Anteprima
Vedrai una selezione di 10 pagine su 97
Michelangelo e il Tondo Doni, tesina Pag. 1 Michelangelo e il Tondo Doni, tesina Pag. 2
Anteprima di 10 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Michelangelo e il Tondo Doni, tesina Pag. 6
Anteprima di 10 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Michelangelo e il Tondo Doni, tesina Pag. 11
Anteprima di 10 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Michelangelo e il Tondo Doni, tesina Pag. 16
Anteprima di 10 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Michelangelo e il Tondo Doni, tesina Pag. 21
Anteprima di 10 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Michelangelo e il Tondo Doni, tesina Pag. 26
Anteprima di 10 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Michelangelo e il Tondo Doni, tesina Pag. 31
Anteprima di 10 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Michelangelo e il Tondo Doni, tesina Pag. 36
Anteprima di 10 pagg. su 97.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Michelangelo e il Tondo Doni, tesina Pag. 41
1 su 97
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi
Introduzione Michelangelo e il Tondo Doni, tesina


Questa tesina è stata concepita con l'intento di dare una base teorica al desiderio
da parte mia di realizzare una copia in scala 1:1 del Tondo Doni seguendo
le modalità, i materiali e le tecniche rinascimentali della pittura a tempera su
tavola.

Collegamenti

Introduzione Michelangelo e il Tondo Doni, tesina



Storia dell'Arte - Michelangelo, le sue opere e il Tondo Doni
Matematica - Il numero aureo ed il suo utilizzo all'interno dell'opera analizzata.
Estratto del documento

fitto è sconvolto da una lunga crepa causata dai movimenti di assestamento

dei muri e gli intonaci hanno estremo bisogno di essere rifatti. I lavori si svol-

gono in un tempo relativamente breve e Michelangelo è costretto a posizioni

molto scomode e a ritmi di lavoro estenuanti. Lo stato psicologico dell'artista

è aggravato ulteriormente dai frequenti ritardi nei pagamenti da parte della

Curia, dalle continue richieste di denaro da parte dei familiari (che nel 1512, al

ritorno dei Medici a Firenze, avevano perso alcuni privilegi a causa delle loro

simpatie repubblicane), dai pettegolezzi fomentati ancora una volta dal Bra-

mante nonché dall'insoddisfazione di sé tipica dell'artista. Proprio

quest'ultimo motivo (o forse anche il penultimo) lo spingerà poi, in corso

d'opera, a passare da un iniziale progetto più ridotto alla realizzazione di uno

dei più imponenti ed ambiziosi cicli pittorici di sempre. Il Pontefice, intuita la

grandezza dell'opera che si andava facendo ed essendo uomo dalle maniere

spicce e dal temperamento impaziente, dopo essersi recato numerose volte ai

ponteggi, chiede a Michelangelo, quando già i lavori erano giunti a metà delle

fatiche, di liberare la volta delle impalcature dimodoché si potesse avere una

prima visione d'insieme della grande opera . Tale occasione dà modo anche

14

all'artista di osservare il ciclo pittorico in una prospettiva dal basso tale quale

dev'essere per l'osservatore e quindi di coglierne eventuali difetti ed aspetti

migliorabili. Il Condivi ricorda così l'evento: «L'openione e l'aspettatione che

s'haveva di Michelagnolo, trasse tutta Roma a veder questa cosa, dove andò

ancho il Papa, prima che la polvere, che per il disfar del palco [delle impalca-

ture, n.d.t.] era levata, si posasse» . Il termine dei lavori verso la fine di otto-

14

bre del 1512 lascia la Città Eterna sconvolta da una bellezza senza eguali.

La morte di Giulio II nel febbraio 1513 segna per Michelangelo la ripresa

dei lavori per il monumento funebre del Pontefice, in un nuovo progetto più

ridotto. Lo scultore, ansioso com'è di riprendere in mano martello e scalpello

dopo quattro anni in cui s'è dedicato anima e corpo all'impresa della Sistina,

comincia di buona lena a lavorare alla nuova commissione, nella speranza di

portarla finalmente a compimento. Ma il lavori sono ancora una volta inter-

rotti: nel 1518 Leone X (Giovanni de' Medici, quartogenito del Magnifico),

successore al Soglio Vaticano di Giulio II, gli chiede di progettare una facciata

per la chiesa fiorentina di San Lorenzo . Appena due anni dopo anche questo

16

contratto è rescisso causa probabilmente gli ingenti costi che comporta e

l'opera non diverrà mai in essere. Nel frattempo è ancora Leone X a commis-

sionargli i lavori per la Sagrestia Nuova, cappella funebre presso S. Lorenzo

progettata al fine di ospitare degnamente le sepolture dei cugini Giuliano Du-

ca di Nemours (deceduto nel 1516) e Lorenzo Duca d'Urbino (deceduto nel

1519), del padre e dello zio Giuliano (rimasto ucciso nella celebre Congiura dei

Pazzi). Al di là di queste grandi opere (rimaste tutte incompiute, ivi compresa

la Sagrestia) sono anni di grande attività artistica per Michelangelo, il suo no-

me è oramai divenuto leggenda ed ogni nobiluomo d'Italia e d'Oltralpe ambi-

sce ad ottenere un'opera autografa del celebre artista. Le commissioni che

giungono da ogni dove sono innumerabili e Michelangelo ha un gran daffare a

soddisfare solamente un'esigua parte di esse.

16

Nel 1523 Leone X passa a miglior vita e a succedergli è Clemente VII. Tra

le opere che questi affida all'artista si ricordi in primis la nota Biblioteca Lau-

renziana, facente parte anch'essa del complesso fiorentino di S. Lorenzo.

Il 1527 è segnato dal triste evento del Sacco di Roma. La Città Eterna è

messa a ferro e fuoco e derubata dei grandi capolavori d'arte accumulati dalla

Chiesa nel corso di molti secoli. Il clamore del terribile smacco subìto dal Papa

fa insorgere la città di Firenze contro il suo delegato Alessandro de' Medici. Al

posto di questi viene instaurato un governo repubblicano. Michelangelo aderi-

sce senza indugio al nuovo regime e nel gennaio del 1529 è nominato Gover-

natore delle fortificazioni cittadine in previsione di un imminente assedio da

parte delle forze imperiali. Ciononostante i vari dissapori interni con il gonfa-

loniere Niccolò Capponi e con il comandante dell'esercito e l'aggravarsi della

situazione lo preoccupano al punto che il 21 settembre di quell'anno decide di

lasciare la città alla volta di Venezia, in attesa di trasferirsi alla corte regia di

Francia. Un bando cittadino tuttavia gl'impone di rientrare subito a Firenze,

pena la condanna per tradimento. Tornato in città gli viene riaffidata la dire-

zione dei lavori di fortificazione. Ma le forze degli assedianti sono enorme-

mente superiori alle difese e la giovane Repubblica, già in ginocchio per il di-

lagare in città di un'epidemia di peste (in cui perde la vita tra i tanti anche

Andrea del Sarto), è costretta a scendere a patti col nemico per evitare il sac-

cheggio e la distruzione che pochi anni prima aveva colpito Roma. E' il 12 ago-

sto 1530 quando i Medici rientrano vittoriosi a Firenze. Michelangelo, forte-

mente compromesso per la sua attiva partecipazione al biennio repubblicano,

è costretto a nascondersi per evitare il linciaggio. Il placet del Pontefice non si

fa attendere a lungo, egli infatti non può farne a meno ed alcune commissioni

rimaste in sospeso ne invocano a gran voce il ritorno. Michelangelo riprende

così di buona lena a lavorare alle proprie opere ma oramai è un uomo di non

più giovane età, ogni azione gli risulta terribilmente faticosa e i prolungati

sforzi ai quali è sottoposto lo conducono ad una grave malattia che lo costrin-

ge a letto per lungo tempo.

Il 1532 è l'anno che segna la ripresa dei lavori per il monumento funebre

a Giulio II in una quarta progettazione e l'incontro dell'artista con il giovane

Tommaso de' Cavalieri , ragazzo di grande intelligenza e bellezza. A lui Mi-

17

chelangelo dedica numerosi componimenti poetici e disegni; il particolare

legame appassionato che va a crearsi tra i due (che quando si conobbero ave-

vano l'uno cinquantasette e l'altro ventitré anni) ha fatto pensare nei secoli ad

una possibile relazione omosessuale mai accertata e del resto accoratamente

respinta dall'artista stesso nelle parole del proprio biografo, il Condivi. L'anno

seguente muore il padre Ludovico alla veneranda età di novantadue anni. Nel

frattempo i lavori fiorentini proseguono sempre più lentamente, Michelangelo

è inoltre insofferente nei confronti del governo tiranneggiante e dispotico

instaurato in città dal Duca Alessandro. Per questo motivo, prendendo a scu-

sante la nuova commissione avuta da Clemente VII per la realizzazione di un

Giudizio Universale nella parete di fondo della Sistina, decide di recarsi a Ro-

ma lasciando la sua città senza farvi più ritorno. A pochi giorni dal suo arrivo

17

a Roma papa Clemente muore ed al soglio pontificio sale Paolo III Farnese .

18

Il nuovo Papa è un grande estimatore dell'arte di Michelangelo e tra gelosia e

ammirazione gli anni seguenti trascorrono con varie commissioni, principal-

mente in ambito urbanistico-architettonico come la ristrutturazione dell'anti-

ca Piazza del Campidoglio (1538), Palazzo Farnese (1546), San Pietro (1546)

ma anche in ambito scultoreo come la celeberrima Tomba di Giulio II (che

trova compimento nel 1545 nella chiesa di S. Pietro in Vincoli) ed in ambito

pittorico come il suddetto Giudizio Universale (1536) e la Cappella Paolina

(1542). Gli anni della vecchiaia determinano per l'artista una fase di profonda

crisi psicologica e spirituale segnata dalla morte di molte persone care all'arti-

sta quali il padre dapprima, la dolce musa e mentore Vittoria Colonna e

19

l'amico Luigi del Riccio nel 1547 ed il fratello prediletto, Giovansimone, l'anno

seguente. Michelangelo, perseguitato da innumerevoli quesiti interiori sulla

sensatezza di un'esistenza dedita alla ricerca della bellezza formale, angosciato

dall'inesorabile incedere della morte di fronte ad una fede che vacilla tra

l'amore per l'Arte e l'amore per Dio, riversa dubbi e paure nei propri scritti, il

cui tema conduttore passerà proprio in questo periodo da quello amoroso a

quello filosofico-religioso. Anche la produzione artistica di questo periodo

risente delle tribolazioni interiori in atto nell'animo dell'uomo: il pennello ed

il martello si fanno più stanchi ed ogni semplice azione costringe il vecchio

scultore ad uno sforzo fisico notevole. Mentre i lavori e le commissioni proce-

dono a rilento anche i risultati si fanno più deludenti e qualitativamente infe-

riori rispetto ai precedenti. Spesso le opere rimangono incomplete secondo la

teoria del non-finito e talune saranno talvolta completate da artisti di epoche

successive.

Nel 1550 Giorgio Vasari aveva pubblicato il celebre trattato Vite de' più

eccellenti, pittori, scultori e architettori italiani. In tale opera egli, partendo

dai primordi dell'arte italica (individuati nella figura di Cimabue) giungeva a

contemplare le biografie dei vari artisti susseguitisi in epoca medievale e rina-

scimentale sino all'età contemporanea. Posta a conclusione del trattato era la

figura di Michelangelo, quale tessera finale del secolare percorso di matura-

zione dell'Arte, sintesi della perfetta padronanza di sé in ogni ambito artistico.

Nonostante la sua persona fosse avvolta in un quadro dolcemente celebrativo

che lo poneva come ideale indiscutibile di perfezione formale, a Michelangelo

non piacque la maniera con cui lo scrittore aretino l'aveva descritto, sia per le

numerose imprecisioni presenti nel testo, sia per il modo in cui era stata nar-

rata la tormentata vicenda legata alla sepoltura di Giulio II. Per questo motivo

Michelangelo si mette subito al lavoro per redigere una biografia che esponga

la sua personale versione dei fatti. Ad aiutarlo nella stesura dell'opera c'è un

suo stretto collaboratore nonché amico, Ascanio Condivi. Lo scritto è dato alle

stampe nel 1553 e ad esso attingerà poi il Vasari nella riedizione delle Vite del

1568.

Gli ultimi anni di vita di Michelangelo trascorrono nella sua povera casa

romana in piazza Macel de' Corvi, a due passi dal Foro. E' un ambiente squal-

18

lido, popolato di gatti randagi e cadaveri di bestie in putrefazione. Michelan-

gelo ha avuto modo d'arricchirsi in vita, i soldi non gli mancano certo. Ai pa-

renti rimasti a Firenze dona un palazzotto signorile in via Ghibellina. Potreb-

be lasciare tutto, fuggire da quel putridume per andare a rifugiarsi lì, nella cit-

tà amica. Ma la rinnovata fede lo spinge a dedicare a sé il solo indispensabile

alla sopravvivenza: un tetto per la pioggia, una pagnotta per la fame. E' il cre-

puscolo di una esistenza passata tra fatiche ed affanni, l'epilogo di una vita di

stenti. Un giorno, sul finire del carnevale del 1564, sente un malessere strap-

pargli di corpo ogni forza. All'indomani, per scacciare il torpore, tenta una ca-

valcata, ma le forze mancano ancora. Un domestico chiama il medico e gli

amici. La malattia dura per altri cinque giorni. L'ultimo giorno Michelangelo

dà testamento: l'anima al cielo, il corpo alla terra, gli averi ai parenti. Spira

serenamente il 17 febbraio 1564 all'età di ottantotto anni undici mesi e quin-

dici giorni .

20 19

20

Note

1. Rispettivamente in ordine di elencazione: per l'Inghilterra: la

Guerra dei Cent'anni tra Francia e Inghilterra (1337-1453), Guerra delle Due

Rose tra famiglie Lancaster e York per l'ascesa al trono d'Inghilterra (1455-

1485); per i Balcani: conquista dell'Albania (1468), battaglie di Vaslui (1475) e

di Valea Alba (1476) tra moldavi ed ottomani, conquista della città veneziana

di Scutari (1478); per il Portogallo: Alfonso V, re di Portogallo, conquista la

città marocchina di Arzila (1471), cinque giorni dopo occupa Tangeri, la popo-

lazione fugge dalla città; per la Russia: battaglia di Shelon e sconfitta della

Repubblica di Novgorod da parte dell'esercito moscovita (1471), conquista

Dettagli
Publisher
97 pagine
1 download