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Geologia: la formazione dei giacimenti di petrolio
Storia: l'nfluenza della produzione di petrolio nella storia dell'ultimo secolo; ruolo dell'Egitto negli equilibri geo-politici mondiali
Illustro ora la storia estrattiva di un giacimento:
espansione rapida: nella prima fase, subito dopo scoperta del giacimento, la risorsa è
abbondante e si ha un alto EROEI (rapporto tra energia ricavata ed energia spesa); di
conseguenza la crescita della produzione è esponenziale.
Inizio dell’esaurimento: Successivamente le riserve facilmente estraibili, ovvero le meno
costose, esauriscono e di conseguenza comincia ad essere necessario sfruttare risorse più
difficili le quali però richiedono investimenti sempre maggiori. Si ha quindi un EROEI più
basso e la produzione continua a crescere, ma non più esponenzialmente come nella prima
fase.
Picco e declino: il momento cruciale si raggiunge quando il graduale esaurimento rende
talmente elevati gli investimenti necessari che questi non sono più sostenibili; la produzione
raggiunge così un massimo, il picco di Hubbert, e poi comincia a declinare.
Declino finale: nella fase finale non si fanno più investimenti significativi e la produzione
procede in declino; il petrolio non si è esaurito completamente, ma a causa degli elevati costi
di estrazione (EROEI troppo basso) la produzione diventa talmente ridotta da cessare
completamente.
Tale teoria pone un campanello d’allarme se si considera che in questi anni siamo in prossimità del
picco di produzione petrolifera mondiale.
Il petrolio è infatti una risorsa in quantità finita e limitata. Al giorno d’oggi rappresenta la
principale fonte d’energia dell’umanità:(grafico risorse energetiche) il 40 per cento di tutta l'energia
primaria mondiale e il 90 per cento di tutta l'energia usata per i trasporti provengono dal petrolio
(dati ASPO, ).
Association for the Study of Peak Oil and Gas
GEOLOGIA: origine del petrolio. Il cosiddetto “oro nero” è costituito da una miscela di circa
350 idrocarburi e la sua formazione, che richiede tempi lunghissimi, deriva dalla decomposizione
di organismi animali e vegetali, in ambiente privo di ossigeno, che si sono depositati formando
bacini di sedimentazione sui fondali marini. Come dimostra il principio di isostasia, tali bacini,
accumulando sedimenti, tendono a sprofondare verso condizioni di temperature e pressioni
crescenti, sufficienti ad avviare il processo di diagenesi: i sedimenti incoerenti, attraverso la
compattazione e la cementazione, danno origine così alla roccia madre. Alla fine della diagenesi,
che ha richiesto milioni di anni, la sostanza organica si è in parte trasformata in una massa
amorfa detta kerogene(=Il kerogene é un geopolimero complesso progenitore del petrolio).
. Con l'aumentare della profondità di seppellimento, l'aumento della temperatura (oltre la soglia dei
100 °C) provoca la progressiva "rottura" (cracking) dei legami molecolari del kerogene, che si
trasforma in composti più semplici: gli idrocarburi. (cracking=rottura di grandi molecole in
molecole più piccole che può avvenire per via termica,cioè sfruttando alte temperature, o catalitica,
cioè sfruttando l’acidità dei catalizzatori). Dal kerogene con l'aumento della temperatura si
originano in successione gli idrocarburi solidi (bitume), liquidi (petrolio), e infine gassosi (con
molecola sempre più semplice, fino al metano).
Gli idrocarburi, grazie alla loro bassa densità, risalgono verso l’alto e si accumulano in rocce porose
e permeabili dette appunto rocce serbatoio, coperte a loro volta da rocce di copertura impermeabili,
chiamate trappole petrolifere, grazie alle quali non avviene la dispersione in superficie del
combustibile. La roccia serbatoio, chiamata in gergo petrolifero reservoir, è la roccia che contiene
il petrolio ed è quindi in grado di trattenere il fluido ma anche di cederlo. Le caratteristiche di
questa roccia sono la porosità e la permeabilità.
Le risorse petrolifere mondiali sono concentrate per i 2/3 nei paesi del Golfo Persico (68%), e poi a
seguire Sud America(8%), area ex-URSS e Nord America (5%), Asia-Pacifico(4%), Europa (2%).
STORIA. L’avvento del petrolio nella scena mondiale ha influenzato in modo importante la storia
del mondo, fino a condizionare eventi drammatici come guerre ed assetti politici dei Paesi
produttori.
Il petrolio è stato scoperto a scopi energetici e industriali verso la metà dell'800: il primo pozzo
.
petrolifero della storia venne scavato nel 1859 in Pennsylvania In meno di due anni furono
realizzati oltre 340 pozzi e nel 1870 nacque la prima compagnia petrolifera, la Standard Oil
destinata a diventare la prima grande compagnia petrolifera a livello mondiale (l'odierna ESSO). La
richiesta di petrolio aumentò radicalmente quando, agli inizi del '900, il motore a scoppio è stato
applicato ai veicoli. Con l’ avvento dell’automobile i Paesi europei, protagonisti della prima
rivoluzione industriale basata sul carbone, si ritrovarono ad essere privi della materia prima
necessaria ad alimentare i nuovi mezzi di trasporto. Lo sviluppo industriale ed economico si spostò
così in America, dove si trovavano i pozzi petroliferi (allora) ricchissimi, la quale però si accorse
anch’essa ben presto che le sue risorse non erano infinite. E' in questo periodo che le grandi potenze
hanno cominciato a vedere i Paesi del Medio Oriente come un immenso giacimento petrolifero su
cui mettere le mani. Tra questi anche l’Egitto, allora protettorato inglese, rappresentava già
all’inizio del XX secolo un importante produttore di petrolio: quantità commerciali di petrolio sono
state trovate per la prima volta nel 1908 e ancora maggiori giacimenti furono scoperti nel 1930
lungo il golfo di Suez. Più tardi grandi giacimenti sono stati scoperti nella Penisola del Sinai. La
storia dell’Egitto dell’ultimo secolo non può prescindere dai contrasti tra spinte estere e
colonialistiche, volte ad impadronirsi delle risorse petrolifere del Paese (incluse le vie di
trasporto), e spinte autonomiste e nazionalistiche, volte a rivendicare il diritto di usufruire delle
ricchezze dell’Egitto da parte degli egiziani. Un momento cruciale è stato il termine della Seconda
guerra mondiale quando il "Nuovo Ordine Mondiale" venne rifondato sugli interessi delle Nazioni
vincitrici, e per gli Stati Uniti divenne irrinunciabile poter contare sulle riserve petrolifere in Medio
Oriente. La produzione nazionale di greggio già in quegl’anni risultava insufficiente a tenere il
passo con l'affermarsi della società dei consumi americana. Un ragionamento simile fu seguito dal
governo inglese. La presenza militare anglo-americana in Arabia Saudita, conseguente alla sconfitta
tedesca, ha giocato un ruolo di grande rilevanza economica in quel mondo distrutto dal conflitto
mondiale. Già nel 1949 le sette più grandi società petrolifere americane e inglese, conosciute anche
come "Sette Sorelle", potevano vantare il controllo di oltre i 3/4 della produzione e della
raffinazione del greggio dell'emisfero orientale. Questo dominio a livello mondiale delle Sette
Sorelle ha rappresentato il prolungamento del colonialismo nell’ambito del controllo dell’energia.
Un’importante via di trasporto per il petrolio dal Medio Oriente all’Europa era rappresentata dal
canale di Suez, il quale mette in comunicazione il mar Mediterraneo col mar Rosso in alternativa
alla più luna via transoceanica. A interrompere l’equilibrio mondiale raggiunto ci pensò nel 1945
Nasser, nazionalista egiziano divenuto con un colpo di stato Presidente della Repubblica, che
decise nel 1954 di occupare il canale di Suez e di nazionalizzarlo. Per la Gran Bretagna e la Francia
lasciare il canale non significava solo rinunciare agli enormi profitti che derivano dal pedaggio, ma
anche permettere all’Egitto di diventare il guardiano di tutto il traffico di petrolio proveniente dai
Paesi Arabi. Lo stesso Egitto potè così esportare senza costi aggiuntivi il petrolio prodotto nel
proprio territorio. C'era stato inoltre il rischio che nella gestione del canale intervenisse anche
l'Unione Sovietica (si era in periodo di guerra fredda), fornitrice di armi all'Egitto. Dato che i 2/3
del traffico del petrolio diretto all’Europa passava dal Canale di Suez, quando Nasser lo
nazionalizzò si arrivò nel 1956 a un intervento armato di Gran Bretagna, Francia e Israele, passata
Durante la "crisi di Suez" il Canale fu chiuso al traffico
alla storia come “crisi di Suez”.
e la situazione si sbloccò solo grazie all'azione congiunta degli Stati Uniti e
dell'Unione Sovietica, che imposero il ritiro degli anglo-francesi e, attraverso
l'ONU, la cessazione delle ostilità; le stesse Nazioni Unite curarono la riapertura
del Canale nell'aprile 1957, ma nel 1967, in conseguenza del riacceso conflitto
arabo-israeliano, esso fu nuovamente teatro di combattimenti e restò bloccato
fino al 1975, quando il presidente Sadat con l'attenuarsi della tensione dopo la guerra del
Kippur promosse iniziative di ricostruzione e di rilancio economico. Ad ogni modo la
nazionalizzazione del canale ha permesso all’Egitto di diventare lo Stato che è ai giorni nostri,
beneficiando per lungo periodo della ricchezza di risorse energetiche. Il sistema però si è squilibrato
quando la produzione di combustibile in Egitto è iniziata a calare dopo aver raggiunto il suo picco
massimo. Oltre a ridurre completamente le esportazioni, la richiesta interna è diventata più elevata
del petrolio prodotto, tanto che nei primi mesi del 2011, con a fianco altri fattori scatenanti, l’Egitto
ha dovuto affrontare una grave crisi con moti di piazza. Non a caso, il picco di Hubbert del petrolio
in Egitto si è raggiunto nel 1996.
Il rapporto tra petrolio prodotto e petrolio consumato e le conseguenze
politicosociali
In questo piano cartesiano, con ascisse il tempo e ordinate la quantità di barili di greggio, viene
sovrapposto l’istogramma della produzione di petrolio(in verde) con quello dei consumi interni (in
rosso). Come si vede, i consumi tendono ad aumentare, non di rado esponenzialmente. In questo
meccanismo ha un ruolo cruciale la differenza fra produzione e consumo interno (cioè la differenza
fra l’istogramma verde e quello rosso), perchè rappresenta la quantità di petrolio che il paese
esporta. In molti casi, le esportazioni di petrolio portano nelle casse dello stato del paese produttore,
ingenti introiti. Il seguito della storia diventa più articolato, perchè paesi diversi possono perseguire
politiche differenti per una ridistribuzione degli introiti aggiuntivi derivanti dal petrolio. In molti
casi tuttavia una parte del denaro viene usata per sovvenzionare il prezzo dei generi alimentari
basilari e/o dei prodotti energetici (con l’ovvio scopo di ottenere maggior consenso e pace sociale).
In effetti questo è proprio quanto è avvenuto in Egitto ( e che sta tuttora avvenenendo, per esempio,
in Messico, Iran e Venezuela). Questo stato di cose innesca un meccanismo di “feedback positivo”
perchè i prezzi artificialmente compressi di energia e generi alimentari, hanno come conseguenza
un rapido aumento della popolazione.
La popolazione egiziana è aumentata esponenzialmente negli ultimi decenni (con un tempo di
raddoppio di 30 anni), passando dai ~20 Milioni del 1950 agli attuali ~80 Milioni. Come
conseguenza, l’Egitto è diventato nel frattempo leader mondiale di importazione di grano. In
maniera del tutto ovvia, l’aumento della popolazione, traina con sè l’aumento di tutti i consumi,
inclusi quelli petroliferi.
Per via del declino della produzione e del contemporaneo aumento dei consumi interni, si arriva
fatalmente ad un punto in cui le due curve si intersecano (mostrato in figura dal segnale di
“pericolo”). Il corollario evidente è che, non essendoci più petrolio da esportare, cessano anche gli
introiti statali “extra”, e con questi le sovvenzioni sui generi alimentari.
Per l’Egitto, l’intersezione delle due curve è avvenuta nel 2010. Senza voler nulla togliere al
desiderio di democrazia della popolazione egiziana, la coincidenza storica di questo evento
economico con i moti di piazza a cui abbiamo assistito, non può essere considerara casuale.