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Sintesi Memoria tesina
In questa tesina ho deciso di proporre il tema della memoria, poiché è un concetto che mi affascina e che ho avuto modo di approfondire sia a livello scolastico che extra-scolastico.
Tutti gli argomenti trattati, che hanno come filo conduttore, appunto, la memoria, sono stati quelli che più mi hanno attratta in questi anni; alcuni ho avuto la possibilità di studiarli in classe, altri li ho conosciuti tramite il progetto del Treno della Memoria, a cui ho partecipato durante la classe quarta, altri li ho affrontati individualmente. Per quanto riguarda le materie, ho prediletto quelle umanistiche e le lingue straniere.
I collegamenti sono stati fatti sulla base di miei ragionamenti, poiché la mia intenzione era quella di spiegare innanzitutto l’importanza della memoria storica, ma anche di mettere in luce altri volti della memoria, più psicologici, nascosti e insoliti.
La mia tesina di maturità parte con una riflessione sulla memoria storica, che mostra quanto essa sia strettamente legata al presente (e al futuro) e quanto sia cambiata nel corso degli anni. Successivamente sono presenti alcuni cenni storici riguardanti la Seconda Guerra Mondiale e il campo di sterminio e concentramento di Auschwitz-Birkenau, che ho visitato; infine, per concludere il tema della memoria storica, introduco il progetto del Treno della Memoria, che mi ha dato la possibilità di fare un’esperienza ricca di valori positivi, oltre che di compiere il viaggio in Polonia.
In seguito nella tesina di maturità ho collegato il Surrealismo al tema della memoria storica; quest’ultima è stata, infatti, definita involontaria o “surrealista”, nei giovani, a causa del suo carattere confuso e frammentato. Ho deciso di parlare del Surrealismo poiché molti pittori di questo movimento, tra cui Dalí, si risvegliavano dal sonno, anche in piena notte, per cercare di ricordarsi, e quindi dipingere, i loro sogni; inoltre essi utilizzavano alcune tecniche che si servono del flusso di pensiero, come l’automatismo. Ho voluto poi approfondire alcune opere di Dalì, inerenti al tema della memoria, e uno dei suoi primi quadri, “Ragazza alla finestra”, che ho visto a Madrid, e che si può collegare con il racconto “Eveline” di James Joyce, poiché le due protagoniste delle relative opere sono coetanee (hanno circa la mia età) ed entrambe sono affacciate ad una finestra (sono un po’ sognatrici). James Joyce, nel suo racconto, utilizza la tecnica del flusso di coscienza: “Eveline”, la protagonista, riflette sulla sua vita presente e futura, tramite le sue memorie passate. Il flusso di coscienza è in qualche modo utilizzato anche da Marcel Proust, e di lui ho voluto portare un’opera, inerente al tema da me scelto, che ho conosciuto a scuola, e che mi ha affascinata molto: “La petite madeleine”.
Collegamenti
Memoria tesina
Storia - memoria storica, Seconda guerra mondiale, Auschwitz, treno della memoria.
Storia dell'arte - Surrealismo.
Spagnolo - Salvador Dalì e opere.
Inglese - James Joyce e opere.
Francese - Marcel Proust e opere.
L’ ( )
IMPORTANZA DELLA MEMORIA E DELLA COSCIENZA
STORICA
Come in un gioco di specchi contrapposti,
che restituiscono l’immagine riflessa infinite
volte,
il passato e il futuro dialogano così,
riflettendosi a vicenda continuamente.
Modificandosi.
Le strade della memoria, del nostro passato, sono spesso imprevedibili e
tortuose, ma rappresentano un’opportunità di crescita e di cambiamento. La
storia è importante perché non esiste un futuro già scritto, ma solo un
presente che ogni essere umano può cambiare nel corso del tempo,
interpretandolo, vivendolo. Sebbene la guerra non sia nella memoria della
nostra generazione, siamo figli dei giorni e dei luoghi della memoria e il
passato deve essere uno strumento utile per scolpire il proprio spirito critico e
immaginare (e realizzare) il futuro.
Visitare i “luoghi della memoria” significa capire quali condizioni politiche e
sociali possano rendere un’intera società complice, più o meno
consapevolmente, di determinanti avvenimenti. “Facendo memoria” si
mettono in atto ragionamenti e modalità di convivenza che
rappresentano il modo in cui oggi vorremmo vivere la nostra
comunità. Si discute di valori e diritti imprescindibili, per i quali lottare; ci si
rende consapevoli delle proprie responsabilità.
Partigiani nell'Appennino forlivese, Ottobre 1944
Degli oltre duecento testi di memoria della deportazione che sono stati scritti
tra il 1944 e il primo decennio degli anni 2000, meno di venti vengono
pubblicati tra il 1945 e il 1947, e hanno scarsissimo successo editoriale. La
memorialistica è senza dubbio uno specchio della società che la produce, e in
questo caso ci può mostrare come in Italia si sia accettata o rifiutata la
memoria dello sterminio. La società italiana rifiuta di ascoltare i reduci
nell’immediato dopoguerra; esaurita la spinta che induce fin da subito alcuni
sopravvissuti a raccontare per iscritto, segue tra il 1947 e i primi anni ’60 una
fase di silenzio che coincide in gran parte con le “stagioni della memoria” di
altri paesi occidentali e di Israele, dove si sono rifugiati molti sopravvissuti
ebrei. 5
L’attenzione verso le vicende dei sopravvissuti ai lager nazisti crescerà a
dismisura a partire dagli anni ’80. In questo periodo la maggior parte dei
sopravvissuti – tornati dai lager ancora giovani – è negli anni della pensione,
molti sono diventati nonni: sono quindi maggiormente portati a parlare, e la
società appare maggiormente pronta ad ascoltare.
Da circa metà secolo, i “viaggi della memoria” sono una pratica estremamente
diffusa, in Italia come all’estero. Oggigiorno si assiste, inoltre, all’apparire di
nuovi formati per trasmettere la memoria orale, basti pensare alle recenti
raccolte di testimonianze online, accessibili a tutti.
L S G M
A ECONDA UERRA ONDIALE
La guerra combattuta tra il 1939 e il 1945 fu un evento mondiale e totale, che
coinvolse completamente la società e l’economia di molti paesi; essa fu anche
una guerra industriale e tecnologica, infatti molte grandi industrie nazionali
furono convertite alla produzione di armi, munizioni e materiali bellici.
Una caratteristica fondamentale della guerra fu il coinvolgimento delle
popolazioni. Il bilancio finale del conflitto sarà di cinquanta milioni di morti, di
cui almeno la metà civili. La principale causa di morte di questi ultimi furono i
bombardamenti aerei “a tappeto”, cioè senza cura degli obiettivi militari. I civili
furono poi protagonisti della lotta clandestina tra popoli che si combatté in
tutta l’Europa occupata; alla guerra combattuta dagli eserciti, ovunque si
affiancò la contrapposizione tra collaborazionisti e resistenti: la guerra si
trasformò, quindi, in una guerra civile internazionale. Infine, milioni di civili
morirono a causa dello sterminio operato dai nazisti nei confronti delle “razze
inferiori”, degli oppositori politici e dei prigionieri di guerra.
La Seconda Guerra Mondiale fu dunque un conflitto tra contendenti che
avanzarono opposte giustificazioni ideali ed etiche. I nazisti, nel conflitto
ideologico, affermarono i diritti di una razza superiore, e vissero la loro
avanzata come una vittoria sulle decadenti democrazie occidentali. Un’idea di
6
supremazia simile fu anche alla base del fascismo italiano; mentre Stati Uniti,
Unione Sovietica e Gran Bretagna intesero la loro guerra come una lotta di
civiltà contro la degenerazione nazi-fascista.
Viale Roma e Piazzale della Vittoria a Forlì, durante la Guerra
A
USCHWITZ
Il lager di Auschwitz rappresenta il paradigma assoluto della brutalità e
della violenza del regime nazista, al cui vertice si trovava Adolf Hitler. La
funzione principale del campo di concentramento e di sterminio è
l’annientamento dei deportati. Ad Auschwitz vengono internati e uccisi
prigionieri “razziali” e “politici”: ebrei e zingari, polacchi e prigionieri di guerra
sovietici, cechi, bielorussi, iugoslavi e italiani. Il lager è controllato dalle SS, che
lo gestiscono sotto gli ordini diretti del comandante. La dignità dei
prigionieri viene calpestata.
Verso la fine del 1944 le SS iniziano ad eliminare tutta la documentazione più
compromettente, a causa dell’avvicinamento dell’esercito sovietico ai territori
del Reich. Tra l’estate del 1944 e l’inizio del 1945, migliaia di detenuti sono
trasferiti in altri campi di concentramento ad Occidente, attraverso le “marce
della morte”, lunghe marce a piedi durante le quali moltissime persone
muoiono di stenti.
Oggi Auschwitz, oltre che a essere un luogo della storia e un complesso
museale, è un luogo di memoria. La sua storia è profondamente legata alle
vicende internazionali e ai conflitti politici e culturali in atto tra la fine della
Seconda Guerra Mondiale e i nostri giorni. 7
Nel 1947 la città di Oswiecim (nome polacco di Auschwitz) si ripopola; ad
Auschwitz si celebra la prima cerimonia per ricordare il primo internamento
dei polacchi. Il 2 luglio dello stesso anno il parlamento polacco vota una
legge per costruire ad Auschwitz un museo “al martirio del popolo polacco e
di altri popoli in lotta contro il fascismo”.
Dalla seconda metà degli anni ’50 il sito acquisisce una rilevanza
internazionale e, proprio in questo periodo, nasce il progetto del memoriale
di Birkenau, che viene inaugurato nel 1967.
Nel 1989, anno del crollo del comunismo europeo e delle prime elezioni
libere polacche, si costituisce una Commissione internazionale con il fine di
slegare la memoria del campo dalle volontà precedenti: a partire da questo
momento, i membri affermano che circa il novanta per cento delle vittime di
Auschwitz erano ebrei.
Tra gli anni ’80 e gli anni ’90 molti paesi europei impegnano un giorno del
calendario, istituito in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo
ebraico e dei deportati militari e politici nei campi nazisti: si tratta della
Giornata della Memoria del 27 gennaio, che nel 1945 fu la data della
liberazione di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa.
In Italia, a partire dal 2000, sono numerosissimi i visitatori del campo di
concentramento e di sterminio. Approfondire la Shoah è ritenuto
fondamentale per la formazione dei giovani; inoltre l’Europa fonda una parte
della sua “identità” e dei suoi valori proprio sulle ceneri della Seconda
Guerra Mondiale, e di Auschwitz in particolare.
Immagini
scattate al
campo di
sterminio e
concentramento ad Auschwitz, Polonia
I L TRENO DELLA MEMORIA
“Ascoltare le storie, col volto
chino, per riflettere. Riflettere
sulle lacrime dei bambini
ignari di ciò che stava
succedendo, tranquillizzati
dalle proprie madri, e sui
bambini che avevano forse,
in minima parte, preso
coscienza del male di cui
sarebbero state vittime; sul 8
coraggio di uomini che hanno saputo alzare la testa e sfidare il “nemico”,
alcuni perdendo la vita, altri riuscendo eroicamente a salvarne migliaia.
Conoscere la storia di un quartiere in cui fu rinchiusa la “feccia” della Polonia e
del mondo intero, il Ghetto Ebraico. Quattro mura che raccontano di una
speranza perduta, dei sogni per un domani migliore, di libertà che pochi
otterranno alla fine della guerra. Il giorno dopo, il capitolo più commovente,
drammatico, sconvolgente del nostro viaggio: la visita ai Lager di Auschwitz e
Birkenau. Ciò che più sorprende, è probabilmente il divario tra un estremo
all’altro: il campo di Auschwitz trasuda crudeltà, pena, dolore, e così incuteva
terrore ai suoi detenuti, benché all’epoca fosse anche il simbolo della potenza
dei tedeschi. A Auschwitz ciascun Block ha una sua funzione: da dormitorio per
i detenuti, a luogo di torture fisiche, a centri per gli esperimenti sugli ebrei,
dove non aveva alcuna importanza se un prigioniero perdesse la vita. La parte
più toccante, e terribile, è stata al museo: qui erano esposti le migliaia di
stoviglie, i vestiti, gli occhiali, le valigie, le scarpe ma soprattutto i capelli delle
persone che sono morte in questo luogo; inoltre si potevano vedere i cumuli di
bombole gas, utilizzate per ucciderle. Birkenau rende ancor di più l’idea di
disumanizzazione dell’uomo, di paragone di esso ad una bestia: gli ebrei, dopo
il viaggio in carri bestiame o in treni merci, nei cui piccoli vagoni a stento
entrava l’aria per respirare, erano “ospitati” in baracche costruite come fossero
stalle. Non si aveva la minima cura delle condizioni igienico-sanitarie, né
tantomeno ci si preoccupava delle condizioni meteorologiche. Ore di
camminate, con la neve che scendeva, al freddo, non bastavano comunque a
farci provare sulla nostra pelle quello che un solo ebreo aveva provato sulla
propria. La commemorazione finale è stato il momento in cui ciascuno di noi ha
ricordato una singola vittima, la cui foto con nome era appesa ai muri di uno
dei Block. La memoria, per essere tale, deve ricordare la vita di una persona, e
non un numero.” Racconto del viaggio ad Auschwitz con il Treno della Memoria
Il Treno della Memoria è un percorso educativo della durata di un anno. Esso
nasce come ricerca della nostra memoria e delle nostre origini nel periodo in
cui le testimonianze dirette dei terribili accadimenti della Seconda Guerra
Mondiale iniziano a sparire definitivamente.
Il progetto nasce dalla profonda convinzione che la costruzione di una
cittadinanza attiva e consapevole non possa prescindere dalla conoscenza della
Storia e della Memoria dei momenti che hanno cambiato il volto dell’Europa in
cui viviamo.
Non c’è dubbio che i fatti avvenuti ad Auschwitz, massima e più terribile
espressione dell’odio e della discriminazione, rappresentino in questo senso
uno snodo storico fondamentale.
Il Treno della Memoria si poggia su quattro parole chiave, che ne
scandiscono anche lo svolgimento temporale:
Storia
1. , intesa come approfondimento del fenomeno Seconda Guerra
Mondiale e della sua ricaduta sui territori;
Memoria
2. , intesa come personalizzazione e confronto con i pochi testimoni
superstiti, con le realtà che operano per conservare la memoria e
soprattutto con i luoghi che ne sono impregnati; 9
Testimonianza
3. , ovvero l’incontro con tutte le situazioni che nel presente
vedono la perdita della dignità e dei diritti umani, per non dimenticare che il
“non deve accadere mai più” dipende dallo sforzo collettivo di tutti;
Impegno
4. , affinché tutti, nel piccolo e nel quotidiano, possano contribuire al
non ripetersi degli errori del passato.
Il percorso si articola in tre fasi:
Una formazione storica relativa al periodo della Seconda Guerra Mondiale,
del Fascismo, delle deportazioni;
Il viaggio a Cracovia , che dura sei giorni e si svolge tra la fine di gennaio,
in occasione della Giornata della Memoria (27 gennaio), e i primi giorni di
Febbraio.
Il viaggio propone la visita del Ghetto Ebraico di Cracovia ma ha come scopo
principale la visita al campo di concentramento e sterminio di Auschwitz -
Birkenau, oltre che la rielaborazione della visita stessa, attività nei gruppi
educativi e la presentazione della fase di testimonianza legata ai temi di
attualità e all’impegno.