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Italiano: Omar Khayyam, Eugenio Montale;
Greco: quartina di Saffo;
Greco e Filosofia: Platone (Simposio);
Fisica: legge di gravitazione universale, leggi di Keplero;
Arte: Renee Magritte (La grande guerra);
CICLO VITALE
Ma perché questo frutto, anche se è il più
appetitoso dei frutti selvatici che crescono sugli
alberi, ha rivestito una così straordinaria
importanza mitica? Il bandolo della matassa si
trova nella leggenda dell’anima di Curoi, che era
nascosta in una mela; quando il frutto fu tagliato
dalla spada di Cuchulainn, “la notte cadde su
Curoi”. Infatti se si taglia una mela
orizzontalmente, ciascuna metà ha al centro una
stella a cinque punte, simbolo di immortalità, che
rappresenta la Dea nelle sue cinque stazioni, dalla
nascita alla morte e di nuovo alla nascita.
Rappresenta anche il pianeta Venere (e la mela
era sacra alla Dea Venere), adorato come Espero,
“La dea bianca” Robert Graves
la stella della sera in una metà del frutto, e come
Adelphi Milano2012
lucifero figlio del mattino nell’altra metà.
KÛ?
DOVE?
Quare? Quis? Qua? Quid?
Qualis? Qui? Quo? Quomodo?
Quando? Quorsum? Quotiens?
Quantum? Quot? E si ricordi
la pericolosa domanda del
Quidni?
Serpente: «perché no?»
Qua?
«Dove?» è
Ma la promessa della Musa al
poeta è: «cerca con pazienza,
e troverai» Dove potrà dunque
nascondersi la Cerva Bianca
se non sotto l’albero Q ,
il melo selvatico?
R.Graves, op. cit.
E quel castello antico
splendente rivale del cielo,
Alla cui soglia i re
prostravano china la fronte,
Sui suoi bastioni in rovina
la tortora ora si vede
Posarsi, e triste chiamare; kû
, , ?¹
kû kû
Omar Khayyam, quartine
Torino Einaudi 2010
¹ In persiano kû-kû-kû oltre a
riprodurre onomatopeicamente
Il richiamo della tortora, ha anche
il senso di «dove?» Lasciando un dove
Cattedrale di Ely
Una colomba bianca m'ha disceso
fra stele, sotto cuspidi dove il cielo
s'annida.
Albe e luci, sospese; ho amato il
sole,
il colore del miele, or chiedo il
bruno,
chiedo il fuoco che cova, questa
tomba
che non vola, il tuo sguardo che la
sfida.
Eugenio Montale, La bufera
Torino Einaudi
Commento :
• La poesia presenta un’ambiguità semantica del termine
«dove»: è infatti sia un tipo di aereo inglese ma anche il
termine inglese che indica la colomba, metafora del volo.
• Come nella poesia di Khayyam ritorna il tema della
richiesta
• I bastioni in rovina della quartina di Khayyam riprendo la
cattedrale di Ely citata in «lasciando un Dove»
SIMBOLO
DELLA
PASSIONE
oi\on to glukuvmalon ereuvqetai akrw ep' usdw,
akron ep' ajkrotatw, lelaqonto de malodrophej,
ou man eklelaqont' all' ouk edunant' epikesqai
Come la dolce mela rosseggia sul
ramo alto, alta sul più alto, se ne
dimenticarono i raccoglitori di mele,
no, non la dimenticarono, ma non
poterono raggiungerla Saffo (epitalami)
«poeti e prosatori greci 3»
Palumbo, Palermo, 2009
Commento
• È un epitalamio cioè un canto intonato davanti alla
camera nuziale
• La tematica presente è tipica dell’epitalamio e fa
riferimento alla perdita della verginità che
contrassegnava il passaggio dalla condizione di nubile
a quella di sposa
• Solone diceva che ad Atene la sposa, appena entrata
nella casa dello sposo, mangiava una mela cotogna
• Due interpretazioni differenti del paragone con la mela
matura: 1) elogio per una ragazza che ha saputo
mantenere le distanze dai suoi pretendenti fino all’età
del matrimonio. 2) allusione maliziosa all’età avanzata
della sposa
• Probabilmente destinato a una esecuzione corale
• La poesia di Saffo spesso accompagnava i vari momenti
della vita del tiaso
ANDROGIN
proton men gar tria hn ta genh ta twn anqrwpwn, oux wsper
nun duo, arren kai qhlu, alla kai triton proshen koinon on
amfoterwn toutwn, oun nun onoma loipon, auto de hfanistai
androgunon gar en tote men hn kai eidos kai onoma ec
amfoterwn koinon tou te arrenoj kai qhleoj, nun de ouk estin
all'h en oneidei onoma keimenon.
Innanzi tutto, i generi degli uomini erano tre, e non due
come ora, ossia maschio e femmina ma c’era anche un
terzo (genere) che partecipava ad entrambi, di cui ora
rimane il nome, mentre esso è scomparso; l’androgino era
allora un’unità, nella forma e nel nome comune a
entrambi, al maschio e alla femmina, mentre ora non c’è
che il nome che giace nel disonore. «poeti e prosatori greci 4»
Palumbo Palermo 2009
esti dh oun ek tosou o erwj emfotoj allelwn toij anqrwpoij
kai thj arxaiaj fusews sunagwgeujkai epixeirwn pohisai
en ek duoin kai iasasqai thn fusin thn anqrwpinhn.
Da così tanto tempo è connaturato negli uomini
l’amore degli uni per gli altri, che vuole ricomporre
l’antica natura e cerca di fare di due uno e di
medicare la natura umana.
Il simposio
• È il racconto di una riunione tenutasi a casa di Agatone, in
occasione della sua prima vittoria alle Lenee nel 416
• Il dialogo si apre con l’incontro fra Apollodoro, giovane
discepolo di Socrate e un gruppo di persone che gli chiedono
il resoconto di quel celebre simposio. Apollodoro può riferire
solo quello che ha sentito da Aristodemo, altro allievo di
Socrate, in quanto non aveva partecipato a quella riunione,
svoltasi molti anni prima.
• Concluso il pasto, Erissimaco, uno dei commensali,
suggerisce di intrattenersi celebrando Eros. Cosi gli invitati
cominciano a tessere gli elogi del Dio, formando una vera e
propria «catena simposiale», nella quale ognuno replica a
chi lo aveva preceduto.
• I discorsi sono organizzati accuratamente, in modo che
quello di Socrate, posto alla fine degli elogi di Eros, sia al
vertice del climax.
La tavola
Alcibia
de AgatoneAristodemo
Socrate Erissimaco Aristofane
Fedro
Pallino vuoto: personaggio di cui Pausania
non è riportato l’intervento
Pallino pieno: personaggio il cui
intervento è rilevante
• Fedro afferma che Eros è il più antico degli dei, elargitore di beni
per l’uomo e capace di ispirare le azioni più nobili. Solo chi è
innamorato, infatti, è in grado di dare la propria vita per l’amato.
• Pausania, postulando l’esistenza di due Afroditi -una volgare e una
celeste- ritiene che ci siano due Eros: il primo meno nobile , ispira
indistintamente l’amore eterosessuale e omosessuale; il secondo,
che ispira solo l’amore omosessuale, mira alla sapienza e alla virtù
dell’amato.
• Aristofane che dovrebbe parlare subito dopo è impedito da un
singhiozzo.
• Erissimaco pur accettando la distinzione dei due Eros, estende il
potere del dio dal piano umano a quello cosmico.
• Aristofane racconta il suggestivo mito dell’androgino: in origine
c’erano tre sessi: maschio, femmina e androgino, dotato
contemporaneamente di caratteri maschili e femminili. A causa
della loro tracotanza gli dei divisero gli uomini in due metà, che, da
allora , si sforzano di ricostruire la propria unità, andando in cerca
del proprio doppio. Quindi l’amore è nostalgia dell’intero.
• Agatone si avvale di ogni artificio retorico per celebrare Eros, il più
bello e il più buono degli dei. Egli possiede al massimo grado le
virtù della giustizia, della temperanza, della fortezza e della
sapienza.
• Socrate si affida al magistero della sacerdotessa Diotima di
Mantinea secondo cui Eros non è una divinità ma un essere
intermedio generato da Penia (Povertà) e Poros (Espediente). Eros
non è né bello né buono, è sempre «amore di qualcosa», perché
attratto verso il bello, quindi non può essere bello ma mancante di
GENERATRI
CE DI
Leggi di Keplero
egge riguarda la forma dell’orbita: i pianeti si muovono intorno a
tiche di cui il sole occupa uno dei due fuochi.
forma ellittica dell’orbita e della posizione del sole, la distanza dal sole
ambia continuamente. Il punto dell’orbita più vicino al sole è detto perielio.
orbita più distante è detto afelio. La linea che congiunge perielio e afelio
degli apsidi.
da legge riguarda la velocità con la quale i pianeti si muovono s
gni pianeta si muove sulla sua orbita in modo tale che la linea c
ge idealmente al sole (raggio vettore), spazza aree uguali in tem
area dei triangoli ideali coperti dal raggio vettore in un dato tempo deve essere
uale , allora la velocità di rivoluzione dei pianeti lungo la loro orbita non è costan
i giorno in giorno. La velocità è minima in afelio e massima in perielio.
Keplero e Tycho
Keplero aveva mandato una lettera a Tycho Brahe in cui
domandava un parere sulle proprie teorie. Mentre la lettera
viaggiava verso l’isola di Hveen (dove aveva fatto costruire un
grande osservatorio divenuto centro di osservazione e di studio)
altre missive di Keplero raggiungevano uomini illustri: Galileo,
Ursus.. Nessuno di questi rispose. Tycho, quando la lettera
arrivò, aveva lasciato l‘isola. Keplero non si diede per vinto e
raggiunse Tycho nel nuovo osservatorio di Praga per potergli
parlare direttamente. Questo rapporto non iniziò nel migliore dei
modi infatti il matematico Ursus aveva inserito la lettera
ricevuta da Keplero tempo prima nel suo ultimo libro nel quale
tra le altre cose si prendeva gioco di Tycho e lo copriva di insulti.
Da qui l’equivoco: secondo Tycho infatti Ursus e Keplero enano
insieme schierati contro di lui. Nonostante questo i due
riuscirono a chiarire e il 3 febbraio 1600 Keplero divenne
assistente di Tycho.
Tycho fu un importante esempio per Keplero. Sosteneva che la terra
fosse al centro della rotazione delle stelle, ma anche che il sole fosse il
centro della rotazione dei pianeti. Ne deriva un sistema a due centri
intermedio tra quello tolemaico e quello copernicano. Tycho fu un ottimo
matematico e un osservatore pignolo. La sua mente rigorosa non può
dirsi certo confusa. Ma è pur vero che sul piano teorico egli si sbagliò.
Avvalendosi degli strumenti di precisione di Tycho e dei suoi consigli Keplero
ttenne molti importanti risultati e ne migliorò altri:
Scoprì che le orbite dei pianeti non sono circolari ma ellittiche
Era convinto anche lui come Tycho che non tutti gli altri girino attorno allo stesso
centro ( la Luna per esempio gira intorno alla Terra e con questa intorno al sole.