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Sintesi

Introduzione Parità dei Sessi, tesina



La seguente tesina di maturità tratta del tema della parità dei sessi.
Nel primo capitolo parlerò della condizione delle donne nei lager, delle atrocità commesse al suo interno e del loro rientro in patria. Di seguito, nel capitolo 2, tratterò del ruolo della donna nella storia, in particolare durante la seconda guerra mondiale e al suo termine, in quanto da quel momento inizia ad essere una vera cittadina con diritti e doveri quasi al pari dell'uomo.
Quindi, nel terzo capitolo, racconterò in breve le principali vicende e prodezze della spia inglese Christine Granville, che lavorò per la SOE durante la Seconda Guerra Mondiale.
Un'altra evoluzione della figura femminile, è la sua presenza nello sport e in particolare alle Olimpiadi, che verrà esposto nel capitolo 4.
Infine affronterò il tema del diritto e della sua evoluzione nei confronti della donna e, di conseguenza, della famiglia, evidenziandone le variazioni principali che hanno portato all'odierna società.

Collegamenti


Parità dei Sessi, tesina



Italiano - Le donne di Ravensbruck
Storia - Le donne durante la seconda guerra mondiale e al suo termine
Inglese - Christine Granville
Ed. Fisica - Le donne nello sport e nelle olimpiadi
Diritto - L'evoluzione del ruolo della donna nel diritto
Estratto del documento

Tutte dovevano compiere lavori pesanti, le donne che lavoravano alla Siemens facevano un turno da 12

ore, o di giorno o di notte, le altre si occupavano di agricoltura, costruzioni; e chi non aveva un lavoro o

un compito specifico veniva mandata a fare dei lavori inutili, come ammucchiare per otto ore dune di

sabbia e il giorno dopo spianarle per altre otto ore.

I bambini nel lager

In un lager femminile così grande è quasi ovvio che si presentasse il "problema" di cosa farne dei

bambini. Alcuni arrivavano con le madri, altri nascevano da donne arrivate incinte al campo. All'interno

di esso, c'era una sala operatoria che fungeva da sala parto. All'inizio venivano fatte abortire tutte le

donne di razza "ariana" che erano rimaste incinte da " razze inferiori", successivamente vennero fatte

abortire tutte le prigioniere inviate al lavoro. Servì anche per sterilizzare tutte le donne e bambine zingare

ed ebree. Vi si compirono anche esperimenti chirurgici su cavie umane.

I primi bambini giunsero nel 1939 assieme alle madri, le donne che arrivavano incinte dovevano abortire

altrimenti venivano uccise. L'aborto era praticato fino all'ottavo mese di gravidanza e i feti venivano

bruciati in delle stufe.

Dal 1943 le SS decisero che le madri potevano portare a termine la gravidanza ma i bambini dovevano

essere strangolati o annegati davanti alle loro madri. Poi si cambiò ancora idea, ai bambini fu permesso di

vivere ma morivano in modi peggiori dello strangolamento e dell'annegamento.

"I bimbi sono molto sporchi, perchè possiamo cambiarli solo molto raramente.

Assumono in fretta l'aspetto di vecchi. Ogni giorno ce ne arrivano di nuovi, poichè

numerosi convogli di donne provenienti dai campi e dalle prigioni evacuati a causa

dell'avanzata degli alleati si riversano nel campo. In mezzo a loro si trovano delle donne

incinte che partoriscono in una stanzetta del Revier, in condizioni disumane. I neonati

sono portati subito al Kinderzimmer, vestiti con un camicino, un pannolino e avvolti in

uno scialle. Hanno solo un pannolino di ricambio." Marie-Josè Chhombart de Lauwe

Le prigioniere nel campo si mobilitano per dare del latte in più ai neonati, per poter trovare degli stracci

con cui coprirli, ma la maggior parte dei bambini non arriva comunque ai tre mesi. Muoiono di fame, di

freddo, di malattie, e quando si riesce ad accendere una stufa all'interno della Kinderzimmer molti

muoiono intossicati dal monossido di carbonio.

"Giorno per giorno vediamo scomparire i piccoli ai quali ci eravamo affezionate. Ho

imparatoa riconoscere il Keller dei morti. Ogni mattina, un giorno Becka, un giorno io,

andiamo a portare i bambini morti. Bisogna spogliarli, avvolgerli in uno stracio. È

terribile, questi corpicini morbidi, bianchi, fa male al cuore. È così anormale una vita

stroncata nel suo primo e tenero slancio." Marie-Josè Chhombart de Lauwe

Su 500 bambini nati nel campo solo 5 uscirono vivi.

Aiuto reciproco

L’allenamento alla resistenza si esprime anche attraverso la solidarietà tra compagne dello stesso

trasporto. Le donne più anziane sono assistite, aiutate all’appello, spinte a resistere. Le più deboli

moralmente sono spinte ad assumere comportamenti dignitosi, a non parlare di fame e di pidocchi, a non

rimpiangere il passato.

Il sistema non ha previsto tutto questo né è in grado di soffocarlo. Il sistema ha un modo solo per

spezzare la volontà di resistenza delle deportate: piegarle con appelli che a volte durano un giorno intero,

ammazzarle di lavoro, distruggerle fisicamente. Per questo forse fanno fare lavori inutili: è preferibile

perdere qualche futura unità lavorativa, sempre facilmente rimpiazzabile, piuttosto che correre il rischio

di trovarsi di fronte delle persone irriducibilmente nemiche e pericolose all’interno del mondo del lavoro.

Col tempo le deportate, per cui ormai conta solo la sopravvivenza, imparano a violare le leggi del sistema

concentrazionario. All'appello, in cui si dovrebbe stare immobili, in piedi e in silenzio, ci si scambia

notizie su cosa avviene fuori e dentro il campo, quando la Aufseherin non guarda ci si scalda a vicenda

5

come si può, si ruba la carta e si usa come isolante dal freddo sotto i vestiti, si cerca di sabotare l'industria

in modo che gli oggettti creati si rompano subito e che siano di bassa qualità. Si cerca di tenere conto dei

giorni, di celebrare le feste e i riti religiosi con quel poco che si ha, ci si difende l'un l'altra come si può.

Anche il solo non fare la spia era un gesto di solidarietà, non si aveva nulla e capitava che qualche volta

si cedesse un pezzo del proprio pane a qualcuna che avesse più fame. Molte cercavano di tenersi il più

pulite possibile, di ricordare che erano donne oltre che manodopera.

Esperimenti medici su cavie umane

A partire dal 1942, le internate di Ravensbruck furono sottoposte a esperimenti medici atti a trovare delle

cure per i militari tedeschi feriti in guerra. Ci furono 2 serie di esperimenti.

La prima serie (luglio 1942-dicembre 1943) riguardò la sperimentazione di nuovi farmaci per curare i

soldati da infezioni causate dalle ferite sul fronte. Si ferirono deliberatamente delle donne, le si ruppero

delle ossa e furono loro infettate da batteri virulenti, vi si introdussero pezzi di legno, di stoffa, di vetro,

per simulare le ferite di battaglia. Si lasciava sviluppare la gangrena e si testava l'efficacia dei nuovi

farmaci.

La seconda serie (settembre 1942-dicembre 1943) riguardò lo studio della rigenerazione delle ossa,

muscoli e nervi. Si spezzavano le ossa e si

vedeva come ricrescevano, si amputavano

arti, si trapiantavano le tibie da una gamba

all'altra per vedere se riuscivano a rigenerarsi

o si trapiantavano da una prigioniera all'altra,

si tagliavano pezzi di tessuti per vedere se si

rigenerevano. Alcune morirono durante gli

esperimenti, altre furono uccise a causa della

loro inutilità al lavoro e altre si riuscirono a

salvare grazie all'aiuta e al sostegno delle

compagne.

Nel gennaio del 1940 centinaia di donne

zingare furono sterilizzate per evitare che

procreassero. Si fecero ricerche sulla cura

ormonale dell'omosessualità, sui gemelli omozigoti, sulle condizioni cancerose nella cervice uterina,

2 3 4

sull'epatite epidemica e fecero esperimenti sulla vaccinazione antipetecchiale , gangrena gassosa e

tetano, esperimenti sul congelamento o raffreddamento prolungato.

Questi ultimi avevano come obiettivo la scoperta del fatto che un uomo lanciatosi da un aereo in volo e

caduto in acqua, potesse o meno sopravvivere. Si immergevano quindi i progionieri in vasche di acqua

gelata e si cercava di capire se quelli che sopravviveno potevano essere rianimati meglio con il calore

animale o con medicine.

Lidia Beccaria Rolfi , nata a Mondovì nel 1925, quindi in pieno regime fascista. Le prime parole

che ha imparato a scrivere sono state "Duce ti amo", il primo disegno che ha fatto è stata la bandiera del

regime e a scuola le maestre e fecero imparare a memoria il discorso del 5 maggio.

Figlia di contadini, i genotori vollero che finisse gli studi perchè ultima di cinque fratelli e perchè "a

scuola se la cavava". Dopo il diploma divenne insegnante di scuola elementare.

Poco tempo dopo conobbe alcuni ebrei fuggiti da Saluzzo, così si schierò tra le file dei partigiani e iniziò

a costruire bombe a mano che nascondeva sotto il letto.

Un amico ebreo le suggerì di scappare perchè i nazisti e i fascisti stavano facendo dei rastrellamenti a

5

tappeto nella valle ma tornata a casa trovò quattro militi della GNR e così il 13 aprile 1944 fu arrestata e

in seguito consegnata alla Gestapo che la rinchiuse nelle carceri di Torino. Il 27 giugno 1944 fu deportata

2 Epatite apidemica: tipo di epatite causata da poco igiene, consumo di alimenti o bevande infette dal virus

3 Tifo petecchiale/esantematico: malattia infettiva causata da un batterio trasmesso dai pidocchi

4 Gangrena gassosa: sindrome infettiva acuta a rapida diffusione, spesso mortale, dove dei germi producono gas e

tossine; generata di solito da colpi da arma da fuoco.

5 GNR: Guardia Nazionale Repubblicana, forza armata istituita dal governo fascista repubblicano alla fine del

1943 con compiti di polizia interna e militare. 6

a Ravensbruck assieme ad altre 13 donne. Rimase nel lager fino al 26 aprile 1945 fino alla marcia

organizzata dalle SS e riuscì a fuggire nel maggio dello stesso anno. Riuscì a rientrare in Italia nel

settembre del 1945, riprese l'insegnamento e si impegnò a testimoniare le atrocità subite nel campo

nonostante il negazionismo iniziale.

“Il mondo concentrazionario è un pianeta su cui sono approdati milioni di persone;

alcune sono ridiscese nel mondo dei vivi, ma i vivi non possono credere a quello che i

superstiti hanno visto.”

“Non posso raccontare. Quando tento, mi accorgo che gli altri... mi credono pazza...

Un muro si leva tra me e il mondo.”

"Come raccontare la mia fame a lei che aveva combattuto sempre per darci da

mangiare, come raccontare il freddo a lei che lavava i panni e le lenzuola nell'acqua

gelata anche d'inverno, che non aveva mai riposato neppure la domenica, (...) Capii

che non avrei potuto raccontare. Non si racconta la fame, non si racconta il freddo,

non si raccontano gli appelli, le umiliazioni,l'incomunicabilità, la disumanizzazione, il

crematorio che fuma, l'odore di morti dei blocchi, la voglia di solitudine, il sudicio che

entra nella pelle e ti incrosta. Tutti hanno avuto fame e freddo e sono stati sporchi

almeno una volta e credono che fame, freddo e fatica sano uguali per tutti. Non avrei

raccontato, almeno per ora, ..."

Bianca Paganini Mori , nata a La Spezia da una famiglia molto religiosa e contraria al fascismo

che le insegnarono che si può vivere felici anche senza essere fascisti. Ne lei ne i suoi fratelli indossarono

mai una vera divisa fascista. Al liceo doveva seguire la dottrina fascista e certi giorni doveva andare alle

adunate. Nel 1938 morì il padre, ciononostante la madre continuò a seguire il modo di educarli del padre.

Con lo scoppio della guerra e la salute malferma della madre si trasferirono nella casa in campagna.

Dopo l'8 settembre, il fratello più grande tornò verso casa e si arruolò nella Resistenza. La madre non

potendo essere molto d'aiuto ospitava ben volentieri i partigiani che passavano di li per salire in

montagna. Anche gli altri fratelli si schierarono con la Resistenza. I due più grandi vennero arrestati e

quello più piccolo fu allontanato da casa per essere messo in salvo dall'imminente arrivo dei nazisti.

Quando arrivarono, con delle prove fittizie, imprigionarono le tre donne e le sottoposero a pressanti

interrogatori finchè alla fine, grazie a un discorso della madre con il comandante tedesco, si arresero e

non le interrogarono più.

L'8 settembre furono trasferite nel carcere di Marassi dove conobbero la vera prigionia, dopo circa 12

giorni furono imbarcate su due pullman, diretti prima a Milano e infine a Bolzano. Li c'era un campo di

prigionia diretto dalle SS, furono spogliate dei loro averi e venne loro assegnata una tuta e un numero.

Per loro però fu meglio perchè per mesi erano state rinchiuse in celle minuscole, senza letti e senza cibo.

In questo campo adesso avevano un letto per una, potevano stare all'aria aperta e i carabinieri della

caserma dove andavano a lavorare, facevano trovare loro da mangiare. Successivamente furono mandate

a Ravensbruck con dei carri bestiame, arrivarono il 13 ottobre 1944 dove furono mandate ognuna nella

baracca assegnatale dopo l'"iter" di arrivo.

Bianca e la sorella furono mandate a lavorare alla Siemens dove lavorarono fino all'inizio di aprile del

1945 quando ormai stava chiudendo. Quando Bianca e la sorella tornarono a casa sentirono le voci che

circolavano circa la loro sparizione e capirono di non poter ancora raccontare.

"Credo che sia comune a tutte noi che siamo state nei campi di sterminio il non voler

ricordare quello che abbiamo vissuto lassù. Non so se non vogliamo ricordare perchè il

ricordo ci fa male oppure perchè pensiamo che sia particolarmente inutile annche per

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