Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 25
Propaganda - Tesina per Liceo Scientifico Pag. 1 Propaganda - Tesina per Liceo Scientifico Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Propaganda - Tesina per Liceo Scientifico Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Propaganda - Tesina per Liceo Scientifico Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Propaganda - Tesina per Liceo Scientifico Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Propaganda - Tesina per Liceo Scientifico Pag. 21
1 su 25
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi
Storia: Propaganda nella Prima Guerra Mondiale, propaganda fascista, propaganda nazista
Filosofia: Freud-psicologia delle masse, Marx
Italiano: D'Annunzio e il volo su Vienna, Filippo Tommaso Marinetti e il Futurismo
Latino: Propaganda negli autori latini: Livio e Seneca
Arte: Propaganda fascista e nazista
Estratto del documento

INDICE

Introduzione…..4

La propaganda nella prima metà del Novecento…..6

Propaganda nella Prima Guerra Mondiale…..6

Propaganda fascista…..8

Propaganda nazista…..11

Sigmund Freud: la psicologia delle masse…..15

Karl Marx…..16

Gabriele d’Annunzio…..19

“Canto augurale per la nazione eletta”…..19

Filippo Tommaso Marinetti…..20

“Il Manifesto del Futurismo”…..21

La propaganda latina: Livio e Seneca…..23

Altre forme di propaganda: l’architettura fascista….25

3

Propaganda

Introduzione

Il termine Propaganda indica tutte quelle azioni volte alla diffusione di

concetti, teorie, posizioni ideologiche, politiche o religiose al fine di conquistare il

favore o l’adesione di un pubblico sempre più vasto mediante l’uso di ogni mezzo

idoneo a influire sulla psicologia collettiva e sul comportamento delle masse.

La propaganda promuove particolari idee o dottrine e tende a ottenere il consenso

diffuso basandosi su tecniche sociologiche e psicologiche, facendo un uso di tutte le

varie forme di comunicazione visiva e auditiva: pamphlets e manifesti; campagne

pubblicitarie e di pubblica informazione; cinema e radio; mass media.

Sfruttando l’effetto di gruppo, fa leva su sentimenti forti come l’amore per la patria, i

legami familiari, la casa, il desiderio di pace, la libertà e fa uso di slogan contenenti

parole chiave per riuscire a influenzare grandi masse di popolazioni, a far credere che

le posizioni del propagandista riflettano il pensiero comune e a far si che il pubblico

si identifichi con queste posizioni. 4

Il termine è nato nel Seicento, in un contesto religioso, quando Gregorio XV

aveva fondato la “Sacra Congregatio de propaganda fide” allo scopo di promuovere

la diffusione della religione cattolica tra gli infedeli e di difendere il patrimonio di

fede nei luoghi toccati dal Protestantesimo e dall’eresia. La propaganda aveva quindi

un’accezione religiosa ma ha subito mutamenti col passare dei secoli. Tra il XVIII e il

XIX secolo ha assunto, anche attraverso la diffusione della stampa, un profondo

significato politico basandosi sulla forza delle idee e sul ruolo dell’opinione pubblica

5

durante l’età napoleonica e i moti rivoluzionari liberali. Nel Novecento invece, con il

primo conflitto mondiale, la propaganda, principalmente bellica, è diventata il

linguaggio delle Nazioni.

Propaganda nella prima guerra

mondiale

Solo all’epoca della Prima Guerra Mondiale la propaganda ha assunto un

significato moderno ed è diventata un’attività pianificata e su larga scala. Questo è

strettamente legato alla nascita dei nuovi mezzi di comunicazione di massa (cinema,

radio, stampa popolare), alla comparsa e allo sviluppo della società di massa e delle

scienze sociali che ne studiano il comportamento.

La guerra scoppiata nel 1914 presentò diverse novità: innanzitutto fu una

guerra mondiale e interessò tutte le più grandi Nazioni (Italia, Inghilterra, Francia,

Stati Uniti, Russia, Germania, Austria, Giappone, Turchia); fu un conflitto totale, che

coinvolse grandi masse di uomini e richiese la mobilitazione di tutta la popolazione

civile; furono introdotti mezzi tecnologici mai usati in precedenza e armi ad alto

potenziale offensivo. Un ruolo fondamentale fu svolto anche dalla propaganda che

assunse grande importanza nell’assicurare la partecipazione totale delle masse, il cui

sostegno era indispensabile allo sforzo bellico. Nacquero in questo periodo uffici,

sezioni e perfino ministeri il cui compito era quello di fare leva sulla popolazione,

diffondere immagini che incitavano alla guerra, richiedevano sacrifici senza

precedenti, tenevano alto il morale del popolo e delle forze armate e sottolineavano la

crudeltà del nemico. Per raggiungere tali obiettivi si rendeva necessario esercitare

uno stretto controllo sull’informazione relativa all’azione militare.

6

La guerra non fu combattuta solo sul piano militare ma anche su quello

ideologico, culturale e propagandistico. Apparve come un conflitto di difesa contro

un aggressore rude, crudele, minaccioso e pericoloso contro cui bisognava mobilitarsi

per sconfiggerlo. Lo strumento propagandistico per eccellenza fu il manifesto. Esso

aveva dimensioni gigantesche (sino a m 30x20). Il messaggio (composto da slogan

contenenti parole virtuose e/o messaggi forti e violenti) grazie anche all'aiuto di

immagini allegoriche ( generalmente il nemico brutale, malvagio e violento

stereotipato al quale si contrappone l'immagine dolce e pura della patria, della vittoria

o della libertà) entrava così con forza ossessiva nell'immaginario collettivo dei

popoli. Un’altra tecnica usata dalla propaganda per spingere il popolo

all’arruolamento e quindi al fronte è stata quella di scegliere un personaggio noto, un

soldato che abbiamo compiuto gesta eroiche ed elevarlo al rango di mito; in entrambi

i fronti furono stampati manifesti raffiguranti l’eroe che incita lo spettatore a prendere

parte alla difesa della propria patria. 7

Tra gli anni Venti e gli anni Trenta, in un clima di forte nazionalismo, il

Fascismo andò a consolidarsi, raggiungendo livelli di consenso altissimi grazie anche

ad un uso accorto della propaganda che esaltava la figura di Benito Mussolini come

difensore dell’unità nazionale, padre della patria, sempre impegnato a sostegno della

popolazione e dell’Italia. La propaganda, che aveva caratterizzato il movimento fin

dall’inizio, sfruttò tutti i mezzi a disposizione per ottenere il consenso di tutto il

Paese. La stampa passò totalmente in mano al Governo e alle strette dipendenze di

Mussolini, le più grandi testate appartenevano al partito fascista e non era permesso

svolgere attività in contrasto con l’ideologia del regime.

Con le "Leggi Fascistissime" e quelle del 1925 Mussolini dispose che ogni

giornale, prima di essere pubblicato, fosse sottoposto ad un controllo. Fu istituito

inoltre l’Ufficio Stampa, che nel 1937 venne trasformato in Ministero Della Cultura

Popolare (Min. Cul. Pop) con l’incarico di controllare ogni pubblicazione

sequestrando tutti quei documenti ritenuti pericolosi o contrari al regime e

diffondendo i cosiddetti "ordini di stampa”, con i quali s’impartivano precise

disposizioni circa il contenuto degli articoli, l’importanza dei titoli e la loro

grandezza. A capo di questo Ministero c’era Galeazzo Ciano, divenuto poi Ministro

degli Esteri e che diede particolare importanza ai mezzi di comunicazione di massa.

Oltre all’eliminazione delle voci di dissenso però, la propaganda si occupò anche di

alimentare i miti della cultura fascista: l’idea di patria, il dovere di “credere, obbedire

e combattere”, l’identificazione con il “duce”, la gioventù, il ritorno alla terra, la

famiglia, il ruolo tradizionale e subalterno della donna. La stampa era uno strumento

indispensabile per “sottomettere” il popolo al volere di Mussolini. Tutto doveva

sostenere l’idea del Fascismo come simbolo e sicurezza.

“Il giornale si utilizza come una clava; deve colpire dentro la testa fino a

condizionare la formazione dell’opinione pubblica” (B. Mussolini)

Mezzo della propaganda del regime fu anche la radio. Nel 1928 venne istituito

l’EIAR, ente italiano per le audizioni radiofoniche, che trasmetteva durante tutto

l’arco della giornata, programmi attentamente dosati tra svago e politica. Particolare

attenzione veniva concessa ai discorsi del “Duce”, alle marce militari e alle parole

8

d’ordine del Fascismo. Mussolini era un abile manipolatore, suscitatore di forti

entusiasmi, oratore che sapeva, attraverso gesti enfatici ed espressioni ridondanti,

persuadere la folla. Amava parlare dalla finestra del primo piano di Palazzo Venezia e

usare, durante gli incontri con le masse, i simboli del potere come bandiere, colonne e

immagini che lo ritraevano.

La cultura fascista venne ripresa anche nel cinema, altro grande strumento della

propaganda, definito da Mussolini “l’arma più forte” perché permetteva di unire le

immagini a musiche di sottofondo e a parole pronunciate con enfasi. All’istituto

LUCE (L’unione cinematografica educativa), nato nel 1924, venne affidato

l’importante compito di produrre servizi e documentari per rendere note le imprese

fasciste, rendendo obbligatoria la loro visione nelle sale cinematografiche. L’istituto

venne posto alle dirette dipendenze del Capo del governo con l’obbligo della

supervisione diretta di Mussolini sui materiali realizzati.

All’interno del regime esiste anche una forma più diretta di propaganda, che

mira e colpisce le persone da vicino. La cultura fascista, infatti, viene imposta come

modo di vita attraverso varie organizzazioni: l’OND (Opera Nazionale Dopolavoro)

per i lavoratori, che nazionalizza, di fatto, il tempo libero personale, programmando

attività culturali, artistiche e sportive; l’ONB (Opera Nazionale Balilla) per i giovani,

che suddivide gli iscritti, più di 3 milioni, in categorie d’età come “figli della lupa” o

“balilla e piccole italiane”, caricandosi anche di caratteri paramilitari e politico-

ideologici; la GUF(Gruppi Universitari Fascisti) e la GIL (Gioventù Italiana del

Littorio), quest’ultima inquadrando tutti i giovani dai 6 ai 21 anni.

9

10

Propaganda Nazista

“L’efficacia della propaganda può essere ricondotta ad alcuni temi essenziali

che devono essere espressi in forma quanto più è possibile stereotipata. Questi

slogan devono essere ripetuti in modo persistente fino a che l’ultimo individuo ha

assimilato l’idea che gli è stata messa davanti.” (A.Hitler)

La propaganda fu strumento primario anche del “totalitarismo perfetto” del

Fuhrer, ma, a differenza di Mussolini, Hitler fu in grado di avvalersi di quello che fu

il più grande talento propagandista del secolo scorso, Joseph Goebbels. Grazie a lui,

minuto e menomato nel fisico, ma di straordinaria intelligenza, l’ideologia nazional-

socialista divenne il punto di riferimento di ogni tedesco, il fine a cui ogni ariano

aspirava e nel quale si identificava.

“La propaganda è

come l’arte, non ha bisogno

di rispettare la verità” (J.

Goebbels)

Goebbels era uno

straordinario oratore e il suo

eccezionale talento contribuì

non poco alla scalata al

potere del nazismo, piccola

formazione politica che nel

1923 aveva tentato e fallito il

Putsch di Monaco ma che,

nel giro di pochi anni, sarebbe stata in grado di conquistare l’indiscussa supremazia,

prima sulla Germania, poi sull’intera Europa. Negli anni che precedettero la sua

nomina a cancelliere del reich, Adolf Hitler utilizzò sempre con maggior frequenza

Goebbels, nell’opera di persuasione delle masse, completamente coinvolte nei suoi

discorsi incentrati sulla necessità di riportare la Germania umiliata dalle potenze

vincitrici, alla gloria di un tempo. Nominato capo dell’ufficio della propaganda nel

11

1929, Goebbels concentrò nelle sue mani un potere smisurato con la nomina a

Ministro della propaganda, avente l’assoluto controllo su cinema, musica, stampa,

teatro, radio, arte e televisione.

Fu comunque la radio, sempre più diffusa nelle case dei tedeschi, lo strumento

maggiormente utilizzato, per influenzare la psicologia del

popolo. Come anche in Italia la stampa fu controllata e

tutte le agenzie giornalistiche vennero assorbite dall’unica

consentita, la DNB ( DEUTSCHES NACHRICHTEN

BUREAU). La svastica compariva in ogni luogo, in ogni

angolo della nazione, accompagnata dal motto “Ein Volk,

Ein Reich, Ein Furher” (Un popolo, una nazione, un

capo).

Scopo del regime era di creare l’immagine di una

potenza destinata al dominio assoluto sotto la guida del

suo Fuhrer invincibile; nell’immaginario del ministero

della propaganda, Adolf Hitler, doveva apparire, agli occhi dei tedeschi, come una

divinità, come una entità al di sopra di tutti

e di tutto, cui riservare cieca devozione. La

propaganda nazista produsse immagini,

documentari e film, volti ad affermare le

ideologie contenute nel “Mein Kampf”,

“bibbia del Nazismo”.

Goebbels, che fu tra l’altro uno dei più

fervidi sostenitori della persecuzione degli

Dettagli
Publisher
25 pagine
126 download