Ismene. Diventa un signore potente e onorato. Ma una terribile pestilenza si abbatte su Tebe: l'oracolo di Delfi fa sapere che essa non cesserà finché non sarà scoperto e punito l'uccisore di Laio. Edipo non sa che il colpevole è proprio lui e giura ai Tebani che l'assassino sarà punito severamente. Viene interrogato il vecchio indovino Tiresia, il quale preferirebbe tacere. Ma quando Edipo lo minaccia è costretto a indicare proprio in lui l'assassino che egli cerca. Edipo però non gli crede, e sospetta che Tiresia stia tramando con Creonte, fratello di Giocasta, per togliergli il trono. Quando, però, Edipo apprende da Giocasta i particolari sull'uccisione di Laio, comincia a sentirsi inquieto per la somiglianza con l'episodio capitatogli tempo addietro. Manda allora a chiamare il vecchio servo che era scampato alla strage. Nel frattempo, giunge da Corinto un vecchio messaggero ad annunciare la morte di Polibo. Edipo si rincuora pensando che l'oracolo che gli prediceva l'assassinio di suo padre non si è avverato. Senonché il vecchio gli rivela che Polibo non era in realtà suo padre: egli stesso, anni prima, lo aveva raccolto trovatello sul Citerone. A questo punto Giocasta comprende la verità e, sconvolta, si ritira nella reggia. Quando arriva il vecchio servo di Laio e si viene a sapere che proprio lui aveva esposto il figlio del re sul Citerone, la verità emerge in tutta la sua crudezza. Giunge intanto la notizia che Giocasta si è impiccata. Edipo rientra nel palazzo e si acceca. Ne esce con le orbite insanguinate. Con la sua presenza e i suoi orrori ha contaminato Tebe: andrà via in esilio, accompagnato dalla figlia Antigone. L’esilio e la vita di Edipo, ormai cieco e stanco, hanno termine a Colono, nella campagna vicino alla città di Atene. Qui Edipo, richiamato da una voce misteriosa e dal rombo di un tuono, si addentra nel bosco delle dee Eumenidi. Il suo corpo non sarà ritrovato. Sarà venerato come un eroe).
L'interesse del bambino si rivolge in questa fase al genitore di sesso opposto; il maschio si innamora della madre e percepisce il padre - con il quale compete - come un ostacolo che si interpone a questa relazione. Il bambino si rende conto delle differenze anatomiche tra l’uomo e la donna, ma il fatto che la donna è priva del pene, non è concepito come una diversità anatomica costituzionale, bensì come una castrazione punitiva da parte di un genitore. La paura del bambino quindi, è che a causa delle sue fantasie sessuali e dei suoi desideri incestuosi nei confronti della madre, il padre lo punisca per mezzo della castrazione, pertanto, egli sperimenta forti sensi di colpa. Nel tentativo di evitare la collera del padre ed alleviare al contempo la propria frustrazione, il bambino tenta di suscitare l'amore materno imitando il padre, adottandone le credenze e gli ideali, per entrare poi nella fase di latenza.
Esiti principali del complesso di Edipo sono l'identificazione con la figura del padre, che diviene modello fortemente idealizzato di forza e virilità, assieme allo sviluppo di una chiara identità sessuale, alla quale concorre la presenza e la disponibilità della figura paterna.
COMPLESSO DI ELETTRA: Il nome viene dal personaggio mitologico di Elettra, figlia di Agamennone e Clitennestra: quest'ultima fece uccidere il suo sposo dal proprio amante Egisto e, quando Elettra scoprì di chi fosse la responsabilità della morte di suo padre, si vendicò facendo uccidere la madre dal proprio fratello Oreste. La percezione dell'assenza del pene nella madre, concorre a sviluppare nella bambina invidia verso il pene, che diviene in seguito innamoramento nei confronti del padre, mentre la madre - di cui vengono idealizzati i tratti della piena maturità, dal confronto con i quali deriva un sentimento d'inferiorità per la propria immaturità - viene percepita come un ostacolo a questa ideale relazione. Analogamente al maschio, anche la bambina teme di essere punita dalla madre a causa delle sue fantasie (sostituirsi alla madre ed avere un figlio dal padre, eguagliandola), ed allevia la propria frustrazione imitando la madre e divenendo simile a lei, nel tentativo di suscitare l'amore e l'attenzione del padre.
SCIENZE:
Il cervello umano è suddiviso in due emisferi: l’emisfero destro e l’emisfero sinistro, ognuno dei quali è responsabile di una modalità diversa di pensare e di interagire con l’ambiente circostante. La parte destra è responsabile per ciò che è intuitivo, sintetizzando e semplifica il pensiero rendendolo puramente soggettivo (per questa motivazione viene definito EMISFERO EMOZIONALE). La parte sinistra è responsabile per ciò che riguarda la logica e la razionalità, analizzando il pensiero sotto l’aspetto analitico ed obiettivo (EMISFERO RAZIONALE). Ognuno di noi ha una predominanza di quale parte del cervello usa maggiormente. Le persone che hanno una dominanza destra del cervello affronteranno le problematiche con creatività, affidandosi all’intuizione, dando immediatezza a cogliere il quadro di una situazione. Le persone che hanno una predominanza sinistra del cervello useranno una logica razionale per capire e risolvere le problematiche che si trovano di fronte.
Ciò che mi preme affrontare, però, è come traumi o abusi subiti in età precoce possano causare uno sviluppo anomalo del cervello, comportando notevoli rischi. Recenti studi hanno evidenziato che nel cervello di un adulto che ha subito forti traumi in età infantile si manifesta un’alterazione della struttura e del normale funzionamento di quest’ultimo. Infatti, traumi legati a maltrattamenti durante l’infanzia influiscono sullo sviluppo dell’emisfero destro, determinante per regolazione degli affetti e per la modulazione di risposte allo stress. Bambini fisicamente, o psicologicamente abusati, manifesteranno stimoli rabbiosi, maggiore sensibilità e vulnerabilità.
In letteratura, durante il mio percorso scolastico di quest’ultimo anno, ho incontrato quattro bambini/adolescenti che, per motivazioni differenti, hanno catturato particolarmente la mia attenzione. In letteratura italiana, per esempio, mi ha appassionata il personaggio di Rosso Malpelo come espressione del disagio infantile in un contesto di privazione psicologica, morale ed economica.
ITALIANO: Giovanni Verga-Rosso Malpelo
Nel 1878, con la pubblicazione dell’opera “Rosso Malpelo” avviene la svolta verista di Giovanni Verga.
Con questo racconto Verga, infatti, rompe tutti gli schemi romantici e basa tutta la sua poetica su una visione pessimistica, dominata dalla teoria della “lotta per la vita”. Questo pessimismo consente a Verga di cogliere con grande lucidità e precisione, ciò che c’è di negativo: la disumana lotta per la vita, la sofferenza, la degradazione umana, le ambizioni sfrenate, l’antagonismo eccessivo tra ceti sociali ed individui, ecc., e di darne una rappresentazione oggettiva.
Gli uomini, perciò, non sono mossi da ideali quali la generosità, la pietà e l’altruismo, ma dall’interesse economico e dalla volontà di sopraffare gli altri. Egli afferma che tutto è regolato da una legge naturale per cui chi nella scala sociale è più in alto cercherà sempre di sopraffare chi è al di sotto e quest’ultimo, a sua volta, cercherà qualcuno di ancora inferiore.
Rosso Malpelo è un ragazzo povero con i capelli rossi, simbolo per i superstiziosi di malvagità, che lavora in una cava. A causa del colore dei suoi capelli, il ragazzo viene maltrattato dai compagni di lavoro e dalla gente del paese. Nemmeno la madre e la sorella lo accettano, non si fidano di lui e ogni giorno lo picchiano. Malpelo lavora con il padre, Mastro Misciu (chiamato “Bestia”), a cui è molto legato, perché è l’unico che lo difende e gli vuole bene. Un giorno Misciu-Bestia accetta l’offerta del padrone di lavorare all’abbattimento di un pilastro ormai inutile, mettendo a rischio la propria vita. Per il disperato bisogno di soldi inizia a scavare sempre più a fondo fin quando il pilastro non gli cade addosso. Malpelo, preso dal panico, inizia a scavare nella roccia, a mani nude, fino a spezzarsi le unghie nel tentativo di salvarlo, ma, quando accorrono anche gli altri operai è ormai troppo tardi. Dopo la morte del padre, Malpelo diventa ancora più scorbutico. Qualche tempo dopo inizia a lavorare nella cava un ragazzino con il femore lussato a causa di una caduta, soprannominato Ranocchio, per il modo di camminare zoppicante e buffo di atteggiarsi. Viene subito preso di mira da Malpelo che lo picchia e lo insulta costantemente. In realtà Malpelo si sente legato a Ranocchio e vuole che impari a reagire e ad affrontare la vita, che secondo lui è una sfida continua, infatti spesso si priva di parte della sua razione di cibo per darla a Ranocchio. Alcuni giorni dopo l’arrivo di Ranocchio, viene ritrovato il cadavere di Mastro Misciu, che non era stato ancora recuperato, e alcuni suoi oggetti personali. Questi vengono consegnati a Malpelo che li custodisce come un tesoro. Minato dal lavoro troppo pesante e dall’ambiente malsano, Ranocchio in breve si ammala di tubercolosi e muore. Malpelo rimasto solo accetta il pericoloso compito di esplorare una parte sconosciuta della cava, non tornerà più da questa pericolosa missione e la sua vendetta sarà quella spaventare i compagni che temono di incontrarlo mentre lavorano.
(Verga descrive con estrema lucidità fin dalle prime pagine la loro storia, una storia di sopraffazioni ed inganni subiti per la prepotenza del padrone e segnata dalla presenza continua del pericolo, da incidenti e malattie provocate proprio dalla durezza delle condizioni lavorative. Malpelo guadagna “pochi soldi” alla settimana, si trova alla sera con la schiena “rotta da quattordici ore di lavoro”, è ingiuriato e percosso con il “manico del badile e con la cinghia”, ma ancor più significativo è che la sua fatica è priva di riscatto, solo la morte pone fine agli stenti e lo trasforma in mito. Descrive le condizioni animalesche di questi poveretti, dice che Malpelo “si lasciava caricare meglio dell’asino grigio, senza osar di lagnarsi”, “lavorava al pari di quei bufali feroci che si tengono coll’anello di ferro al naso”e “si pigliava le busse senza protestare, proprio come se le pigliano gli asini che curvano la schiena, ma seguitano a fare a modo loro”… Infine con l’episodio dell’evaso, che al lavoro nella cava preferisce la galera, che dice: “in confronto era il paradiso” traspare tutta la drammaticità di questa realtà.)
Malpelo, anche se non è un personaggio realmente esistito, diventa il simbolo dei tanti bambini e ragazzi siciliani sfruttati nelle cave e nelle miniere. L'opera è un ritratto di grande attualità, di un adolescente condannato dai pregiudizi popolari all'emarginazione e ad una tragica fine. Il linguaggio è perciò spoglio e povero con l’uso di modi di dire, paragoni, proverbi, imprecazioni popolari, con una sintassi elementare e talvolta scorretta, da cui traspare la struttura dialettale.
FRANCESE:
Un altro bambino che ha colpito particolarmente la mia attenzione è Gavroche, un personaggio del romanzo di Victor Hugo “Les Misérables” (nel quale quest’ultimo denuncia la miseria, l’esclusione, la povertà e il maltrattamento dei bambini a quell’epoca). Gavroche è figlio dei Thénardier che non lo amano e che quindi se ne sono ben presto sbarazzati: è per questo che vive sulla strada combattendo con la miseria e le sue innumerevoli paure.
Gavroche muore il 6 giugno 1832, durante la protesta popolare del 5 giugno 1832, tentando di recuperare delle cartucce inesplose per i suoi compagni insorti al di là della barricata, dove viene preso di mira quasi per un tragico gioco dai soldati. Nel libro “Les Misérables”, Gavroche simboleggia la libertà e rappresenta il coraggio.
LA MORT DE GAVROCHE : Gavroche est un enfant de rue qui participe à l'insurrection populaire du 5 juin 1832. Il entend dire qu'ils manquent cartouches et munitions aux barricades, de façon qu'il prend à l'auberge un panier et il sort de la barricade dehors au découvert. Les insurgés, en se les apercevant de la sortie de Gavroche, ils s'alarment pour le sort de ce dernier mais la situation il est sous contrôle car le brouillard le couvre ; toutefois, les gardes s'aperçoivent de sa présence et ils commencent à tirer. Gavroche en esquivant gaiement les balles tirées commence à entonner la chanson « C'est la faute à Voltaire, c'est la faute à Rousseau ». La barricade est paralysée par le terrible spectacle. Cependant, bientôt une balle frappe le garçon qui se relève et il improvise une nouvelle strophe sur sa chansonnette mais il ne réussit pas à finir qu'il est cloué et tué.
(Termes rappelant sa petitesse, le fait qu’il s’agit d’un enfant : « moineau », « gamin » (2 fois), « nain »,
« L’enfant », idée reprise dans l’oxymore final « petite grande âme ».
Champ lexical du jeu : « riaient », « taquinait », « s’amuser beaucoup », « pieds de nez », « il jouait (…) on ne sait quel jeu », « pichenette », « cache-cache ». Il semble jouer avec les balles : « Les balles couraient après lui, il était plus leste qu'elles. »)
Les Misérables : Les Misérables est l’œuvre le plus-grande de Victor Hugo, écrit en 1862. Elle raconte l’histoire de personnages différents à Paris, après la Restauration. Ses personnages appartiennent aux couches inférieures de la société, le soi-disant « misérables », des gens qui sont tombés dans la pauvreté, les ex-détenus, prostituées, gamins, etc.
C’est une histoire de chutes et ascensions, la péché et la rédemption. Roman social et épique qui se veut une œuvre de lutte contre la misère, l’injustice, l’ignorance, l’approche uniquement répressive, ce sont elles qui conduisent les misérables à l’infamie. Seules l’instruction, la justice sociale et la charité empêcheront les pauvres gens de plonger dans le vice et la criminalité.
INGLESE: A differenza degli autori precedenti, Charles Dickens con il suo capolavoro “Oliver Twist” satirizza le ipocrisie del suo tempo, tra cui il lavoro minorile, il reclutamento di bambini come criminali e la presenza di bambini di strada. Dickens stesso ha sofferto del duro abuso attuato sui poveri dal sistema legale inglese. In Inghilterra nel 1830, i poveri non avevano voce in capitolo, né politica né economica. In particolare, i bambini venivano spesso maltrattati e sottoposti alle condizioni di lavoro e di vita più povere. Infatti, l'era vittoriana era caratterizzata dall'uso dei bambini per aiutare a sviluppare l'economia. In poche parole, la vita di un giovane operaio era essenzialmente la vita di uno schiavo.
The main character, Oliver Twist, is a poor orphan of 9 years old which is brought up in a workhouse where children had only three meals in one day, in fact, they suffered hangry. Later, he is sold to an undertaker, but he run away to London to escape from his cruelty. In the city he is captured (stolen) by a nasty gang of young thieves and forced to commit burglaries, but eventually he finds a middle-class family that adopts him and treats him well. After some investigations, they discover that Oliver has noble origins and in the end all the evil characters are arrested.
Setting London – depicted at three different social levels
I – Parochial world: Workhouse
The inhabitants of this world are insensible to the feelings of the poor and only think about their personal profit.
II- Criminal world: pickpockets and murderers
Poverty brings them to crime and the only weapon they have is violence. The live in dirty slums, they’re constantly scared and they always die in a miserable way.
III – World of the Victorian middle class: middle-class family
Respectable people who believe in moral values and in the principles of human dignity.
Oliver Twist is a novel of social denunciation: it shows how workhouses did not provide any means for social or economic improvement and it points out that officials who ran workhouses often abused worker’s rights as individuals and caused them further misery.
Oliver wants some more
This is a pass taken from the II chapter of the novel Oliver Twist written by Charles Dickens. The text can be divided into three parts: the introduction (vv. 1-22), the fact (vv. 23-39) and the reaction (vv. 40-67).
The introduction describes the condition of Oliver and his friends, obliged to suffer a slow starvation for three months. But one boy, tall for his age, threatened some night to eat the boy who slept next him. A council was held, and someone had to ask to the master for more food: it fell to Oliver Twist.
The second part, the fact, is described in a very precise way: Dickens describes the moment of the dinner, each character, and his role, and then describes the Oliver’s felling.
“Child as he was, he was desperate with hunger, and reckless with misery”.
Then there is the last part, the reaction. This request has shocked the master, paralysed the assistants with wonder and the boys with fear. To judge this great form of “rebellion” was organised a board in solemn conclave and everyone believed that he would be hang or something like that. At the end the director of the workhouse, Mr. Limbkins, decided to offer a reward of five pounds to “anybody who would take Oliver Twist off the hands of parish.”
The latter is about boys and their condition: Dickens makes a very detailed description of the hunger children, obliged to a “slow starvation for three months”, or the voracity of a boy that threatened “to eat the first boy who slept next him”! With this description he wants to show to the reader the terrible condition of life in the workhouses, and he wants to arouse pity in the reader.
SPAGNOLO: L’ultimo dei personaggi di cui vorrei parlare è Tristana, protagonista del romanzo di Benito Pérez Galdos. Questa storia mi è parsa molto avvincente, poiché la personalità di Tristana si evolve tra ingenuità e desiderio di emanciparsi; è ingenua ma sa cosa vuole, lo ottiene ma cambia presto idea, non si ferma all’idea di donna assoggettata ad un uomo e reclama la sua indipendenza.
Tristana es una hija que quedó prematuramente huérfana y que, por lo tanto, fue entregada a un anciano amigo de su padre: Don Lope. El es un personaje ambiguo, en decadencia económica, pero, a pesar de esto, extremadamente generoso tanto que no había dudado en arruinar su vida para salvar del fracaso el padre de Tristana pero que no vacila, durante toda su vida, a pisotear todo principio y dignidad para hacer suya cada mujer. Esto se manifiesta principalmente cuando, aprovechando de su propia posición de poder y de la ingenuidad de la chica, la hace su amante y la encarcela, de hecho, en una historia que le permite asumir el papel ahora de marido ahora de padre, según conveniencia. (“Eres mi esposa y mi hija”). Lope se caiga desesperadamente enamorado de Tristana a la que, celoso de la belleza de la chica, impone una relación asfixiante. Tristana comienza a odiar Lope, lo desprecia y lo quiere abandonar, sobre todo después de haberse enamorado del pintor Horacio Díaz, con lo que huye a otra ciudad. Todavía, después de dos años, Tristana se encuentra obligada a volver de Lope, atormentada por un tumor cancerígeno que le devora la rodilla; la enfermedad rápidamente empeora hasta hacer inevitable la amputación. Aprovechando de la debilidad de Tristana, Lope la aprisiona a él. La amputación, todavía, cambia el carácter de Tristana que lo con el jardinero y convierte a Lope en su esclavo que, continuamente humillado y rechazado de ella, sufre cada día y pronto muere a causa de un infarto. Al final, Lope, en punto de muerte, pedirá desesperadamente a Tristana de llamar al médico y ésta fingirá hacerlo dejándolo morir y liberándose de él definitivamente.
STORIA: In Inghilterra, il lavoro minorile, spesso nato a causa di ristrettezze economiche, giocò un ruolo molto importante nell’ambito della prima Rivoluzione Industriale: Charles Dickens, per esempio, lavorò a soli 12 anni in una fabbrica di lucido da scarpe, essendo la sua famiglia in una prigione per debiti. Nel 1840 soltanto il 20% di Londra possedeva una qualche scolarità poiché esclusivamente i bambini appartenenti a classi agiate ricevevano un’educazione scolastica e religiosa. I bambini appartenenti alle classi sociali più povere, invece, a partire già dai 5-6 anni erano mandati a lavorare per poter sostenere economicamente la propria famiglia. Spesso questi bambini finivano per venire assunti nelle fabbriche nelle miniere dove erano sottopagati e costretti a condizioni di vita estreme che mettevano a rischio la loro salute. Tra i settori in cui la manodopera minorile venne maggiormente utilizzata vi fu certamente quello industriale, e in particolar modo, quello dell’industria tessile. I bambini operai venivano assunti già ad un’età di 8-9 anni ed erano costretti a lavorare in condizioni disagiate, sia livello economico, sia livello più strettamente lavorativo, dal momento che lavoravano anche dodici ore al giorno, talvolta anche di notte. Assunti dagli imprenditori poiché in grado, con le loro mani più piccole, di svolgere compiti difficoltosi per gli adulti e semplicemente perché meno costosi, i bambini-operai vivevano di fatto un’infanzia molto breve. Va poi ricordato anche un altro luogo nel quale i bambini poveri erano sfruttati e costretti a fabbricare utensili di vario genere: le workhouses, nelle quali risiedevano tutti i poveri che non potevano provvedere al loro sostentamento. Le workhouses inglesi, infatti, a partire dal XVI secolo di opprimono e comandano a bacchetta i bambini, al fine di creare una forza-lavoro disciplinata. Le bambine svolgevano, principalmente, gli stessi lavori fatti dai ragazzi: venivano assunte, infatti, nelle miniere, nelle fabbriche o lavoravano come spazzacamini. Tuttavia, talvolta, le ragazzine più povere erano costrette per guadagnare qualcosa e dare sostentamento alla famiglia a prostituirsi. Nel 1857, il numero delle prostitute presenti a Londra si stimò essere pari a 8100 e di queste la maggior parte avevano tra i 14 e i 20 anni.
Solamente tra il 18º e il 19° secolo apparvero le prime leggi sulla tutela del lavoro minorile; tra questi ricordiamo i Factory Act del 1833 (limitavano a nove ore la giornata lavorativa dei bambini da 9 ai 13 anni e a 12 ore quella dei ragazzi dai 13 e 18; proibiva inoltre fino a quell’età il lavoro notturno e prevedeva due ore di scuola obbligatoria fino a 13 anni), 1844 (le ore lavorative, la domenica, per i ragazzi dai 9 ai 16 vennero ridotte a nove e l’obbligo scolastico aumentato a tre ore), 1856 (con tale legge si stabilì che i bambini e le donne potevano lavorare solo dalle 06:00 fino alle ore 18:00 in inverno e dalle 7:00 fino alle 19:00 in estate). L’emanazione dei Factory Acts fu senz’altro uno degli elementi che contribuì alla progressiva scomparsa dell’utilizzo della manodopera minorile nelle fabbriche; tuttavia, quest’ultima è ancora una piaga che affligge ancora numerosi paesi sottosviluppati.
[quote=Storia di Iqbal- Francesco D'Adamo]“Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite.”