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filosofia – F.Nietzsche
italiano – G.D’Annunzio
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latinità, passando per quelle recentemente scomparse, ricordiamo la caduta
dell’U.R.S.S. o di quella piu recente in Libia, a finire con quelle odierne di Paesi come
Cuba o la Corea del nord, quest’ultima teatro di scontri all’ordine del giorno.
A questo punto è opportuno trattare dei diversi tipi di totalitarismo del Novecento.
Il Fascismo
Gli anni dell’immediato dopoguerra in Europa furono attraversati da una fase di acuta
crisi economica e sociale. Essa era in primo luogo una crisi di legittimazione delle
istituzioni liberali prebelliche. Infatti, la guerra aveva impresso una brusca
accelerazione a quel processo di mobilitazione politica delle masse cominciato già
negli ultimi decenni dell’Ottocento.
Nasce il Partito Popolare, primo partito di massa di ispirazione cattolica fondato dal
sacerdote Luigi Sturzo che si afferma con il Partito socialista nelle elezioni del 1919.
Intanto, nel marzo dello stesso anno, veniva fondato in P.zza San Sepolcro a Milano il
movimento dei Fasci di combattimento da Benito Mussolini.
Due elementi ne consentirono il decollo: una conversione a destra e l’impiego su larga
scala della violenza politica.
Fu verso l’autunno del 1920 che incominciarono le spedizioni delle squadre d’azione
fasciste contro esponenti e sedi del movimento socialista. Successivamente furono
impiegate («camicie nere») dagli agrari per stroncare il movimento contadino.
«Se la legalità è l'essenza del governo non tirannico e l'illegalità quella della tirannide,
il terrore è l'essenza del potere totalitario.»
H.Arendt
Nelle elezioni del 15 maggio 1921 i fascisti furono chiamati a presentarsi all’interno
delle liste di blocco nazionale con i liberali, che potevano avere la maggioranza solo in
tal modo. Questo ne accrebbe il peso politico.
Mussolini a questo punto doveva trasformare il movimento in una vera forza politica.
Nel novembre 1921, al congresso dei Fasci nacque il Partito nazionale fascista che
serviva per operare sul piano della legalità politica.
Il programma era molto diverso da quello del 1919: prevedeva uno stato forte e la
limitazione dei poteri del parlamento, esaltava la nazione e la competizione fra le
nazioni, proponeva la restituzione all’industria privata di servizi essenziali gestiti dallo
stato, come le ferrovie e i telefoni. Era un programma di impronta nettamente
conservatrice e nazionalista, che rassicurava la borghesia.
La cosiddetta «marcia su Roma» fu effettiva il 28 ottobre 1922 quando colonne
fasciste entrarono nella capitale.
Il re Vittorio Emanuele III rifiutò di firmare il decreto di stato d’assedio e diede a
Mussolini l’incarico di formare un nuovo governo.
Mussolini presentò il suo governo al Parlamento con il celebre «discorso del bivacco» .
Questi due eventi segnano il crollo delle istituzioni liberali e democratiche.
Nel 1923, con una nuova legge elettorale maggioritaria (legge Acerbo) si assicurò la
maggioranza in parlamento.
Il Partito fascista si presentò così nel cosiddetto «listone» che ottenne un grande
successo (65% dei voti).
Matteotti, deputato al Parlamento, denunciò i brogli elettorali: fu rapito e ucciso da
una squadra fascista. Questo scosse profondamente l’opinione pubblica, aprendo una
grave crisi politica: le opposizioni parlamentari, per protesta, decisero di non
partecipare più ai lavori delle camere (secessione dell’Aventino).
L’epilogo fu il famoso discorso del 3 gennaio 1925, con cui Mussolini si assunse la
responsabilità politica del delitto Matteotti.
Così, anche se nulla formalmente era cambiato, il parlamento veniva di fatto
esautorato e la legalità costituzionale sospesa.
Mussolini mirò alla fascistizzazione dello stato e della società civile con le leggi dette
«fascistissime» del 1925-1926:
Il capo del governo fu reso responsabile solo di fronte al re
Il parlamento non poteva discutere nessuna legge senza previo consenso del
governo
Furono soppressi tutti i partiti politici, a eccezione di quello fascista
Furono soppresse le autonomie locali sostituendo ai sindaci i podestà nominati
dal sovrano
Tutta la stampa fu sottoposta a un severo controllo
Fu istituito il Tribunale speciale
Con gli anni trenta il fascismo venne assumendo le caratteristiche di un regime
totalitario con iniziative volte a mobilitare il consenso della popolazione (controllo
dell’informazione, Istituto Luce, ministero della cultura popolare). L’iscrizione al Partito
divenne obbligatoria per i dipendenti pubblici, ma d’altronde era necessaria per
ottenere agevolazioni.
Il partito controllava diverse organizzazioni di massa per educare la gioventù ai valori
del fascismo, organizzazioni che confluiranno poi nella Gioventù italiana del Littorio.
L’Opera nazionale dopolavoro organizzava il tempo libero dei lavoratori con gite, gare
sportive, spettacoli.
La ricerca del consenso e della stabilità politica guidò anche lo sforzo di Mussolini di
giungere a una conciliazione fra stato e chiesa che sanasse la frattura apertasi nel
1871, con l’annessione di Roma al nuovo stato unitario.
L’11 febbraio 1929 la Santa sede e il governo italiano sottoscrissero i Patti lateranensi;
Mussolini si presentava cosi, dinanzi all’opinione pubblice, con tutte la carte in regola,
come l’uomo che aveva sanato, dopo decenni, il dissidio con la Chiesa.
Tuttavia, nel 1938 si apre un nuovo capitolo buio: furono approvate le leggi razziali nei
confronti degli ebrei. Ma questo non è soltanto il frutto della profonda dipendenza di
Mussolini nei confronti di Hitler, ma rientrava pienamente in quella mentalità
antidemocratica e anti egualitaria distintiva dell’ideologia fascista.
Il Nazismo
Nell’ottobre 1918 in Germania reparti dell’esercito si ammutinarono chiedendo la pace
immediata e le dimissioni dell’imperatore. Migliaia di consigli operai controllavano in
armi i centri nevralgici del paese.
Allora venne proclamata la repubblica di Weimar.
Tuttavia, l’equilibrio raggiunto dalla repubblica fu presto spezzato quando gli effetti
della crisi del ‘29 si abbatterono sul paese.
In questo quadro si colloca l’ascesa di Hitler.
Con le SA tentò un colpò di stato: ma questo fu sventato ed egli fu condannato a 5
anni di carcere. Tuttavia, il processo gli diede il modo per propagandare le sue idee
contenute nel libro Mein Kampf con un’intensa opera di agitazione politica.
«I movimenti totalitari trovano un terreno fertile per il loro sviluppo dovunque ci sono
delle masse che per una ragione o per l'altra si sentono spinte all'organizzazione
politica, pur non essendo tenute unite da un interesse comune e mancando di una
specifica coscienza classista, incline a proporsi obiettivi ben definiti, limitati e
conseguibili.»
Hannah Arendt
Più che un programma politico, egli offrì ai tedeschi una prospettiva di radicale
mutamento, il sogno di un risorgimento della Germania unita dall’odio contro chi
ostacolasse questo progetto. Temi che fecero larga presa in un elettorato eterogeneo e
diffuso in tutto il paese.
Nel contempo Hitler riuscì a proporsi come l’uomo che avrebbe potuto stabilizzare in
senso autoritario il governo del paese, preservandolo da avventure rivoluzionarie.
Un ruolo fondamentale per coagulare i diversi elementi ebbero l’antisemitismo e il
razzismo, propagandati fin dall’inizio.
Oltre a qualificare gli ebrei come razza inferiore, Hitler impose sempre la necessità di
un antisemitismo programmato e istituzionalizzato «per estirpare la razza ebraica in
quanto tale».
La svolta decisiva si ebbe tra il 1930 e il 1932, anni caratterizzati da governi deboli.
Già alle elezioni dell’aprile 1931 Hitler ottenne il 36% dei voti.
Con il successo elettorale del luglio 1932, egli pretese il governo, ma il maresciallo
Hindenburg rifiutò.
Tuttavia, il paese era già ingovernabile tanto che, nel gennaio 1933, Hindenburg fu
costretto a conferire a Hitler la carica di cancelliere.
A marzo si tennero nuove elezioni: l’incendio del Reichstag e la retata seguitagli fecero
si che Hitler ottenesse la maggioranza.
I partiti comunista e socialdemocratico furono messi fuori legge. I giornali di
opposizione chiusi. Approvò la «Legge contro la formazione di nuovi partiti». Nacque a
Dachau il primo campo di concentramento per prigionieri politici. Nelle maggiori
piazze ardevano i roghi dei libri.
Il Fuhrer era l’unica fonte del diritto e legiferava da solo, senza l’intervento di organi
collegiali. Tuttavia, esistevano altri centri di potere gestiti da uomini fedeli al capo: Il
partito; La Gestapo, la polizia segreta; La Todt, il piano quadriennale per lo sviluppo
economico; le organizzazioni di consenso. Questo andava costituire un modello che gli
neofeudalesimo.
storici definiranno poi
Grande importanza ebbe il Fronte del lavoro che inquadrava tutti i lavoratori nelle
corporazioni.
Altresì irreggimentò la formazione dei giovani (Gioventù hitleriana), numerosi
intellettuali contrari furono costretti a prendere la via dell’esilio. Grande importanza
ebbe la propaganda(diffusione di info destinate a orientare l’opinione pubblica).
Il nazismo non fu semplicemente una dittatura, ma fu un regime che si fondava
sull’identificazione tra uomo dotato di grande potere carismatico(dal greco «dono»; si
fonda sulla dedizione alle caratteristiche eccezionali del capo; rapporto individuale e
non razionale), il Fuhrer, e le masse.
La politica razziale non colpiva solo gli ebrei ma anche altre categorie (omosessuali,
malati, zingari,…)
Con le Leggi di Norimberga (1935), legalizzando e radicalizzando tele progetto, ci si
avvio verso il genocidio.
Lo stalinismo
Il «comunismo di guerra» causò all’Unione Sovietica gravissimi ritardi: infatti, esso era
un paese più povero e rurale di quello d’anteguerra.
Questa situazione indusse Lenin ad avviare la Nep, che reintroduceva elementi di
profitto individuale e di libertà economica, con l’obiettivo di rianimare la produzione
interna:
Nelle campagne cessarono le requisizioni,
I contadini furono lasciati liberi di vendere le eccedenze, e poi, di assumere
manodopera salariata,
Si favorì lo sviluppo della piccola impresa.
Tuttavia, lo stato conservò sempre il controllo delle principali attività economiche.
Ma come industrializzare la Russia?
Su questo tema si aprì un intenso dibattito: I sostenitori della Nep, come Bucharin
auspicavano una trasformazione graduale del sistema; i suoi oppositori, come Trockij,
sostenevano la via della industrializzazione accelerata.
Dopo la morte di Lenin, Stalin e Trockij s’imposero come i membri di maggior spicco
nel partito bolscevico.
Trockij sosteneva la teoria della rivoluzione permanente mentre Stalin quella del
socialismo in un solo paese.
Successivamente, Stalin si pose in una posizione di «centro» e riuscì ad emarginare
Trockij, che fu esiliato. Egli divenne quindi il dominatore della scena politica sovietica.
Nel 1927 si verificò la «crisi degli ammassi», un duro colpo per lo Stato.
I contadini si rifiutavano di vendere il loro grano allo stato per un prezzo talmente
basso da non riuscire a coprire nemmeno i costi di produzione. Questo segnò la
sconfitta della Nep.
Allora, Stalin ripristinò le requisizioni e iniziò una propaganda contro i kulaki, che
vennero poi sterminati.
Dal 1930 Stalin procedette con la collettivizzazione forzata .
Milioni di aziende contadine furono trasformate in fattorie cooperative (kolchoz) o di
proprietà dello stato (sovchoz) e inserite nei piani di produzione, con l’obbligo di
consegna dei prodotti al prezzo fissato dallo stato.
Contestualmente si avvio l’industrializzazione accelerata attraverso la pianificazione
integrale dell’economia con la proprietà statale dei mezzi di produzione e l’avvio dei
piani quinquennali.
PEDAGOGIA
La volontà di potere si afferma ancor più nel campo dell’educazione. Le varie dittature
si sono occupate di questo aspetto fondamentale della vita dell’uomo istituendo veri e
propri enti di formazione gestiti dal Partito, si pensi ad esempio al Komsomol sovietico
o alla italiana “gioventù del Littorio”, dando vita a vere e proprie pedagogie ufficiali.