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La tesina affronta lo scottante, e a volte scomodo, tema dell'omosessualità . Si cerca attraverso queste pagine di descrivere dal lato psicologico e scinetifico le evenutali cause o fattori scatenanti dell'omosessualità .
Materie trattate: Storia, Italiano, Scienze, Scienze sociali, Filosofia, Francese
Se l’omosessualità non trova le sue origini nella tesi biologica o genetica, si deve
comunque scavare sul versante della psicologia. Questa idea si inserisce in una logica
più ampia che postula una origine acquisita, e non innata, per l’omosessualità. In tale
prospettiva, la madre sembra essere la vittima ideale per spiegare l’omosessualità del
bambino. Dopo tutto, se l’omosessuale si identifica in una donna, la madre non è forse
la prima figura femminile che incontra?
Queste teorie psicoanalitiche sono sempre basate sull’idea di un “inversione”, che si
tratti di identificazione o di una scelta dell’oggetto, mescolando a priori il sesso e la
tendenza omosessuale. O l’omosessuale si identifica in una donna, e quindi rivolge il suo
desiderio su degli uomini; o egli si identifica in un uomo, ma rivolge il suo desiderio su
se stesso o sugli altri uomini per odio verso il sesso opposto.
Certe teorie si basano su una fissazione del bambino nello stadio anale con una
identificazione ano/vagina, e quindi una inversione del sesso, o su una fissazione in uno
stadio auto-erotico, accompagnato dallo sviluppo di un narcisismo smisurato.
Altre teorie utilizzano il Complesso di Edipo. Il maschietto così detto “normale”, verso
i quattro anni, è innamorato di sua madre e detesta il padre, che considera come un
rivale. Per paura del tabù dell’incesto, egli sarà portato a superare questo stadio
identificandosi nel padre e sviluppando una scelta d’oggetto eterosessuale. Il
maschietto pre-omosessuale resterebbe fissato in questo stadio, fermo nel suo
sviluppo psico-sessuale, sia perché la madre dominatrice toglierebbe al padre la sua
funzione di rivale, sia perché essa ispirerebbe al bambino un amore smisurato. L’odio
per il padre, anch’esso smisurato, diverrebbe amore per gli altri uomini per un
processo di “formazione reattiva”, trasformando un oggetto nel suo contrario.
Ma, di queste teorie non va fatto un universale certo. Infatti i vari studi che da anni
hanno tentato di spiegare la tendenza sessuale con i traumi della prima infanzia o con
uno schema famigliare tipico, sono falliti di fronte alla diversità dei risultati e alle
interpretazioni contraddittorie. Uno studioso, Michael Dorais, che ha studiato le varie
teorie sull’origine dell’omosessualità in un suo libro “La peur de l’autre en soi”, conclude
questo dicendo: la presenza del trio costituito da padre debole, minaccioso o assente,
madre seduttrice o dominatrice, e bambino timoroso, anche se si ritrova nella storia d
alcuni soggetti, non è affatto predittiva di una tendenza omosessuale. Un numero
enorme di uomini eterosessuali hanno vissuto questa dinamica senza le presunte
conseguenze, mentre molte persone omosessuali o bisessuali, non hanno conosciuto
affatto cose del genere. Ciò dovrebbe bastare a provare che le relazioni genitori-figli
tormentate o invertite, non sono né necessarie né sufficienti per provocare
l’omosessualità. Sigmund Freud, medico austriaco di origine
ebrea, ha realizzato attraverso la psicoanalisi
da lui fondata, una delle più radicali svolte, non
solo della psicologia, ma dell’intera concezione
dell’uomo, fra quelle espresse nel nostro secolo.
Nato in Moravia nel 1856, ma ben presto
trasferitosi con la famiglia a Vienna, Freud
indirizzò la sua formazione medica verso la
neurologia, completando la sua preparazione con
viaggi in Francia dove potè approfondire lo
studio dell’isteria e delle tecniche ipnotiche.
Proprio a partire dallo studio delle nevrosi e del
loro trattamento si affacciò in lui l’idea che una
nuova parte rilevante e attiva della nostra vita
psichica giaccia al di fuori della coscienza,
nell’inconscio. L’analisi dei sogni e dei piccoli
incidenti di tutti i giorni, come amnesie, lapsus,
lo convinsero che tale componente inconscia non
caratterizza uno stato patologico, ma riguarda la struttura stessa della personalità.
Alla sua base vi solo le complesse e spesso drammatiche vicende che accompagnano i
primi anni di vita dell’individuo e, in particolare, la dimensione sessuale che Freud
riconobbe come tratto caratteristico anche dell’infanzia. Tali esperienze emotive
vengono progressivamente poste fuori dalla coscienza e mantenute in tale stato, ad
opera di quella componente della personalità, il Super-Io, che incarna le norme morali
acquisite durante la crescita attraverso le influenze famigliari e sociali. Costretto ad
allontanarsi, in quanto ebreo, da Vienna, dopo l’annessione nel 1938 dell’Austria da
parte della Germania nazista, Freud morì l’anno dopo a Londra all’età di 83 anni.
I bisogni sessuali dell’uomo e dell’animale, sono un fatto che la biologia espime con
l’ipotesi di una “pulsione sessuale”. Nell’opinione comune si hanno delle idee ben precise
sulla natura e sulle proprietà di questa pulsione sessuale: non la si trova nell’infanzia,
si insidia nel periodo di processo della maturazione della pubertà, si esplicita nelle
varie forme che assume l’irresistibile attrazione che un sesso esercita sull’altro, e il
suo scopo è l’unione dei sessi o almeno quegli atti che a essa conducono. Ma ci sono
tutte le ragioni per vedere in questa indicazione una rappresentazione della realtà
molto poco attendibile; a scrutarle con più cura, si mostrano piene di errori e
conclusioni frettolose. Se chiamiamo oggetto sessuale la persona da cui proviene
l’attrazione sessuale, e obiettivo sessuale l’atto cui spinge la pulsione, l’esperienza
presenta numerose deviazioni relative ad entrambi, all’oggetto e all’obiettivo; il loro
rapporto con la norma stabilita esige una indagine approfondita.
Deviazioni relative all’oggetto sessuale.
la teoria comune della pulsione sessuale, corrisponde alla leggenda poetica della
divisione dell’uomo in due metà, maschio e femmina, che nell’amore aspirano a riunirsi.
È per questo che fa sempre scalpore sentire parlare di uomini per i quali l’oggetto
sessuale è rappresentato non dalla donna ma dall’uomo, e di donne per le quali l’oggetto
sessuale è rappresentato dalla donna e non dall’uomo. A queste persone si da il nome di
omosessuali o di invertiti.
L’inversione.
Comportamento degli invertiti. Le persone in questione presentano comportamenti che
sono completamente differenti e che si distinguono secondo diversi criteri. Possiamo
trovare:
Invertiti assoluti, cioè coloro che hanno come oggetto sessuale solo persone
dello stesso sesso.
Invertiti ambivalenti , cioè coloro il cui oggetto sessuale può appartenere allo
stesso sesso o all’altro; all’inversione, in questo caso, manca il carattere
dell’esclusività.
Invertiti occasionali, cioè in base a certe condizioni esterne, in primis
l’inaccessibilità dell’oggetto sessuale normale.
Gli invertiti hanno inoltre comportamenti disparati quando giudicano la natura
particolare della propria pulsione sessuale. Alcuni considerano l’inversione ovvia,
quanto lo è per un individuo normale la direzione della propria libido e ne sostengono
con rigore la pari legittimità rispetto alla tendenza normale. Altri, invece, non
accettano il dato di fatto della propria inversione e la sentono come una coazione
morbosa.
Ulteriori variazioni riguardano il fattore tempo. Nell’individuo la particolarità
dell’inversione, o data dall’inizio, oppure è stata avvertita in un certo momento, prima
o dopo la pubertà. Il carattere dell’inversione o dura per tutta la vita, o regredisce
temporaneamente; può addirittura manifestarsi solo tardi nella vita, dopo un lungo
periodo di attività sessuale normale.
Concezione dell’inversione.
Il primo modo di giudicare l’inversione consisteva nel concepirla come un segno innato
di degenerazione nervosa. Ed era in sintonia con il fatto che l’osservatore curante la
incontrava anzitutto nei malati di nervi o in persone che davano l’impressione di
esserlo. In questa caratterizzazione sono contenuti due dati che vanno esaminati
separatamente: l’innatezza e la degenerazione.
La degenerazione. La degenerazione va incontro alle obiezioni che si sollevano,
in genere, contro l’uso indiscriminato del termine. È diventato costume
considerare degenerazione ogni sorta di manifestazione patologica che non sia
traumatica o infettiva. Ma se le cose stanno così, ci si può chiedere che utilità
e che novità di contenuto possieda ancora un giudizio di degenerazione. Sembra
quindi più opportuno, non parlare di degenerazione:
1) dove no c’è concorso di numerose e gravi deviazioni della norma;
2) dove l’efficienza e la validità non appaiono gravemente lese.
Che gli invertiti non siano degenerati in questo senso legittimo del termine,
emerge da più fatti:
1) si trova l’inversione in persone che per il resto non presentano alcuna grave
deviazione dalla norma;
2) lo stesso si dica di persone la cui efficienza non è disturbata, anzi, che si
segnalano per sviluppo intellettuale e formazione morale particolarmente
elevati.
Innatezza. L’innatezza è stata affermata solo per la prima classi di invertiti,
quella estrema, e ciò sulla base dell’assicurazione avanzata da questi soggetti,
che in nessun periodo della loro vita si sarebbe manifestata una diversa
direzione della pulsione sessuale. L’inversione sarebbe pertanto un carattere
innato in una certa serie di casi; in altri potrebbe avere una origine diversa. La
concezione opposta è quella secondo cui l’inversione sarebbe un carattere
acquisito dalla pulsione sessuale. Essa si fonda sui seguenti dati:
1) nel caso di molti invertiti, è riscontrabile una impressione sessuale operante
nel primo periodo della vita, impressione di cui l’inclinazione omosessuale si
presenta come conseguenza duratura;
2)in molti altri casi si possono trovare quelle influenze esterne della vita, che o
agli inizi o in seguito, hanno portato alla fissazione dell’inversione;
3)l’inversione può essere eliminata con la suggestione ipnotica, cosa che riferita
a un carattere innato risulterebbe strano. Ciò che mette fine alla certezza che
sembrava raggiunta, è una osservazione di segno contrario: c’è un infinito
numero di persone che subiscono gli stessi condizionamenti sociali, senza per
questo diventare invertite. Si è dunque indotti a supporre che l’alternativa
“innato-acquisito” o è parziale, o non spiega la totalità dei fenomeni presenti.
Spiegazione dell’inversione.
Né l’ipotesi che l’inversione sia innata né che sia acquisita, spiega la natura
dell’inversione. Nel primo caso occorre esplicitare ciò che di essa è innato; nell’altro
caso il problema è se le molteplici influenze accidentali siano sufficienti a spiegare
l’acquisizione senza che vi sia qualcosa nell’individuo che le assecondi.
L’oggetto sessuale degli invertiti.
L’ermafroditismo psichico presuppone che l’oggetto sessuale dell’invertito sia
l’opposto di quello normale. Come la donna, l’uomo invertito subirebbe il fascino che
emana dalle proprietà maschili del corpo e della psiche, si sentirebbe donna e
cercherebbe l’uomo. Questo, sebbene sia vero per molti invertiti, è lontano dal
rivelare una caratteristica generale dell’inversione. In realtà, una gran parte degli
invertiti maschili, ha conservato il carattere psichico della virilità, nel suo oggetto
sessuale infatti, cerca tratti prevalentemente femminili.
L’obiettivo sessuale dell’invertito.
il fatto importante da tenere presente, è che nell’inversione lo scopo sessuale non può
essere definito in modo uniforme. Nei maschi il rapporto per anum non coincide
affatto con l’inversione; la masturbazione è spesso l’obiettivo esclusivo, e le
restrizioni dell’obiettivo sessuale, sono frequenti come negli eterosessuali.
Conclusione.
Ci rendiamo conto che da questo materiale non si riesce ad individuare la natura
dell’inversione, ma possiamo rilevare che questa indagine ci ha condotto a una
prospettiva che può riuscirci più significativa della soluzione stessa del problema.
Il modello conflittuale freudiano contemplava un'eccezione: la teoria delle