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Filosofia: Silenzio come introversione: L'introversione di Jung
Fisica: L'impossibilità del silenzio come assenza assoluta di onde: L'equazione di Stefann-Boltzmann
Italiano: Il silenzio come ispirazione poetica: Alda Merini - "I poeti lavorano di notte"
Francese: Il silenzio è un modo di essere al mondo e un modo della presenza del mondo: 1. Stéphane Mallarmé - "Sainte" 2. Albert Camus - Estratto da "Le premier homme"
Storia: Silenzio è impulso e cambiamento: La rivoluzione silenziosa di Ghandi
Matematica: Il numero del silenzio: lo zero e l'infinito: La serie armonica di Oresme
Scienze: Il silenzio come armonia: Le leggi di Keplero
I. L’incomprensione del silenzio
Da un silenzio equivoco a una ricchezza celata
Rapinarti del silenzio, non è già un crimine?
« »
G. Ceronetti, Un viaggio in Italia
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The great richness of the incommunicability
“We communicate only too well, in our silence, in what is unsaid, and… what takes place is continual evasion, desperate rear-guard attempts to
keep ourselves to ourselves”
Harold Pinter
Harold Pinter shows us the huge value of silence as a form of incommunicability, throughout his plays. The
unremembered Landscape and Silence, a book collecting two Pinter’s short-plays, is an amazing example of
how the Nobel-prized playwright analyses the secret universal meaning of “silence”.
The two plays are quietist. In the first, three people, and in the second, two, sit on chairs and talk, less to
each other than to the audience than to themselves. In each play what is talked about is remembered
things: brief love affairs illuminated by fleeting shafts of fading sunlight, or wan and grey in the invading
dusk of age and feebleness. Whereas Landscape is set in a very naturalistic setting and Silence is situated in
a place out of time and space, they both voice Pinter’s inquiry about how we relate to other people and it
seems like there’s no way of forging a communion of interests between individuals.
Every one-sided dialogue proves the characters guilty of the condemnation of their own lives and
demonstrates a substantial lack of communication and interaction between them: Landscape is about a
marriage with a sad ending, because of the husband’s unfaithfulness to his wife, who is constantly sank in
her romantic reverie; in Silence no man understands how he has missed happiness: the farmer, as he
contemplates his life, is puzzled and perplexed; the farm-hand feels more strongly: he is angry and
resentful at what life has done to him and he does not understand why; of the three it is the girl who had
the greatest capacity for joy: in her youth a radiance shines about her; but then life is even crueler with her.
Anyway, even if this “silence” makes the characters fall in a kind of disillusionment of their existences;
both the realistic depiction of any protagonist’s memory (made by Pinter in an unorthodox and brilliant
way) and the escapes from their grieves, show the reader the great worth, hidden quietly in the silence.
So, in Landscape, the girl sais:
“BETH
All it is, you see … I said … is the lightness of your touch, the lightness of your look, my neck,
your eyes, the silence, that is my meaning, the loveliness of my flowers, my hands touching my
flowers, that is my meaning.”
In her passionate love, she managed to forgive her husband and eventually finds a redemption: “Oh my
true love I said” [end of the play]. In this way, her silence is an emblem of her great sensitivity and, because
of this, she’s back alive again.
In Silence, the incommunicability among men is just a way of getting to know him/herself in a better way
and becoming ready to face life, in its complex and inscrutable silence:
“ELLEN
Around me sits the night. Such a silence. I can hear myself. Cup my ear. My heart beats in my
ear. Such a silence. Is it me? Am I silent or speaking? How can I know? Can I know such
things? No-one has ever told me. I need to be told things. I seem to be old. Am I old now? No one
will tell me. I must find a person to tell me these things.” 6
In effect, as Pinter said: “There are two silences. One when no word is spoken. The other when perhaps a
torrent of language is being employed. This speech is speaking of a language locked beneath it. The speech
we hear is an indication of that which we don't hear. It is a necessary avoidance, a violent, sly, anguished or
mocking smoke screen which keeps the other in its place. When true silence falls we are still left with echo
but are nearer nakedness. One way of looking at speech is to say that it is a constant stratagem to cover
nakedness”.
From a wordless grief to a wish for a new love
Silence can express even a wordless grief, as the wonderful poem “Silence”, by D.H. Lawrence, shows.
Since I lost you I am silence-haunted,
Sounds wave their little wings
A moment, then in weariness settle
On the flood that soundless swings.
Whether the people in the street
Like pattering ripples go by,
Or whether the theatre sighs and sighs
With a loud, hoarse sighs
Or the wind shakes a ravel of light
Over the dead-black river,
Or night's last echoing
Makes the daybreak shivers
I feel the silence waiting
To take them all up again
In its vast completeness, enfolding
The sound of men D. H. Lawrence, Amores, 1915
The poet seems to suffer from his lost love and he feels lonely in a world in which he is “silence-haunted” (l.
1). No mere sounds are left. There’s only a silence which isolates him from “the sound of men” (l. 16) and
which enfolds “the people in the street” (l. 5), the sighs of the theatre, “the wind [shaking] a ravel of light
over the dead-black river” (l. 9-10) and “the night’s last echoing” (l. 11). But the silence gives a hope to the
poet, because it embraces him and makes him believe in the chance of a new love which will bring him back
to life. 7
Introversione
“Il parlare è spesso un tormento per me e ho bisogno di molti giorni di silenzio per ricoverarmi
dalla futilità delle parole”
Carl Gustav Jung (Kesswyl 1875 - Küsnacht, Zurigo, 1961)
Siamo abituati a pensare, secondo gli standard sociali, che silenzio, spesso, è sinonimo di introversione,
senza cogliere la sensibilità e la ricchezza uniche dell’essere introversi, del non “aprirsi” completamente al
mondo, del fermarsi a pensare, riflettere, a volte troppo, ma sicuramente in modo da portare il singolo a
superare l’ostacolo che si frappone tra lui e il raggiungimento di un’autorealizzazione di sé, senza per forza
dover riempire il tutto con futili parole ed eccessivo rumore.
Il primo che parlò di Introversione e colse il carattere unico e distinguibile di questo “tipo psicologico” fu il
filosofo svizzero Carl Gustav Jung
La sua “Psicologia analitica” voleva essere uno strumento per adattare la propria anima alla vita e poterne
cogliere tutte le potenzialità di espressione e specificità individuale attraverso un percorso che chiamò
“individuazione”: ovvero il cammino dell’uomo verso la realizzazione del Sé, della propria personalità, nel
quale si unificano tutti gli aspetti consci ed inconsci del soggetto. Individuarsi, quindi, significa diventare un
essere singolo, ovvero attuare pienamente il proprio Sé.
Nell’opera “Tipi psicologici”, poi, Jung classifica gli individui secondo “tipologie psicologiche” e basa la sua
teoria sulla distinzione tra introversione ed estroversione, concetti che indicano un diverso atteggiamento
dell’uomo rispetto alla realtà.
Jung definisce:
Estroverso, l’atteggiamento di chi abbia un rapporto spontaneo con l’oggetto della realtà , riesca ad
adeguarsi alle circostanze, accetti i valori dominanti della società.
Introverso, l’atteggiamento di chi conferisce un ruolo preponderante ai fattori soggettivi,
svalutando la realtà esteriore.
Quindi, l’atteggiamento introverso tende ad orientare la sua energia psichica verso il mondo interiore
(pensieri ed emozioni) mentre l’atteggiamento estroverso orienta la sua energia verso il mondo esteriore
(fatti e persone).
Ambedue questi opposti atteggiamenti sono presenti nella personalità, ma di regola uno di essi è
dominante e cosciente, mentre l’altro è subordinato e inconscio.
Per Jung, la personalità dell’uomo è in continuo sviluppo e questo può svolgersi in senso progressivo o
regressivo. Per progressione, Jung intende un soddisfacente adattamento dell’ IO alle richieste
dell’ambiente esterno e ai bisogni dell’inconscio. Se un evento frustrante interrompe il movimento
progressivo,l’energia psichica dell’uomo - ciò che Jung chiama libido (che perde di conseguenza ogni
accezione sessuale Freudiana) - non potrà più essere investita in valori estroversi e di conseguenza
regredirà verso l’inconscio legandosi a valori introversi.
Tuttavia Jung ritiene che uno spostamento in senso regressivo non debba avere necessariamente effetti
negativi: esso infatti può aiutare l’Io a trovare il modo di aggirare l’ostacolo e riprendere il suo cammino
verso l’autorealizzazione che è il fine ultimo dello sviluppo. 8
L’impossibilità del Silenzio assoluto :
l'equazione di Stefan-Boltzmann
“Il silenzio non esiste .... basta abbandonarsi alle voci dell'universo….”
Fabrizio de Andrè
Il silenzio inteso come assenza di suoni teoricamente esiste; dal momento che il suono è una vibrazione
meccanica prodotta da un "diffusore" e propagata attraverso un mezzo(aria, acqua, metallo, ecc..),per
annullare il suono è sufficiente annullare il "diffusore" o il "mezzo".
Ma se intendiamo il silenzio come assenza di onde di tutti i tipi (elastiche, elettromagnetiche ecc), il
silenzio non può esistere, poiché è impossibile isolare un corpo completamente dalle onde
elettromagnetiche.
Per far sì che questa condizione si verifichi occorrerebbe che niente nell'universo emetta radiazioni di
qualunque genere. Ma anche partendo dall’ipotesi che l’universo sia popolato solo da corpi neri* la legge
di Stefan-Boltzmann stabilisce che l’emittanza di un corpo nero è proporzionale alla quarta potenza della
sua temperatura:
dove:
q è l'emittanza termica, energia totale irradiata al secondo per unità di superficie
T è la temperatura assoluta
σ è la costante di Stefan-Boltzmann:
Poiché σ non è nullo, l’unico modo per cui un "corpo nero" non emetta radiazione (energia) è che si trovi
alla temperatura T=0, cioè allo zero assoluto, e affinché non esista alcun tipo di radiazione, occorrerebbe
che TUTTI i corpi nell'universo siano alla temperatura T=0, il che non è ammissibile,poiché in fisica lo zero
assoluto non può essere mai raggiunto.* Pertanto il silenzio assoluto non può esistere.
*In fisica per corpo nero si intende un corpo che assorbe tutta la radiazione elettromagnetica incidente, un corpo di un
certo colore lo è perché riflette parte della luce che lo colpisce. I "corpi bianchi" invece riflettono buona parte della
radiazione che li colpisce ma ne assorbono sempre una parte. Ovviamente il "corpo nero" è un'idealizzazione e i corpi,
anche i più neri, non lo sono mai completamente.
*Se una particella raggiungesse lo zero assoluto, allora sarebbe completamente ferma, e questo significherebbe
conoscere sia la sua posizione che la sua velocità, ma ciò è impossibile per quanto affermato con il Principio di
Indeterminazione di Heisenberg. 9
II. Silenzio e creatività
I vari volti del silenzio
« Non hanno capito. Non esiste il silenzio. Alcuni credevano fosse silenzio, poiché ignoravano come
ascoltare, in realtà c’erano tantissimi suoni accidentali. Durante il primo movimento si poteva sentire il
vento che soffiava dall'esterno. Durante il secondo movimento gocce di pioggia cominciavano a
picchiettare sul tetto, e durante il terzo la gente stessa produceva ogni genere di suono interessante
parlando o uscendo dalla sala. »
4′33″
John Cage, alla prima esecuzione di 10
Ispirazione poetica
I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere iddio
ma i poeti nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle. Alda Merini, Destinati a morire, 1980
Ne “I poeti lavorano di notte” Alda Merini, una delle più grandi poetesse contemporanee, esprime quello
che deve essere il ruolo del poeta, dipingendolo come una persona fuori dal comune, che si rifugia nella
notte per esprimersi e scrivere, quindi, "quando tace il rumore della folla" (v. 3). Così si sottintende come
la poesia sia un'arte e una forma di espressione in antitesi con il rumore e lo stress delle città: i poeti,