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Storia: Ottobre russo, totalitarismo staliniano;
Inglese: George Orwell;
Filosofia: interpretazione sociologica sulla psicologia;
Psicologia: Sigmund Freud.
LICEO G.F. PORPORATO – PINEROLO
LORITO GIULIA
V A / SPP
ANNO SCOLASTICO 2011/2012
Psicologia delle masse.
Dove e quando:
la città secondo I. Calvino
e il totalitarismo sovietico secondo G. Orwell
La psicologia delle masse è un tema che mi ha da sempre affascinato,
specialmente nell’ottica della comprensione dei meccanismi psicologici che
hanno mosso le folle durante i totalitarismi. Decisi così di confrontare
Psicologia delle
integralmente due pietre miliari nella storia della psicologia, la
folle Psicologia delle masse e analisi dell’Io
di Le Bon la di Freud, e
addentrandomi progressivamente nell’argomento.
Tuttavia nel momento in cui Le Bon scrive, il potere delle folle ha già segnato il
mondo e sta iniziando un'età dominata dal ruolo della massa, mentre in uno
degli ultimi saggi di Freud sulla civiltà emerge il pessimismo celato dello
psicanalista il quale ormai ha capito che “la libertà non è un beneficio della
cultura”, ma mentre prima “era più grande prima di qualsiasi cultura”, ora “ha
subito restrizioni con l'evolversi della civiltà”. A questo punto il discorso
divenne più affascinante quando, su consiglio dei professori, cercai luogo
esemplificazioni tra la letteratura e la storia che mettessero in luce un
tipico momento storico
collegabile ad un grande numero di individui e un
campione che vide la massa come soggetto di azioni. Così è emersa la
Le città invisibili
personale analisi di alcuni episodi del testo di Calvino La fattoria degli
seguendo l’analisi dei testi di psicologia, e l’esame storico de
animali di Orwell, dal ruolo delle masse nella rivoluzione russa dell’ottobre
1917, alle modalità con cui Stalin si appropriò della vita di cittadini russi.
Nessuno può a lungo avere una faccia per sé stesso e un'altra per la folla senza
rischiare di non sapere più quale sia quella vera.
La lettera scarlatta,
Nathaniel Hawthorne, 1850
Psicologia delle masse.
Dove e quando: la città secondo I. Calvino e il totalitarismo sovietico
secondo G. Orwell
La Psicologia delle masse e analisi dell’Io
Freud nel testo parte da un premessa
di grande portata metodologica, che inaugura l'era dello psicologismo: la
sociologia è una psicologia applicata, poiché è espressione delle vicissitudini
psicologiche dei singoli individui.
Il tema della psicologia delle masse, che implica l'analisi dei comportamenti
che si realizzano nell'interazione con un gruppo rilevante di persone estranee,
Psicologia delle folle
viene affrontato sulla base di due libri sociologici: (1895) di
La psiche collettiva
Gustave Le Bon e (1920) di W. McDougall. Per quanto
La Psicologia delle masse
diversi, i due testi citati con quello di Freud intitolato
(1921) coincidono nel rilevare il fatto che l'immersione in una massa
disorganizzata induce l'inibizione dei meccanismi di controllo che governano la
vita quotidiana e, in conseguenza di ciò, lascia affiorare moduli di
comportamento regressivi e primitivi.
In ciò Freud trova una conferma del primitivismo pulsionale dell'Es: all'interno di
una massa e per influsso di questa, il singolo subisce una modificazione spesso
profonda della propria attività psichica, la sua affettività viene
straordinariamente esaltata, e la sua capacità intellettuale si riduce in maniera
considerevole. Non esiste dunque, secondo Freud, la pulsione sociale ammessa
dai sociologi, poiché le uniche pulsioni esistenti sono asociali, e sono la pulsione
di vita, Eros, che è la forza che tiene unite tutte le cose secondo Freud, e la
pulsione di morte, Thanatos.
Le Bon invece spiega il sociale facendo riferimento alle leggi della psicologia:
folla psicologica organizzata
secondo lui si può parlare in realtà di o quando la
personalità cosciente svanisce e si assottiglia l’orientamento dei sentimenti e
dei pensieri in uno stesso senso. Questo eterogeneo che si sommerge
nell'omogeneo, ci spiega perché le folle non saprebbero compiere atti che
esigano un'intelligenza elevata, e perché esse siano accumunate quindi dalla
mediocrità. Infatti l’individuo in massa acquista, per il solo fatto del numero, un
sentimento di potenza invincibile, che gli permette di cedere ad istinti che, se
fosse rimasto solo, avrebbe necessariamente tenuto a freno. Tanto che secondo
la Arendt questo è un aspetto su cui fanno leva i totalitarismi. Centrale è il
concetto di suggestione, intesa come meccanismo capace di far saltare i
meccanismi inibitori. La creazione delle leggende è infatti il risultato delle
deformazioni prodigiose che gli avvenimenti subiscono nell'immaginazione
degli individui riuniti. A proposito di ciò McDougall sottolinea che organizzare
una massa, trasformarla in qualcosa capace di produrre cose nobili, significa
dotarla di caratteristiche dell’individuo (continuità, autoconsapevolezza,
tradizioni e costumi). D’altra parte Freud, a differenza di Le Bon, riconosce che
eccezionalmente la massa può promuovere anche atteggiamenti sacrificali,
altruistici ed eroici che l'individuo da solo mai realizzerebbe. Le Bon invece
sostiene che gli oratori che sanno impressionare le folle non fanno mai appello
alla loro ragione, ma ai loro sentimenti. Infatti l’individuo isolato, sarebbe forse
un individuo colto, nella folla è un istintivo, impressionato da parole, immagini,
e guidare ad atti che ledono i suoi interessi più evidenti.
Particolare è come Calvino esplori, ne Le città invisibili (1972), come agiscono
nella fantasia i sogni e gli istinti nella massa e nei suoi rapporti con la grande
metropoli.
Un esempio è nella città di Cloe ciò che collega una figura all’altra sono gli
sguardi, che per pura casualità contribuiscono a legare persone più disparate
(un cieco, un efebo, una donna-cannone, una cortigiana , scrive Calvino)
consumando momenti, incontri, seduzioni, sogni, esperienze passate,
senza scambiarsi una parola.
immaginandosi mille cose l’uno dell’altro, E
seguendo il perpetuarsi della vita, questi sguardi s’incrociano e sfuggono,
esaurendosi in un attimo, senza mai fermarsi, in una fatalità che Calvino
una vibrazione lussuriosa che muove
definisce nell’episodio come
continuamente Cloe, la più casta delle città. Lo scrittore dunque, confermando
la base del pensiero dei due grandi psicologi, propone di cominciare a vivere
questi effimeri sogni, senza fermarsi a evanescenti fantasie che invisibilmente
tengono unite quelle particolari manifestazioni del mondo fenomenico,
chiamate “uomini”, cominciando quindi relazioni, storie di malintesi, d’amore,
di urti, progetti futuri.
Tuttavia la negatività, idealizzata nella città di Eutropia, risiede per Calvino, nei
turbamenti degli abitanti: la stanchezza, l’alienazione che procura il proprio
mestiere, i debiti, la famiglia, la gente da salutare, i traslochi, le incombenze.
Così quell’aspetto caratteristico della masse, che per Le Bon è la mediocrità, è
qui trasfigurato in una società ordinata, nella cui città si ripete la sua vita
spostandosi su e giù per una scacchiera vuota.
uguale, come Gli abitanti,
tornano a recitare le stesse scene con
nonostante si spostino di città in città,
attori cambiati e ridicono le stesse battute con accenti variamente combinati ,
solo agli occhi
perché le città, secondo Calvino, sono diverse e inconfondibili
della mente.
Tuttavia Freud non accetta le ipotesi avanzate da Le Bon e McDougall,
accomunate dal riferimento alla suggestione, in quanto ritiene che la
spiegazione del comportamento della massa postuli anzitutto di tenere conto
del legame libidico che si stabilisce all'unisono tra i singoli individui e, in
secondo luogo, del legame che gli individui intrattengono con il capo. Eros è,
per Freud, la potenza che tiene unita una massa. E’ il bisogno di sentirsi in
armonia con gli altri anzichè contrapporsi a loro, è l’amore per gli altri che tiene
insieme la società.
Rapporto con l’ “altro” nella città secondo Calvino è dominato
dall’ incomunicabilità, perché il linguaggio è un inganno : Ipazia è infatti la città
delle cose, non delle parole. I cambiamenti di lingua, le differenze culturali, le
diverse interpretazioni della giustizia, portano a interpretare diversamente
oggetti, simboli, comportamenti, (estremizzato nell’alimento e stimolo più
importante dell’animo: la musica) contrariamente alla "concordia" all’interno
della massa individuata in due diversi modi da Freud e Le Bon.
A tal proposito Freud distingue due categorie di masse: quelle senza e quelle
con un capo, organizzate e durevoli. Di quest’ ultimo tipo sono la Chiesa e
l’esercito.
Nella chiesa come nell’esercito vige la medesima illusione: in base alla quale
esiste un capo supremo, nella Chiesa cattolica il Cristo, nell’esercito il
comandante in capo. Tutto risulta subordinato a tale illusione; se venisse
lasciata cadere, chiesa ed esercito non tarderebbero a disgregarsi.
Invece a proposito del capo Le Bon scrive: “Ogni qualvolta che si trovano riuniti
in un dato numero, gli esseri viventi si spingono istintivamente sotto l’autorità
di un capo”. A questa ristretta sovranità egli attribuisce un potere misterioso, il
prestigio, capace di colmare il prossimo di stupore e rispetto.
Contrariamente per la psicanalisi il rapporto con il capo va ricondotto
all'identificazione, in cui vi è un modello, determinando dunque la produzione
dell'ideale dell'Io.
Nel rapporto della masse con la città Calvino sostiene un’idea che non è di
derivazione “freudiana”, ma che si avvicina più al pessimismo montaliano:
Calvino, come anche il poeta genovese, ha vissuto negli anni ’70 il boom
economico della seconda rivoluzione industriale in Italia, sperimentando come
l’ industrializzazione e la mercificazione di tutti gli aspetti della realtà abbiano
Come in
trasformato l’individuo in un automa, estraniandolo da sé stesso.
Marcovaldo, la città è luogo di perdizione , luogo dell’ ignoto caratterizzato dall’
assenza di modelli , lo scrittore, narrandoci la storia della nascita di Zobeide, ci
fa capire come secondo lui la mescolanza di uomini di culture, etnie, religioni,
diverse, aspetto caratteristico delle metropoli, in cui ogni individuo ha i propri
sogni, le proprie idee, le proprie consuetudini, e modifica gli edifici, i fiumi, le
campagne, in base ad esse, non è strumento di arricchimento per la
costruzione e formazione di una città. Infatti nel racconto ogni uomo,
proveniente da una diversa nazione, porta all’interno della città di Zobeide
qualcosa dalle vie del sogno, i primi arrivati non capirono che cosa
tanto che
attraesse questa gente a Zobeide, in questa brutta città, in questa trappola . Il
senso di confusione e perdizione è accentuato anche dalla descrizione della
città di Zoe, in tutta la sua immensità, come luogo di un’esistenza metafisica
qualsiasi tetto a piramide
indivisibile, in cui, come sosteneva anche Le Bon,
potrebbe coprire tanto il lazzaretto dei lebbrosi, quanto le terme delle
odalische.
Dunque, contrariamente all’idea freudiana, Calvino non indica mai punti di
riferimento, né materiali né spirituali: i ponti, i canali, i pilastri, le barche, i
rosoni, i portali, le mensole, le cupole degli edifici dei centri cittadini non sono
mai descritti separatamente, ma in un vorticoso, nudo e dinamico elenco di
elementi infrastrutturali (alcune parole sono anche onomatopeiche), che si
riferiscono all’era tecnologica e industriale da poco inaugurata.
Mentre Freud teorizzava la pulsione gregaria il mito dell'orda primordiale, un’
altra importante caratteristica che individua Le Bon è l’incostanza delle folle:
esse sono sempre pronta a sollevarsi contro un'autorità debole, e a curvarsi
servilmente dinanzi a un'autorità forte. Se l'azione dell'autorità é intermittente,
la folla, ubbidendo sempre ai suoi sentimenti estremi, passa alternativamente
dall'anarchia alla servitù, e dalla servitù all'anarchia. Ne è un esempio il suo
comportamento nel totalitarismo, che vede però l'identificazione di una massa
o di un popolo con un capo, e perciò è un fenomeno che richiede una
Animal Farm