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Bibliografia…………………………………………………..19
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Mappa schematica
Fisica Italiano
SCIENZE FILOSOFIA
Inglese
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SCIENZE
ARGOMENTO: IL TEMPORALE e SUA ORIGINE
I temporali sono fenomeni particolarmente violenti e di breve durata (massimo qualche ora),
frequenti soprattutto nel periodo estivo e nella fascia equatoriale.
Tali perturbazioni si possono verificare attraverso due differenti dinamiche, per cui possiamo
distinguere tra TEMPORALI DI CALORE e TEMPORALI FRONTALI.
Nel primo caso il temporale si genera a seguito della risalita di una massa d’aria calda, carica di
umidità (bolla d’aria): in tal modo si origina la maggior parte dei temporali estivi, a seguito di
giornate molto calde e, di conseguenza, di un’alta evaporazione.
Nell’altro caso invece il temporale si verifica quando una massa d’aria calda stazionaria incontra
un fronte freddo.
In entrambi i casi la perturbazione si sviluppa in 3 fasi.
Un sistema temporalesco è costituito da più cellule dotate di propria circolazione. Inizialmente
l’aria calda, essendo più leggera dell’aria circostante tende a salire generando instabilità
atmosferica (fase di sviluppo); successivamente il vapore acqueo tende a condensare (dopo aver
raggiunto il limite di saturazione e grazie alla presenza di nuclei di condensazione) formando
nubi cumuliformi, più precisamente cumulonembi.
Al loro interno troviamo una serie di correnti con diverse temperature, in particolare correnti
ascendenti, calde, e correnti discendenti, fredde, che portano ad un abbassamento della
temperatura al suolo, anche attraverso raffiche di vento e per questo l’acqua cade a scrosci:
questa è la fase di maturità.
L’ultima fase, detta di dissipazione, è il
momento in cui il temporale si esaurisce;
ciò avviene quando si riduce la differenza
di temperatura tra il suolo e l’aria in quota
(differenza che aveva innescato il
fenomeno), poiché l’aria al suolo si è
raffreddata.
In estate, grazie al forte riscaldamento dei bassi strati dell’atmosfera, l'instabilità dell'aria è
maggiore che in inverno, di conseguenza alle medie latitudini (e nelle nostre regioni), i temporali
sono prevalentemente un fenomeno estivo e pomeridiano. Tuttavia, condizioni di instabilità
atmosferica possono manifestarsi anche nei mesi freddi, in quanto non necessariamente il
riscaldamento dal basso è il responsabile dello squilibrio troposferico. Infatti afflussi di aria
molto fredda in quota su aria fresca e umida nei bassi strati possono rendere la troposfera
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instabile generando, anche se non frequentemente, significative correnti ascendenti con
formazione di nubi, precipitazioni, separazioni di cariche, fulmini e tuoni.
Il temporale è un fenomeno che affascina,
poiché ad esso sono associati altri fenomeni,
che lasciano a bocca aperta, che al momento
non sappiamo spiegare, che fanno rimanere
svegli la notte a guardare il cielo illuminarsi a
giorno, che ai piccoli fanno paura…
I fenomeni correlati ai temporali hanno da
sempre affascinato e turbato l’uomo tanto che
i fulmini, nell’antichità, venivano associati
alle divinità: in particolare nella cultura greca
era Zeus che scagliava i fulmini
Omero lo descriveva come signore degli dei, dio del cielo, della pioggia e del fulmine. In ogni
modo Zeus è sempre stato il "padre" ovvero la guida naturale degli dei e dell'umanità. Come
divinità celeste, Zeus sviluppa due principali sfere di attività, una fisica e un'altra morale; tutti i
fenomeni meteorologici sono di sua competenza: è lui che invia il tuono e il lampo, sua arma
tradizionale è la saetta; egli produce anche la pioggia, il vento, e, conseguentemente, il bel
tempo, essendo bivalente, al pari di tutti gli dei dell'antica Grecia. Caratteristico degli dei celesti
di molte popolazioni il sovrintendere alla condotta dell'umanità, che essi possono osservare da
una posizione sopraelevata (spesso si attribuiscono loro poteri sovrannaturali di vista e udito. In
generale i Greci affermano che Zeus vede e governa ogni cosa, tiene nota di tutto ciò che gli
uomini compiono, oltre a possedere innumerevoli spie che si aggirano per la terra e a lui
riportano notizia di ciò che vi succede. La più antica e caratteristica forma di vendetta di Zeus è
l'inviare un fulmine contro l'offensore o anche un'epidemia contro una comunità colpevole
(secondo la concezione comune che la malattia era causata da particolari condizioni
atmosferiche).
Questi fenomeni possono essere giustificati scientificamente, utilizzando analisi, metodi e
strumenti della fisica applicata alla meteorologia.
I fulmini sono scariche elettriche ad alta tensione generate da forti differenze di potenziale
elettrico all’interno della nube, tra nube e nube o tra nube e suolo. In condizioni di stabilità,
l’atmosfera è sede di un campo elettrico con cariche positive dirette verso la superficie terrestre,
che è invece caricata negativamente. La differenzia media di potenziale è di 300 000 volt e
l’intensità del campo diminuisce con la quota. Questo campo elettrico viene perturbato dal
passaggio di un nube temporalesca. All’interno di essa vi è un campo tripolare con cariche
elettriche positive in alto e in basso separate da una fascia di cariche negative che, secondo
misurazioni effettuate con vari metodi, si trovano di solito alla quota in cui la temperatura è
intorno ai –15°C. Tra aree a carica diversa possono svilupparsi differenze di potenziale
dell’ordine anche del centinaio di volt. La nube si comporta quindi come un generatore
5
elettrostatico in grado di separare cariche di segno opposto concentrandole in regioni diverse. Il
campo elettrico che si genera tra esse o tra una di esse e il suolo aumenta fino a quando si
sviluppa una scarica simile alla scarica elettrostatica che si sviluppa nei giorni secchi e ventosi
tra la chiave dell’auto e il buco della serratura (dimensioni a parte).
Una scarica tra nube e suolo inizia con raffiche di ioni che si muovono velocemente verso il
basso ad intervalli di 15-100 millisecondi, seguendo traiettorie a zig-zag, con velocità di circa
105 m/s (scarica guida). In prossimità del suolo incontrano una corrente di ioni opposta che si
sviluppa in particolare da oggetti appuntiti; si determina così un canale di aria ionizzata tra la
nube e il suolo lungo il quale si produce una più violenta scarica di ritorno, che è il fulmine vero
e proprio. Questa è la scarica che noi vediamo, ma per effetto ottico a noi pare che si sviluppi in
verso contrario.
Tale scarica è in grado di trasferire verso la nube una corrente la cui intensità media è dell’ordine
di 10 000 Ampere. A distanza di centesimi di secondo si può ripetere la scarica guida seguita
immediatamente da un secondo fulmine.
Le scariche all’interno delle nubi, che producono i lampi, si producono più facilmente quando la
base del cumulonembo è più distante dal suolo.
Nelle immediate vicinanze di un fulmine l'aria si surriscalda velocemente, arrivando fino a
temperature di circa 30000°C, quindi si espande con violenza e rapidità provocando un'onda
d'urto molto forte che si propaga sotto forma di onde sonore (il tuono).
.L’intensa onda sonora è quindi percepibile anche a parecchi chilometri di distanza.
Dato che il suono si propaga a circa 340 metri al secondo, mentre la velocità della luce si
propaga a circa 300.000 km/s, passa un cero intervallo di tempo tra la visione del fulmine e la
percezione acustica del tuono.
Se vogliamo calcolare la distanza tra noi e il fulmine, è sufficiente moltiplicare per 340 i secondi
che passano tra il lampo e il tuono. FISICA
6
ARGOMENTO: DIFFERENZA di POTENZIALE
ELETTRICO
Per poter capire più a fondo i fenomeni metereologici sopra descritti è necessario approfondire la
definizione di differenza di potenziale. d.d.p.:
la differenza di potenziale è la condizione necessaria per generare corrente elettrica. Per poter
capire meglio il concetto pensiamo a due serbatoi d’acqua collegati alla base da un tubo.
Se nei due serbatoi si ha lo stesso livello d’acqua, questa rimane ferma. Se invece l’acqua
raggiunge altezze differenti, l’acqua tenderà a spostarsi dal serbatoio con livello più alto a quello
con livello più basso per ripristinare l’equilibrio che avevamo inizialmente.
Negli impianti elettrici il tubo che collega i due serbatoi è un cavo elettrico, attraverso il quale
passa corrente elettrica. La differenza sta qui nel potenziale elettrico, che prende il nome di
differenza di potenziale elettrico o tensione.
Se aumentiamo la differenza di potenziale, aumenta l’intensità di corrente.
La differenza di potenziale si misura in Volt(V).
Il concetto di potenziale elettrico dipende fortemente dall’energia potenziale: infatti per
definizione
∆V = ∆U/q
Dove ∆U è appunto la differenza di energia potenziale e con q indichiamo una carica di prova,
che spostandosi da un punto A ad un punto B, passando quindi da potenziale U a U (nel
A B
momento in cui su essa agisce una forza conservativa).Allora ∆U=U -U può essere definito
B A
anche come il lavoro compiuto per andare da A a B cambiato di segno, quindi il lavoro per
passare dal punto B al punto A. Per cui ∆U=U -U = - W = W .
B A A,B BA
Dalla definizione di lavoro posso giungere a quella di potenziale.
Infatti il lavoro è dato dal prodotto scalare tra la forza e lo spostamento
W = F·r=∑ F· ∆r
BA
Ponendo ∆r = dr cioè uno spostamento infinitesimale, possiamo passare dall'operazione di
sommatoria a quella di integrale a∫b F dr.
Sapendo che la forza, forza elettrica, data dalla legge di Coloumb è data dal rapporto tra il
prodotto delle cariche e il quadrato della distanza, moltiplicato per una costante k, la formula
b 2
equivalente è: ∫ k*((Q *Q )/r )dr.
a 1 2
Secondo le proprietà degli integrali posso portare fuori dal segno di integrale tutte le costanti :
b 2
k* Q *Q ∫ (1/ r )dr ; k* Q *Q /r + c.
1 2 a 1 2 7
La definizione di differenza di energia di potenziale fornisce una variazione della grandezza
interessata. Sorge quindi la necessità di scegliere una condizione di zero in modo da poter
definire l’energia potenziale in un solo punto, che scelgo. La convenzione usuale consiste nel
porre uguale a zero l’energia potenziale di due cariche puntiformi poste a distanza infinita.
Per cui facendo tendere a infinito la distanza r(r∞) trovo che la costante c=0.
In generale possiamo definire a nostra la scelta la condizione di zero del potenziale.
Scelta tale condizione in un punto B, si può definire come potenziale elettrico V nel punto A
A
come: V -V = V - 0 = V .
A B A A
Sostituendo le diverse formule , il potenziale di una carica puntiforme viene definito:
V =k*(Q/r):tale risultato ci conferma che tale grandezza è indipendente dalla carica di prova. Nel
p
caso in cui un campo elettrico vi fossero più cariche puntiformi per poter calcolare il potenziale
elettrico,dato il fatto che possiamo calcolare l'energia potenziale totale sommando l'energia
potenziale di ogni singola carica, possiamo fare la somma algebrica dei potenziali di ogni singola
carica ed ottenere così il potenziale totale del campo.
Le cariche positive di natura si muovono da punti a potenziale maggiore a punti a potenziale
minore, le cariche negative invece si muovono al contrario.(ricordando la formula ∆V= -W/q).
Infatti se ∆U= ∆V* q, se q è positiva, allora ∆V < 0, viceversa ∆V ricordando che ∆U è
> 0,
definito come il lavoro da A a B cambiato di segno (- W )
AB
V Q > 0 r
Q < 0 8
L’unità di misura del potenziale elettrico è J/C. Tale unità di misura è detta anche Volt: 1V= 1 J /
1 C.