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Italiano: D'Annunzio
Inglese: Joyce
Storia dell'arte: Astrattismo (Kandinskij e Klee)
Fisica: onde sonore
Liceo Scientifico G. Galilei di Borgomanero
LA MUSICA É UN’ARTE,
MA ANCHE UNA
SCIENZA Lisa Tarabbia V A
Anno Scolastico 2011/2012
SOMMARIO
INTRODUZIONE .................................................................................... 3
LA MUSICA TRA ROMANTICISMO, SCHOPENHAUER E NIETZSCHE ....... 7
D’ANNUNZIO E LA MUSICA ................................................................. 11
JOYCE’S MUSIC ................................................................................... 19
L’ARTE PITTORICA COME LA MUSICA ................................................. 24
LA FISICA DEL SUONO ......................................................................... 27
BIBLIOGRAFIA ..................................................................................... 33
2
INTRODUZIONE
“[La musica] […] la più poetica e la più precisa delle arti, vaga come un sogno ed esatta
1
come l'algebra.”
Questa frase dello scrittore francese Huysmans racchiude la scelta dell’argomento della mia tesina.
Il mio rapporto con la musica è iniziato da piccola ed è andato in crescendo, perciò la scelta di questo
argomento. Quando ho iniziato a impostare il lavoro, la prima cosa che ho fatto è stata cercare una
definizione di musica e ho trovato:
“La musica è l'arte e la scienza dell'organizzazione dei suoni nel corso del tempo.”
Ed è lì che è nata l’idea, anzi ricordo di aver pensato: “Ma come ho fatto a non pensarci prima?”.
Infatti, questo aspetto della musica è molto affascinanate. È arte e scienza insieme, due cose che si pensano
opposte, essa le racchiude.
La musica nel corso degli anni è stata considerata l’arte per eccellenza e nel periodo Romantico è stata
studiata da alcuni filosofi come Schopenhauer e Nietzsche, anche la letteratura si è interessata di musica
soprattutto nel periodo simbolista e ne abbiamo un esempio in D’Annunzio. In Inghilterra Joyce ha lasciato
molto spazio a questa disciplina nelle sue opere tanto che i suoi lavori andrebbero ascoltati oltre che letti.
Un’altra forma d’arte, la pittura, ha sempre avuto la necessità di lasciare un messaggio e di non essere
semplicemente qualcosa di bello da vedere. È proprio con l’astrattismo che artisti come Kandinskij e Klee
hanno visto la musica come un modello da seguire, cioè la possibilità che un dipinto possa “solo”
trasmettere delle emozioni e non dover avere altri significati.
FILOSOFIA
(SCHOPENHAUER
E NIETZSCHE) D'ANNUNZIO
FISICA MUSICA
ASTRATTISMO JOYCE
(KANDINSKIJ E KLEE)
1 Da Lettera di un pazzo di Huysmans 3
La musica è un’arte e ciò è dimostrato dal fatto che l’origine del suo stesso nome derivi da una parola greca
musiké che significha “arte delle muse”. Le Muse erano figlie di Zeus e Mnemosine e la musica era riferita a
due di queste muse: Euterpe e Polinnia. La prima era la musa della musica e successivamente della lirica e
fu spesso rappresentata con un flauto; mentre la seconda era la musa degli inni sacri. In origine il termine
non indicava una particolare arte, bensì tutte le arti delle Muse, e si riferiva a qualcosa di “perfetto”.
La musica è l’arte che consiste nell’ideare e nel produrre successioni strutturate di suoni semplici o
complessi, che possono variare per altezza (cioè per la frequenza delle vibrazioni del corpo sonoro),
per intensità (cioè per l’ampiezza delle vibrazioni) e per timbro (che dipende dal materiale del corpo
sonoro), per mezzo della voce umana (musica vocale), di strumenti (musica strumentale) o della
combinazione di entrambe queste fonti. Essa si manifesta come forma di espressione culturale integrata
con le varie attività sociali (lavoro, culto, riti, danza, feste), concorrendo al collegamento fra conoscenza ed
espressione, alla coesione sociale ed etnica, nonché alla trasmissione culturale. Nella tradizione
occidentale, è una forma d’arte autonoma in cui, diversamente dalle altre arti, nelle quali la creazione
coincide e si conclude con l’esecuzione (così, per esempio, nella letteratura e nelle arti figurative), la
creazione è un momento distinto dall’esecuzione, la quale soltanto permette all’invenzione di realizzarsi
comunicandosi all’ascoltatore: in quanto espressione artistica la musica è quindi sia il momento della
composizione sia il momento dell’esecuzione.
La musica anche come arte ha diverse accezioni:
- La musica è stata vista come mito nella cultura occidentale, secondo Platone (Fedro) un tempo
esistevano uomini talmente dediti al canto da trascurare tutti i bisogni primari. Da questa stirpe di
uomini ebbero origine le cicale che vivevano e morivano cantando. Sempre Platone nel libro X della
Repubblica fa una digressione sull’arte in cui spiega il perché questa debba essere esclusa
dall’educazione dei filosofi. Prima di tutto perché crede sia un’imitazione di un’imitazione poiché
riproduce l’immagine di cose e di eventi naturali che sono riproduzioni delle idee. Quindi non
stimola l’anima ad avvicinarsi alle idee, ma tende a incatenarla a questo mondo, che si configura
come una realtà inferiore. Inoltre l’arte, sostanziandosi solo d’immagini, possiede il valore
conoscitivo più basso, risultando aliena dalla misurazione matematica, la quale costituisce il primo
livello che consente di allontanarsi dalle percezioni soggettive e di accostarsi all’ambito della verità
comune. Ma per Platone la musica non è un’arte come le altre, essa è inserita nel programma
educativo dei governanti, perché ha aspetti matematici e rigorosi da un punto di vista morale.
- La musica deriva dalla divinità e quindi grazie alle capacità sovrannaturali è in grado di controllare
la natura. Alcuni esempi sono: Orfeo che con il suo canto ammaliante fu in grado di ammansire le
belve ma anche di propiziarsi gli dèi; Anfione che utilizzò il suono della cetra per muovere le pietre e
costruire le mura di Tebe. 4
- La musica è tutto ciò che soddisfi desideri e aspirazioni: secondo la derivazione del termine dal
verbo greco dal quale Platone avrebbe fatto derivare il termine “musa”. Il recupero di questo
concetto di musica dall’etimologia del termine “musa” ipotizzata da Platone permette di
distinguere la musica dal suono con il quale spesso viene confusa. L’idea comune che la musica sia
fatta di suoni rende difficoltoso comprendere perché non è sempre vero che il suono “fa” musica
(ciò che è musica per qualcuno può non esserlo per altri). Perché il suono “faccia” musica occorre
appunto che chi lo percepisce ne ricavi soddisfazione, che questa soddisfazione colmi un desiderio
e che l’oggetto del desiderio coincida con uno stato fisico o mentale, reale o fantastico, a cui la
persona aspira.
- Ma più recentemente la musica è stata vista come cura del corpo e/o dello spirito con
la musicoterapia. Le qualità liberatorie della musica si concretizzano da sempre nel mondo.
Osservata in Europa, e nell’occidente in tempi relativamente recenti, dopo il Cinquecento, diviene
strumento terapeutico vero e proprio, fino all’uso odierno che spazia dalla cura di depressioni,
malattie psichiche anche molto gravi, disturbi neurovegetativi. In tempi più antichi e tuttora in siti
culturalmente poco occidentalizzati, può definirsi musicoterapia un aspetto fondamentale
dell’educazione civica, intesa come “consapevolezza d’esser vivi” quindi esistere. In Africa, ad
esempio, fare musica con rudimentali strumenti come semplici percussioni o flauti di bambù è
patrimonio comune nella società; lo è anche il partecipare ballando e cantando, oltre che
ascoltando. Fondamentale è la partecipazione alla musica, che è eletta a cura, preghiera, dialogo,
discussione nel senso più civilmente umano dei termini.
- La Musica è anche un costrutto sociale, le teorie post-moderne asseriscono che, come l’arte, la
musica è definita innanzitutto nel suo contesto sociale. Da questo punto di vista la musica è ciò che
ognuno chiama musica, che sia fatta di silenzio, di suoni, o di performance. La famosa opera 4’33’’(4
minuti e 33 secondi) di John Cage ha origine da questa concezione della musica. Opera in cui per
tutta la sua durata nessuno suona niente e la performance dipende semplicemente da tutti i rumori
fatti dal pubblico in sala, per questo motivo ogni esecuzione è unica e irripetibile.
- La musica è una categoria della percezione, la definizione cognitiva, meno comune, asserisce che la
musica non è semplicemente suono, o la sua percezione, ma una rappresentazione interna che,
percezione, azione e memoria, contribuiscono a creare. Questa definizione è influenzata
dalle scienze cognitive, il cui scopo è la ricerca delle regioni del cervello responsabili dell’analisi e
della memorizzazione dei vari aspetti dell’esperienza dell’ascoltare musica.
- La musica è un’esperienza soggettiva, un’altra delle definizioni comuni di musica implica che la
musica debba essere piacevole o melodica. Questo punto di vista tiene conto del fatto che alcuni
tipi di “suono organizzato” non sono musica, mentre altri lo sono. Esistono versioni più elaborate di
questa definizione che tengono conto del fatto che ciò che è considerato musica varia da cultura a 5
cultura, e da epoca ad epoca. Questa definizione fu predominante nel XVIII secolo. Mozart, per
esempio, usava dire che “la musica non dimentica mai se stessa, essa non deve mai cessare di
essere musica”.
- La musica è un approfondimento storico e antropologico, il cammino e l'evoluzione del pensiero
musicale corrono di pari passo con il cammino dell’uomo nella storia. L’antropologia trova
nell’etnomusicologia risposte che altri studi sull’uomo non riescono a dare.
Ma come nacque la musica?
Filosofi e teorici, dalla seconda metà dell’Ottocento, si sono posti queste domande trovando diverse
risposte e soluzioni.
Darwin nel suo famoso trattato del 1872, The expression of emotions in man and animal, ipotizzò che la
musica nacque come richiamo per l’accoppiamento così come avveniva per alcune specie di uccelli. Questa
teoria non ebbe grande successo dato che mancano in molti gruppi di mammiferi (tra cui le scimmie, le più
vicine all’uomo) espressioni musicali o pre-musicali.
Wallascheck affermò che la musica nasce dopo il ritmo; è possibile scindere il ritmo dalla musica ma è
impossibile immaginare una musica senza ritmo. Teoria interessante, ma non certo attendibile. Troviamo,
infatti, tribù indiane, della California o dell'Oceania che non fanno uso di strumenti a percussione.
Secondo Bucher, la musica nasce con i “canti di lavoro”, cioè un modo per passare il tempo durante le ore
di lavoro, ad esempio, nei campi.
Più interessanti e concrete sono le opinioni di Spencer espresse nel suo trattato (Le origini e la funzione
della musica, 1857) secondo cui la musica deriverebbe dal linguaggio parlato (teoria logogenica) il quale
acquisisce carattere musicale quando diviene teso ed emotivo (teoria patogenica). 6
LA MUSICA TRA ROMANTICISMO, SCHOPENHAUER E NIETZSCHE
“Dio ci ha dato la musica in primo luogo per indirizzarci verso l’alto. La musica raduna in sè
tutte le virtù, sa essere nobile e scherzosa, sa rallegrarci ed ammansire l’animo più rozzo
con la dolcezza delle sue note melanconiche, ma il suo compito principale è guidare i nostri
2
pensieri verso l'alto, così da elevarci, da toccarci nel profondo.”
La musica raggiunge il suo apice durante il Romanticismo in cui viene considerata l’arte per eccellenza.
Era intesa come espressione, come linguaggio capace di estrinsecare quel particolare messaggio che è la
nozione dell’infinito, magica comunione con la natura, mediazione soprannaturale fra sensi e spirito, fra
l’individuo e il tutto.
Il Romanticismo è caratterizzato dall’esaltazione del sentimento e dal culto dell’arte, l’artista ha doti
sovraumane che fanno di lui un “esploratore dell’invisibile”, con poteri d’intuizione superiori a quelli degli
uomini comuni. L’arte è considerata un’intuizione meta-filosofica in grado di attingere le profondità