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Sintesi

Introduzione Prometeo e Prometeismo tesina



In seguito allo studio della tragedia Eschilea del “Prometeo incatenato”, mi sono interessato allo sviluppo che tale archetipo letterario ha avuto durante il corso della storia della letteratura e della filosofia. Partendo dalla cultura greca antica nella mia tesina di maturità, nella quale spiccano i caratteri fondamentali del Titano, filantropo e creatore di tutte le arti nella tragedia di Eschilo, demiurgo e civilizzatore nel “Protagora” di Platone, mi sono concentrato successivamente sull’evoluzione della figura in epoca moderna, caratterizzandola attraverso la nascita del “Prometeismo” romantico e la reinterpretazione nietzschiana di tale atteggiamento. La tesina permette anche il collegamento con altre materie scolastiche.

Collegamenti


Prometeo e Prometeismo tesina



Greco: Prometeo incatenato di Eschilo ; Prometeo nel "Protagora" di Platone.
Inglese: Prometheus Unbound by P.B. Shelley.
Italiano: "La ginestra" di Giacomo Leopardi.
Filosofia: Oltreuomo di Nietzsche.
Storia: L'impresa di Fiume.
Estratto del documento

Liceo Classico “Andrea

D’oria”

PROMET

EO e il

PROMET

EISMO :

Da

TESINA ESAME DI STATO

ESCHILO

al

A cura di ANDREA

PRIMO

CAPPADONA

NOVECE

NTO

Anno scolastico 2013-2014

1

Introduzione

Il “Prometeo Incatenato” di Eschilo

Il mito di Prometeo nel “Protagora” di

Platone

Nascita del “Prometeismo” romantico

(P.B. Shelley ; Leopardi)

Prometeo nel pensiero del Primo

Novecento

(Nietzsche ; D’annunzio) Pag. 3

Pag. 4

Pag. 6

Pag. 8

Pag. 11

INTRODUZIONE

In seguito allo studio della tragedia Eschilea del “Prometeo

incatenato”, mi sono interessato allo sviluppo che tale archetipo

2

letterario ha avuto durante il corso della storia della letteratura e

della filosofia.

Partendo dalla cultura greca antica ,nella quale spiccano i caratteri

fondamentali del Titano, filantropo e creatore di tutte le arti nella

tragedia di Eschilo, demiurgo e civilizzatore nel “Protagora” di

Platone, mi sono concentrato successivamente sull’evoluzione della

figura in epoca moderna, caratterizzandola attraverso la nascita del

“Prometeismo” romantico e la reinterpretazione nietzschiana di tale

atteggiamento. 3

1. IL “PROMETEO INCATENATO” DI ESCHILO

La prospettiva classica della figura di Prometeo, si ritrova nella

tragedia di Eschilo del “Prometeo incatenato”, composta tra il

467 e il 458 a.C. Qui il titano acquisisce carattere di difensore degli

uomini contro la volontà di predominare del “nuovo dio” Zeus: è

disposto a soffrire una pena eterna pur di non arrendersi all’eterno

nemico.

I doni di Prometeo

Eschilo evidenzia i benefici ricevuti dagli uomini, in seguito ai doni di

Prometeo. Il Titano infatti , oltre ad aver rubato e successivamente

portato agli “effimeri” il fuoco -simbolo della sapienza divina- dona

loro anche tutte le arti (τηχναι) che ne consentono lo sviluppo civile

e sociale, conducendoli all’uscita dalla condizione primitiva e ferina.

“ascoltate, la situazione dei mortali come io li resi consapevoli e

padroni dei loro pensieri mentre prima erano inconsapevoli. Parlerò

allora senza avere alcun biasimo verso gli uomini ma per illustrare la

benevolenza per cui ho dato i doni: essi prima guardando, guardavano

invano; sentendo, non sentivano ma simili a forme di sogni

confondevano tutto a caso per il grosso della loro vita: non

conoscevano case di mattone ed esposte al sole ne’ l’arte di lavorare il

legno: vivevano sottoterra come leggere formiche nelle profondità

senza sole delle caverne. Essi non avevano un segno certo ne’

dell’inverno, ne’ della fiorita primavera, ne’ dell’estate ricca di frutti,

ma facevano tutto senza un criterio, fino a quando io mostrai loro il

sorgere e il difficile tramonto degli astri. E inoltre scoprii per loro il

numero, la più importante delle invenzioni e le combinazioni di lettere,

memoria di tutte le cose, colei che opera come madre delle muse

(collaboratrice e madre). Pero primo ho condotto sotto il giogo

(aggiogai) animali selvaggi che sono servi di gioghi e di basti affinché

diventassero sostituti degli uomini nelle più grandi fatiche; ai carri

condussi cavalli disposti alle redini (docili), come testimonianza di un

ricchissimo fasto. Nessun altro prima di me scoprì i carri dalle ali di

lino (navi) che vagano nel mare dei marinai. Io disgraziato per avendo

scoperto tali espedienti per i mortali, non ho io stesso un invenzione

con la quale posso allontanarmi dalla presente sventura.”

Dunque li rende innanzitutto “ς”

(consapevoli e padroni dei loro pensieri) poi permette loro di

escogitare tutte le tecniche, dalla misurazione del tempo all’edilizia,

dalla scrittura all’arte nautica, dalla divinazione alla medicina.

4

“ές”(tutte le arti giunsero agli

uomini da Prometeo).

ς ς

La di Prometeo e lo di Zeus

I doni di Prometeo in favore degli uomini costituiscono per il

dispotico Zeus, rappresentante di un ordine supremo e assoluto, un

ς

azione ossia tracotante nei confronti del suo potere.

“Infatti avendo rubato il tuo fiore, lo splendore del fuoco che partecipa

di tutte le arti, lo donò ai mortali per cui bisogna che lui paghi il fio agli

dei per un simile errore, affinché il potere di Zeus sia imposto e

affinché abbandoni questo (suo) atteggiamento filantropico.”

La colpa del Titano si configura con l’infrazione di un ordine cosmico

-facendo partecipe l’uomo di prerogative divine- che ne comporta

l’ammissione non solo dei personaggi che gli sono ostili, ma anche

di coloro che mostrano pietà per lui e che accennano all’inflessibilità

e perfino all’arbitrio del governo di Zeus.

“Hai ottenuto simili guadagni (risultati) dal tuo atteggiamento

filantropico (a favore degli uomini). Infatti tu dio, non avendo timore

degli dei, hai offerto onori ai mortali (andando) aldilà della giustizia. E

in cambio di ciò farai la guardia a questa rupe senza conforto, sempre

in piedi (incatenato), senza dormire, senza piegar ginocchio; emetterai

molti gemiti e lamenti inutili (senza risposta); infatti la mente di Zeus

non è disponibile a comprendere. E’ intransigente chi ha il potere da

poco”.

L’azione di Prometeo è dunque una colpevole sfida a un ordine

superiore, la quale non può essere immune dalla punizione.

Prometeo infatti è consapevole del suo gesto e delle conseguenze di

esso perché ha la certezza di essere un giorno liberato essendo a

conoscenza della sorte di Zeus : cadrà dal trono in seguito alla

nascita del figlio generato da Teti, che lo spodesterà, ripetendo il

gesto compiuto nei confronti di Urano e Crono.

“Io sono in grado di prevedere benissimo tutti gli avvenimenti futuri, e

a me non giungerà alcuna sventura in attesa (durante questo

periodo); bisogna sopportare nel modo più agevole possibile la

sventura avuta in sorte, sapendo che la forza della necessità è

invincibile. Ma della mia sorte non posso né discutere né tacere

Tuttavia io infelice sono aggiogato a questa necessità perché ho

offerto un dono ai mortali: catturo una scintilla nascosta di fuoco che

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va a riempire una ferula (canna) che diventa maestra di ogni arte e

grande vantaggio per gli uomini. Pago il fio di un simile errore,

inchiodato con catene a cielo aperto”.

Zeus così prova un sentimento di invidia () nei confronti del

Titano poiché questo è a conoscenza di un pericolo futuro che lo

interesserà. 

Il castigo e la

Tale sentimento viene aggravato dall’ultimo gesto tracotante del

Titano. Prometeo infatti non si piega neppure all’invito del

messaggero Ermes di svelare il segreto necessario per la

sopravvivenza del regno celeste.

Dico a te il sofista, il più acerbo degli acerbi, colui che ha commesso

un torto verso gli dei , colui che offre onori agli effimeri, il ladro del

fuoco: il padre ha ordinato di dire di quali nozze vai cianciando, per le

quali egli dovrebbe cadere dal suo potere: tuttavia spiega queste cose

senza inganni ma una per una, Prometeo non farmi fare il viaggio due

volte: tu vedi che Zeus non si intenerisce con simili atteggiamenti.

Zeus così sentendosi soverchiato da una figura a lui subalterna e

non volendo cedere anch’egli alla prepotenza di costui, fa’ scontare

il fio al Titano facendolo sprofondare () nel Tartaro ove

un aquila gli divorerà il fegato in eterno.

Per prima infatti il padre spaccherà questa elevata rupe con il tuono e

la fiamma del fulmine e nasconderà il tuo corpo, e peserà su di te un

abbraccio petroso. Avendo lasciato passare un lungo tratto di tempo

uscirai di nuovo alla luce; e dunque il cane alato di Zeus, l’aquila rosso

sangue, terribilmente strazierà il grande straccio del tuo corpo,

giungendo non chiamata ogni giorno come convitata, e renderà il tuo

fegato nero pasto. Non pensare di vedere un termine di questa

sofferenza prima che qualcuno fra gli dei si mostri come successore

delle tue sofferenze, che voglia scendere dall’Ade privo di raggi di luce

e agli abissi tenebrosi del Tartaro.

Così si conclude la tragedia eschilea ossia con la sconfitta/vittoria di

Prometeo; infatti se da una parte il Titano è costretto a soffrire la

pena impostagli da Zeus, dall’altra è riuscito a non chinarsi alla

volontà di questo, mantenendo segreta la verità

6

2. IL PROMETEO NEL “PROTAGORA” DI PLATONE

Troviamo un’altra importante elaborazione del mito di Prometeo in

Protagora

Platone, nel , dialogo nel quale viene sottolineata la

funzione civilizzatrice del Titano, che tramite il fuoco ha permesso la

diffusione del sapere tecnico tra gli uomini.

Secondo il racconto platonico - attribuito a Protagora - gli dèi

incaricano Prometeo (colui che pensa prima) e Epimeteo (colui

che pensa dopo) di ""(ordinare) le creature mortali, plasmate

dagli dèi stessi, e di “ςςς” (distribuire le

risorse a ciascuno come si conviene). Epimeteo ottiene dal fratello

di poter procedere alla distribuzione ma, nella sua imprudenza,

assegna tutte le doti agli “” (creature prive di

conoscenza) , tanto che l’uomo ne rimane sprovvisto. Per riparare

alla sciocchezza di Epimeteo, Prometeo ruba , insieme al fuoco, "la

sapienza creativa” di Efesto e Atena (perché acquisire o impiegare

questa tecnica senza il fuoco era impossibile) e così lo dona

all’uomo.

“Il genere umano era rimasto dunque senza mezzi e [Epimeteo, n.d.T.]

non sapeva

cosa fare. Mentre era in difficoltà, arriva Prometeo per controllare la

distribuzione e vede gli altri esseri viventi forniti di tutto il necessario,

mentre

l’uomo era sia nudo sia scalzo sia privo di giaciglio sia privo di armi.

Intanto era

ormai giunto il giorno fatale, in cui anche l’uomo doveva venire alla

luce. Allora

Prometeo, non sapendo quale mezzo di salvezza procurare all’uomo,

ruba a

Efesto e ad Atena la perizia tecnica, insieme al fuoco – infatti era

impossibile per

chiunque ottenerla o usarla senza fuoco – e li dona all’uomo. L’uomo

ebbe in tal

modo la perizia tecnica necessaria per la vita, ma non la virtù politica,

[322] che

si trovava presso Zeus”.

Tuttavia ciò non è sufficiente, perché gli uomini non conoscono le

norme della convivenza civile e rischiano di estinguersi a causa dei

continui conflitti che impediscono la costruzione di una società.

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“Cercavano allora di unirsi e di salvarsi costruendo città; ogni volta

che stavano insieme, però, commettevano ingiustizie gli uni contro gli

altri, non possedendo ancora la politica; a tal punto che, disperdendosi

di nuovo, morivano.”

Interviene allora Zeus, incaricando Ermes di distribuire a tutti gli

uomini “” (rispetto e giustizia), ossia quella tecnica

politica che era rimasta inaccessibile alla scaltrezza di Prometeo.

“Zeus dunque, temendo che la nostra specie si estinguesse del tutto,

manda Ermes per portare agli uomini rispetto e giustizia, affinché

fossero fondamenti dell’ordine delle città e vincoli d’amicizia.”

Dunque il dio ,donando agli uomini le virtù politiche basate sul

“logos”, li rende capaci di sopravvivere. L’uomo così diventa

“” ossia un animale politico, capace di governare la

natura e di contribuire con il proprio giudizio al bene comune della

propria città.

3. NASCITA DEL “PROMETEISMO” ROMANTICO

Nella letteratura romantica il mito di Prometeo incarna caratteri

differenti da quelli proposti dalla tradizione greca. La figura del

Ttitano filantropo assume tale rilievo da rappresentarne in sommo

grado il carattere individualistico e lo slancio libertario, che si

espresse nei termini di “prometeismo” e “titanismo”.

Il Prometeo romantico è soprattutto il Titano che si ribella al potere

dispotico di Zeus, proclamando la sua assoluta indipendenza

morale, che culmina nel disprezzo della punizione a cui la divinità

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