Anteprima
Vedrai una selezione di 13 pagine su 57
Libertà negate e conquistate - Tesina per Istituto Tecnico Commerciale Pag. 1 Libertà negate e conquistate - Tesina per Istituto Tecnico Commerciale Pag. 2
Anteprima di 13 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Libertà negate e conquistate - Tesina per Istituto Tecnico Commerciale Pag. 6
Anteprima di 13 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Libertà negate e conquistate - Tesina per Istituto Tecnico Commerciale Pag. 11
Anteprima di 13 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Libertà negate e conquistate - Tesina per Istituto Tecnico Commerciale Pag. 16
Anteprima di 13 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Libertà negate e conquistate - Tesina per Istituto Tecnico Commerciale Pag. 21
Anteprima di 13 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Libertà negate e conquistate - Tesina per Istituto Tecnico Commerciale Pag. 26
Anteprima di 13 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Libertà negate e conquistate - Tesina per Istituto Tecnico Commerciale Pag. 31
Anteprima di 13 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Libertà negate e conquistate - Tesina per Istituto Tecnico Commerciale Pag. 36
Anteprima di 13 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Libertà negate e conquistate - Tesina per Istituto Tecnico Commerciale Pag. 41
Anteprima di 13 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Libertà negate e conquistate - Tesina per Istituto Tecnico Commerciale Pag. 46
Anteprima di 13 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Libertà negate e conquistate - Tesina per Istituto Tecnico Commerciale Pag. 51
Anteprima di 13 pagg. su 57.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Libertà negate e conquistate - Tesina per Istituto Tecnico Commerciale Pag. 56
1 su 57
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi
Italiano: Bassani e "Il giardino dei Finzi Contini"

Storia: Le leggi razziali e il fascismo

Diritto: Dallo statuto Albertino alla Costituzione. articolo 21 C.

Scienze delle finanze: Articolo 53 - Imposte e tasse

Economia Aziendale: Sistema Bancario Italiano e tutela del risparmio

Matematica: G. Cantor e i Teoremi sulle Funzioni variabili di variabile reale

Inglese: The methods of payment
Estratto del documento

Il giardino dei Finzi Contini

Casa Editrice Einaudi

Torino

Prima edizione 1962

Il Giardino dei Finzi Contini, romanzo neorealista, scritto da Bassani nel 1962, narra la storia di

un gruppo di ragazzi e la storia d’amore mai nata tra due di loro. La vicenda si svolge tra il 1938

e il 1941, nella bella Ferrara sotto lo sfondo di una triste realtà fascista. Il protagonista, l’io

narrante, snoda la vicenda in flashback e ci riferisce come da quindicenne, sconfortato per essere

stato rimandato ad ottobre in una sola materia, fosse stato consolato dalla bella Micòl,

appartenente alla ricca famiglia ebrea dei Finzi Contini, descritta con molta cura dall’autore a

partire dall’imponente abitazione fino alle abitudini dei suoi componenti . Tra i due in un breve

episodio s’instaura una complicità particolare, che non potrà, tuttavia crescere poiché ostacolata

dal trasferimento di Micòl in un'altra sinagoga e fuori Ferrara per gli studi- Questo avrebbe

comportato, di fatto, la separazione dei due giovani per un lungo periodo. Con la promulgazione

delle leggi razziali, i due si rincontrano, infatti, quando il giovane, discriminato per la sua

religione viene totalmente escluso dal club di tennis, dal quale per sua scelta si era già allontanato,

e viene invitato da Micòl a praticare tale sport nel suo campo privato.

Ai due si aggiungono anche il fratello della ragazza, Alberto, l’amico operaio, il Malnate e altri

coetanei appartenenti al medesimo circolo di tennis. I giovani, ormai ventiquattrenni, trascorrono

le giornate nella sicurezza del giardino, isolati, in una quiete circondata dal dolore della

discriminazione e dall’incattivirsi del fascismo. L’autore non si sofferma in maniera eccessiva

sull’aspetto del regime e lascia intravedere piuttosto, nelle giornate dei ragazzi e nei loro discorsi,

quella disperazione che li circonda. Da parte del protagonista riaffiora un vecchio sentimento nei

confronti di Micòl tuttavia non corrisposto. Quando la giovane va a Venezia, per conferire la

laurea, il protagonista, tormentato dall’attesa del suo ritorno, trascorre la maggior parte del suo

tempo nella beata oasi a discorrere con i restanti amici: Alberto ed il Malnate. Quando, al ritorno

di Micòl, lui impulsivamente la bacia, il loro rapporto si rovina lentamente, fino a sparire, insieme

alla realtà del giardino, che il protagonista abbandona con l’aiuto del Malnate, giovane

particolarmente istruito nella politica, che lo istiga a guardare la realtà del suo tempo. Diventato

uomo, una notte il protagonista abbandona il suo sogno adolescenziale, dando l’ultimo saluto a

quel giardino, intriso di ricordi, che pian piano l’aveva reso cieco della realtà che lo circondava ed

allontanato da essa. Il termine del romanzo è accompagnato da un epilogo che ci descrive la fine

dei giovani: Alberto muore di tumore, Micòl e i suoi genitori vengono deportati e non torneranno

mai più e Malnate, invece, muore in guerra sul fronte russo.

Il romanzo nella sua prima parte, si snoda in minuziose descrizioni che lo rendono prezioso ma,

tuttavia, nella seconda parte la lettura risulta più scorrevole e piacevole, abbandonati totalmente

alla trama del racconto. Riesce a catturare il lettore portandolo ad identificarsi in quello che è il

percorso evolutivo del protagonista, che da giovane adolescente, riesce a diventare uomo ed ad

interessarsi alla storia della sua società e della sua comunità in particolare. A differenza delle altre

opere che narrano sullo sfondo la pesantezza del fascismo, Bassani sceglie di trasparire tale

aspetto solo in certi momenti, il più tangibile risulta essere l’epilogo che mette fine all’idealismo

che si è creato all’interno del piccolo mondo. La narrazione espone sinteticamente tutti i temi

fondamentali narrativi dell’autore: egli recupera la dimensione della memoria come arma contro il

rischio che la tragedia del popolo ebraico venga dimenticata e a questa associa la solitudine umana

e la violenza della storia.

Il Regime

Il fascismo instaura, a partire dal 3 gennaio 1925, un regime di governo dittatoriale, che si

propone di mutare il modo d'essere e comportarsi degli Italiani, in definitiva il loro stile di vita,

per uniformarli al modello sociale ed etico dettato dell'ideologia fascista.

Il regime guida gli Italiani verso la conformazione a ideali quali il nazionalismo, il patriottismo, il

militarismo, l'atletismo, l'eroismo, l'autoritarismo, l'esaltazione della civiltà romana e dell'idea

della virilità nonché la disapprovazione per taluni aspetti tipici della società borghese, modello

sociologico tipico del capitalismo, rispetto al quale il fascismo vuole presentarsi come terza via.

Obiettivo finale è la creazione di un nuovo tipo d'uomo, destinato, negli auspici del regime, a

guidare l'Italia e Roma a nuovi fasti imperiali.

La situazione politica ed economica del primo dopoguerra Formattato: Tipo di carattere:

Monotype Corsiva, 14 pt

Il periodo storico in cui meglio si inquadrano tutte le sfaccettature del tempo dove l’uomo perde

ogni dignità umana è il cosiddetto “ventennio fascista”, caratterizzato dall’avvento del fascismo e

del nazionalsocialismo.

La fine della prima guerra mondiale vede un’Italia in grave crisi economica, sfiduciata, lacerata

da contrasti sociali.

Fra i vincitori della prima guerra mondiale l’Italia era la nazione più fragile, sia perché

politicamente era “nata” da poco più di mezzo secolo, sia perché la sua economia era debole anche

prima della guerra, sia per il grande divario tra il Nord e il Sud del Paese.

Le condizioni in cui si trovò il nostro paese sono quindi immaginabili : una crisi generale

dell’economia, l’inflazione “galoppante”, i prezzi che salivano alle stelle mentre gli stipendi

restavano praticamente inalterati, e la disoccupazione era aumentata di sei volte rispetto all’anno

precedente.

La guerra, benché vittoriosa, ha significato investimento di capitali, calo della produzione agricola

per l’assenza materiale della forza-lavoro, arricchimento di pochi industriali e ulteriore

impoverimento dei lavoratori.

Una crisi generale, dunque, che coinvolse la stragrande maggioranza della popolazione.

Ai contadini durante la guerra era stata promessa la distribuzione delle terre ma queste erano

state dimenticate e nessuno intendeva rispettarle. Gli operai trovarono: aumento dei prezzi,

abbassamento dei salari, fame, disoccupazione. La crisi economica colpì anche la piccola e media

borghesia: da questi ceti erano stati reclutati gli ufficiali e i sottufficiali, tornati a casa erano stati

costretti a riadattarsi a una vita grigia e monotona, fatta di magri stipendi e sacrifici.

I reduci, soprattutto gli ufficiali di complemento, costituivano un’alta categoria che aveva buone

ragioni per lamentarsi. Innanzitutto, dopo 4 anni di guerra, trovarono grandi difficoltà a

reinserirsi nella vita “civile” e a trovare un posto di lavoro; questi giovani, inoltre, si sentirono

guardati con malcelato disprezzo proprio da quegli “imboscati che, mentre loro combattevano al

fronte, avevano approfittato per costruirsi delle cospicue fortune attraverso ogni tipo di

speculazione. Al loro rientro, le sinistre scatenarono inoltre la “caccia ai reduci e agli ufficiali”: a

loro, in pratica, si rimproverava di aver voluto la guerra e di avervi trascinato gli operai e i

contadini, mentre sappiamo che la decisione dell’intervento era stata presa da un’esigua

minoranza di italiani.

Questi malcapitati, tutti appartenenti alla classe media, tutti in preda alla più nera disperazione:

una mina vagante che vede davanti ai suoi occhi la grande industria e le banche rifiutarsi di

accollarsi i debiti nonostante gli ingenti profitti fatti con la guerra; e ha la netta impressione di

essere stata tradita, come i reduci.(da notare che tutto questo sta accadendo contemporaneamente

anche in Germania).

La soluzione che adottò il governo per far fronte ai debiti e alle spese sostenute in guerra era stata

quella di aumentare le tasse; con la conseguenza di far aumentare il costo della vita e bloccare

ulteriormente gli investimenti produttivi.

Il malcontento popolare esplose nel 1919 con scioperi e agitazioni. Ma la situazione peggiorò

l’anno seguente quando gli industriali metallurgici rifiutarono di concedere agli operai aumenti

salariali necessari a fronteggiare l’aumento dei prezzi.

Gli operai del settore entrarono in sciopero, gli industriali risposero con la serrata (la chiusura

degli stabilimenti).

Gli operai decisero l’occupazione delle

fabbriche pronti a difenderle anche con

l’uso delle armi.

Le divisioni all’interno del partito

socialista provocarono il fallimento

dell’occupazione delle fabbriche.

Questa crisi si manifestò in varie forme, dalla

rabbia insurrezionale del cosiddetto “biennio rosso”, nazionalismo esasperato degli ex combattenti.

Privi di una guida efficace e disorientati, gli operai abbandonarono la lotta e si accontentarono

delle promesse di Giolitti. Questa esperienza aprì una grave crisi all’interno del Partito socialista.

Il gruppo di estrema sinistra, capeggiato da Antonio Gramsci fondò il Partito Comunista d’Italia

che si proponeva di guidare il popolo alla rivoluzione. Si cominciò a invocare un governo forte, che

reprimesse con fermezza le agitazioni popolari, restituisse dignità alla Patria e garantisse l’ordine

sociale. In questa atmosfera, intrisa di paura, di disordine e di miseria, si affermò un movimento

destinato a stravolgere il sistema politico italiano e a segnare più di venti anni della nostra storia:

il fascismo, una forza politica sul versante di destra, poco numerosa ma molto combattiva

composta da nazionalisti, che avevano contribuito in modo determinante a trascinare l’Italia nella

guerra, e protestavano a gran voce per la “vittoria mutilata”.

La vittoria mutilata

L’espressione si riferiva al mancato rispetto da parte degli Alleati degli impegni presi con l’Italia

che fece raggiungere la massima tensione durante la crisi di Fiume.

Questa città, abitata in prevalenza da italiani ma situata in territorio slavo era stata occupata

dal nostro esercito durante la guerra.

Il trattato di Versailles l’aveva tolta all’Italia e assegnata alla Jugoslavia. Nel 1919, al momento

di evacuare la città, una parte delle nostre truppe rifiutò di obbedire, a sostenere questa ribellione

accorsero i legionari fiumani (G. D’Annunzio).

La questione fiumana venne risolta brillantemente da Giolitti, nel1920 concluse con la Jugoslavia

il Trattato di Rapallo. Fiume diventava uno stato indipendente, l’Italia ottenne l’Istria e la città

di Zara, la Jugoslavia videro riconosciuti i suoi diritti sulla Dalmazia. G. D’Annunzio

28 Ottobre 1922.

Mussolini con i suoi fedelissimi

durante la <<marcia su Roma>>.

L’ascesa del Fascismo

La crisi del dopoguerra italiano cominciò a decrescere, ma proprio a questo punto si

intensificarono, raggiungendo delle punte di inaudita violenza, le “imprese” delle squadracce

fasciste.

Gli uomini di governo, e Giolitti in particolare, non si opposero alla crescente marea fascista

perché credevano di poter “assorbire” i fascisti nel gioco parlamentare, ma non avevano capito che

il fascismo non era uno dei soliti partiti: non solo era organizzato quasi militarmente,

ma gli erano anche del tutto estranei i principi di libertà e di democrazia.

La “marcia su Roma”.

Alla ricerca di una solida maggioranza che consentisse di governare, nel maggio del 1921 Giolitti

indisse nuove elezioni, favorendo le liste nazionali che comprendevano anche i candidati fascisti; e

35 di questi furono eletti.

Le violenze “nere” contro i giornali, le sedi e le organizzazioni socialcomuniste raggiunsero il

culmine. Giolitti, per rimediare in qualche modo a quel caos, chiese al parlamento i pieni poteri, ma

questi gli vennero rifiutati e lui rassegnò le dimissioni. L’anno successivo quello stesso parlamento

avrebbe concesso i pieni poteri a Mussolini.

Dettagli
Publisher
57 pagine
776 download