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Alimentazione: Gli zuccheri
Storia: La seconda guerra mondiale e dopoguerra
Pemberton offre l’azienda a Candler il quale inizialmente
non è interessato ma ,quando, durante una delle sue
emicranie (che non era ancora riuscito a curare) prova la
“Coca-Cola” questa sembra fare effetto, decide quindi di
acquistare l’azienda divenendo cosi, per soli 230 dollari,
proprietario della “Coca-Cola”.
La prima mossa di Candler fu rivedere la formula,
facendone analizzare un campione scoprì che la bibita
conteneva una dose preoccupante di cocaina. A quel punto
cercò un modo per de cocainizzare la “Coca-Cola”, e per
togliere il sapore medicinale aggiunse altro zucchero e
caffeina.
La nuova “Coca-Cola” piace.
UN’ IDEA GENIALE
Frank Robinson, l’ex contabile di Pemberton, diventa
responsabile della pubblicità per Candler ed escogita una
strategia per attirare i consumatori; per la prima volta
nella storia lancia una campagna promozionale. Ottenendo
nomi e indirizzi dei clienti migliori della più grande farmacia
della città, spedì loro buoni per una consumazione gratuita
di “Coca-Cola”: il successo è immediato, d’altronde come
si può resistere ad una bevuta gratis?. E poi se il prodotto è
buono, i clienti sono assicurati.
Grazie alla spinta di questa campagna
promozionale la “Coca-Cola” diventa
famosa in tutto il paese. L’America non
può fare a meno della “Coca-Cola”.
LE PRIME PROTESTE
Sulle riviste e sui giornali iniziano ad
apparire però i primi articoli di protesta di persone affette
da dipendenza da “Coca-Cola” e da tutte quelle bibite che
contenevano cocaina.
Chandler oppresso dalla critica, nel 1906, torna in
laboratorio e trova la soluzione per eliminare qualsiasi
traccia di droga dalla bevanda, creando la “Coca-Cola
Classic”. Questo portò ovviamente a un cambio della
strategia pubblicitaria, la “Coca-Cola" non era più una
bevanda dalle proprietà curative, ma una semplice
bevanda rinfrescante .
La critica tace, la nuova “Coca-Cola” può continuare la sua
scalata verso la fama.
LA BOTTIGLIETTA
Nel 1899, per la prima volta, la “Coca-Cola” viene
imbottigliata in modo da renderne possibile la vendita, non
solo spinata nei bar, ma anche negli alimentari e nelle
drogherie.
Contemporaneamente nascono però imitazioni che cercano
di rubare una fetta di mercato alla “Coca-Cola”
imbrogliando i consumatori.
Candler reagisce, porta in causa la concorrenza riuscendo a
“distruggerla”.
Decide così di rendere il packaging unico e inconfondibile e
grazie all’ispirazione avuta dall’illustrazione di un baccello
di cacao visto su un enciclopedia, un soffiatore di vetro
“Root Glass Company”
della di Terre Haute in Indiana, ideò
la bottiglia più amata e conosciuta al mondo.
La scanalatura della bottiglia era pensata per distinguerla
dai prodotti della concorrenza e risultare riconoscibile
anche al buio o persino una volta rotta.
Per la sua forma sagomata veniva chiamata anche “Mae
West” per via delle sinuose forme che richiamavano quelle
dell'attrice.
La leggenda infatti, narra che sia stata lei la modella per il
disegno della bottiglia, ma la realtà dei fatti è diversa: La
bottiglia già c'era quando “Mae West” non era ancora
famosa, l'accostamento è più che altro simbolico.
Inizialmente il colore della bottiglia tendeva al verde a
causa della sabbia che il vetro conteneva ma con il tempo il
colore è cambiato mentre il design è rimasto fedele
all’originale.
L’unicità di questa bottiglietta è data non solo dalla forma
ma anche dalla scritta in rilievo, che contribuì alla visibilità
del marchio a livello mondiale.
Venne brevettata nel 1915 e introdotta nel mercato l’anno
successivo.
Diventato ricco e famoso, Candler nel 1919 decide di
vendere la “Coca-Cola Company” per godersi così gli ultimi
anni della sua vita.
ERNEST E ROBERT WOODRUFF
E’ un ricco finanziere dell’epoca il primo ad interessarsi
all’acquisto della “Coca-Cola”: Ernest Woodruf.
Candler lo conosce per la sua cattiva fama e non vorrebbe
vendere la sua azienda a una persona cosi avida e senza
scrupoli, per farlo ne alza spropositatamente il prezzoi,
cercando così di scoraggiare Woodruff.
Woodruff non demorde e acquista l’azienda, ma non ha
nessuna intenzione di dirigerla, infatti pochi anni dopo, nel
1924, passa la gestione al figlio Robert.
Robert contrariamente al padre è molto interessato alla
gestione della azienda e si interessa a ogni aspetto, dalla
produzione al marketing, finalmente la “Coca-Cola” è
pronta per nuovi successi.
Nasce un rivale: LA PEPSI-COLA
Nel 1898 nasce la “Bradz drink”, dal nome del suo creatore,
Caleb Bradham, un farmacista di nel nord Carolina, che
nel 1902, ne cambia il nome in “Pepsi-Cola”, perché: la
parola “cola” era molto famosa all’epoca, e "pepsi” deriva
da pepsina sostanza che aiuta la digestione infatti
inizialmente viene pubblicizzata come “bibita rinfrescante
che aiuta a digerire”.
Il successo della “Pepsi-Cola” è secondo solo a quello della
“Coca-Cola” fino a quando non scoppia la Prima Guerra
Mondiale:
Il prezzo dello zucchero, elemento fondamentale nella
“Pepsi-Cola” come nella “Coca-Cola”, sale
a dismisura e mette in crisi la produzione
di entrambi le famose bevande
rinfrescanti.
Bradham si prende un rischio enorme
accaparrandosi grandi quantità di
zucchero ed investendo forti somme in borsa, sicuro che lo
zucchero non potrà che proseguire a salire: si sbagliò, il
prezzo dello zucchero crollò portando Bradham e la “Pepsi-
Cola” alla banca rotta. Bradham costretto a chiudere
l’azienda torna alla sua farmacia.
LA SECONDA GUERRA
MONDIALE
Il bombardamento giapponese sull'isola americana di Pearl
Harbor nel 1941, fece sì che gli Stati Uniti entrassero nella
seconda Guerra Mondiale. La ripresa e lo sviluppo
dell'industria militare permise agli USA di uscire dalla
depressione, iniziata nel 1929, tuttavia, “Pepsi-Cola” e
“Coca-Cola” furono messe a dura prova a causa del
razionamento dello zucchero.
Robert Woodruff decide così di recarsi a Washington, per
convincere il governo che la “Coca-Cola” essendo la bibita
rinfrescante più famosa d’America non solo è un simbolo
nazionale, ma una necessità per i soldati al fronte.
Incredibilmente Woodruff riesce a convincere il governo,
non solo a dargli tutto lo zucchero di cui ha bisogno, ma
addirittura a diventare il fornitore ufficiale dell’esercito
americano. Milioni di casse di “Coca-Cola” vengono
distribuite in tutti i campi d’addestramento dell’esercito e
anche spediti in tutti i luoghi in giro per il mondo dove
l’America sta combattendo.
Questo per la “Pepsi-Cola” è un attacco letale in quanto al
contrario di “Coca-Cola” non può disporre in tempo di
guerra di tutto lo zucchero necessario, fatica a stare a
galla.
L’esercito USA costretto a spostarsi in tutti i continenti non
fu mai separato dalla famosa bibita che veniva nominata
persino nelle lettere inviate ai propri cari, come ad esempio
questa lettera:
“Oggi è un giorno speciale. Tutti nella compagnia abbiamo
ricevuto una bottiglia di Coca-Cola. Questo può sembrare di
poca importanza però se aveste visto tutti questi individui
che hanno passato più di venti mesi navigando, stringere
contro il loro petto la bottiglia, correre verso la loro tenda, e
fermarsi a rimirarla e non saper cosa fare. Nessuno beveva
la sua bottiglia di Coca-Cola perché dopo, tutto, sarebbe
finito, tutto, sarebbe già passato (.)" (Soldato Dave
Edwards, in una lettera a suo fratello dall'Italia 1944).
In ogni campo militare vi era un impianto per spinare e
conservare al fresco la Coca-Cola; bere una Coca Cola è per
i soldati come tornare nel cortile di casa a sorseggiare la
propria bibita preferita all’ombra di una bella quercia.
“Coca Cola porta il sapore di casa ai soldati”.
IL DOPO GUERRA
All’inizio degli anni cinquanta “Coca-Cola” è praticamente
invincibile, diventata un simbolo americano, è presente in
tutto il mondo con vendite annue pari a quasi un miliardo di
dollari.
L’industria degli analcolici però in quel periodo cambia e si
espande rapidamente, nascono nuove bevande, nuovi
formati e nuove strategie di marketing.
Woodruff si ostina a non volere cambiare più niente dal un
punto di vista del marketing,
“se aveva funzionato fino ad ora perché cambiare?”.
Il prezzo di 5 cent rimase invariato nonostante gli
ingredienti salissero di costo, la “Coca-Cola”, nelle famose
bottigliette da 18 centilitri, era l’unico prodotto
dell’azienda.
“Pepsi-Cola” è più dinamica, propone nuovi prodotti e nuovi
tipi di distribuzione, differenzia il mercato e lancia
campagne pubblicitarie aggressive costringendo la “Coca-
Cola” nel 1955 a proporre una bottiglietta più grande e nel
1961 a produrre una nuova bevanda: la“Sprite”.
Per più di 70 anni (dal 1886 al 1959) il prezzo di una
bottiglia di “Coca-Cola” è rimasto bloccato a 5 centesimi di
dollaro; un caso davvero eccezionale.
Una parte del problema stava nell’adeguare i distributori
automatici ad un nuovo prezzo, pari a 10 centesimi di
dollaro, l’altra stava nella difficoltà di convincere i
consumatori ad accettare un aumento del 100%, così, il
presidente della “Coca-Cola” nel 1953 scrisse addirittura al
Presidente Eisenhower per suggerirgli una moneta da 7
centesimi e mezzo, richiesta neanche presa in
considerazione.
Nel 1960 infine il prezzo si spostò definitivamente da 5 a 10
centesimi, per giustificare il nuovo prezzo “Coca-Cola”
introdusse una bottiglia più grande, “King Size Coke”,
introducendo nuovi distributori automatici.
LA PEPSI GENERATION
La guerra per la “cola” è però solo all’inizio,
c’è una nuova arma nelle mani delle due
aziende che è appena arrivata nelle case
degli americani: la televisione. La “Pepsi” è
la prima ad usare questo nuovo mezzo di
comunicazione efficacemente: ignorando
l’amore per la “Coca-Cola” dei reduci dalla
Seconda Guerra Mondiale e concentrandosi
sui loro figli.
Figli ribelli, stufi di sentire le storie di guerra dei genitori,
proiettati al futuro e in piena epoca Hippie (il ‘68), il clima
di cambiamento posiziona la “Pepsi” come la bibita del
nuovo mentre “Coca-Cola” come il simbolo della tradizione
e, di conseguenza, del vecchio.
Chi beve “Coca-Cola” è un tradizionalista, un vecchio, chi
beve “Pepsi” al contrario è un “figo”, “uno sveglio”, uno
che vuole provare cose nuove e non ha paura del futuro.
E’ la Pepsi Generation.
I giovani bevono e vogliono “Pepsi”.
La “Coca-Cola” trema, rispondendo con un duro attacco,
uno spot televisivo entrato nella storia.
“Pepsi” però continua a guadagnare quote di mercato
anche grazie al “Pepsi challenge” (1984): un sondaggio che
mise a confronto le due cole (“Pepsi” / “Coca-Cola”)
servendole alternativamente, in confezioni irriconoscibili e
alla stessa temperatura raggiungendo un risultato
sorprendente: la “Pepsi” se non riconosciuta veniva
preferita dalla maggioranza dei consumatori sottoposti al
test.
Questa campagna pubblicitaria permise alla “Pepsi” di
guadagnare quote di mercato e di raggiungere la “Coca-
Cola”.
THE NEW COKE
Robert Woodruff ormai vecchio e non più in
grado di reggere l’azienda(infatti muore nello
stesso anno, 1985), passa la mano al giovane
ed intraprendente Roberto Goizueta che
diventa l’amministratore delegato della “Coca-
Cola” , come prima operazione per rilanciare il
marchio e il prodotto pensa e realizza
l’impensabile: modifica la storica formula della “Coca-Cola”
per rintrodurla sul mercato come:“ New Coke”.
Il gusto della nuova “Coca-Cola” si avvicina a quello della
“Pepsi”, è più dolce e meno acido: i dirigenti di “Coca-Cola”
pensano che cambiare il gusto ed avvicinarsi a quello della
concorrenza sia una buona mossa. Niente di più sbagliato.
Il 23 aprile 1985 viene lanciata sul mercato la nuova
formula. Nonostante ci si affanni a proclamare la “New
Coke” come un prodotto nuovo ed innovativo è subito
chiaro a tutti i consumatori che ci si ritrova di fronte ad una
imitazione riuscita male della “Pepsi”. Il gusto simile
scontenta tutti.