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Sintesi
Italiano: Pascoli

Storia: La propaganda americana anti-nazista

Inglese: A Christmas Carol di Dickens

Arte: Destino: l'incontro fra Disney e Dalì

Fisica: Il Fantasound
Estratto del documento

più grande successo della storia Disney fino ad allora. Nei mesi successivi, però, gli viene

diagnosticato un tumore ai polmoni. Disney non farà in tempo a vedere realizzato il diciannovesimo

classico dei suoi Studios, del quale per altro si occupò ben poco, e morì il 15 dicembre 1966.

La notizia fece il giro del mondo e fu lo stesso presidente degli Stati Uniti Ronald Regan a

pronunciare le seguenti parole: “Da oggi il mondo è più povero”.

Fisica: il Fantasound

La prima curiosità è a carattere scientifico; la storia risale al 1940: la Seconda guerra mondiale

infuria già in Europa e l' America temporeggia; la WaltDisney Company ha ormai diciassette anni e

sta preparando il debutto del suo terzo lungometraggio animato: Fantasia.

Prima di parlare di fisica, è bene ricordare cos'è Fantasia. Il terzo film di Disney è muto: non ci sono

uomini, né dialoghi. Fantasia è un susseguirsi di sette brevi cortometraggi, uniti dal filo conduttore

della musica classica; le immagini e le storie si susseguono accompagnate da una colonna sonora

che comprende grandi compositori come Bach e Cajkovskij creando un effetto surreale. E', inoltre,

importante ricordare che Fantasia era il film ideale per Walt Disney. Questo film, da molti

considerato il suo capolavoro, è l' ambizioso progetto che Disney aveva in mente da molti anni, è il

suo modo di intendere il cinema d'animazione. In Fantasia Walt Disney realizza la sua impresa

artistica di fondere e unire in una sola opera disegno, animazione e musica.

Con questa premessa, non stupisce di certo che l' attenzione e la cura per i dettagli tecnici dietro alla

lavorazione del film siano stati curati con ancor maggior attenzione dal suo autore. Nonostante,

infatti, il film sia stato pensato nel '37 e voluto con forza da Disney, rimarrà, tuttavia, in cantiere per

parecchio tempo. Il problema principale che Disney doveva affrontare era quello dell' audio.

Negli anni '30, agli albori della cinematografia, l' audio era riprodotto da un unico altoparlante;

questa tecnica, detta monofonìa, non era di certo adatta a restituire fedelmente la performance dell'

Orchestra di Filadelfia, che interpretò i brani della colonna sonora.

La monofonia è una tecnica di riproduzione/registrazione del suono che prevede un unico flusso

sonoro destinato ad essere riprodotto da un unico diffusore acustico posizionato frontalmente

rispetto all' ascoltatore.

Se questo sistema si rivelata sufficiente a riprodurre in maniera accettabile dialoghi o effetti sonori,

evidenti appaiono le sue limitazione quando si trattasse di riprodurre un concerto sinfonico.

I principali problemi di questo sistema sono:

La scarsa resa in condizioni di volume troppo basso o troppo alto, che presenta innumerevoli

– aberrazioni sonore.

Una fonte sonora (l'alto parlante) puntiforme: abbastanza da rendere comprensibili i dialoghi

– ma inferiore in molte situazioni ad una sorgente di forma rettangolare;

La registrazione dell' audio relegata in un punto fisso della scena; essendo l'audio riprodotto

– attraverso un solo flusso di dati, esso doveva essere registrato da un microfono unico posto

possibilmente al centro della scena in fase di regia;

Una fonte sonora fissa e unica che non consentiva, ad esempio, di rendere gli affetti di

– allontanamento o avvicinamento e conferiva staticità al girato.

Walt Disney fu tra i primi a comprendere i problemi tecnici del suono monofonico. Prima dell'

uscita di Fantasia, dunque, l' azienda lavorò a lungo al superamento di questo ostacolo; il risultato di

questo lavoro è noto con il nome di Fantasound.

Fantasound è stato il primo sistema di riproduzione audio stereofonico. È l' antenato dei moderni

sistemi di diffusione Surround multicanale e fu per la prima volta impiegato proprio in occasione

dell' uscita del film.

Il primo passo nella realizzazione di Fantasound è stato riprodurre l' effetto di un suono in

allontanamento. Come sappiamo, l' effetto Doppler acustico, varia la lunghezza d'onda del suono

percepito a seconda che sorgente e ascoltatore si trovino in movimento reciproco:

Ovviamente, tale effetto non si può raggiungere muovendo fisicamente la sergente ed è, perciò,

necessario creare un effetto acustico apposito, che è stato raggiunto in due tappe.

Inizialmente, ponendo due diffusori a distanze differenti ed agendo sul volume; il sistema a due

diffusori non era però sufficiente: la variazione del volume doveva essere operata in fase di

riproduzione, meccanicamente, e ciò rappresentò un problema ancor maggiore.

Fu allora introdotto un sistema a tre diffusori che consentì, attraverso tre configurazioni diverse

(destra, sinistra, centro) di far scemare il suono in maniera costante, in modo da riprodurre l' effetto

movimento.

Il primo prototipo di Fantasound, quindi, risolveva già uno dei problemi del cinema. Tuttavia,

persisteva un altro limite: nei sistemi monofonici, le variazioni nell' intensità sonora erano regolate

semplicemente ponendo un tetto massimo (40dB) alla potenza delle casse. Anche questo problema

fu presto risolto, introducendo un nuovo tipo di circuito in grado di gestire, all' interno del sistema,

la variazione dinamica e di passare dalle scene, per cosi dire, calme a quelle più movimentate.

Il nome del brevetto è “Togad” e permette di regolare automaticamente il volume a seconda dell'

intensità sonora, con ottimi miglioramenti in termini di fedeltà e fluidità.

In seguito, dopo altre importanti modifiche, Fantasound debuttò finalmente nelle sale e, nonostante

il clamoroso insuccesso del film al botteghino, costituì una pietra miliare della storia del cinema ed

è all' intuizione di Walt Disney, dunque, se oggi abbiamo quello che più tardi verrà ribattezzato

Surround. Storia: Disney e la propaganda

L'inizio degli anni '40 è devastato dall' imperversare della Seconda Guerra Mondiale. Per definirla,

spesso si usa l' espressione Guerra Totale, poiché ha coinvolto ogni sfera della vita umana di quegli

anni, e mai come in questo caso la definizione appare appropriata. Anche il mondo dei cartoni

animati, infatti, ha conosciuto le logiche della guerra e anche Walt Disney, in quel periodo, ha

dovuto sottostare alla Ragion di Stato.

Per tracciare un quadro chiaro del coinvolgimento di Disney negli affari bellici è, però, necessario

aprire prima un breve paragrafo sulla situazione degli stati uniti antecedente a Pearl Harbor.

Allo scoppio del conflitto, il popolo americano era decisamente contrario all' intervento in guerra e

su queste posizioni rimase per molto tempo. Il governo degli Stati Uniti, dal canto suo, iniziò ben

prima del 7 dicembre 1941 ad ipotizzare, perlomeno, un proprio coinvolgimento e si adoperò con

ogni mezzo al fine di dirigere l'opinione pubblica contro i regimi fascisti.

Per questa ragione, quando, nel '41, quest' ipotesi divenne quasi una certezza, il governo degli Stati

Uniti contattò Walt Disney. Il piano era quello di sfruttare l'influenza del popolare studio

d'animazione per trasmettere agli americani un sentimento di ostilità nei confronti, soprattutto, di

Hitler, in modo da attirare almeno in parte il favore dell' opinione pubblica nei confronti dell' entrata

in guerra.

Walt Disney si dimostrò inizialmente contrario a sacrificare il carattere puramente fantastico dei

suoi lavori , ma acconsentì suo mal grado ad ambientare i cortometraggi in situazioni tipicamente

belliche, offrendo talvolta la prospettiva di un futuro catastrofico laddove non si fosse fermato in

tempo Hitler. (“The Vanishing Private”, “Private Pluto”).

Nel 1944, però, con l' intensificarsi delle operazioni militari (e dunque dello sforzo economico),

anche l' opera propagandistica statunitense subisce un' accelerazione. Nel cosiddetto “periodo buio”

della WaltDisney Company i corti d'animazione diventano dei veri e proprio manifesti antinazisti.

Emblematico di questo periodo è “Der Fuehrer's Face”: in questo cortometraggio, Donald Duck ha

un incubo: è costretto a lavorare in una fabbrica di effigi di Hitler e ad obbedire al rigido

Fuehrersprinzip. Quando si sveglia, però, scopre di essere ben lontano dall' incubo tedesco, è in

America, al sicuro, indossa il suo pigiama a stelle e strisce e torna a dormire sereno.

Diverso, e per certi versi ancora più significativo, è il caso del

cortometraggio intitolato “Education for Death: the making of Nazi”.

Qui, il fine ludico e giocoso dei cartoni animati viene meno del tutto;

il corto diventa quasi un documentario educativo, che ha lo scopo di

mostrare ai giovani americani la nascita della malattia nazista. I toni

leggeri e spensierati tipici della produzione animata scompaiono,

sostituiti da immagini crude e realistiche. Anche i classici personaggi

Disney non ci sono più; il protagonista della vicenda è un bambino La caricatura di

tedesco qualunque (chiamato Hans). Attraverso alcune tappe della sua Goebbels

vita il documentario mostra come i bambini tedeschi vengono allevati

nel Terzo Reich. Alla nascita, i genitori di Hans devono esibire decine di certificati per dimostrare

che il bambino è ariano, sono aiutati nella scelta del nome, temono la

deportazione quando il piccolo si ammala e infine riescono a mandarlo a

scuola. A scuola Hans viene punito quando prova pietà e alla fine è

costretto ad imparare la morale nazista: “Il mondo appartiene ai violenti”.

La vicenda è raccontata da una voce fuori campo, in perfetto stile

documentaristico, Hitler è rappresentato come un' ombra minacciosa

oppure è ridicolizzato attraverso caricature esasperate o dalla sottile

La caricatura di ironia del narratore.

Goering

Entrambi i due cortometraggi, dunque, ci aiutano a comprendere il livello di retorica che anche il

cinema d'animazione fu costretto a raggiungere in quegli anni. Già allora gli americani avevano ben

compreso l' importanza del cinema e della televisione nella formazione dell' opinione pubblica e

anche Walt Disney si ritrovò, per così dire, schiacciato dal suo incontro con la Storia politica.

Arte: l' incontro con Salvador Dalì

Per parlare del fortuito e curioso incontro fra Walt Disney e

Salvador Dalì, è necessario introdurre il personaggio di Dalì.

Artista poliedrico e stravagante, Salvador Dalì nasce in

Catalogna nel 1904. Giovanissimo, espone i suoi primi quadri,

ottenendo critiche alquanto positive; nel 1921 decide quindi di

iscriversi all' Accademia di belle arti di San Fernando a Madrid

dove stringe amicizia con il regista Luis Bunel e il poeta

Fernando Garcia Lorca. Sempre negli anni '20, conosce a Parigi

Pablo Picasso e viene poi espulso dall' Accademia. La sua prima

pittura è influenzata dall' esperienza futurista, dal cubismo ma

soprattutto dalle opere di Giorgio De Chirico.

Negli anni a seguire la sua attenzione viene catturata dai quadri

di Max Ernst, Mirò e Tanguy, che si prefiggevano di tradurre su

tela il livello dell' inconscio. Nel 1929 entra finalmente nel

gruppo surrealista, ma abbandona ben presto lo stile canonico

del movimento in virtù di una personalizzazione sempre più

accentuata. L' influenza di De Chirico e quella

ancora maggiore della psicanalisi, gli ispirano una

tecnica minuziosa, levigata e fredda.

Dopo gli anni '30, il suo naturale istinto al

realismo viene definitivamente teorizzato nel

saggio “La Femme Visible”; Dalì intende

coniugare un realismo d' Accademia, preciso in

ogni dettaglio, con un delirio deformante e

macabro (1931: “La persistenza della memoria”).

Dal '40 al '48 vive in America; è in questi anni che

avviene l' incontro con Disney ed è sempre in questo periodo che Dalì ha occasione di esporre le

sue opere al Museum of Modern Art, accanto a quelle di Mirò, e di lavorare al fianco del regista

Alfred Hitchcock come scenografo.

Nel 1949 prosegue la sua attività scenografica collaborando con il regista italiano Luchino Visconti.

Negli anni che seguono e fino alla sua morte, Dalì espone nelle più importanti città d' Europa e del

mondo, costruendo attorno a se una figura leggendaria, frutto della sua non comune abilità

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