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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Genio e follia: creatività e malattia mentale
Autore: Federica Rodella
Materie trattate: filosofia (Jaspers, Artaud), arte (Van Gogh), letteratura, inglese(E.A.Poe)
Scuola: Liceo scientifico
Area: umanistica
Descrizione: Karl Jaspers, filosofo e psichiatra tedesco, analizzò in un saggio del 1922 "Genio e follia" il rapporto esistente tra la schizofrenia e la genialità . Egli si gettò dunque nell'esplorazione di un "abisso" servendosi di due preziose ancelle: la filosofia e la psichiatria "Le ricerche scientifiche â€"scrive Jaspers- diventano filosofiche quando si sospingono coscientemente fino ai limiti e alle origini della nostra esistenza". Sebbene da buon medico conoscesse tutta la nomenclatura da buon filosofo si trattenne dall'impiegarla. La filosofia, infatti, non dispone di nomi e abitando da sempre nell'abisso ne conosce l'insondabilità . Psichiatria e filosofia trovano, in Jaspers, il loro accordo attorno ad una sola parola. La parola è "schizofrenia " , la mente (phren) scissa (schizo) in due mondi, la dimensione frantumata dell'essere che, inaccessibile nella sua originaria unità , si concede all'uomo solo come lacerazione. Attraverso l'analisi della schizofrenia gli studi di Jaspers vogliono capire perché, nelle loro espressioni più alte, arte e follia coincidono, perché accadono insieme. La follia è comunemente conosciuta in due accezioni: come il contrario della ragione e come ciò che precede la stessa distinzione tra ragione e follia. C'è una follia, dunque, che non è deroga per la semplice ragione che viene prima delle regole e delle deroghe. Solamente la creazione artistica è in grado di conoscere questa follia in quanto non chiude l'abisso del caos, dell'irrazionalità , perché sa che è da quel mondo che vengono le parole che poi la ragione ordina in maniera non oracolare e non enigmatica. C'è chi si fa testimone di questa insensatezza per portarla alle sue espressioni più alte: gli artisti che attraverso il loro stesso sacrificio, con la loro catastrofe biografica, segnalano la condizione della vita come assenza di protezione, da cui noi ci difendiamo non oltrepassando il recinto chiuso della nostra ragione, che abbiamo inventato come rimedio all'angoscia. Nelle personalità artistiche di questo tipo il talento preesiste alla malattia, sebbene non abbia la stessa potenza, e la schizofrenia non è creativa in sé ma è la causa possibile perché si aprano queste profondità . La schizofrenia ,infatti, non può essere creativa senza una completa padronanza artistica che l'artista ha acquisito in numerosi anni di lavoro e la follia non porterà ad esso niente di "assolutamente" nuovo, ma sosterrà le forze già esistenti.
Bibliografia: • Karl Jaspers, "Genio e follia. Strinberg e Van Gogh" 2001, Cortina Raffaello Editore • Antonin Artaud, "Van Gogh il suicidato della società " 1988, Edizioni Adelphi • Edgar Allan Poe, "Racconti" 2007, Edizione radiciBUR
• La Stampa, 17 Novembre 2001
• www.wikipedia.com
• www.edgarallanpoe.it
• www.vangoghgallery.it
Scarica la <a href="">tesina Genio e follia: creatività e malattia mentale</a>
Liceo Scientifico “Galileo Galilei”
Anno scolastico 2007 / 2008
Genio e follia:
relazione tra processo creativo e malattia mentale
Federica Rodella
Classe 5F
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“Gli uomini mi hanno definito pazzo, ma non è ancora ben chiaro se la
pazzia sia o non sia la più alta forma di intelligenza e se le manifestazioni
più meravigliose e più profonde dell’ingegno umano non nascano da una
deformazione morbosa del pensiero, da aspetti mentali esaltati a spese
dell’intelletto normale.”
( Edgar Allan Poe)
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INTRODUZIONE
Questa tesina si propone di analizzare in che rapporto e fino a che punto genio e follia
coesistano nella vita di alcuni grandi artisti quali: Van Gogh ed Edgar Allan Poe.
Personalmente ho deciso di affrontare questo argomento perché trovo estremamente
interessante la connessione tra malattia mentale e processo creativo. L’“irrazionale”
del mondo artistico mi ha sempre affascinata ed è stato oggetto anche del collage in
copertina che ho realizzato durante quest’anno scolastico. Il collage rappresenta,
infatti, un fiore che nasce da un libro bianco, quasi da una sorta di terreno
incontaminato. Questo “terreno” attraverso le sue radici che affondano in uno sfondo
nero trae l’energia necessaria per creare un mondo nuovo. Allegorie dello sfondo
nero possono essere sia la malattia mentale che la sofferenza ,entrambe, in grado di
alimentare la creatività dell’artista. Il mondo che nasce da queste particolari forme di
energia è un mondo caotico, “irrazionale” dove regna sovrana la creatività artistica.
Espressione del dominio della creatività e del caos sono, infatti, le lettere,
apparentemente disordinate, che si combinano a creare una frase di “Oceano Mare” di
Alessandro Baricco: “Bisogna cercare di capire, lavorando di fantasia, e dimenticare
quel che si sa in modo che l’immaginazione possa vagabondare libera, correndo
lontana dentro le cose”. 3
Capitolo 1 BINOMIO GENIO E FOLLIA
1.1 Concezione psichiatrica e filosofica: Karl Jaspers
Karl Jaspers, filosofo e psichiatra tedesco, analizzò in un saggio del 1922 “Genio e
follia” il rapporto esistente tra la schizofrenia e la genialità. Egli si gettò dunque
nell’esplorazione di un “abisso” servendosi di due preziose ancelle: la filosofia e la
psichiatria “Le ricerche scientifiche –scrive Jaspers- diventano filosofiche quando si
sospingono coscientemente fino ai limiti e alle origini della nostra esistenza”.
Sebbene da buon medico conoscesse tutta la nomenclatura da buon filosofo si
trattenne dall’impiegarla. La filosofia, infatti, non dispone di nomi e abitando da
sempre nell’abisso ne conosce l’insondabilità. Psichiatria e filosofia trovano, in
Jaspers, il loro accordo attorno ad una sola parola. La parola è “schizofrenia ” , la
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mente (phren) scissa (schizo) in due mondi, la dimensione frantumata dell’essere che,
inaccessibile nella sua originaria unità, si concede all’uomo solo come lacerazione.
Attraverso l’analisi della schizofrenia gli studi di Jaspers vogliono capire perché,
nelle loro espressioni più alte, arte e follia coincidono, perché accadono insieme.
1.2 Genio e follia
La follia è comunemente conosciuta in due accezioni: come il contrario della ragione
e come ciò che precede la stessa distinzione tra ragione e follia. C’è una follia,
dunque, che non è deroga per la semplice ragione che viene prima delle regole e delle
deroghe. Solamente la creazione artistica è in grado di conoscere questa follia in
quanto non chiude l’abisso del caos, dell’irrazionalità, perché sa che è da quel mondo
che vengono le parole che poi la ragione ordina in maniera non oracolare e non
enigmatica. C’è chi si fa testimone di questa insensatezza per portarla alle sue
espressioni più alte: gli artisti che attraverso il loro stesso sacrificio, con la loro
catastrofe biografica, segnalano la condizione della vita come assenza di protezione,
da cui noi ci difendiamo non oltrepassando il recinto chiuso della nostra ragione, che
abbiamo inventato come rimedio all’angoscia. Nelle personalità artistiche di questo
tipo il talento preesiste alla malattia, sebbene non abbia la stessa potenza, e la
schizofrenia non è creativa in sé ma è la causa possibile perché si aprano queste
profondità. La schizofrenia ,infatti, non può essere creativa senza una completa
padronanza artistica che l’artista ha acquisito in numerosi anni di lavoro e la follia
non porterà ad esso niente di “assolutamente” nuovo, ma sosterrà le forze già
La nozione di schizofrenia è secondo Jaspers equivoca. Designa formalmente tutti quei disturbi mentali che
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inaugurano un processo irreversibile la cui origine non può essere attribuita a malattie celebrali conosciute. Ma dal
punto di vista materiale, psicologico, s’applica a delle alterazioni psichiche proteiformi che è difficile mettere a fuoco,
anche se singoli tratti risaltano con chiarezza. 4
esistenti. La coincidenza tra sviluppo della psicosi , cambiamento del tipo di vita e
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delle forme di produzione artistica e mutamento dello stile ,tuttavia, rende molto
verosimile l’ipotesi che la schizofrenia rappresenti per alcuni grandi artisti ,che
potremmo definire geniali, una condizione per la produzione delle loro opere. I
cambiamenti di stile dei geni “malati” sono duraturi e non di creazioni uniche e non
possiamo confrontarli con una lieve ebbrezza alcolica, una breve malattia ecc. “Non
mi risulta da alcun caso –afferma Jaspers –che l’alcolismo, pur trasformando le
personalità possa avere simili effetti”. Possiamo piuttosto ,quindi, comparare la
schizofrenia ad altri processi psicotici e cerebrali: processi attraverso i quali il genio
“malato” forgia nuovi mondi nei quali, a differenza dei geni “sani”, vi si distrugge.
Sorge dunque spontanea una questione: il mutamento stilistico dovuto alla
schizofrenia dà all’opera qualche carattere visibile e specifico? Jaspers risponde a
questa domanda eliminando dapprima alcuni malintesi inevitabili e introducendo poi
il concetto di atmosfera “schizofrenica”. Il fruitore di opere nate da artisti
schizofrenici può avvertire la presenza della malattia nelle opere più con l’intuizione 3
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che con la conoscenza scientifica. Il tutto a patto che riconosca la schizofrenia come
una realtà inquietante che non si riconosce da indizi semplici, tangibili,oggettivi ma si
avverte come totalità psichica (la cui esistenza è dedotta dallo psichiatra dai singoli
sintomi a lui noti, ma resta irrisolta finché non gli appare il tutto) e che non identifichi
le opere aventi un’atmosfera “schizofrenica” come “anormali”. Lo spirito da cui esse
procedono si pone ,infatti, al di là dell’opposizione tra normale e anormale. Resta,
tuttavia, da sottolineare il fatto che i malati veramente dotati sono rari; in molti
schizofrenici manca il genio, il terreno sul quale la schizofrenia può diventare fonte
di creatività.
1.3 Vita e opere: lo sviluppo della malattia
La schizofrenia è un mondo a sé in cui “ogni comprensione –afferma Jaspers –si
deve basare sulla cronologia”. La cronologia della vita e delle opere degli artisti che
Jaspers analizza risulta quindi fondamentale per la conoscenza della malattia e ci
permette di identificare in essi alcune analogie. In particolare analogie nello sviluppo
che vedono gli artisti caratterizzati ,in uno stadio preliminare, dall’eccitazione per una
certa visione del mondo e successivamente dalla nascita di crisi acute che si
ripeteranno a distanze ravvicinate. Durante queste crisi una resistenza disperata
s’oppone alle forze disgregatrici che avanzano lentamente. La vita e l’arte dell’artista
appaiono dunque a questo punto legate ad un significato che si può chiamare
metafisico o religioso. Analizziamo ora come si evolvono la creatività e la
Il termine "psicosi" fu introdotto nel 1845 da Von Feuchtersleben con il significato di "malattia mentale o follia". È un
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grave disturbo psichiatrico, espressione di una grave alterazione dell'equilibrio psichico dell'individuo, con
compromissione dell'esame di realtà, inquadrabile da diversi punti di vista a seconda della lettura psichiatrica di
partenza e quindi del modello di riferimento. La psicoanalisi interpreta le psicosi con una rottura dell'Io con la realtà
esterna, dovuta alla pressione dell'Es sull'Io. L'Io cede all'Es per poi recuperare parzialmente la costruzione di una
propria realtà attraverso il delirio.
Proprio in questa intuizione viene avvertita l’ atmosfera “schizofrenica”.
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produzione dell’artista in relazione alla malattia. Nei primi anni non si verifica mai
una decadenza vera e propria e la creatività intellettuale rimane intatta. In questo
periodo vengono liberate forze che prima erano inibite. La malattia abolisce
quest’inibizione: l’inconscio si fa strada e la restrizione culturale non regge più. Negli
ultimi anni, invece, la opere crescono in una tempesta psichica che porta alla
disgregazione. La produttività di questi anni non è stimolata esclusivamente
dall’eccitazione nervosa ma anche da forze nuove né sane né malate, quasi spirituali,
che prosperano nel terreno della malattia. Nell’ ultimo stadio, infine, le capacità
creative, solitamente, si esauriscono.
1.4 Antonin Artaud: il punto di vista di un “folle”
Antonin Artaud nell’analizzare il rapporto esistente tra follia e genio in Van Gogh nel
suo libro: “Van Gogh il suicidato della società” si schiera completamente contro la
psichiatria. Le affermazioni e le critiche mosse da Artaud in quest’opera sono forti in
quanto sono principalmente rivolte alla società e alla medicina del tempo di cui
anch’egli come Van Gogh fu “vittima”. Artaud fu infatti ritenuto insano di mente e
per questo motivo fu internato per nove anni nel manicomio di St. Rèmy dove
sperimentò sulla sua pelle alcune delle tecniche psichiatriche più crudeli e
rudimentali come l’elettroshock. Avendo conosciuto questo mondo da protagonista
Artaud propone una differente lettura della follia e del suo rapporto con la genialità.
1.5 Il mondo è diventato un “anormale”
“E così una società tarata ha inventato la psichiatria per difendersi dalle
investigazioni di certe lucide menti superiori le cui facoltà divinatorie la
infastidivano”. In queste parole può essere riassunto completamente il pensiero di
Artaud: la follia nel genio non esiste, i folli sono personalità superiori che
trascendono i limiti della realtà e per questa superiorità vengono condannati dalla
delirante società. Ma dunque il folle chi è secondo Artaud se non è colui affetto da
follia? Il folle, o anche “alienato autentico” , è un uomo che ha preferito diventare
pazzo piuttosto che uniformarsi alla massa e venire meno a una “certa idea superiore
dell’onore umano” ed è un uomo “che la società non ha voluto ascoltare e al quale ha
voluto impedire di proferire insopportabili verità”. Le crisi degli “alienati autentici”
non sono dunque dovute alla follia ma allo stato d’incubo in cui la società ha fatto
sprofondare le loro “buone volontà lucide”. Per quanto riguarda la medicina Artaud
sostiene che essa non sia un sostegno per queste personalità ma che sia nata dal male
ed abbia creato di sana pianta il concetto di malattia per darsi una ragion d’essere. Gli
psichiatri “recano il marchio dell’indiscutibile pazzia […] essi sono nemici nati e
innati di ogni genio”. Genio in cui l’umanità ,che si è sempre accontentata di esistere,
ha l’abitudine di andare a cercare la vita e di risucchiarla. Molti geni tra cui
Baudelaire, Van Gogh, Edgar Allan Poe e Nietzsche, infatti, furono per Artaud
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“suicidati della società”, vittime di un’umanità che li ha costretti contro natura a
privarsi della propria vita. 7
Capitolo 2 GENIO E FOLLIA NELL’ARTE: VAN GOGH
2.1 Karl Jaspers: Van Gogh
Karl Jaspers analizzò dettagliatamente la vita di Van Gogh per poter fornire
un’immagine di come pazzia e genialità abbiano agito nella vita di questo grande