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La tesina affronta in maniera convincente e comprovata la tesi che confuta l'assolutismo scientifico.
Italiano: Alda merini
Storia: Aktion
Inglese: Rosenhan memories
Matematica: Dimensione problematica
Anatomia: Ipotesi dopaminergica della schizofrenia
Psicologia: Ricerca scientifica psichiatrica della schizofrenia
Diritto: Legge Basaglia
L ERCORSO ALUTE ENTALE
I disturbi mentali e le dipendenze patologiche rivestono un’importanza notevole
e crescente nei bilanci di salute di tutti i Paesi per l’elevata frequenza e i costi socio-economici
conseguenti all’alto grado di disabilità delle persone affette (Osserva Salute, 2009).
Lo slogan coniato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ‘non c’è
salute senza salute mentale’ sottolinea che la salute mentale è la base per un
corretto sviluppo emotivo, psicologico, intellettuale e sociale degli individui e allo stesso
tempo ha effetti favorevoli sull’ambiente in cui le persone vivono e sul luogo di lavoro,
generando crescita economica e sviluppo sociale. Inoltre, l’istruzione, l’occupazione, il
reddito e l’alloggio svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento della salute mentale.
La stigmatizzazione delle malattie mentali, purtroppo, costituisce ancora una realtà.
Le persone con disturbi mentali si trovano, infatti, ad affrontare timori e
pregiudizi che hanno l'effetto di aumentare la sofferenza personale, aggravando
l'emarginazione sociale. Da uno studio molto recente condotto in 35 paesi, è emerso
che 79% delle persone con depressione riportano esperienze di discriminazione, con
conseguenze di tipo relazionale ma anche legate al mantenimento del lavoro (21%),
alla rinuncia della ricerca di un lavoro (25%) ed al mancato completamento del
percorso formativo (20%).
Inoltre disturbi mentali a lungo termine sono generalmente associati ai fattori di
rischio per le malattie croniche (fumo, sedentarietà, alimentazione poco sana,
ipertensione, obesità), ad elevati tassi di comorbidità fisica, mortalità prematura e
compromissione della qualità della vita.
D
IMENSIONI E CARATTERISTICHE DELLA PROBLEMATICA
Secondo le stime dell'OMS, circa il 10% della popolazione mondiale adulta,
almeno una volta nella vita, è afflitta da un disturbo mentale, e tale valore sale al 26%
negli Stati Uniti e al 27% nella popolazione europea.
La depressione è la principale causa di disabilità nei paesi ad alto reddito, mentre
la demenza e l'alcolismo sono elencate tra le prime dieci cause.
Nell'Unione Europea i disturbi mentali più comuni sono quelli legati all’ansia e la
depressione e si prevede che entro il 2020 la depressione diventerà la causa di malattia
più frequente nei paesi industrializzati. Nel complesso, la prevalenza dei disturbi
mentali è circa la stessa per entrambi i sessi, anche se la depressione è più comune tra
le donne, mentre l'abuso di alcool o di droghe riguarda soprattutto gli uomini. Per
quanto riguarda la prevalenza dei disturbi mentali comuni nella popolazione italiana, lo
studio nazionale di riferimento è l’ESEMED, condotto su un campione rappresentativo di
4712 cittadini italiani maggiorenni non istituzionalizzati. La prevalenza annuale dei
disturbi d’ansia, è risultata del 7.3%, quella dei disturbi dell’umore 3.5% e quella del
disturbo da uso di alcol 0.1%.
Commissione parlamentare d'inchiesta del Senato della Repubblica sull'efficienza e l'efficacia del SSN
PROGETTO INDICATORI DI VALUTAZIONE PER PERCORSO ASSISTENZIALE
A cura del: Laboratorio Management e Sanità della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Responsabile scientifico: Prof.ssa Sabina Nuti.
In collaborazione con Il Dipartimento di Medicina e Sanità Pubblica Alma Mater Studiorum - Università di Bologna
La crisi del manicomio
(PSICOLOGIA)
La psichiatria è la branca della medicina che ha per oggetto lo studio e la
cura delle malattie mentali.
A partire dal XX secolo l’approccio puramente medico biologico alla malattia mentale è entrato
progressivamente in crisi. Si è compreso, infatti, che lo stato mentale di un soggetto è strettamente
legato non solo a fattori di tipo fisico ed organico, ma anche al contesto sociale in cui egli si
trova a vivere. Come ha chiaramente evidenziato il movimento antipsichiatrico, il manicomio, invece di
risolvere le cause di base che generano il disturbo psichico, tendeva ad aggravare la situazione, portando
alla comparsa di nuovi sintomi. Con la chiusura dei manicomi sono state
sviluppate nuove strutture assistenziali, volte a supportare il paziente psichiatrico senza separarlo
dal suo contesto normale di vita.
Questa rivoluzione in campo psichiatrico è stata resa possibile anche da alcuni importanti fattori
storici di rottura che hanno modificato l’approccio generale alla malattia mentale:
‐ Grazie allo sviluppo dell’approccio psicanalitico, il disturbo mentale iniziò ad essere concepito
in termini dinamici e dialettici, come il risultato di un conflitto tra pulsioni umane e imposizioni
sociali, scardinando così la visione puramente organicistica ed individuale del disagio psichico;
‐ La diffusione degli psicofarmaci a partire dagli anni 50, permise di controllare gli eccessi
comportamentali del paziente, facendo così venir meno la principale giustificazione dell’
internamento manicomiale;
‐ Infine i movimenti anti-psichiatrici degli anni 60, criticarono la psichiatria tradizionale e il
concetto stesso di malattia mentale, denunciando gli effetti patologici delle istituzioni totali.
La psicoterapia di stampo psicoanalitico si divide in:
‐ Analisi classica (che segue il modello freudiano)
‐ Terapia psicoanalitica (che segue delle varianti non freudiane).
Lo scopo della psicoanalisi in generale è riportare il contenuto psichico che genera il sintomo
dall’inconscio allo stato conscio curando così il paziente.
Le principali tecniche impiegate sono:
‐ libere associazioni: il paziente, posto in uno stato di rilassamento, è invitato a sviluppare i suoi
pensieri a ruota libera, senza alcuna censura, parlando a voce alta con il terapeuta; in questo modo,
secondo Freud, è possibile riallacciare le manifestazioni dell’inconscio ai contenuti rimossi che li
hanno generati.
‐ interpretazione dei sintomi: il terapeuta cerca di comprendere, attraverso la tecnica delle libere
associazioni, il significato simbolico dei sintomi del paziente, per risalire alla pulsione o al trauma
che li ha prodotti.
‐ interpretazione dei sogni: il paziente ricorda e racconta i propri sogni, che vengono analizzati dal
terapeuta; si tratta, secondo Freud, della via principale per accedere all’inconscio in quanto i sogni
rappresenterebbero un soddisfacimento in forma allucinatoria e mascherata delle pulsioni e dei
desideri rimossi.
‐ analisi del transfert: il terapeuta analizza i particolari atteggiamenti del paziente nei suoi
confronti; durante la cura, infatti, il paziente proietta sul terapeuta emozioni e sentimenti che aveva
vissuto, durante l’infanzia, nei confronti dei suoi genitori; pertanto la loro analisi consente di
ricostruire importanti eventi rimossi dal soggetto.
La teoria psicoanalitica nasce come cura delle nevrosi, ed in particolare dell’isteria, ma ha esercitato
un’importante influenza anche sulla cura delle psicosi. Alcuni psichiatri, infatti, rifacendosi alla
lezione di Freud, hanno cominciato a spiegare le malattie mentali in termini psicologici,
esaminando i conflitti interiori del paziente e non più soltanto le sue alterazioni fisiologiche.
Psicoterapia comportamentale
È la terapia più diffusa negli Stati Uniti. I comportamentisti ritengono che la causa dei disturbi
mentali sia un errato apprendimento. Si imparerebbe quindi ad aver paura o ad andare in ansia in
determinate situazioni, così come si impara a camminare, a paralare o ad essere tranquilli anche in
contesti stressanti.
I principali meccanismi di apprendimento messi in luce dai comportamentismi sono il
condizionamento classico ed operante e l’apprendimento sociale, che avviene attraverso
l’imitazione di modelli esterni. Per questo sostengono che alla base della terapia debba esserci un
processo di decondizionamento o di “riapprendimento”. La psicoterapia comportamentale ha lo
scopo infatti di sostituire i comportamenti disturbati con comportamenti socialmente accettabili.
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Le tecniche impiegate dalla psicoterapia comportamentale sono:
‐ desensibilizzazione sistematica: il terapeuta stabilisce una scala gerarchica delle situazioni che nel
paziente provocano ansia. Al paziente, posto in uno stato di rilassamento, viene chiesto di pensare a
diverse situazioni dalla meno alla più ansiogena della scala gerarchica. Ciò ha lo scopo di far
associare al paziente la situazione di rilassamento alla situazione di paura a cui sta pensando.
‐ inondazione: il terapeuta induce il paziente a pensare alla situazione che gli provoca più paura e
aggiunge elementi da lui temuti per spaventarlo ulteriormente. Questo procedimento viene ripetuto
per più incontri fino a quando il paziente non teme più le immagini che inizialmente gli
procuravano ansia.
‐ economia dei “buoni”: il terapeuta, rifacendosi al condizionamento operante, modifica i
comportamenti del paziente; ad ogni comportamento corretto premia il paziente con un “buono” che
gli permette di ottenere dei vantaggi nell’istituzione in cui si trova. Infatti l’economia dei buoni
viene applicata spesso in istituzioni come ospedali e comunità.
‐ visione di modelli positivi: al paziente vengono mostrate altre persone che entrano a contatto con
l’oggetto della sua fobia senza alcuna paura, in modo che, osservando il loro comportamento, le
assuma come modello.
Psicoterapia cognitiva
Questo approccio segue gli stessi principi della psicologia cognitiva e parte dal presupposto che le
nevrosi siano caratterizzate da un’errata elaborazione delle informazioni provenienti dal mondo
esterno; il terapeuta cerca quindi di modificare le strategie di pensiero del paziente dimostrandogli
che a produrre sofferenza sono solo dei ragionamenti distorti.
Psicoterapia umanistica
La maggior parte degli psicologi umanistico-esistenziali sono concordi nell’affermare che le
persone stanno male quando le condizioni di vita impediscono loro di autodeterminarsi e di
esprimere le loro potenzialità. La sofferenza psichica sarebbe generata dunque fondamentalmente
dalla frustrazione. Secondo Carl Rogers, uno dei massimi psicologi di questa scuola, il paziente,
una volta liberato dal disturbo, riprendere il controllo della propria vita. La terapia consiste dunque
nel focalizzarsi sul paziente, mirando alla sua realizzazione personale.
Psicoterapia esistenziale
Gli psicoterapeuti esistenzialisti sostengono che il paziente non è “malato” ma vive in modo diverso
dalla maggioranza delle altre persone il suo rapporto con gli altri e con il mondo. A questo
indirizzo appartiene anche lo psichiatra Ronald David Laing, il quale sostiene che la malattia
mentale è spesso generata