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Sintesi
Letteratura latina- Lucrezio
Filosofia - Bacone, Goethe, Schelling
Storia - Il caso del lago d'Aral
Italiano - Italo Calvino
Letteratura inglese - W. Wordsworth
Letteratura francese - C. Baudelaire
Letteratura spagnola - G. A. Bécquer
Estratto del documento

fisica, l’antropologia, la cosmologia), e particolarmente interessanti dal punto di vista

naturalistico risultano il V e il VI libro. dell’universo, che non è eterno:

Il V libro, dopo un uovo elogio di Epicuro, tratta

esso, come l’uomo, ha avuto un principio e avrà una fine; non è stato creato dagli dei,

ma si è formato in seguito alla casuale aggregazione degli atomi. Il poeta descrive poi

la terra e il cielo, tratta dei movimenti dei corpi celesti e tratteggia una sintesi della

storia dell’umanità.

Anche l’ultimo libro si apre con un elogio di Atene e di Epicuro. Sono descritti poi i

fenomeni metereologici e naturali come i terremoti, i vulcani, le piene del Nilo.

L’ultima parte del libro è dedicata alle epidemie ed alle loro cause.

Il poema chiude con un’ampia e particolareggiata descrizione della terribile peste di

Atene del 430 a. C.

Lucrezio inizia la propria riflessione partendo dalla confutazione e dal rifiuto delle

tesi panteistiche di alcuni filosofi precedenti (Eraclito, Anassimene, Talete),

ritenendo infatti che il divino non avesse assolutamente nulla a che vedere con la

formazione del mondo e della natura, dato che gli dei vivono in uno stato di

imperturbabilità.

L’autore non crede assolutamente nel mito dell’ “Età dell’oro”, che vedrebbe l’uomo

vivere felice ed in perfetto rapporto con l’ambiente che lo circonda, ma propende per

la visione di una natura ostile, se non indifferente, che mette l’uomo alla prova fin

dalla nascita, lasciando che si disbrighi da solo a provvedere ai propri bisogni e

quindi a sopravvivere. in funzione dell’uomo

La natura non agisce

L’autore arriva perciò a sostenere che la natura non è stata creata in funzione

e che non esiste un mondo realizzato a sua misura: tutte le precedenti tesi

dell’uomo

provvidenzialistiche e antropocentriche di derivazione platonica e stoica vengono

rifiutate di netto. Ad esse, infatti, Lucrezio oppone un forte materialismo di origine

affermando che il mondo non è altro che il risultato dell’aggregazione di

epicurea,

atomi, in cui risulta fondamentale la componente della casualità.

Qualsiasi fenomeno meteorologico o naturale si verifica per pure e semplici leggi

da sempre considerate l’effetto della punizione divina,

naturali e le stesse malattie,

trovano spiegazioni scientifiche come ogni altra cosa. Nemmeno gli dei e l’anima,

secondo l’autore, sfuggono al principio materialistico, essendo costituiti anch’essi da

atomi. Più volte la poesia di Lucrezio innalza in tono accorato il canto della morte:

5

morte dell’uomo a cui nessuno può sottrarsi; morte della terra stanca ormai di

generare vite su vite; ma da queste note funebri alla fine sgorga sempre il cantico

della vita, perennemente si ricrea nello stesso tempo in cui si distrugge. 6

CHE COS’È LA NATURA?

Confronto tra spiritualismo e materialismo

Madre o matrigna, incontaminata o malata, con la Natura l’uomo è obbligato da

sempre a stabilire un rapporto. Un rapporto storicamente difficile perché legato al

potere, allo sfruttamento e all’imitazione di questa “figura” planetaria. Per dare vita a

una relazione alla pari non è sufficiente decantare i mille volti della Natura, farsi

catturare dall’eloquenza dei suoi paesaggi, mimetizzarsi nella loro bellezza, o al

contrario, predicarne l’intoccabilità assoluta e denunciare il pericolo della vendetta,

l’irruenza dei disastri ambientali.

Vediamo insieme in parallelo il pensiero di Bacone e di Goethe, due filosofi vissuti in

epoche diverse.

Johann W. Goethe 1749 - 1832 Francesco Bacone 1561 - 1626

LA NATURA E’ UN ESSERE LA NATURA E’ UN

VIVENTE OGGETTO

Per Bacone, uno dei padri della

Goethe paragona la Natura a scienza moderna, “sapere è

un’opera d’arte che va esplorata potere”. Per lui conoscere la

attraversandone la bellezza, non la Natura, svelare i suoi ingranaggi,

conoscenza dei suoi meccanismi. E vuol dire avere il dominio su di

proprio come un essere vivente si lei e la possibilità di sfruttarla a

sottrae alla volontà di chi vuole

sottometterla. E’ più di un oggetto, proprio vantaggio. La Natura è

una “cosa”,

materia meccanica,

possiede equilibri propri che un oggetto nelle mani dell’uomo.

possono essere imitati dall’uomo,

ma non alterati. 7

L’UOMO E’

L’UOMO E’ OSPITE DELLA L’UOMO E’ PADRONE

PADRONE DELLA

NATURA

NATURA DELLA NATURA

Secondo l’”instauratio magna”,

Per il pensiero romantico, la ossia il dominio dell’uomo sulla

Natura è la sconfinata dimora,

la casa in cui l’uomo Natura, Bacone crede in un

l’habitat, mondo in costante progresso

viene ospitato insieme agli altri guidato dalla scienza al servizio

esseri viventi. Un concetto dell’uomo e dalla conquista

contenuto nella stessa parola

“ecologia” tecnologica della Natura. Una

che dal greco oikos

“casa”. Natura che non ha valore morale

significa appunto Ed ma diventa macchina da

essendo ospite, coinquilino,

l’uomo deve essere responsabile sperimentare senza limiti, a

vantaggio della specie umana.

per garantire futuro alle

generazioni future. SOLO L’UOMO HA DIRITTI

LA NATURA HA I SUOI

DIRITTI

Se è vivente e animata al pari In una prospettiva

dell’uomo, allora la Natura ha antropocentrica e non

diritti al pari dell’uomo. Oggi si biocentrica, che coinvolge anche

discute di “etica degli animali”. Bacone, soltanto l’uomo, in

Peter Singer sostiene che l’etica quanto essere razionale, è

non riguarda soltanto gli soggetto di diritto. Il diritto deve

uomini, ma tutti gli esseri regolare il rapporto tra gli

capaci di provare dolore e uomini e non riguarda la Natura.

piacere. Bisogna superare il Gli altri esseri viventi possono

“contratto sociale” in favore di avere diritti, forme di

un “contratto naturale” che riconoscimento e di tutela, ma è

l’uomo che deve riconoscerglieli

riguarda il binomio uomo-

natura, entrambi soggetti di e stabilirli.

diritti. 8

WORDSWORTH

the “Lake poet”

Belonging to the first generation of Romantic poets, William Wordsworth is, together

with Samuel Coleridge, the theorist of English Romanticism.

He is best known for trying to theorize the poetry of the period, by writing with his

whose “Preface” his

friend Samuel their most famous work, Lyrical Ballads,

considered the “Manifesto of English Romanticism”.

The “Lake poet”

Nature always fascinated the poet throughout his whole life. Like Coleridge, he has

been defined “Lake poet” because he drew inspiration from the wonderful, beautiful

natural spectacles offered by the Lake District, where he was born in 1770

(Cockermouth, Cumbria) and where he spent most of his life.

In those places he used to take long walks in nature, and this strong contact with it

calmed his anxieties and solaced him from the sad events of his life, such as the loss

both parents. That’s why he always said that nature “initiated him to life”, helping

of

him out of a deep sadness.

The ethics of nature

Wordsworth decided to focus his attention on analyzing nature in its ordinary but

amazing aspects, highlighting the ethical value in them and not merely the material

one. So, nature presents itself as providential and divine: God identifies with the

He’s

whole creation, immanent and visible in all natural phenomena.

In this pantheistic view, a very strong interaction exists between man and nature; the

poet is convinced that they are inseparable, and the latter is able to comfort man in

sorrow, to be a source of pleasure and joy and, above all, to teach him to act in a

moral way.

Recollection in tranquillity

I have said that poetry is the spontaneous overflow of powerful feelings:

« it takes its origin from emotion recollected in tranquillity ».

(Preface to Lyrical Ballads)

9

In all Wordsworth’s poems the role of the memory is essential. As a matter of fact,

poetry does not depend on the use of images and complex rhetorical devices, but on

the flow of emotions, filtered by the memory: the poem does not come in direct from

a sensation, but only when that feeling itself is relived in the memory and "in peace".

So the memory acquires a recreational capacity, able to reproduce that emotion in a

purified form. The Lake district. 10

GUSTAVO ADOLFO BÉCQUER:

las emociones de la naturaleza

–1870

1836

Gustavo Adolfo Bécquer se presenta como uno de los autores más significativos del

Romanticismo español. En sus obras, junto a los temas principales del amor y de la

poesía, aparece también más veces el tema de la naturaleza, elemento que tiene

importancia fundamental en el movimiento romántico.

Si en su obra más conocida, Rimas, la naturaleza es más que nada el marco de sus

poesías de amor, en otras composiciones menos celebres, como Cartas desde mi

celda y Leyendas y otras, esta se convierte en un aspecto mucho más considerable.

Cartas desde mi celda y la naturaleza

Cartas Desde mi Celda, una de las obras menos conocidas de Bécquer, es una

compilación en prosa de nueve letras que el autor escribe desde el monasterio

cisterciense de Santa María de Veruela, donde pasó un largo período de descanso

tratando de mejorar su estado de salud incierto, en compañía de su hermano

Valeriano y sus respectivos hijos.

Al describir los personajes con los que él viaja y los lugares donde se encuentra,

surgen muchas diferencias entre la ruidosa ciudad de Madrid, donde vivía, y la vida

muy lenta y tranquila de aquellos sitios. A través de su estilo siempre muy personal,

el autor introduce un ambiente donde parece que el tiempo se ha parado, un mundo

donde todavía se conservan las tradiciones y las leyendas del pasado.

Aquí en la obra Bécquer concentra su atención en la descripción de la naturaleza y de

los sentimientos que esta puede generar: alegría, tristeza, tranquilidad, soledad. 11

"En las planteadas hojas de los álamos,

en los huecos de las peñas, en las ondas del agua,

parece que nos hablan los invisibles espíritus

naturaleza”.

de la

Es en versos como estos que el autor describe sus sensaciones al mirar el ambiente; la

soledad y la misteriosidad de un lugar como el monasterio hace entrar el autor en

contacto con la naturaleza a su alrededor y lo ayuda a reflexionar sobre su estado de

ánimo y sobre el significado de la vida y de la muerte.

Importante es también el uso de los colores, en particular el blanco, que aparece

frecuentemente en las descripciones: los álamos blancos, el marmol de los sepulcros,

la piedra blanqueada, los palacios diáfanos, etc.

Por último, podemos decir que la aspiración más grande del autor es una vida libre de

problemas y preocupaciones, «sin deseos, sin inquietudes, sin ambiciones, con esa

felicidad de la planta que tiene a la mañana su gota de rocío y su rayo de sol», como

él mismo afirma siempre haciendo referencia a la naturaleza. 12

SCHELLING:

il filosofo della Natura

–1854

1775

Nato a Leonberg nel 1775, Friedrich Wilhelm Schelling è, insieme a Fichte e a Hegel,

uno dei massimi esponenti della corrente dell’Idealismo tedesco.

L’originalità del filosofo sta proprio nell’elaborare la nuova forma di pensiero che

ovvero “Filosofia della Natura”, di cui fu

egli stesso definisce Naturphilosophie,

l’iniziatore in Germania, alla quale egli pervenne riprendendo idee e concetti

derivanti dal Neoplatonismo e dalle filosofie panteistiche.

La rivalutazione della Natura

Punto di partenza del percorso di Schelling è la filosofia del contemporaneo Fichte.

Quest’ultimo aveva sempre posto a base del suo pensiero filosofico il concetto di Io,

la vita morale dell’individuo, e ciò lo aveva indotto a svalutare tutto quello che si

trovasse in contrapposizione ad esso, ovvero il Non-io, identificato in particolare con

la natura.

L’intento di Schelling non è certo quello di criticare le posizioni del filosofo, quanto

di completare il suo punto di vista, rivalutando in pieno la Natura e condividendo la

visione che di essa avevano i romantici: essa è panteisticamente concepita come

manifestazione del divino e, nel caso di Schelling, dell’ Assoluto o Spirito. 13

L’identità tra Natura e Spirito

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