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Sintesi
Italiano: Gabriele D'Annunzio

Storia dell'arte:
il Futurismo

Francese:
antitradition futuriste

Inglese: George Orwell (1984)

Tedesco: die ausstellung Entartete Kunst

Storia: la prima guerra mondiale
Estratto del documento

Uso della propaganda durante la Prima Guerra Mondiale

La guerra che scoppiò nel 1914 fu un avvenimento nuovo nella storia dell'umanità per due ragioni

appunto, che vide lo

cruciali: innanzitutto per la prima volta fu una guerra generale "mondiale"

scontro di tutti i grandi Stati ( Italia, Inghilterra, Francia, Stati Uniti, Russia, Germania, Austria,

Giappone, Turchia). Fu una guerra “totale” ovvero un conflitto che interessò uomini, donne,

bambini e popolazione civile. Fu una guerra di massa combattuta per terra, per mare e nell'aria con

impiego di armi mai usate prima (carri armati, aerei, sommergibili).

Accanto ai nuovi mezzi tecnologici di lotta ci fu la comparsa massiccia della propaganda tanto che

il concetto e le caratteristiche della propaganda moderna fondano le loro origini proprio nella Prima

Guerra Mondiale. Si parla infatti in questo periodo di “Salto Quantico” della propaganda. Essa

assunse un'importanza fondamentale in una guerra di carattere totale, poiché ormai essa non

impegnava più solo gli eserciti ma l'intera compagine delle nazioni. Nascono in ogni nazione

belligerante uffici, sezioni e persino ministeri il cui compito è quello di diffondere le immagini dei

propri nemici ricorrendo a stereotipi e parole d’ordine nazionalistico per sottolineare le “barbarie”

degli avversari. La guerra viene quindi presentata dalle opposte propagande come un conflitto di

idee e di culture, viene vissuta non solo come lotta e confronto di sistemi politici, ma addirittura

come scontro fra diverse concezioni del mondo e come insanabile contrasto di razze.

Una delle tecniche di propaganda che si rivelò particolarmente efficace fu l’utilizzo della

demonizzazione del nemico. La guerra apparve quindi come un conflitto di difesa contro un

aggressore “rude, crudele, minaccioso, pericoloso e assassino”. La demonizzazione del nemico

tedesco, ad esempio, fu cosi efficace che 14 stati americani eliminarono l'insegnamento della lingua

tedesca nelle scuole pubbliche.

Lo strumento propagandistico per eccellenza fu il manifesto. Esso aveva dimensioni gigantesche (in

Italia poteva raggiungere sino a m 30x20). Il messaggio (composto da slogan contenenti parole

virtuose e/o messaggi forti e violenti) grazie anche all'aiuto di immagini allegoriche ( generalmente

il nemico brutale, malvagio e violento stereotipato al quale si contrappone l'immagine dolce e pura

della patria, della vittoria o della libertà) entrava così con forza ossessiva nell'immaginario

collettivo dei popoli.

Alcuni esempi di manifesti propagandistici

Si tratta di un manifesto propagandistico

americano in cui il nemico tedesco,

soprannominato “questo matto bruto” viene

raffigurato come un gorilla gigante, selvaggio e

violento con in testa l’elmetto dell’esercito tedesco

mentre, saccheggiando e devastando, riesce a

catturare selvaggiamente una figura femminile,

rappresentante la libertà e la civiltà.

Il tedesco è un mostro primitivo, privo di civiltà e

cultura. Questi aspetti sono evidenziati dalla clava,

strumento primitivo, con la quale compie i propri

atti osceni, e dalla parola “Kultur”che un po' alla

volta si sta ricoprendo di sangue e di fumo a

simboleggiare che presto la violenza del mostro

distruggerà definitivamente i valori della civiltà.

Sullo sfondo si può notare Londra distrutta e

violata dal nemico che ora sta minacciando

l'America, il cui nome è scritto su quella che

sembra essere sabbia mentre viene calpestata dalle

brutte zampe del tedesco.

I cittadini americani se non vogliono essere vittime

delle orrende barbarie del gorilla devono “enlist

cioè

U.S. Army” and “destroy this mad brute”

arruolarsi nell'esercito americano e “distruggere

questo matto brutto”. Bisogna inoltre notare come

in pochissime parole questo manifesto esprima la paura, l'odio, la violenza e la necessità

dell'arruolamento. Non a caso la parola “destroy” è più grande rispetto alle altre, richiamando così

subito l'attenzione dell'osservatore.

Se il tema fondamentale della propaganda alleata era la lotta contro il militarismo prussiano e le

barbarie tedesche dimostrate nell'ingiusta occupazione del Belgio, i I Tedeschi puntavano invece a

presentarsi come campioni di libertà in lotta contro l'autocrazia zarista e contro i privilegi della

nobiltà russa. Inoltre volevano attribuire la responsabilità della guerra a coloro che avevano voluto

accerchiare la Germania.

Si tratta di un manifesto propagandistico tedesco contro il

bolscevismo. Anche in questo caso il nemico è interpretato

come un mostro orribile, rozzo ed irrazionale. L'enorme

primitivo russo tiene nella mano destra un coltello mentre

nella sinistra una bomba. La minaccia è grandissima proprio

perché potenti armi sono nelle mani di un bruto privo di

razionalità.

Anche in questo caso le parole sono poche ma molto

efficaci. Sopra la testa del mostro si legge : “Bolschewismus

bringt Krieg, Arbeitslosickeit und Hungersnot” cioè “Il

Bolscevismo porta guerra, disoccupazione e carestia”. Con

pochissime parole si suscita nel popolo la paura di una

guerra, della perdita di lavoro e quindi della miseria. La

propaganda fa leva su quelle paure e su quei temi verso i

quali la popolazione è più sensibile e quindi più facilmente infiammabile. Infatti, se non si vuole

che tutto ciò accada, il popolo tedesco deve arruolarsi nella lotta contro il bolscevismo.

Un' altra tecnica molto usata dalla propaganda di guerra per spingere i cittadini al fronte e quindi

all'arruolamento è stata quella di scegliere un uomo famoso, un soldato che abbia compiuto gesta

eroiche e elevarlo al rango di mito. E' pratica comune, in entrambi i fronti, di rappresentare l'eroe

con il “dito puntato” verso lo spettatore incitandolo a prendere parte nella difesa della propria patria.

Gran Bretagna (1915). Lord Kitchener Italia(1917) il soldato esorta tutto il Il manifesto dello Zio Sam di J.M.

capo di Stato Maggiore Generale popolo italiano a sostenere lo sforzo Flagg fu stampato in 4 milioni di

dichiara che “la Patria ha bisogno di bellico. Il soldato ritratto è un fante copie nel 1917, per l'arruolamento

voi”. perché proprio il fante è il combattente nell'esercito statunitense. Ristampato

in prima linea quindi quello più a nella seconda guerra mondiale rese

rischio della propria vita. Il richiamo familiare in tutto il mondo la figura

Sam..

non è solo all'arruolamento ma, per chi dello Zio

non può combattere, al sostegno Da notare è l'uso del colore che

economico attraverso una richiama la bandiera e quindi i valori

sottoscrizione (“prestito”) patriottici americani oltre che

all'enfasi sul “you” che rimanda ad

una partecipazione collettiva.

Il “Tradimento dei Chierici”

Accanto al manifesto nella Prima Guerra Mondiale si ha una nuova forma di propaganda

rappresentata dalle opere degli intellettuali.

Gli uomini di scienza, letterati, artisti, filosofi “presero a falsificare la verità sotto il pretesto di

servir la patria o il partito politico”, come ci testimonia Benedetto Croce. Durante la Grande Guerra

la cultura diventa anch'essa un mezzo propagandistico il cui scopo è infondere l'odio verso il

nemico, incitare il popolo a combattere e persuadere della necessità della guerra. Si parla in questo

periodo di “Tradimento dei Chierici” cioè degli intellettuali definizione fornita dal francese Julien

Benda in un'opera omonima.

Gabriele D'Annunzio (1863-1938)

Grande propagandista, convinto Interventista e Nazionalista fu Gabriele D'Annunzio. Capace di

propagandare le sue idee, anche quelle politiche.

Il poeta ebbe il culto della bella parola, del bel gesto, di una poesia intesa come valore assoluto e

privilegiato. Fece nel contempo della propria arte preziosa e raffinata l’altra faccia di una vita che

vuole proporsi come inimitabile. L’ansia eroicizzante, il mito del superuomo e l’esasperato

patriottismo lo portarono ad affrontare azioni da combattente valoroso e ardite imprese belliche.

Dopo l’esilio “volontario” in Francia a causa dei debiti contratti (1915), scoppiata la Prima Guerra

Mondiale tornò in Italia dove si schierò tra gli Interventisti. Il poeta infatti si distinse per l'accesa

propaganda interventista allo scoppio della prima guerra mondiale nel 1914.

Egli, insieme a buona parte dei moderati, dei conservatori, dei democratici, dei repubblicani e dei

nazionalisti, auspicò l'intervento italiano nel conflitto mondiale, in contrasto con la maggior parte

dei socialisti e i cattolici.

Lo scrittore vedeva nella partecipazione alla guerra l'occasione che avrebbe potuto affermare la

grande potenza imperialistica dell'Italia.

Un'opera che infiammò molto i nazionalisti, che esaltavano ideali imperialistici e di potenza, fu la

poesia “Canto augurale per la nazione eletta”.

Italia, Italia,

Sacra alla nuova Aurora

con l'aratro e la prora!

[...]

Un aquila sublime apparì nella luce, d'ignota

stirpe titania, bianca

le penne. Ed ecco splendere un peplo, ondeggiare una chioma...

Non era la Vittoria, l'amore di Atene e di Roma,

la Nike, la vergine santa?

Italia! Italia!

La volante passò. Non le spade, non gli archi, non l'aste,

ma le glebe infinite.

Spandeasi nella luce il rombo d'ali sue vaste

e bianche, come quando l'udia trascorrendo il peltàste

su 'l sangue ed immoto l'oplite.

Italia! Italia!

[...]

Così veda tu un giorno il mare latino coprirsi

di strage alla tua guerra

e per le tue corone piegarsi i tui lauri e i tuoi mirti,

o Semprerinascente, o fiore di tutte le stirpi,

aroma di tutta la terra

Italia! Italia!

sacra alla nuova Aurora

con l'aratro e con la prora!

Dalle varie espressioni si ricava l’immagine di un’Italia laboriosa, i cui contadini lavorano la terra

per ottenere le messi e di un’Italia forte e sicura, i cui marinai sfidano i mari.

Non è da dimenticare che nel IV libro delle “Laudi”Merope, in cui è contenuta questa poesia, il

poeta celebra la conquista della Libia. Egli vede nell'espansione italiana in terra africana una giusta

rivendicazione di una terra appartenuta all’Impero di Roma e una tappa fondamentale per

accrescere il territorio e la potenza italiana.

Importanti dal punto di vista propagandistico, più che per il reale valore militare, sono le imprese

gloriose compiute dal D'Annunzio. Tra queste bisogna ricordare la “Beffa del 1918.

di Buccari”

Nella notte tra il 10 e 11 febbraio 1918 tre torpediniere italiane, al comando di Costanzo Ciano e

Luigi Rizzo, attaccano la flotta austriaca ancorata nella rada di Buccari (Croazia). Gabriele

D'Annunzio partecipò all'impresa occupandosi e orchestrando i risvolti propagandistici dell'azione.

In particolare lasciò in mare davanti alla costa nemica, tre bottiglie ornate di nastri tricolori recanti

il seguente messaggio satirico:

"In onta alla cautissima Flotta austriaca occupata a covare senza fine dentro i porti

sicuri la gloriuzza di Lissa, sono venuti col ferro e col fuoco a scuotere la prudenza nel

suo più comodo rifugio i marinai d'Italia, che si ridono d'ogni sorta di reti e di sbarre,

pronti sempre ad osare l'inosabile. E un buon compagno, ben noto, il nemico capitale,

fra tutti i nemici il nemicissimo, quello di Pola e di Cattaro, è venuto con loro a beffarsi

della taglia".

Un'altra impresa gloriosa e propagandistica è il “Volo del 9 Agosto 1918 insieme a

su Vienna”

Natale Palli. L'azione non ha scopo militare ma propagandistico con il lancio di volantini

annunzianti la vittoria italiana.

Durante il ritorno il motore dell'aereo si arresta all'improvviso. La morte sembra per qualche istante

inevitabile, ma l'aereo riprende subito quota.

Il primo messaggio diceva:

"Viennesi! imparate a conoscere gli Italiani. vi lanciamo che un

Noi voliamo su Vienna, potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non

saluto a tre colori: i tre colori della libertà.

Noi non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne. Noi facciamo la guerra al

vostro governo nemico delle libertà nazionali, al vostro cieco testardo crudele governo

che non sa darvi né pace né pane, e vi nutre d'odio e d' illusioni.

Viennesi!

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