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Sintesi Musica, scienza e filosofia tesina
La seguente tesina di maturità descrive il rapporto che si viene a creare tra musica, scienza e filosofia. La tesina inoltre abbraccia anche altre materie scolastiche come quello della fisica, in cui viene trattato il tema del suono, quello matematico, con la trattazione del tema di Pitagora e la scala a sette note, Xenakis e infine quello filosofico, descrivendo la musica secondo Nietzsche e Schopenhauer.
Collegamenti
Musica, scienza e filosofia tesina
Fisica - Il suono.
Matematica - Pitagora e la scala a sette note, Xenakis.
Filosofia - La musica secondo Nietzsche e Schopenhauer.
Martorello Marta Classe V B
Scientifico
Liceo Scientifico “Giovenale Ancina” Anno scolastico
2013/2014 Musica
Dall’arte alla scienza, all’arte
“La più poetica e la più precisa delle arti,
vaga come un sogno ed esatta come l'algebra.”
- Guy de Maupassant
1
Indice
Introduzione
Pag. 5
Cenni storici e nozioni teoriche musicali Pag. 7
La musica in fisica
Descrizione fisica del suono Pag. 11
La musica in matematica
Dalla scala di Pitagora all’informatica Pag. 15
Interpretazione filosofica della musica
Nel pensiero degli ultimi anni dell’ottocento Pag. 19
Conclusione
Dall’arte all’estetica, dall’estetica alla scienza Pag. 21
Fonti
Bibliografia, sitografia, videografia
Introduzione
2
Cenni storici e nozioni teoriche musicali
La musica è, fin dai tempi antichi, parte essenziale della vita degli esseri umani. Se
nella preistoria accompagnava prevalentemente i rituali religiosi, fin dall’antica Grecia
ha assunto valore per ambiti molto diversi tra loro come la filosofia, la matematica, e
la medicina - ad uno dei filosofi e matematici più famosi di tutti i tempi, Pitagora, sono
attribuiti la scoperta e lo studio della scala musicale a otto note, ancora oggi utilizzata
per lo studio basilare della teoria musicale. Al giorno d’oggi, la musica è soprattutto
un fenomeno culturale di massa, capace di stabilire trend, mode, creare e cancellare
idoli e simboli identificativi di intere generazioni. È possibile trovarla ovunque: nei film
e negli sceneggiati, negli stadi, come sottofondo in supermercati, ascensori e musei.
ritmo,
La vera e propria base della musica è il il quale suddivide un brano in battute, e
le battute in pulsazioni. Queste ultime - generalmente due o quattro per battuta - sono
la struttura più semplice a cui si possa ricondurre qualunque tipo di musica: esse sono
sempre presenti e facilmente rilevabili dall’orecchio umano, anche in un brano in cui
non ci siano percussioni che le rendano evidenti. È opinione largamente condivisa
nella musicologia che queste pulsazioni siano riconducibili al rumore dei passi dei
nostri antenati - non quindi al ritmo cardiaco (come il termine stesso può forse portare
a credere), ma a qualcosa di strettamente collegato all’evoluzione della specie umana.
Non a caso, infatti, l’uomo pare essere l’unico animale ad aver sviluppato un vero e
senso del ritmo.
proprio
La musica, secondo una delle teorie più accreditate, sembra essere nata proprio dal
ritmo, seppur la sua origine sia ancora assolutamente incerta. Una delle ipotesi più
affascinanti individua la musica come prerogativa dell’uomo: seppur molti grandi
compositori si siano ispirati al regno animale per le proprie opere (basti pensare alla
Primavera di Antonio Vivaldi, in cui il violino riproduce il verso degli uccelli), esso usa
suoni e melodie come mezzo per comunicare - si può quindi dire che il cinguettio di un
canarino si avvicini concettualmente più alla nostra parola che al suono di un flauto.
La questione si concilia quindi con semplicità ad alcune delle caratteristiche che
rendono l’uomo diverso dal resto degli animali, ovvero la capacità di svolgere
3
deduzioni logiche, di ragionare, di provare emozioni che vanno al di là del semplice
istinto animale, pur essendo strettamente legate a quest’ultimo. È quasi una
conseguenza lineare, perciò, che la musica sia stata terreno di dibattiti teorici e
filosofici per molto tempo, con un filo conduttore principale dal quale raramente il
dibattito stesso si discostava: qual è la connessione tra musica e scienza, quale invece
quella tra musica e irrazionalità? 4
La musica in fisica
Descrizione fisica del suono
La musica è fondamentalmente un accostamento di suoni. Questi suoni vengono
prodotti da gruppi di due o più strumenti musicali (è il caso delle orchestre, dei
quartetti, dei duetti), da uno strumento solista, oppure da una voce o un gruppo di
voci, spesso accostato ad uno strumento di accompagnamento come il pianoforte (cori
Gospel, Opera).
note
Le diverse (ovvero i singoli suoni che, in successione, producono la melodia)
emesse da ciascuno strumento sono essenzialmente onde sonore che acquisiscono
diverse forme a seconda dello strumento da cui vengono emesse, conferendo a
timbro
ciascuno un particolare che lo differenzia dagli altri gruppi di strumenti.
Vediamo ora una descrizione fisica del suono.
Tabella 1 Il suono è prodotto dalla messa in vibrazione di un
Tabella 1 onde sonore
corpo, il quale produce che si
mezzo elastico
propagano in un , ovvero in un
Materiale Velocità del mezzo che oppone resistenza ad una perturbazione
suono [m/s] e che tende a ritornare alle condizioni iniziali una
volta che essa è terminata. In condizioni normali
Aria 340 questo mezzo è l’aria, e in essa il suono viaggia a
Sughero 480 340 m/s. L’onda può tuttavia trasmettersi anche
attraverso altri mezzi, viaggiando a velocità
Piombo 1260 Tabella 1
maggiori in mezzi con densità maggiori [ ].
mezzo,
Nel vuoto, mancando il il suono non esiste.
Vetro 5000
Alluminio 5820 5
In quanto onda, la propagazione del suono è descritta da due caratteristiche
frequenza lunghezza d’onda
fondamentali: la e la .
La frequenza è il numero di oscillazioni compiute dall’onda in un secondo, la lunghezza
creste ventri
d’onda, invece, è la distanza tra due o due consecutivi di un’onda, ovvero
lo spazio tra i due punti più bassi o più alti nella rappresentazione grafica dell’onda.
Frequenza e lunghezza d’onda possono essere messe in relazione fra loro inserendo un
terzo dato, il periodo, cioè il tempo necessario perché sia compiuta un’oscillazione
f T
completa. Sapendo che frequenza ( ) e periodo ( ) sono legate dalla relazione
1
=
f T
λ
Mentre la lunghezza d’onda ( ) e il periodo sono legate dalla relazione
λ=v∗T
v f λ
Dove indica la velocità del suono nell’aria, possiamo dedurre che e
siano inversamente proporzionali: v
λ= f
Nell’ambito della musica, inoltre, ogni frequenza corrisponde ad una specifica altezza
del suono emesso. Questo significa che, al variare della frequenza, l’orecchio umano
percepisce un suono più acuto o più grave a seconda che la frequenza diventi
diapason da concerto
rispettivamente maggiore o minore. Per esempio, un è intonato
sul La sopra il Do centrale, e corrisponde ad una frequenza di 440 Hz. Utilizzando il
suono del diapason, l’intera orchestra è in grado di accordare il proprio strumento,
facendo riferimento all’altezza del suono da esso provocato (da cui il nome).
Essenziale per definire la natura di un
forma d’onda
suono è la , la quale
definisce il timbro del suono di cui si è
Figura 1
parlato in precedenza [ ].
Emettendo una singola nota da strumenti
diversi, si ottengono onde periodiche ma
Figura graficamente molto diverse fra loro; la
1 6 suono puro,
caratteristica onda sinusoidale è specifica soltanto di un quale quello
emesso dal diapason.
Se al variare della forma d’onda varia il timbro del suono, al variare della sua ampiezza
intensità
varia la sua : mantenendo la stessa frequenza in un grafico pressione/tempo,
un suono più intenso ha valori più alti nelle creste e più bassi nei ventri rispetto ad uno
Figura 2
più debole [ ].
Al diminuire dell’intensità, misurata in
decibel, la traccia sul grafico assomiglierà
sempre più ad una linea coincidente con
l’asse del tempo; la totale coincidenza
avverrà nel momento in cui l’intensità sarà
Figura 2 minima, ovvero in assenza di suono. Su
uno spartito musicale è possibile indicare la necessità di modificare l’intensità del
forte,
suono ai fini della buona riuscita dell’esecuzione con specifiche didascalie come
piano, pianissimo, ecc. Ad esse non corrisponde un valore specifico in decibel, ma solo
un’indicazione approssimativa sull’aumento o diminuzione di volume, che resta
comunque a discrezione dell’esecutore.
In realtà, a meno che non si tratti di un suono puro, la frequenza relativa ad una
fondamentale.
specifica altezza di un suono è quella chiamata Gli strumenti a corda, a
ipertoni,
fiato e la voce umana emettono, infatti, anche dei suoni chiamati di
frequenza maggiore ma intensità molto minore rispetto alla fondamentale, che
contribuiscono alla caratterizzazione del timbro. Inoltre, se la frequenza di questi
armonici naturali.
ipertoni è un multiplo intero della fondamentale, si hanno gli
Nell’esecuzione di un brano musicale è possibile
sfruttare un’altra caratteristica fisica del suono
legata alla frequenza, ovvero il fenomeno dei
battimenti . Quando si accostano due suoni di
frequenza molto vicina ma non identica si ha
un’alternarsi di concordanza e discordanza di fase
dei due suoni. Sommandosi, essi producono un’interferenza costruttiva nel primo caso,
Figura 3 distruttiva nel secondo. Il risultato è una
consistente variazione dell’intensità del suono prodotto dalla somma dei due originali;
Figura 3
la forma d’onda di quest’ultimo suono sarà simile a quella mostrata nella . Il
vibrato:
fenomeno dei battimenti è sfruttato dai musicisti e dai cantanti nel caso del
7
piccole variazioni dell’altezza di un suono (e quindi della sua frequenza) causano la
sovrapposizione delle vibrazioni e, di conseguenza, la creazione di battimenti che
conferiscono alla nota un suono più piacevole.
In ultimo, è da evidenziare il fenomeno studiato dal violinista Giuseppe Tartini (1692
- 1770), strettamente collegato ai battimenti e alla somma delle frequenze di un
suono. Si tratta, appunto, del terzo suono di Tartini, vale a dire il fenomeno per cui,
quinta,
suonando due note a distanza di cioè tra due note le cui frequenze
fondamentali rispettano il rapporto 3:2 (che è, peraltro, la distanza che intercorre tra
le note di due corde di violino) si può sentire un terzo suono, più basso di un’ottava
rispetto al suono che si otterrebbe dalla differenza delle frequenze delle due note
originarie. La musica in matematica
Dalla scala di Pitagora all’informatica
Come accennato precedentemente, lo studio matematico della musica ha suscitato
interesse nell’uomo fin dall’antichità. Fu Pitagora il primo a fondare un vero e proprio
studio della musica basato su leggi scientifico-matematiche: come racconta Odifreddi
“Pitagora, Euclide e la nascita del pensiero scientifico
nell’incipit di ”, egli scoprì per
caso una correlazione tra diversi suoni e i diversi pesi dei martelli che percuotevano le
incudini da cui quei suoni erano prodotti.
Pitagora proseguì le sue sperimentazioni con diverse lunghezze di corda. Assegnò il
numero uno ad una prima lunghezza, il numero due ad una corda lunga la metà, il
numero tre ad una corda lunga un terzo, e così via.
Scoprì in questo modo non solo che ad una corda più corta corrispondeva un suono più
acuto, ma anche che pizzicando insieme due lunghezze diverse di corda le coppie di
8 consonanti,
suoni che risultavano piacevoli all’udito, o erano sempre riconducibili a
numeri piccoli interi,
rapporti di ovvero suonando la corda numero uno e la corda
numero due ad essa relativa, il suono prodotto era consonante, ma suonando la corda
numero due relativa ad una corda numero uno di lunghezza non proporzionale, il
suono era sgradevole. Per fare un esempio più comprensibile, se si prendono una
100 cm 50 cm
corda lunga e una lunga la metà, cioè (supponendo che esse siano dello
stesso spessore e materiale), produrranno un suono piacevole, in quanto il rapporto
intervallo di ottava, File Audio 1
100:50 si può semplificare con 2:1 ( ), ma se si
100 cm 55 cm,
pizzicano invece una corda di e una di il suono prodotto sarà
dissonante.
sgradevole, o Lo stesso vale per il rapporto 3:2, dove la seconda corda è
(intervallo di quinta, File Audio 2
lunga 2/3 della prima ).
scala pitagorica Figura 4, pagina
Da questi studi, il filosofo riuscì ad arrivare alla [
seguente], 1
ovvero un metodo con cui costruire una scala musicale . Il metodo
prevedeva che da una nota si trovasse la nota corrispondente al rapporto 2:1 per poi
ricavare, attraverso rapporti semplici, le note comprese nell’intervallo di ottava
interessato, cioè le sette note della scala musicale tutt’ora conosciuta (senza
File Audio 3