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Psicologia: il bipensiero (Sigmund Freud)
Italiano: la repressione di ogni libertà (Primo Levi)
Pedagogia: le associazioni giovanili (Giovanni Gentile)
Diritto: il partito unico
Ed. fisica: l'esercizio fisico (gioventù hitleriana, olimpiadi del '36)
Igiene: la razionalizzazione del cibo (metabolismo basale)
GEORGE
ORWELL
RAZIONALIZZA
ZIONE DEL CONTROLLO
CIBO DELLE MENTI
1984
ESERCIZIO BIPENSIE
FISICO RO
REPRESSI
ONE DI
PARTITO OGNI
UNICO ASSOCIAZIO LIBERTÀ
NI GIOVANILI 6
George Orwell
The name George Orwell is just a pseudonym, which Eric Blair chose before publishing his
books. He chose “George” because it sounded very English, while “Orwell” was the name of a
river he liked.
George Orwell was born in India into a middle–class family in 1903, but he studied in England.
After having passed the exam to enter the Imperial Police, he went to Burma, however he
didn’t accept the institutions he worked for; what is more, as the British weren’t accepted by
the local population because they wanted to impose their ideas, Orwell went back to England
where he developed an anti–imperialistic attitude.
He felt he had to write about social problems and injustice, but he knew he had to experience
a poor life in order to do that; so, when he was in London and later in Paris, he lived with
tramps and outcasts, he begged food, he slept under bridges and did any kind of job in order
to get money.
Later he was also commissioned by a left-wing publisher to investigate conditions among the
miners and the workers in the industrialized North of England, so once again he could
understand how poor people had to live.
Another very important experience was in the year 1936, when Orwell went to Spain, where,
during the civil war against Franco, Orwell joined the POUM, a left wing party. He thought that
all the left wing groups had to be united to defeat Franco, however the Communist party
prevailed over the POUM; there was even a fight in which Orwell was wounded, so he went
back to England where he changed his political ideas: he was against totalitarianism.
Orwell is a political committed intellectual, who considers his art an instrument of
communication; according to him, language must be clear and direct (he said that “good prose
is like a window pane”) in order to be an instrument of information and communication. 7
However there was a conflict he could never solve: Orwell, in fact, sided with the poor and the
workers, but he didn’t belong to the working class, and this conflict can be felt in all his works.
Anyway, he is a very important writer because he had the courage to write about injustice.
We can say that George Orwell is a socialist, but his socialism is very particular because he is
against any kind of injustice and exploitation, from the right but also from the left. He is
against totalitarianism since a totalitarian state denies the fundamental individual rights of
freedom of expression and of thought: if a state cannot guarantee these freedoms it is
totalitarian and it is unfair.
Down and Out in Paris and London (1933)
Burmese Days (1934)
A Clergyman's Daughter (1935)
Keep the Aspidistra Flying (1936)
The Road to Wigan Pier (1937)
Homage to Catalonia (1938)
Coming up for Air (1939)
Inside the Whale, and Other Essays (1940)
Animal Farm (1945)
Nineteen Eighty-four (1949)
Shooting an Elephant and Other Essays (1950)
Such, Such Were the Joys (1953) 8
Controllo delle menti
Orwell ci descrive una societ{ inquinata dall’ideologia del Big Brother, il cui volto infesta la
città di Londra con manifesti e teleschermi giganti. La vita di ciascun uomo è totalmente
dipendente dalla volontà del Partito, che attraverso la psicopolizia, la neolingua, la
propaganda e il controllo dell’informazione, riesce ad imporre il proprio dominio,
esattamente come Hitler riuscì a diffondere il terrore fra gli oppositori con le SA e le SS, la
propaganda curata da Goebbels e il rogo di tutti i libri che affermavano valori di libertà,
democrazia e giustizia. Le SS - abbreviazione del tedesco Schutzstaffeln («reparti di difesa») -
erano un'unità paramilitare d'élite del Partito Nazista. Vennero formate reclutando
appartenenti delle SA (squadra paramilitare), nel 1925, per essere la guardia personale di
Adolf Hitler e per sorvegliare i raduni del partito. Le SS si evolsero durante la seconda guerra
mondiale in una forza altamente efficace e letale, macchiandosi di innumerevoli crimini di
guerra a danno della popolazione civile dei paesi occupati. Al loro culmine, il nome e la
reputazione per una violenza efficiente e terrificante, erano sufficienti a infondere paura nel
cuore di chiunque. Hitler diede alle SS giurisdizione su tutti i campi di concentramento e
permise loro di supervisionare il controllo quotidiano di tutte le nazioni conquistate dalla
Germania durante la guerra. La psicopolizia di Orwell, si può paragonare alle SS, in quanto
entrambi erano la guardia personale del loro capo e avevano il compito di eliminare chiunque
fosse stato un probabile nemico del regime. Orwell fa tanti richiami al regime nazista, come ad
esempio la figura del nemico comune Goldstein, il traditore per antonomasia, che viene
utilizzata dal Partito per alimentare l’odio del popolo durante le “Hate Weeks” e i “due minuti
d’odio”. Il protagonista ce lo descrive come un uomo dal volto scarno “da ebreo”: chiaro
appare il collegamento che lo scrittore vuole creare con l’ideologia antisemita di Hitler, che,
come ricordiamo, attribuiva agli ebrei la causa della situazione di crisi nella quale si ritrovava
la Germania. Nel descrivere l’attivit{ lavorativa di Smith all’interno del Ministero della Verit{,
Orwell vuole darci l’idea di come il Big Brother riuscisse a controllare non solo il presente ma
anche il passato, attraverso la distruzione di tutti i documenti che contrastavano la posizione
del Partito e riscrivendo la storia a proprio piacimento. Lo stesso atteggiamento si può notare,
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ad esempio, nell’obbligo imposto da Mussolini di adottare libri scolatici di ideologia fascista e
di pensare all’Italia come il paese-erede del grande impero romano, dimenticando i problemi
socio-economici che da secoli ne ritardavano lo sviluppo. Inoltre non si può scordare il ruolo-
chiave giocato dai mass-media: nei cinema, nei giornali, nei libri, nei programmi di radio e tv,
ovunque veniva esaltata la figura del dittatore e la superiorità della patria.
Il modello fascista di Stato, fu preso a modello, dalla Germania nazista, anche sotto il punto di
vista dello strumento che più di ogni altro, con la nascita del cinema e della televisione, venne
utilizzato per cementare la diffusione del regime tra le masse, ossia la propaganda, ma, a
differenza di Mussolini, il Fuhrer del grande Reich, fu in grado di avvalersi di quello che può
lecitamente e probabilmente definirsi come il più grande talento propagandista del secolo
scorso, Joseph Goebbels. Grazie a questo uomo, di straordinaria intelligenza, l’ideologia
nazional-socialista divenne il punto di riferimento nella vita quotidiana di ogni tedesco, il fine
a ogni ariano doveva immolare la propria esistenza. Goebbels era uno straordinario
cui
oratore e il suo eccezionale talento contribuì non poco alla scalata al potere del nazismo, ossia
di una piccola formazione politica che, nel giro di pochi anni, sarebbe stata in grado di
conquistare l’indiscussa supremazia, prima sulla Germania, poi sull’intera Europa. Negli anni
che precedettero la sua nomina a cancelliere del Reich, Adolf Hitler utilizzò sempre con
maggior frequenza Goebbels, nell’opera di persuasione delle masse, completamente
infervorate ed estasiate dai suoi arditi ed infuocati comizi, incentrati sulla necessità di
riportare la Germania umiliata dalle potenze vincitrici, ai fasti di un tempo.
Nominato capo dell’ufficio della propaganda nel 1929, Goebbels concentrò nelle sue mani un
potere smisurato, con la nomina a ministro della stessa e con l’assunzione, nel novembre
1933, della guida della neonata Camera della cultura, avente l’assoluto controllo su cinema,
musica, stampa, teatro, radio, arte e televisione. Fu comunque la radio, sempre più diffusa
nelle case dei tedeschi, lo strumento maggiormente utilizzato, per l’indottrinamento delle
masse, da parte del potentissimo ministro, che, prima di ogni altro, colse la grandi potenzialità
del nuovo mezzo mediatico. Con appositi provvedimenti legislativi fu inoltre stabilito che i
giornalisti dovessero rispondere, non più ai direttori, ma all’apparato statale, mentre tutte le
agenzie di stampa vennero assorbite dall’unica consentita, la DNB ( DEUTSCHES
NACHRICHTEN BUREAU). In Germania, tutto funzionava, dunque, sotto l’egida della svastica,
che faceva la comparsa in ogni luogo, in ogni angolo della nazione, accompagnata dal motto
Ein Volk, Ein Reich, Ein Furher (Un popolo, una nazione, un capo); in 1984 sono invece i
manifesti con l’immagine del Grande Fratello a tappezzare l’intera nazione, accompagnata
dalla scritta “la guerra è pace, la libert{ è schiavitù, l’ignoranza è forza”. Scopo del regime era
di creare l’immagine di una potenza destinata al dominio assoluto sotto l’egida del suo fuhrer
invincibile, guida e condottiero del supremo popolo ariano; nell’immaginario del ministero
della propaganda, Adolf Hitler, doveva apparire, agli occhi dei tedeschi, come una divinità,
come una entità al di sopra di tutti e di tutto, cui riservare cieca devozione. La propaganda
nazista produsse documentari e film, volti ad affermare le dottrine codificate nel Mein Kampf
e dunque a persuadere i tedeschi circa la necessità di eliminare quelle che venivano
considerate le razze etnicamente inferiori, ad inculcare la più totale devozione e fiducia nel
proprio Fuhrer e ad affermare la grandezza di un Reich che sarebbe durato almeno 1000 anni.
Eventi come il drammatico rogo dei libri invisi al regime e come la mostra dell’arte
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degenerata, elaborata per gettare fango su pittori ebrei, si svolsero sotto e la regia
dell’indiscusso capo del ministero della propaganda. Goebbels, che fu tra l’altro uno dei più
fervidi sostenitori della persecuzione degli ebrei, che ideò la famigerata "notte dei cristalli",
organizzò oceanici e sterminati raduni di massa, affidando all’esteta del III Reich Albert Speer,
l’incarico di creare la giusta ambientazione, le giuste geometrie, improntate a mettere in
rilievo l’idea di grandezza e di dominio; da questo punto di vista il raduno di Norimberga del
1934 rappresentò la massima espressione della megalomania e della maestosità voluta dal
potentissimo ministro della propaganda. Nella monumentale arena progettata e voluta da
Speer, ispirata all’idea di grandiosit{, di fronte ad una folla sterminata, di fronte alle milizie,
schierate con i loro stendardi, preannunciato dal suono delle trombe, un unico uomo, Adolf
Hitler, idolatrato come un Dio, attraversò quella massa di persone deliranti fino a raggiungere
il palco, ove un complesso e particolare gioco di luci contribuì a fargli assumere una
dimensione quasi soprannaturale; nulla fu lasciato al caso, ogni particolare, ogni minimo
dettaglio fu studiato a tavolino, in maniera quasi maniacale, da Speer e da Goebbels. Ma
l’occasione più ghiotta, per far conoscere, agli occhi del mondo, la potenza e la grandezza del
III Reich, fu però rappresentata dalle olimpiadi di Berlino del 1936, in cui nella
documentazione si evidenziò la morbosa attenzione per ogni particolare volto ad esaltare il
culto della perfezione fisica, incarnata nel mito della pura razza ariana. L’incessante
martellamento del ministero della propaganda contribuì, pertanto, in maniera fondamentale,
a creare quella sorta di delirio di massa che caratterizzò la Germania prebellica, totalmente
asservita e succube di una ideologia che, solo qualche anno più tardi, avrebbe ridotto il paese
ad un cumulo di rovine. Con lo scoppio delle ostilità anche le produzioni di Goebbels
cambiarono scenario: se prima della guerra lo scopo primario dell’ufficio della propaganda
era quello di affermare l’ideale di grandezza della Germania nazional-socialista e del popolo
ariano e di diffondere l’odio contro gli ebrei, ora, l’unico obbiettivo era quello di esaltare lo