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"In un mondo così pieno di tensione certamente siamo vicini alla pazzia" così canta Giorgio Gaber in "Far finta di essere sani". In molte delle sue opere compare il tema che noi comunemente chiamiamo ‘’Pazzia’’, ed è proprio questo tema ad essere l’argomento centrale della mia tesina. Sin dai tempi più antichi la follia è sempre stata al centro dell’immaginario popolare, soggetto di miti e pretesto di allontanamento per molti.
Ma che cos’è la follia?
Dire che cosa sia realmente la follia è un’impresa piuttosto ardua per chiunque, eppure in tanti hanno provato a dare un valido significato a questo termine. É possibile stabilire che essa abbia un volto diverso secondo il contesto in cui la si considera: cosi la ritroviamo come espressione del male di vivere in artisti come Van Gogh, come estraniazione dalla realtà in Pirandello, o come patologia se analizzata dal punto di vista medico.
La motivazione che mi ha spinto ad affrontare questa ricerca è la volontà di evidenziare questi diversi aspetti.
I folli, secondo il contesto storico-culturale, furono esorcizzati, perché ritenuti rappresentanti del demonio, rinchiusi in carceri e bruciati sul rogo. Diventarono i protagonisti di molti film, libri e canzoni per diffondere conoscenze e nuove opinioni positive nei loro riguardi e, magari, permettergli di essere accettati da quella fascia della popolazione considerata normale. Furono però anche soggetti di esperimenti medici quasi disumani con l’obiettivo di un progresso scientifico. Per molti questo è un argomento a se stante, che non li coinvolgerà mai. Purtroppo non è così.
Ognuno di noi ha un equilibrio interno, la normalità, quando esso si spezza, possiamo essere travolti dal vortice della pazzia.
In molte delle sue canzoni, Gaber, la descrive come la scissione tra mente e corpo: "mi ricordo che correvo/ il mio corpo mi seguiva/ era un corpo primitivo/ ma la mento lo tirava. / la mia mente che trascinava il mio corpo nudo/eravamo in due/". La mia tesina di maturità inoltre affronta il tema della follia attraverso un percorso multidisciplinare.
Cultura medica - La schizofrenia.
Psicologia - Le terapie di intervento.
Storia - La storia della malattia mentale.
Italiano - Alda Merini.
3. Modelli psicopatologici e terapie
associate;
4. Storia della malattia mentale;
5. La follia nella letteratura;
INTRODUZIONE ALLA FOLLIA
<< in un mondo così pieno di tensione certamente siamo vicini alla pazzia>>
così canta Giorgio Gaber in ‘’Far finta di essere sani’’. In molte delle sue opere
compare il tema che noi comunemente chiamiamo ‘’Pazzia’’, ed è proprio
questo tema ad essere l’argomento centrale della mia tesina.
Sin dai tempi più antichi la follia è sempre stata al centro dell’immaginario
popolare, soggetto di miti e pretesto di allontanamento per molti.
Ma che cos’è la follia?
Dire che cosa sia realmente la follia è un’impresa piuttosto ardua per chiunque,
eppure in tanti hanno provato a dare un valido significato a questo termine. É
possibile stabilire che essa abbia un volto diverso secondo il contesto in cui la
si considera: cosi la ritroviamo come espressione del male di vivere in artisti
come Van Gogh, come estraniazione dalla realtà in Pirandello, o come patologia
se analizzata dal punto di vista medico.
La motivazione che mi ha spinto ad affrontare questa ricerca è la volontà di
evidenziare questi diversi aspetti.
I folli, secondo il contesto storico-culturale, furono esorcizzati, perché ritenuti
rappresentanti del demonio, rinchiusi in carceri e bruciati sul rogo.
Diventarono i protagonisti di molti film, libri e canzoni per diffondere
conoscenze e nuove opinioni positive nei loro riguardi e, magari, permettergli di
essere accettati da quella fascia della popolazione considerata normale.
Furono però anche soggetti di esperimenti medici quasi disumani con
l’obiettivo di un progresso scientifico.
Per molti questo è un argomento a se stante, che non li coinvolgerà mai.
Purtroppo non è così.
Ognuno di noi ha un equilibrio interno, la normalità, quando esso si spezza,
possiamo essere travolti dal vortice della pazzia.
In molte delle sue canzoni, Gaber, la descrive come
la scissione tra mente e corpo: << mi ricordo che
correvo/ il mio corpo mi seguiva/ era un corpo
primitivo/ ma la mento lo tirava. / la mia mente che
trascinava il mio corpo nudo/eravamo in due/ >>
‘’L’elastico’’. Giorgio Gaber
Autoritratto di Van Gogh Quando la follia diventa patologia
Un tempo era chiamata pazzia, ora ha acquistato il nome di Schizofrenia.
Appartiene al gruppo delle psicosi ossia quell’insieme di turbe mentali più gravi a
causa di profonde alterazioni della vita psichica.
Un soggetto psicotico, infatti, non sa di essere malato quindi al contrario di un
nevrotico vive per la maggior parte del suo tempo estraniato dalla realtà.
La schizofrenia si sviluppa solitamente nell’età adolescenziale. Se compare durante la
pubertà, deve presentare almeno due tra questi sintomi: allucinazioni, deliri,
disorganizzazione del linguaggio e del comportamento e ripiegamento su se stesso
(stati catatonici).
Con allucinazione intendiamo una percezione sensoriale che ha tutte le caratteristiche
di una percezione reale, ma che si manifesta senza che avvenga la stimolazione
dell’organo di senso relativo. Possono essere di tipo sensoriale (visive, uditive,
olfattive, tattili e gustative) o di tipo psichico (il soggetto vive l’allucinazione come
pensiero o sentimento, non più come sensazione sensoriale).
Il delirio, invece, è un disturbo del pensiero caratterizzato da idee deliranti, cioè
convinzioni del soggetto non corrispondenti alla realtà e che modificano il rapporto con
la realtà.
Esordio e decorso: La schizofrenia colpisce in media più frequentemente soggetti nella
tarda adolescenza e nella prima fase dell'età adulta, ma alcune forme colpiscono
prevalentemente persone adulte o di mezza età. I sintomi si manifestano
generalmente prima negli uomini che nelle donne.
Il decorso della schizofrenia è considerato dalla maggior parte degli studiosi
tendenzialmente cronico, con l'alternanza di periodi acuti e di remissione dei sintomi.
Solo in rari casi è stata osservata la scomparsa dei sintomi. Inoltre è influenzato dalla
scarsa flessibilità delle risposte terapeutiche e dalla ardua integrazione relazionale e
sociale in conseguenza allo stigma.
Eziopatogenesi: la causa di questa malattia può essere attribuita sia a fattori endogeni
(eredogenetici e biologici) che a fattori esogeni (ambiente socio culturale, familiare,
condizioni economiche ecc).
Con fattori eredogenetici intendiamo una componente ereditaria che predispone alla
malattia. è stato dimostrato infatti che i bambini affetti da schizofrenia presentano
anche un anamnesi familiare positiva alla malattia.
Si è avanzata un ipotesi poligenetica ossia: la base ereditaria è costituita, non da un
unico gene, ma da un insieme di più geni situati in diversi cromosomi che trasmettono
la predisposizione alla malattia.
La schizofrenia si manifesta con la combinazione dei fattori esogeni con quelli
endogeni.
Sono state proposte anche ipotesi biochimiche come:
l’alterazione del metabolismo delle catecolamine (neurotrasmettitori come la
dopamina, noradrenalina ed adrenalina) capaci di influenzare il sonno, le funzioni
motorie e gli stati d’animo.
L’aumento di dopamina, infatti, viene considerato responsabile dei sintomi positivi
della malattia (esperienze o comportamenti ‘’in più’’ ai quali lo schizofrenico va
incontro rispetto ad un soggetto considerato normale come: allucinazioni, deliri e
disturbo del pensiero) , mentre una sua diminuzione di quelli negativi (scomparsa o
diminuzione di alcune capacità o esperienze come: assenza di emozioni, povertà di
linguaggio e incapacità comunicativa).
Un’altra ipotesi biochimica è legata alla produzione di sostanze tossiche endogene che
presentano una struttura chimica simile a quella delle sostanze psicotossiche come
LSD, la cocaina e le anfetamine.
Diagnosi: affinché sia possibile diagnosticare un caso di schizofrenia è necessario che
il soggetto presenti un costante distacco dalla realtà e frammentazione della
personalità per almeno sei mesi in cui deve manifestare anche sintomi allucinatori, di
delirio e disturbi del pensiero. Questo perché disturbi dello sviluppo, come l’autismo,
possono presentare delle caratteristiche simili alla schizofrenia.
Quadro clinico: precede l’esordio della schizofrenia la manifestazione di inadeguata
affettività o di un comportamento insolito. Tutti gli altri segni diagnostici della malattia
possono presentarsi anche nel giro di mesi o anni.
Lo schizofrenico può avere un ritardo nello sviluppo motorio e del linguaggio, scarso
rendimento scolastico nonostante un’intelligenza adeguatamente sviluppata e
presenta diverse tipologie di disturbi:
Dissociazione mentale: consiste in una perdita o limitazione dei nessi
associativi tra idea e idea, pensiero e comportamento, sentimenti, desideri e
azioni ecc.
la dissociazione può essere osservata nel tono di voce, nella mimica e nei gesti.
Il soggetto è portato a reagire in modo del tutto inadeguato agli stimoli sia che
provengano dal mondo esterno che dal suo interno. Egli non è capace neanche
di stabilire normali contatti affettivi con gli altri. La coscienza tutta via è lucida,
la memoria, l’attenzione e l’intelligenza sono indenni.
Disturbi della forma del pensiero: nei casi più gravi il soggetto può
presentare turbe dei legami sintattici e grammaticali fino ad arrivare alla così
detta ‘’insalata di parole’’, ossia insieme di parole mescolate tra loro prive di
significato. Disturbi meno comuni sono i neologismi (creazione di parole nuove
senza senso), e la ripetizione continua di frasi o completi mutismi.
Disturbi del contenuto del pensiero: sono caratterizzati dalla presenza
del delirio: convincimento derivante da un abnorme errore di giudizio,
impermeabile alla critica, spesso a contenuto bizzarro. Corrisponde ad un
modello mentale della realtà svantaggioso, dal momento che le decisioni prese
in base ad un delirio conducono a comportamenti inadeguati, ragionamenti
scollegati e illogici, incoerenza di idee. Il
delirio, per essere diagnosticato come tale,
deve essere fermamente sostenuto dal
soggetto delirante, anche se la realtà e gli altri
soggetti ne dimostrano la falsità, è
assolutamente immodificabile. Tra i più diffusi
nei soggetti schizofrenici troviamo: il delirio di
persecuzione, il delirio di riferimento,
trasmissione del pensiero, eco del pensiero,
furto del pensiero, il delirio di influenzamento, il delirio di grandezza e il delirio
di controllo.
Disturbi percettivi: caratterizzati dalla presenza di allucinazioni che si
possono presentare in qualunque modalità (visive, uditive, olfattive, tattili e
gustative) le più frequenti sono solitamente quelle uditive rappresentate da voci
che commentano, minacciano o comandano.
Disturbi dell’affettività: caratterizzati da situazioni di atimia, cioè un
appiattimento degli affetti e indifferenza di fronte a qualsiasi stimolo, o
dall’ambivalenza, ossia lo stato psichico caratterizzato dalla presenza
simultanea di tendenze affettive opposte.
Disturbi dell’umore: si osservano atteggiamenti di indifferenza, apatia e
disinteresse per ogni cosa e rapidi cambiamenti dell’umore.
Disturbi della sessualità: nella sessualità che è una tipica attività di
relazione, lo schizofrenico inontra molte difficoltà. Avrà problemi a trovare una
partner stabile con la quale avere un rapporto sessuale soddisfacente.
Disturbi della psicomotricità: si manifestano stati di catatonia, ossia
l’immobilizzazione prolungata, l’irrigidimento di tutto o di una singola parte del
corpo a causa di tensione duratura di alcuni muscoli. Si possono osservare
manifestazioni acinetiche (immobilità statuaria) e manifestazioni ipercinetiche
(crisi di agitazione motoria violenta e incontrollabile). Esse possono presentarsi
da sole oppure alternarsi.
Disturbi della volontà: situazioni di forte trascuratezza dell’igenie, disordini
dell’alimentazione e del sonno.
Disturbi della memoria: sono rari e sono: amnesia, ecoprassia (ripetizione di
gesti e parole che si sono visti o sentiti) e stereotipia (ripetizione monotona di
movimenti non finalizzati).
La schizofrenia si può presentare sotto cinque forme cliniche:
Schizofrenia simplex
Insorge soprattutto nell’adolescenza o in età giovanile Deliri allucinatori
instaurandosi un progressivo distacco dalla realtà, caduta della
iniziative e delle spinte motivazionali, povertà nelle risposte affettive e delle iniziative.
Appaiono difetti nel rendimento intellettuale e nell’adeguatezza comportamentale.
Questi sintomi vengono spesso confusi e considerati semplici espressioni di
stanchezza, esaurimento e pigrizia, quindi sottovalutati.
È a causa della superficialità con la quale questa forma viene curata che si
manifestano i maggiori casi di criminalità. Non sono presenti però deliri e allucinazioni.
Sindrome disorganizzata o ebefrenica
È caratterizzata da una disorganizzazione massiccia del pensiero e delle percezioni.
Può insorgere in modo subdolo e lento oppure con attacchi di ansia e alterazioni
comportamentali. Manifesta discordanza affettiva, incoerenza, rapidi cambiamenti
d’umore e superficialità. Il soggetto può presentare allucinazioni e appare sciocco,
infantile e assurdo, con stati di eccitamento imprevedibili o improvvisi ritiri autistici. Gli
aspetti più significativi sono l’incoerenza del linguaggio e l’appiattimento delle
caratteristiche personali.
Sindrome paranoide
È caratterizzata dalla presenza di allucinazioni, soprattutto quelle di comando
(minacce a se e agli altri) e deliri, in prevalenza deliri persecutori, di influenzamento e
furto del pensiero. Insorge nell’età adulta o giovanile -adulta (dai 25 ai 35-40 anni). Il
soggetto presenta una compromissione globale della personalità e le sue azioni spesso
non hanno alcuna motivazione logica.
Sindrome parafrenica o residua
Insorge in età adulta e consiste sostanzialmente in deliri, modificazione dell’umore e
allucinazioni spesso anche visive. Una caratteristica di questa forma è la persistenza