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Storia e Filosofia - Darwin e Nietzche "piegati" alla dottrina razziale di Hitler.
Microbiologia, biochimica e inglese -Gli esperimenti medici nei campi di concentramento nazisti
-Sommersi e i Salvati: Primo Levi salvato dalla Chimica
Conclusioni:...L'infezione latente di ritenere "ogni straniero un nemico".
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che rispecchia indirettamente la natura umana: il proprio desiderio di sentirsi
superiore a qualcosa. I verbi, gli aggettivi, gli avverbi e infine le azioni trasudano
questa puerile esigenza interiore che però probabilmente in passato è servita a
qualcosa, considerato che è così diffusa in molti individui, per non scrivere tutti. In
questo modo si è innescato un meccanismo che ha associato la teoria di Darwin al
concetto di sopravvivenza del più forte, di chi è superiore e non, come aveva sempre
sostenuto Darwin, dell’individuo più adatto.
Può apparire solo un gioco di parole ma è invece una differenza sostanziale perché gli
aggettivi forte e superiore implicano un giudizio di valore nemmeno troppo implicito.
Tutti vorremmo essere i più forti; tutti sono tentati dalla possibilità di essere
superiori, spesso in senso assoluto. Charles Darwin, dopo aver visitato una varietà
immensa di ambienti e animali nel suo viaggio intorno al mondo, comprese diversità
infinitesime l’una accanto all’altra, non si espresse mai in questo modo.
Le ragioni sono semplici: nessuno è superiore o più forte in tutti gli ambienti a
volte sono sufficienti piccoli cambiamenti per far perdere un vantaggio
evolutivo; non sono i concetti di superiorità o maggiore forza i migliori per
spiegare la realtà di organismi in quasi perfetta sincronia funzionale con il loro
ambiente ai fini della propria sopravvivenza. Ma il meticoloso e paziente studio
dello scienziato inglese è stato semplificato fino a essere snaturato. Con il tempo si è
separato un ramo interpretativo che ha portato alla giustificazione per mezzo della
selezione naturale applicata alla società del colonialismo, del nazismo e del fascismo.
Fu lo stesso cugino di Darwin, Francis Galton, ha coniare il neologismo eugenetica,
termine con cui si indica la selezione artificiale degli individui della specie umana. Si
era aperta una breccia che portò a una deriva spaventosa e irrazionale
nell’interpretazione del concetto che era alla base dell’ Origine delle Specie. Questa
deriva ha contribuito a gettare per anni una pessima luce sul darwinismo anche se lo
stesso Darwin si era sempre dichiarato contrario a ogni forma di razzismo e aveva
definito le razze umane “cosiddette razze umane” nel volume “The descent of a
man”, chiarendo subito che il suo pensiero in merito alle differenze morfologiche tra
gli individui non era irretito da nessun pregiudizio. L’errore fondamentale, anche
quando si usa la terminologia darwiniana di “adattamento”, è quello di attribuire un
valore preconcetto a tale termine. Sarà dichiarato apertamente nelle ideologie che
seguiranno e nell’affermazione dell’eugenetica: il concetto di adatto viene associato a
quello di superiorità, così che la sopravvivenza del più di adatto diverrà la
sopravvivenza del migliore, spesso non c’è nemmeno bisogno di chiarirlo
apertamente. Colui che riesce a sopravvivere è il più forte e questo viene considerato
un valore di superiorità di per sé, senza nessuna necessità di aggiungere altro. Per ciò
l'unica
che riguarda, poi, in particolare, Darwin e il razzismo, disputa che lo
scienziato ebbe col capitano del Beagle, Fitzroy, riguardò l’abolizione della tratta
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degli schiavi decisa dall’Inghilterra nel 1848. Nel suo Viaggio...., lasciando il Brasile,
Darwin scrive: Ringrazio Dio di non dover più visitare un paese schiavista, e
descrive i maltrattamenti e le torture inflitte agli schiavi neri.
Nella sua Autobiographie sottolinea la sua amicizia a Edimburgo con un impagliatore
di uccelli nero. Durante la guerra di secessione americana, Darwin prende le parti del
Nord contro alcuni dei suoi sostenitori americani. In Argentina ed in Australia
Darwin vede le pratiche di annientamento degli indigeni da parte dei coloni e
descrive con orrore la “guerra di sterminio” condotta contro gli indios delle Pampas e
contro gli aborigeni dell’Australia.” Chi crederebbe - scrive nel suo “Viaggio…”
– che nella nostra epoca si commettano simili atrocità in un paese cristiano e
civilizzato?”. Più avanti scrive: “Dovunque l’europeo porta i suoi passi, la morte
sembra inseguire gli indigeni…….le varietà umane sembrano reagire le une sulle
altre allo stesso modo delle diverse specie animali, il più forte distrugge sempre il
’
più debole.”Nell’’Origine dell’uomo Darwin fa di queste guerre di sterminio delle
popolazioni autoctone delle colonie (vedi anche la rivolta in Giamaica del 1865
duramente repressa dal governo inglese) un esempio per spiegare la sparizione delle
forme intermedie tra il primate ancestrale e l’uomo attuale. L'incontro con gli
abitanti della Terra del Fuoco è centrale per comprendere come Darwin si convince
dell'esistenza di una serie di gradi di forme appartenenti alla specie umana e per
conservare la sua convinzione della perfettibiltà e del miglioramento sociale. Darwin
è convinto che le condizioni di esistenza giocano un ruolo importante nell'aspetto e
nei costumi di un gruppo umano. In Cile incontra indios slanciati, belli, eccellenti
cavalieri e si rende conto che si tratta della stessa popolazione dei fueghini che " il
freddo, la mancanza di alimentazione e l'assenza di qualsiasi forma di civilizzazione
hanno reso ripugnante. "In Darwin -osserva Gérard Molina- non si trova quella
ossessione per i tratti ereditari, fisici o mentali, che gli antropologi vedevano come
radice di differenze insormontabili tra i gruppi umani."
Il pensiero antropologico di Darwin, espresso in L'origine dell'uomo, stabilisce tra
biologia e civilizzazione non una continuità semplice - al modo di Spencer, dei social
darwinisti e delle sociobiologie - né una rottura - al modo di Wallace, il coautore
della teoria dell'evoluzione. La socialità, il solidarismo tra i membri di una comunità
umana, il mutualismo sono per Darwin un risultato dell’evoluzione dell’uomo;
utilizza l’espressione “le cosiddette razze”, più volte nei suoi scritti, per svalutare
i concetti razzisti. 10
Quella tra Nietzsche e il nazionalsocialismo è per molti
un'associazione istintiva; spesso egli è stato definito "un
precursore del fascismo". In realtà la teoria della razza, il
cardine delle concezioni hitleriane, era profondamente estranea
a Nietzsche; e in innumerevoli passi egli polemizza con
l'antisemitismo. Egli infatti, pur essendo un critico implacabile del
giudaismo, denunciato come sovversivo per lo meno sul
piano religioso e culturale, vede in esso uno stadio meno avanzato della malattia
rivoluzionaria rispetto al cristianesimo; assurdo e repellente risulta l'antisemitismo,
poiché non fa altro che esprimere il "risentimento" dei falliti contro i benriusciti,
contro le posizioni di prestigio professionale occupate dagli ebrei. Si è trattato più che
altro di un tentativo dei nazisti di assimilare concetti come "violenza del superuomo",
"volontà di potenza" e via dicendo, all'ideologia del nazionalsocialismo.
Il processo di falsificazione della sua opera e ha tra i primi protagonisti la sorella
Elisabeth. Lei vuole, a tutti i costi, trasformare l'opera del fratello in una specie di
base ideologica della destra dell'epoca. Pubblica dei frammenti postumi di Nietzsche
selezionati in modo tendenzioso con il titolo "Volontà di Potenza". Segue una
pubblicazione manipolata di un altro libro di Nietzsche "Ecce Homo". Trasforma
Nietzsche in un apologeta del potere, in un ammiratore incondizionato del successo,
dell'arbitrio più brutale. Lo fa diventare uno che prevarica sui deboli, sui poveri sugli
umili. Elisabeth è amica di D'Annunzio e Mussolini e più tardi anche di Adolf Hitler
che è molto grato dell'aiuto ideologico fornitogli.
Ma tutto questo è una violenza sull'opera di Nietzsche: non è mai stato nazionalista,
anzi. Detestava quelli che osannano il nuovo stato "Germania" nato nel 1871.
Detestava l'antisemitismo che andava di moda in quell'epoca. Certo, Nietzsche è
contraddittorio, alcuni aspetti della sua opera si prestano ad essere interpretati in
modo tendenzioso. Soprattutto il concetto di "Übermensch" che è stato tradotto
"uomo superiore" o "superuomo" è stato usato dai nazisti identificandolo con
l'uomo superiore della razza ariana.
In realtà il concetto di "Übermensch" corrisponde piuttosto ad un "oltre-uomo",
cioè ad un uomo che va oltre i limiti posti dalla tradizionale metafisica. Questo
"Übermensch" ha, secondo Nietzsche, abbandonato ogni fede, ogni desiderio di
certezza, per reggersi "sulle corde leggere di tutte le possibilità". Non subisce i valori
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tradizionali, bensì crea quelli nuovi. Il "superuomo" di Nietzsche è un uomo senza
patria né mèta che ama la ricchezza e la transitorietà del mondo. Il superuomo
(Übermensch) è colui che è in grado di affermare la volontà della propria esistenza
fino alla trasformazione del mondo in cui vive, dando un valore potenziale e vitale
proprio alle cose terrene, secondo un agire autonomo che va oltre il bene o il male
nella creazione di nuovi valori. Non più 'tu devi' ma 'io voglio'. In tal modo, egli
diventa un "oltreuomo" che si oppone a una rigida umanità contaminata dalla falsa
morale, dalla massificazione relativa all'omologazione culturale o dal dominio
strumentale ed oggettivo della scienza e della tecnica come quello del positivismo.
Solo in questo modo, il superuomo diviene il solo dominatore della vita e salvatore
del mondo come artefice di una nuova umanità capace di superare il grigio e suicida
nichilismo dei mediocri, attraverso un rinnovamento culturale in grado di evitare la
stagnazione o l'estinzione della specie umana a causa della 'morte di Dio' e
dell'annientamento di tutti i valori.
Di conseguenza, il superamento del nichilismo avviene attraverso la volontaria
accettazione dionisiaca di un mondo senza né Dio né moralismo che diventa sensato
solo se viene amato fino in fondo proprio con l'amor fati.
Tutto questo richiede un notevole sforzo di volontà che solo la volontà di
potenza(wille zur macht) può dare. Tale volontà non è volontà di dominio, ma
libera espressione della propria natura umana che finalmente diviene capace di
esprimersi in modo vitale e creativo perchè mira a farti diventare ciò che sei e a
esprimere ciò che senti, all'interno di una dimensione amorale della vita. La volontà
di potenza ripudia la morale oggettiva del mondo perché, al contrario, trova il mondo
nei propri valori .Quando il superuomo realizza la propria volontà di potenza, può
finalmente cantare: - E' in questa fertile terra che voglio coltivare i miei fiori! - Ai
mediocri non rimane altro da fare che godere della bellezza di questo giardino e dei
suoi frutti. Senza il superuomo tutto sarebbe rimasto arido, terribilmente desertico e
buio.
Il superuomo si eleva dai mediocri non per umiliarli e nemmeno per dominarli
ma solo per poter imporre la propria personalità e la propria volontà come un
artista in grado di dare l'esempio di una vita fondata nei volori terreni
liberamente vissuti .
Questo è ovviamente un concetto dell'uomo che non ha niente a che fare con quello
del nazismo. 12
Gli esperimenti "medici" nei campi di
concentramento nazisti
( microbiologia - matematica - biochimica - inglese )
Come risulta dalle testimonianze rinvenute nel Museo Statale di Auschwitz-
Birkenau, una delle cause delle epidemie e delle malattie infettive imperversanti ad
Auschwitz (tifo, tracoma, difterite, tubercolosi) erano le proibitive condizioni
abitative, diverse a seconda del periodo e differenti in ognuna delle tre parti del
complesso concentrazionario:
‘ Nei primi quindici mesi circa i prigionieri dormivano gli uni accanto agli altri su pagliericci
che al mattino, dopo la sveglia, andavano raccolti e sistemati in un angolo della camerata.
Questa operazione, ripetuta ogni giorno, faceva sbriciolare rapidamente la paglia e provocava
vere e proprie nubi di polvere. In camerate larghe 5 metri i detenuti giacevano su tre file di
pagliericci, costretti dai prigionieri incaricati dalla sorveglianza a dormire tutti su di un fianco e