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Sintesi
Psicologia: lo sviluppo motorio dalla prima alla seconda infanzia, la Giocodanza;

Igiene: la distrofia muscolare di Duchenne (terapie in corso di sperimentazione);

Diritto: le Onlus (Duchenne parent project Onlus).
Estratto del documento

La scelta di questo argomento è dovuta principalmente a un motivo.

Innanzitutto volevo creare una tesina originale ma soprattutto che mi rappresentasse. Infatti da molti anni

studio danza moderna e da circa tre anni collaboro con l’insegnante di danza nelle lezioni di propedeutica

rivolta a bambini frequentanti la scuola dell’infanzia e nelle lezioni di livello intermedio con bambini nella

fascia di 6-8 anni. Spinta quindi dalla curiosità e dalla passione per questa disciplina ho deciso di

approfondire tale argomento e attuare i possibili collegamenti con le materie studiate nel corso di

quest’ultimo anno scolastico.

Nel corso degli anni grazie a questa esperienza ho potuto così osservare lo sviluppo delle capacità motorie e

i possibili ostacoli che può incontrare un bambino durante il suo percorso di sviluppo motorio, ostacoli che

possono tradursi anche in serie patologie quali le distrofie muscolari in particolare, da me affrontata, la

distrofia muscolare di Duchenne. La ricerca per trovare una cura a questa malattia ereditaria da molti anni

va avanti grazie alla costante attività della “Duchenne Parent Project Onlus”, associazione volontaria

fondata dai genitori con figli malati di distrofia muscolare. Inoltre ho osservato come la danza combinata al

gioco può fornire un ampia risposta ai bisogni caratteristici della seconda infanzia (fascia di cui mi occupo

principalmente).

Il bambino è un essere umano in crescita che si affaccia sul mondo ricco di curiosità e potenzialità che sono

specifiche e peculiari dell’età che sta vivendo.

L’idea che ad ogni età corrispondano caratteristiche e bisogni diversi e che essi sono molto differenti da

quelli dell’adulto è una conquista recente della nostra civiltà.

Il primo a introdurre questa concezione fu Jean jacques Rousseau che verso la metà del 1700 avanzò l’idea

che il bambino fosse fondamentalmente buono e che fosse compito degli educatori predisporre le

condizioni perché potessero emergere tutte le sue potenzialità.

Il bambino quindi ha caratteristiche proprie che lo contraddistinguono e lo diversificano dall’adulto, dal

punto di vista intellettivo, affettivo ed anche motorio.

La motricità si sviluppa come qualsiasi altra funzione della personalità in un rapporto continuo con

l’ambiente. Gli schemi motori maturano secondo un processo ben definito di stadi progressivi , ciascuno dei

quali include quello precedente (Piaget). Ogni stadio è caratterizzato dalla presenza di determinate capacità

che il bambino acquisisce e che perfeziona con il passare del tempo. Tali stadi sono:

 Periodo sensomotorio

 Stadio preoperatorio

 Stadio preoperatorio concreto

 Stadio operatorio formale

Sviluppo motorio da 3 mesi a 3 anni

Dal 3° al 4° mese il neonato comincia ad acquisire le capacità dei muscoli oculomotori, segue gli oggetti e

le persone in movimento, sorride e controlla le espressioni facciali. Al 4° mese inizia una organizzazione a

livello corticale, importante per le correlazioni senso-motorie. Al 5° mese inizia il periodo della

manipolazione, riesce a stare seduto e a rotolare, capisce la provenienza dei suoni. Aumenta ancora il tono

muscolare e comincia a sviluppare reazioni motorie di tipo difensivo in risposta al dolore, o reazioni di

sorpresa .Tra i 9 e i 10 mesi comincia ad alzarsi aiutandosi con le braccia, per poi riuscire a muovere i primi

passi subito dopo il primo anno di vita, prima andrà a gattoni. I movimenti diventano più fini, come

quello della prensione. Impara a bere, a usare il cucchiaio, a gettare e a strappare. Così ad un anno di vita

avrà imparato a strisciare, a rizzarsi, a camminare con un sostegno e a stare seduto . Entro il 18° mese

dovrebbe aver imparato a camminare senza sostegno, a salire le scale con aiuto e a scenderle senza ed

inizia ad arrampicarsi. Al 2° anno di vita compie ragionamenti e movimenti deduttivi, come spostare una

sedia e salirci per raggiungere un oggetto. Alla fine del 2° anno comincerà a sincronizzare braccia e gambe.

La motricità si sviluppa sempre più anche se grossolana, ma ha un controllo maggiore del proprio corpo. Tra

i 2 e i 3 anni, cammina, corre e fa i primi salti, calcia la palla e sfoglia i quaderni, è curiosissimo e sperimenta

tutto ciò che gli capita.

Bisogno della prima infanzia (legato allo sviluppo della motricità)

esplorazione e gioco Le prime attività di esplorazione riguardano se stessi , la madre, gli oggetti , lo

spazio che progressivamente, con la maturazione delle capacità motorie , può raggiungere. In questo

periodo è necessario fornire tutta una serie di stimolazioni sensoriali e favorire al bambino la possibilità di

agire sul mondo esterno permettendo al bambino di manipolare, spostare, giocare con oggetti di varie

dimensioni. Impedirgli di muoversi, negare il suo corpo non vuol dire solo limitarlo nel movimento, ma

soprattutto e contrariamente a quanto si crede, bloccare la sua crescita intellettiva ed affettiva.

Sviluppo motorio dai 3 ai 6 anni

Crede di essere autonomo, prevale un atteggiamento narcisistico e nuovamente egocentrico, cresce quindi

il suo bisogno di affermazione e lo imporrà a chi lo circonda con mille capricci. Si è ormai fatto un’idea degli

spazi (dentro-fuori, avanti-dietro) e del tempo.

Alterna movimenti grossolani e fini, salirà le scale a piedi alterni e correrà con una certa sicurezza. Tutte

queste abilità motorie, verso i 4 anni divengono più precise e gli arti più autonomi rispetto al tronco, quindi

gli schemi motori di base si vanno definendo riuscendo anche a combinarli tra loro. Sarà in grado di

effettuare una capovolta, salterà piccoli ostacoli. A 6 anni sarà sicuro in bici e avrà migliorato la sua

capacità in volo.

Riconosce la destra dalla sinistra. Bisognerà stargli più vicino in quanto sentendosi più autonomo, crederà

di poter fare qualsiasi cosa, cresce il bisogno di esplorare, e questo lo porterà ad essere imprudente e

irruento.

Bisogni della seconda infanzia (legati allo sviluppo della motricità)

Bisogno di gioco e di scoperta Il gioco è l’attività fondamentale dei bambini. Al bambino piace giocare e

divertirsi ed attraverso il gioco rivela realmente tutto se stesso .

Bisogno di autonomia e iniziativa Il bambino pretende di fare da solo, di essere autonomo. Tuttavia il

ruolo dei genitori e degli educatori è quello di mediare tra esigenze di autonomia e limiti e regole che

devono essere imposti come necessari al benessere personale e familiare o del gruppo. Il movimento è il

presupposto necessario perché queste attività si realizzino ed in effetti in questa età i bambini non stanno

mai fermi.

Bisogno di interazione con i coetanei Lo stare insieme favorisce lo sviluppo dei processi cognitive pone

le premesse per le prime conoscenze relative all’identità e ai ruoli di genere.

In una situazione “normale” (non in presenza di una malattia che possa impedire lo sviluppo motorio)

questi bisogni possono essere in parte soddisfatti attraverso l’attività del GIOCODANZA®.

Il GIOCODANZA® è una nuova metodica che riguarda il corso di propedeutica, rivolta quindi ai bambini di

età compresa tra i 4 e gli 8 anni. Questo metodo è stato creato da Marinella Santini direttrice

dell’accademia dello spettacolo di Grosseto.

GIOCODANZA®

LA NUOVA PROPEDEUTICA...ovvero imparare giocando!

il Giocodanza® è un accostarsi alla danza tramite il gioco, un percorso

di crescita attraverso un’ attività ludica dove le componenti principali

sono la creatività e l’immaginazione. Il bambino attraverso questa

attività ha la possibilità di sperimentare il proprio corpo e migliorare

l'autostima e, più consapevole, diviene in grado di gestire la sua libertà

corporea. Gli anni della propedeutica prevedono l'elaborazione di

elementi importanti e basilari, che tuttavia non sono semplici. Questi

elementi di base vengono introdotti nella lezione sotto forma di gioco. È gioco educativo perchè vi sono

regole da rispettare e contenuti precisi, che altro non sono che le componenti e gli elementi di base della

Danza, come la percezione corporea, la qualità del movimento, lo spazio, il tempo e così via. Il gioco non è

semplicemente un elemento ludico da introdurre qua e là nell'arco della lezione: la lezione stessa è un

gioco, il gioco ne diventa l'elemento portante. I bambini di oggi hanno un rapporto con il gioco più

interattivo che attivo. I giochi tecnologici sono realtà "confezionate", che li immergono in un mondo

virtuale nel quale poco spazio è riservato all'immaginazione e alla creatività.

Lo svolgimento della lezione può essere suddiviso in tre parti. La prima parte è costituita dai “giochi di

riscaldamento” eseguiti solitamente su base musicale per rendere più divertente e leggera la lezione e per

educare, da subito, alla musicalità e al ritmo. La seconda parte prevede l’inserimento graduale di elementi

tecnici scelti dal maestro e l’utilizzo di attrezzi-giocattolo (come ad esempio il tappetino). Inoltre in questa

parte di lezione possono essere svolti giochi musicali dove l’allevio è libero di dare sfogo alle proprie

emozioni lasciandosi guidare dalla musica (una sorta di improvvisazione proposta al bambino sotto forma di

gioco). La lezione infine si conclude con rituale del saluto.

L'obiettivo del Giocodanza ® è dunque motivare i piccoli allievi, far sì che essi possano sostenere un ruolo

attivo all'interno della lezione: vanno stimolate e risvegliate la loro creatività, così come vanno risvegliate e

stimolate l'efficienza e l'attività fisica. Il gioco sviluppa nei bambini capacità analitiche, critiche e

intellettuali, capacità che sono rivolte non solo verso se stessi, ma anche verso gli altri; esso costituisce

infatti un'occasione per fare esperienze, un mezzo per esprimersi e comunicare.

E' dunque, di importanza fondamentale non solo per quanto riguarda lo sviluppo psico-

fisico del bambino, ma anche sul piano affettivo e relazionale, perché è proprio giocando che egli imita,

crea, fa le sue prime esperienze.

Imparare giocando, proprio grazie al divertimento del gioco, porta il bambino a ricercare la qualità del

movimento, lo spinge a fare sempre meglio, così che egli arriverà - per gradi e senza noia - ad acquisire, e

poi fare propri, gli elementi della tecnica.

La distrofia muscolare è una tipica malattia a evoluzione progressiva, in cui si verifica una specifica

degenerazione del tessuto muscolare, con una diminuzione piuttosto rilevante delle proteine contrattili

(actina e miosina) e la loro sostituzione con materiale adiposo.

Le distrofie muscolari progressive sono malattie geneticamente determinate cioè legate ad un gene

patogeno ereditario che viene trasmesso dai genitori ai figli.

Il gene morboso può avere carattere recessivo o dominante ed essere legato al cromosoma sessuale

oppure ad un autosoma.

Tra le forme più rilevanti e importanti di distrofia muscolare, si ricordano la distrofia di Duchenne e la

distrofia di Becker.

La distrofia muscolare di Duchenne è la forma infantile più comune.

La patologia è trasmessa come tratto recessivo legato al cromosoma X.

La DMD è una malattia a carattere ereditario legata al sesso e colpisce i maschi. In genere sono le mamme che

trasmettono la malattia, tuttavia a volte si può riscontrare una mutazione spontanea.

Questa patologia è dovuta ad ana mancanza e/o diminuzione di una proteina a livello della fibra muscolare, la

distrofina, che sembra avere una funzione nutrizionale per la fibra stessa.

Fu descritta nel 1836 dal medico napoletano Gaetano Conte, clinico dell'ospedale degli Incurabili che riprese una

descrizione del medico concittadino Semmola del 1834. Prende il nome dal neurologo francese Guillaume Benjamin-

Amand Duchenne che la studiò e descrisse nel 1861.

Sintomi

I bambini alla nascita non presentano alcun segno patologico visibile .

La prima manifestazione clinica si presenta in bambini tra i 2 e i 6 anni di vita ed è data dalla facile affaticabilità

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