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Arte: il Futurismo
Italiano: G. D'Annunzio
Filosofia: la pedagogia di G. Gentile e la "Riforma della Scuola"
movimento.
Emblema dello stretto rapporto del pittore con il regime è il quadro La marcia su Roma.
La propaganda di agitazione : violenza e retorica bellicista.
Lo squadrismo e il culto della violenza
La prima fase del movimento fascista è caratterizzata dal fenomeno dello Squadrismo,
una mise en scene della violenza atta a reprimere qualsiasi indizio di ribellione. È questa
la prima forma di propaganda messa in atto dal regime per assicurarsi il consenso delle
masse.
Il tema della violenza è costantemente presenta nella propaganda fascista: dapprima è
riservato al “culto dei caduti”, con la sacralizzazione dei luoghi della guerra. È però con
l'organizzazione della memoria dello squadrismo e della Marcia su Roma che
l'esaltazione della violenza e della sua narrazione divengono una pratica permanente.
È noto che la diffusione del fenomeno fascista inizia nel momento in cui industriali e
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agrari si servirono delle squadracce per sedare i tentativi di ribellione dei contadini e
degli operai con lo scopo di recuperare velocemente ciò che era stato ceduto durante il
biennio rosso.
In seguito la violenza è dirottata contro i nemici politici: primi fra tutti socialisti e
comunisti.
L’escalation di violenze appare incontrastata per una certa complicità delle forze di
polizia ed anche della corona (il duca di Savoia è simpatizzante di Mussolini), ma anche
del governo. Questo infatti vede nel movimento fascista un ottimo strumento per
impedire la possibilità di una rivoluzione bolscevica e ritiene che in un secondo momento
possa essere ricondotto nei limiti della legalità.
Mussolini ben presto si rende conto che non si può ottenere il consenso del popolo
unicamente con una politica di terrore, ma che si deve dare un’immagine regale del
fascismo. Bisogna saper “vendere” il neonato partito ed in particolar modo la figura del
di sanare un’Italia devastata dalla crisi economica e
suo leader come gli unici in grado
politica. A tal proposito nel 1921 fonda il Partito Nazionale Fascista, che abbandona gli
accenti anticapitalistici dei “Fasci di combattimento” e si propone come più aperto a
compromessi.
D’Annunzio con il suo ideale di vita eroica ed inimitabile e con la sua concezione di vita
come arte gli sembra la personalità più adatta ad elaborare miti e a fare da grancassa ai
riti e alle parole del suo partito.
Nell’immagine di capo carismatico che Mussolini plasma appare evidente l’influsso del
superomismo non tanto nietzschiano quanto dannunziano.
Sembra a questo punto opportuno fare un excursus sulla seconda fase della poetica del
poeta abbruzzese.
D'Annunzio e il superuomo: i primi miti del fascismo
parte della propria poetica a D’Annunzio appare evidente che la figura
Nella seconda
dell’esteta, caratterizzante la prima parte della sua vita, è impotente nei confronti della
realtà degradata e destinata quindi al fallimento. Egli si avvicina perciò alla filosofia di
Nietzsche ma la priva della sua sostanza tragica e costruisce una nuova figura in
contrasto con la realtà italiana, che riflette l’atteggiamento di una parte della borghesia
denigrante la politica ufficiale, che alimenta miti di gloria, di grandezza e di forza: un
superuomo come individuo superiore che vive nella storia.
Il Superuomo di D’Annunzio è perciò proiezione di una frustrazione e di una delusione e
presenta delle caratteristiche che sono prefigurazione di Mussolini dopo l’esperienza dei
Fasci di Combattimento:
Culto dell’energia dominatrice intesa come forza e violenza;
1)
2) Ricerca della propria civiltà storica (civiltà pagana, greco-romana, rinascimentale);
3) Concezione aristocratica del mondo, disprezzo della plebe e del regime
parlamentare che su essa si fonda;
4) Idea di una missione di potenza e di grandezza della nazione italiana realizzabile
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attraverso la gloria militare;
Giudizio negativo sull’Italia post-unitaria
5) e quindi la necessità di nuove energie
che la sollevino dal fango;
6) Concetto naturalistico basato sul sangue e sulla stirpe ed altri elementi fisici sia
della nazione che del superuomo.
D’Annunzio dimostra la capacità di inventare uno stile ed un linguaggio e di
possedere una coscienza non tanto di una realtà politica che nella sua complessità gli
sfugge quanto del ruolo che in essa si può recitare .
È difficile perciò isolare il D’Annunzio politico dal poeta; il suo impulso alla
trasfigurazione della realtà è infatti lo stesso che lo spinge ai “gesti eroici”.
D’Annunzio fu fonte di ispirazione per molti miti del primo fascismo tra i quali il mito
della “vittoria mutilata” . Sono ripresi dal “vate” anche i discorsi
del mare nostrum e
intrisi di bellicismo estetizzante e i gridi di trionfo utilizzati a Fiume (Eia, Eia, Alalà).
l’atteggiamento del vate sia stato ambiguo nei confronti del fascismo non si può
Sebbene
negare, perlomeno nei primi anni di questo, una certa simpatia del poeta verso Mussolini
tanto che il suo appoggio fu fondamentale per uscire dalla crisi Matteotti. Egli firmò
infatti insieme ad altri esponenti della cultura italiana il “Manifesto degli intellettuali
fascisti e sostenne con delle lettere il Duce:
«Avere fede intiera nella mia lealtà e nella mia carità di patria. Il mio silenzio e il mio
lavoro sono oggi esempio a tutti gl'italiani. Non l'uno sarà interrotto e non l'altro»
D’altro canto il poeta abruzzese è riconosciuto come eroe della patria, le sue imprese
(il volo su Vienna, la “beffa” di Buccari) mitizzate; lo stesso “Vittoriale degli italiani” è
come una sorta di sacrario della patria. È soprattutto l’impresa di Fiume però ad
indicato
essere esaltata e sostenuta; Mussolini nel 1919 si era occupato infatti di una raccolta di
fondi da destinare ai legionari.
È da ricordare che la Carta del Carnaro, scritta dal sindacalista de Ambris, è alla base
del corporativismo fascista.
Nel 1925, con il trattato di Roma è risolta la questione fiumana: Fiume sarebbe
diventata città italiana. Sicuramente questo è il più grande successo del primo governo
del Duce, indubbio pertanto il suo impatto sul consenso nazionale.
La propaganda di agitazione “propaganda di
A questo primo periodo corrisponde quella che gli storici definiscono
agitazione”, un tipo di propaganda che mira, attraverso l'uso della violenza e di metodi
sovversivi, a raggiungere gli obiettivi in modo rapido e strategico, servendosi di
strumenti relativamente semplici come manifesti, opuscoli e comizi.
Questa prima forma è sfruttata durante il periodo della lotta al potere, compreso tra il
1919 e il 1922 e quello cruciale del 1924-26 per affrontare la crisi dovuta all'assassinio
di Matteotti e poi ripresa nel ’39 in occasione della Seconda Guerra Mondiale.
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La propaganda di agitazione col passare degli anni potè contare su appositi organismi ,
ma non ebbe mai a disposizione un raffinato e moderno apparato propagandistico che
comparve soltanto dopo il consolidamento del potere mussoliniano, a partire dal 1926.
La svolta del 1925: le leggi fascistissime e il passaggio alla “propaganda di
integrazione”.
Concessi i pieni poteri al Governo nel 24 novembre 1922 e vinte le elezioni del 1924, il
passo decisivo per la costituzione della dittatura è la svolta del 3 gennaio 1925. Con un
discorso alla Camera Mussolini afferma di assumersi la responsabilità di quanto
avvenuto durante il suo governo e in particolare di quanto avvenuto nel 1924 dopo il
delitto Matteotti.
“ Dichiaro qui al cospetto di questa assemblea e davanti al popolo italiano che io assumo, io solo, la
responsabilità morale, storica e politica di tutto quanto è avvenuto. Se il fascismo è stato
un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere”.
Per protestare contro la svolta autoritaria assunta dal governo dopo l'uccisione del
parlamentare socialista, i gruppi dell'opposizione parlamentare, guidati dal liberale
Amendola, l'11 giugno 1924 escono dall’Aula e si rifiutano di partecipare ai lavori fino
a quando non ci sia un governo capace di restaurare la legge: si da vita ad un comitato
che prende il nome di Aventino, in riferimento all'episodio dell'antica Roma.
Il discorso del 3 gennaio segna la fine di ogni opposizione: il momento di crisi consente
a Mussolini di emanare decreti che consentono ai prefetti di sedare con la violenza le
organizzazione considerate “sovversive”.
manifestazioni e di operare contro quelle
Vengono varate le Leggi eccezionali del fascismo meglio note come leggi fascistissime,
vale a dire gli atti giuridici che danno inizio alla trasformazione di fatto dell'ordinamento
del Regno nel regime dittatoriale.
Il primo passo è la subordinazione del potere legislativo all'esecutivo: la figura del
Presidente del Consiglio è sostituita da quella del Capo del Governo, che ha il compito
di nominare e istituire i ministri e che risponde del proprio operato direttamente alla
Corona e non più al Parlamento, la cui funzione diventava prevalentemente quella di
organo di ratifica degli atti.
A ciò segue rapidamente una serie di provvedimenti che di fatto segnano la fine di ogni
istituzione democratica:
-) la soppressione del pluralismo politico;
-) l'istituzione dell'OVRA;
-) l'abolizione del diritto di sciopero;
-) l'istituzione delle Corporazioni come unico organo di rappresentanza per operai e
datori di lavoro;
-) la fascistizzazione della stampa con la creazione di organi per il controllo e la
censura. Tutti i giornali devono essere diretti, scritti e stampati sotto il controllo di un
prefetto nominato dall'esecutivo, gli altri sono considerati illegali.
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La propaganda di integrazione
Una volta ottenuto il controllo totale degli ordinamenti politici e giudiziari, il regime
fascista si concentrò sull'adozione di un nuovo modello di propaganda, definita
“propaganda di integrazione” che mira ad ottenere la costante e totale adesione della
maggioranza della popolazione. Ciò avviene attraverso l'utilizzo di strumenti che
permettono una diffusione capillare delle ideologie del regime. L'obiettivo è
l'annullamento della volontà individuale per il raggiungimento di una totale
fascistizzazione del paese con la conseguente sottomissione, per il bene della patria, alla
volontà del capo.
I due livelli di propaganda
Questo tipo di propaganda agisce su due livelli: il primo è un livello “materiale” basato
sulle leggi speciali fasciste che coinvolge la vita pratica e quotidiana degli italiani.
Il secondo livello, per certi aspetti “più raffinato” agisce sulle emozioni, sulla creazione
di un nuovo immaginario: l'immaginario fascista. La figura del duce e il suo stesso corpo
si rivelano mezzi portentosi per creare un vero e proprio mito. Tutto ciò che concerne
Mussolini assumerà connotati mistici; i luoghi dove agisce e lavora diventeranno lo
spazio scenico in cui si esalta il mito del Duce.
I miti del secondo fascismo: l’”uomo nuovo” e la “romanità”
dar vita a un’italiano “nuovo” la cui trasformazione deve
Per Mussolini è fondamentale
iniziare all’interno della scuola: è del 1923 la Riforma Gentile della Scuola, per la
creazione di una nuova generazione che sia già inquadrata nei dettami fascisti. Nel 1929
inoltre Mussolini opererà una delle mosse politiche che più determineranno
l'affermazione del consenso al suo partito: I Patti Lateranensi. Grazie al Duce la Chiesa
Cattolica, che aveva scomunicato lo Stato Italiano alla sua nascita per averla privata del
suo potere temporale e che già aveva rifiutato di venire a patti con lo stato liberale
evitando di sottoscrivere la legge delle guarentige, riconoscerà ufficialmente lo Stato
Italiano nel momento in cui si stava avviando verso la definitiva affermazione della
dittatura.
Durante il secondo periodo fascista il partito si concentra sulla creazione di una serie di
campagne propagandistiche volte alla creazione dell'”uomo nuovo”.
L’uomo nuovo fascista era colui che non si limita solo ad accettare il fascismo, ma che
cambiava e regolava il proprio comportamento pubblico e privato in relazione ai