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Sintesi

Introduzione Molecole della vita - Tesina



Ho scelto di incentrare la mia tesina di maturità su un tema che da sempre, ma specialmente negli ultimi decenni è al centro dell’attenzione e che inoltre è stato ripreso per la seconda Esposizione Universale tenutasi a Milano: l’alimentazione.
Il tema scelto per l'Expo 2015 è “Nutrire il pianeta, energia per la vita” e include tutto ciò che riguarda l'alimentazione (educazione alimentare: diritto ad una alimentazione sana, sicura e sufficiente, qualità del cibo in un mondo sempre più popolato, prevenzione delle malattie sociali o “malattie del benessere e della denutrizione”, innovazione scientifica e tecnologica, tematiche legate agli OGM. L’evento prevede la partecipazione di 137 Paesi e di quattro organizzazioni internazionali: ONU, Commissione Europea, Comunità Caraibica e Forum delle isole del Pacifico.
Al di là dell’EXPO di Milano, il tema dell’alimentazione e dell’educazione alimentare ha un ruolo di primaria importanza nella vita quotidiana. È sufficiente entrare in una qualsiasi libreria, sfogliare qualche quotidiano o guardare un qualsivoglia programma televisivo che subito veniamo bombardati da informazioni riguardanti alimentazione e salute. Sono sempre più numerosi i libri, in cima alle classifiche, che trattano di studi sull’alimentazione (“The Chyna Study” di T. Colin Campell, “Alimentazione Naturale” di Valdo Vaccaro, “La salute su misura” di Peter J. D’Adamo) e sulle diete (“La Dieta di South Beach” di A. Agatstone, “La Nuova Dieta Low Carb su Misura Personale” di Dr. Rob Thompson, “La Dieta dell’Indice Glicemico” di M. Grillparzer), per non parlare delle riviste e dei quotidiani che dispensano consigli (in America “Family Doctor: Your Essential Guide to Health and Well-being”, in Italia “Il Sole 24 Ore” e “Corriere Della Sera” sezione Salute) e delle pubblicità trasmesse dai media che promuovono prodotti e dispensano metodi per mantenersi “in linea”.

Collegamenti


Molecole della vita - Tesina



Italiano -

Verga e la corrente del Verismo



Storia -

La seconda Rivoluzione Industriale e la nascita dell'Industria Alimentare



Storia dell'arte -

Van Gogh, "I mangiatori di patate"



Inglese -

Joyce, "Ulysses"



Filosofia -

Feuerbach, "L'uomo è ciò che mangia"



Scienze -

Le proteine



Fisica -

Tecnica della Spettroscopia infrarossa

Estratto del documento

TORIA ELL RTE

I mangiatori di patate Il dipinto ritrae una

famiglia di poveri

contadini che è

seduta intorno a un

tavolo per la cena. Il

quadro è stato

realizzato con colori

terrosi e scuri che

gli conferiscono

l’aspetto di un

notturno,

l’atmosfera è cupa

nonostante la luce

della lanterna ad

Anno di pubblicazione: 1885 olio che conferisce

Dimensioni: 81,5×114,5 cm una certa teatralità.

Luogo in cui è conservato: Amsterdam, Rijksmuseum Vincent Van Gogh La forte espressività

legata ai volti delle figure, alla gestualità dei personaggi è stata studiata appositamente da Van

Gogh per conferire un tono ancor più drammatico all’intera opera, quasi donando dei connotati

“eroici” e una solida dignità al mondo contadino che mangia ciò che è stato prodotto con le proprie

“mani.

Il pittore raffigura la dura e veritiera realtà dei poveri, evitando ogni abbellimento o sentimento

di compassione come invece era solito fare il francese Millet quando ritraeva i mietitori al lavoro,

riprendendo le tradizioni olandesi di pittori come Rembrandt (lo si nota soprattutto nel gioco di

luce ed ombra e i toni molto scuri utilizzati negli spazi interni) e combinando anche alcuni

insegnamenti appresi dai pittori del romanticismo francese come Delacroix (percepibile nello

schieramento del pittore dalla parte degli oppressi come ne “La Libertà che guida il popolo”).

L’efficacia espressiva comunicataci dall’opera deriva anche dalla stessa esperienza personale

dell’autore che, durante il periodo di “apostolato” nelle miniere del Belgio, sperimenta in prima

persona le sconvolgenti situazioni di povertà dei minatori.

Pagina 12

E

NGLISH

James Joyce: the food and the identity of the

characters

In his novel "Ulysses," Joyce uses a new method for describing his characters: they are portrayed

mainly by their culinary passion.

The protagonist, Mr. Leopold Bloom, who is an

advertising agent leader of Jewish origin, is

represented as a man of the "crowd", without the

special characteristics of the Homeric Heroes

(Leopold in fact could be compared with Ulysses),

but that " ate with relish the inner organs of beasts

and fowls. He liked thick giblet soup, nutty

gizzards, a stuffed roast heart, liverslices fried

with crustcrumbs, fried hencods’ roes. Most of all

he liked grilled mutton kidneys which gave to his

[1]

» .

palate a fine tang of faintly scented urine

In his novel, Joyce deals with typical aspects of daily

life like the common actions of Irish people and their Figure 3: The first edition of the novel

"Ulysses", 1922

nourishment.

These "culinary scenes" are described mainly in three particular episodes: in the fourth when

Leopold has to prepare breakfast for his wife, in the eighth when Mr. Bloom has lunch in a

restaurant and in the eleventh when he tastes a plate of liver with sauce. I decided to concentrate

only on the first of the three episodes because it already enables us to understand Joyce's

narrative.

In the fourth episode the protagonist reflects on what he has to prepare for the waking of his wife

and, at the end, he opts for “zwieback” with butter, but his thought constantly goes to kidneys:

« Kidneys were in his mind as he moved about the kitchen softly, righting her breakfast

things on the humpy tray. Gelid light and air were in the kitchen but out of doors gentle

summer morning everywhere. Made him feel a bit peckish. The coals were reddening.

Another slice of bread and butter: three, four: right.

She didn’t like her plate full. Right. He turned from the tray, lifted the kettle off the hob and

set it sideways on the fire. It sat there, dull and squat, its spout stuck out. Cup of tea soon.

[2]

» .

Good. Mouth dry.

1. James Joyce, Ulysses, Paperback, 1990, page 39

2. James Joyce, Ulysses, Paperback, 1990, page 39

Pagina 13

E

NGLISH

Despite the continuous flow of thoughts, as soon as Leopold finds a butcher shop along his path he

goes in and buys the much desired kidneys: « He halted before Dlugacz’s window, staring at

the hanks of sausages, polonies, black and white. Fifteen multiplied by. The figures whitened

in his mind, unsolved: displeased, he let them fade. The shiny links, packed with forcemeat,

fed his gaze and he breathed in tranquilly the lukewarm breath of cooked spicy pigs’ blood

A kidney oozed bloodgouts on the willowpatterned dish: the last. He stood by the nextdoor

girl at the counter. Would she buy it too, calling the items from a slip in her hand? Chapped:

washingsoda. And a pound and a half of Denny’s sausages. His eyes rested on her vigorous

hips. Woods his name is. Wonder what he does. Wife is oldish. New blood. No followers

[3]

» .

allowed. Strong pair of arms. Whacking a carpet on the clothesline.

This sequence of events allows us to understand the narrative technique of Joyce and the

particular role of food that serves as the "identity card" of the protagonist.

The narrative method used in the novel is the interior monologue, direct expression of the stream

of consciousness. In fact, Joyce is deeply influenced by Freud's theories according to which our

mind is naturally led to think through free associations. This technique consists in freely listing

the characters’ thoughts, without the use of punctuation, as they occur in their mind before they

are reorganized from by the rational part (consciousness).

In “Ulysses”, food often appears in Leopold’s stream of consciousness, becoming almost an

obsession for the protagonist: the thought of Leopold moves from the observation of pork and

sausages to the concern that the neighbours’ servant may take the last kidney left, to the presence

of the young domestic assistant. At the end, though, his thought always returns to the kidneys

(that prevail on all the other thoughts) and allows us to understand the double role of food: it

represents both the expression of the unconscious and the personality of the characters.

The identity of Mr. Bloom is defined through his consumption of the typical dishes of Dublin’s

tradition, among which stands out his favourite: kidneys. This dish belongs to the popular cuisine

and was usually served in taverns; this gives us an idea of the protagonist as a common man of his

time who enjoys of low-cost foods. Through the way of consuming food and the type of foodstuff

we eat, we can define the identity of individuals and of communities.

3. James Joyce, Ulysses, Paperback, 1990, page 42

Pagina 14

F ILOSOFIA

Feuerbach:” Der mensch ist was er isst”

La nuova essenza del cibo

Nel corso della storia abbiamo assistito alla trasformazione di diverse istanze legate alla

sopravvivenza dell’individuo, ma, in questa trattazione, ho voluto soffermarmi sulla rivalutazione

del cibo come bisogno primario dell’uomo.

Mentre nel Paleolitico, ogni qual volta che l’uomo avvertiva il bisogno di saziarsi andava a caccia,

a partire dal Mesolitico le società umane cominciarono a immagazzinare e a conservare gli

alimenti, avviandosi verso un processo di sedentarizzazione che porterà alla nascita

dell’agricoltura e dell’allevamento. Il culmine di quest’evoluzione avverrà nel XIX secolo quando,

grazie al processo di modernizzazione dell’agricoltura, all’aumento della produttività e al

conseguente abbassamento dei prezzi, qualsiasi prodotto divenne accessibile quasi a chiunque.

Questo eccezionale progresso condusse ad un mutamento del concetto di cibo che cominciò dalla

riconsiderazione della sua dimensione necessaria e ritualistica: nelle società primitive gli

alimenti erano considerati sacri proprio perché indispensabili per la vita, invece nella moderna

società borghese si smarrì il valore intrinseco dell’alimentazione (intesa come assunzione

necessaria di cibarie che assicura il mantenimento dello stato di salute del corpo). Grazie al

progresso tecnologico e produttivo indotto dall’affermazione della società industriale, l’uomo

borghese poté ora contare su un’enorme disponibilità di generi alimentari, che inevitabilmente

trasformò regime alimentare da ipocalorico a ipercalorico.

Questo processo venne considerato una risposta “naturale” alle sofferenze patite durante i lunghi

secoli di penuria alimentare e causò il mutamento del rapporto tra modalità di consumazione del

cibo e identità dell’individuo. Ciò che precedentemente permetteva all’uomo di riconoscersi in

un gruppo e che fungeva da “mezzo” per creare delle nuove relazioni, ora lo stava conducendo ad

adottare un modello alimentare diverso che lo svincolava dalla tradizione, dai valori trasmessigli

e che rispondeva solamente ai gusti personali.

Questo principio di assoggettamento dell’uomo nei confronti del cibo venne descritto da Joyce

nell’Ulisse, mentre Ludwig Feuerbach (1804-1872) nel suo saggio "Il mistero del sacrificio o l'uomo

è ciò che mangia" enunciò i vantaggi che l’uomo potrebbe trarre se seguisse una corretta

alimentazione. Pagina 15

F ILOSOFIA

L’opera In questo scritto del 1862, Feuerbach asserisce che esiste un

rapporto di complementarietà tra psiche e corpo: per

sfruttare al massimo le nostra facoltà mentali dobbiamo

alimentarci in modo corretto, poiché solo quando il nostro

corpo si trova in una condizione ottimale riesce a pensare in

modo accurato.

In quest’opera è possibile notare l’orientamento

materialistico tipico di tutta la corrente filosofica post-

hegeliana di sinistra, e fortemente spiritualizzato del

filosofo, derivante dalla compenetrazione tra pensiero

Figura 4: Ritratto di Ludwig positivistico e progresso scientifico: «

[…] I cibi si trasformano

Feuerbach

in sangue, il sangue in cuore e cervello; in materia di pensieri e sentimenti. L’alimento umano

è il fondamento della cultura e del sentimento. Se volete far migliorare il popolo, in luogo di

declamazioni contro il peccato, dategli un’alimentazione migliore. L’uomo è ciò che mangia

[1]

» .

[…]

L’emblematico titolo dell’opera ha infatti la funzione di rivalutare il corpo umano nella sua

totalità, superando la tradizionale visione dualistica occidentale basata sulla distinzione

ontologica tra anima e corpo, consentendo il raggiungimento dell’unità psicofisica dell’uomo.

L’obiettivo di questo scritto è fondamentalmente quello di creare una volontà nel popolo atta a

perfezionare le proprie condizioni spirituali attra

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