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Male: quel nemico oscuro, tesina
Male: quel nemico oscuro, tesina
Filosofia
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Questa è la posizione di questa grande filosofa del novecento dove in un primo
momento nel suo libro "Le origini del totalitarismo", parla di male radicale, ossia di
male assoluto, insito nell'animo umano dei malvagi che con il nazismo ha raggiunto il
suo massimo apice, quando l'impossibile e l'immaginabile morale è stato reso
possibile. In un secondo momento, la Arend,t cambia opinione su questo misterioso
fenomeno, attribuendo al Male il concetto di banale. La sua tesi finale la troviamo in
un altro suo importante libro intitolato “La banalità del male”, dove racconta la sua
esperienza di inviata a Gerusalemme come reporter per il New Yorker per assistere al
processo di Adolf Eichmann, famigerato criminale nazista. La Arendt, intuisce,
osservandolo attettamente e rimanendo quasi sorpresa, qualcosa di sconvolgente, un
uomo che aveva commesso reati quasi impronunciabili, era un comune essere umano,
non possedeva nessun carattere mostruoso o terrificante ed era capace semplicemente
di difendersi, dicendo che lui avrebbe soltanto eseguito degli ordini e che non avrebbe
commesso di proposito simili ripugnanti atti. Il modo in cui si presenta quest'uomo
davanti alle corte e come si esprime, spostano profondamente la visione del Male
della Arendt.
Scena sul discorso della Arendt sulla banalità del male tratto dal film “Hannah Arendt"(2012)
interpretata da Barbara Sukowa. Regia Margarethe Von Trotta.
A questo punto il Male tende a fare ancora più paura, perchè è esterno all'animo
umano, ciò sta a significare che può impossessarsi di chiunque e diffondersi a
macchia d'olio, le persone colpite saranno persone come Eichmann, cioè prive di
soggettività e razionalità, i quali, sono ormai considerati i signor “Nessuno” e hanno
perso così l'attitudine più straordinaria concessa a noi essere umani, ovvero il dialogo
tra noi e noi stessi, riconosciuto fondamentale anche già da Socrate e Platone,
privandosi così del Pensiero e perdendo di conseguenza completamente la capacità di
giudicare moralmente.
Sicuramente questa posizione assunta dalla Arendt, risulta più difficile da
comprendere e sopratutto ci rende molto più impreparati di fronte a questo strano
fenomeno. Il Male quindi non nasce insieme all'essere umano ma può inaprropiarsene
in qualsiasi momento insidiandosi anche nelle persone che quotidianamente ci stanno
accanto. La figura di Eichman non risulta essere nè mostruosa nè demoniaca ma
semplicemente “normale”. Questo suo pensiero fu molto criticato perchè fu
interpretato in modo errato da moltissime persone. Questa sua versione poteva quasi
trapelare come una giustificazione per quell'uomo nell'aver commesso certi crimini e
nell'aver perciò contribuito in modo attivo e racapricciante allo sterminio della sua
comunità. In verità la Arendt, voleva solo dimostrare che quell'uomo era un burattino,
privo di personalità, incapace di adoperare il pensiero e quindi un “nulla” e questa
tesi, risulta ben altro che una giustificazione ma più una distinta rappresentazione di
superiorità. Ma non solo, questa filosofa ci consegna anche lo strumento per vincere
sul Male ed è il Pensiero, l'unico che ci può mostrare la strada corretta da quella
sbagliata e l'unico che può farci considerare degli Uomini e non semplicemente degli
esseri insignificanti.
Nonostante questa inquadratura ben distinta del Male proposta dalla Arendt ancora
oggi, io per prima cerco di capire e decifrarlo, è una malattia? E se così fosse si può
guarire una volta infetti? O questo morbo è congenito e non puoi liberartene?
SCIENZE UMANE: La criminalità come rivelazione del Male
Una visione completamente diversa ce la mostra un medico, antropologo e
criminologo del 800, Cesare Lombroso. Il Male possiede diverse sfaccettature e
contiene sicuramente molti elementi. Cos'è effettivamente il Male? Si tratta solo di
comportamenti devianti o qualcosa di molto più intenso come una malvagità
dell'animo o una forma di pazzia che ti porta a commettere reati di ogni genere?
Sicuramente la criminilità è la forma più comune di espressione del Male ed anche
considerata una tra le forme più acute di devianza.
Cesare Lombroso nato a Verona nel 1835, fu soprattutto un pionere degli studi sulla
criminalità e le sue teorie si basavano sul concetto di criminale per nascita. Questo,
significherebbe che se una persona nasce già criminale, il Male allora nasce insieme
ad alcuni esseri umani e si presenterebbe come una patologia ereditaria. Gli studi
portarono Lombroso, a teorizzare che i criminali avessero delle caratteristiche fisiche
particolari, ossia, che fossero dotati di anomalie e atavismi. L'idea che la criminalità
fosse legata a caratteristiche fisiche di una persona, era in verità molto antica: ad
esempio nell'Illiade di Omero, nel II libro, la devianza di Tersite è direttamente legata
alla sua bruttezza fisica; le stesse leggi del Medioevo, sancivano che se due persone
fossero state sospettate di un reato, delle due si sarebbe dovuta considerare colpevole
la più deforme.
Studio di Cesare Lombroso presso il Museo di Antropologia Criminale di Torino.
Il primo caso di Lombrso fu molto interessante, si tratta di un autopsia eseguita su
Giuseppe Vilella, un brigante settantenne. Particolare attenzione fu posta alla
conformazione del cranio dove alla base di esso, Lombroso, notò la fusione congenita
della parte corrispondente dell'occipite con l'atlante, la mancanza della cresta
occipitale interna, la deformazione della cresta mediana ed altre deformazioni delle
ossa craniche che avrebbero potuto influenzare sull'attività del cerveletto, ciò poteva
essere stato causato da un arresto allo stato fetale nello sviluppo del cervello.
I suoi studi non si soffermarono solamente al cranio ma anche ad altre parti del corpo
umano, ad esempio il deliquente nato, ha generalmente la testa piccola, la fronte
sfuggente, gli zigomi pronunciati, gli occhi mobilissimi ed errabondi, le sopracciglia
folte e ravvicinate, il naso torto, il viso pallido o giallo e la barba rada.
Inoltre trovare negli uomini la fossa mediana, di norma presente solo in primati e
gorilla sosteneva l'ipotesi dell'atavismo, ossia il ritorno in un individuo di caratteri
somatici e psichici degli antenati dopo un periodo di latenza. Queste caratteristiche
renderebbero difficile o addirittura impossibile per queste persone, l'adattamento alla
società moderna e lo spingerebbero sempre a compiere reati. La condizione atavica fu
avallata da un secondo caso, quello del contadino Vincenzo Verzeni, omicida e
antropofago che rappresentò sicuramente il Male più estremo personificato, dato le
atrocità che commise. Egli presentava caratteri di mancata evoluzione che per
l'antropologo avrebbero motivato le manifestazioni anomale e terrificanti della sua
condotta, derivanti direttamente da deviazioni della struttura fisica.
“...il criminale è un essere atavistico che riproduce sulla propria persona i feroci
istinti dell'umanità primitiva e degli animali inferiori”.
C.Lombroso "L'uomo deliquente"
Quella di Lombroso fu una vera e propria teoria del criminale e tutti i suoi studi sono
raggruppati nella sua opera “L'uomo delinquente” del 1897.
Come abbiamo già accennato il Male ha diversi modi per manifestarsi ma
sicuramente gli atti di violenza e gli omicidi sono la più elevata rappresentazione.
Lombroso, come la Arendt mostra comunque una possibile cura, non mostra una
certezza di risultati positivi ma risulta comunque, uno strumento per combattere il
Male che consisterebbe in un rapporto clinico-terapeutico con chi possiede queste
irregolarità congenite .
Con questa versione non solo potremmo combattere il Male ma anche riconoscerlo in
un individuo, etichettandolo fin dalla nascita come un criminale. In questo modo,
avremmo tutti un controllo maggiore sulla malvagità, che ci apparirebbe meno
misteriosa e più distinta perchè si trasformerebbe in un fenomeno più concreto che
astratto e ciò ci renderebbe meno inermi e impauriti di fronte ad esso.
Oggi però la scienza moderna ha dimostrato che i geni influiscono sulle caratteristiche
fisiche ma non sul comportamento, quindi la dottrina di Lombroso è oggi considerata
pseudo-scientifica. Ma nonostante ciò, non si può avvalersi minuziosamente della
scienza per studiare un fenomeno così arcano come il Male, quindi non si può del
tutto considerare gli studi lombrosiani mendaci.
LETTERATURA INGLESE: Anche l'innocenza possiede il Male
“L'uomo produce il male come le api producono il miele”
Questa frase fu pronunciata da William Golding, uno scrittore, poeta e
commediografo inglese, nato nel 1911 in Cornovaglia e famoso soprattutto per il suo
libro “Il signore delle mosche” pubblicato nel 1954. Anche questo autore, trattò il
tema del Male soprattutto perchè anche lui come Hannah Arendt ne fu testimone,
durante la Seconda Guerra Mondiale, la quale rappresentò il suo punto di svolta,
poiché iniziò a constatare quanto l'essere umano fosse in grado di oltrepassare il
limite. Scena tratta dal film “Il signore delle mosche” Regia Peter Brook (1990)
Il libro tratta la storia di un gruppo di ragazzi nell'età pre-adolescenziale e di alcuni
più giovani che dopo un disastro aereo, si ritrovano in un isola deserta del Pacifico.
Inizialmente, cercano di riuscire a convivere e a sopravvivere, instaurando delle
regole e affidando ad ognuno dei precisi compiti, sotto la guida del leader Ralph.
Presto la situazione degenera, il gruppo si frantuma e in alcuni dei personaggi la
natura crudele e malvagia come ad ad esempio nel personaggio di nome Jack,
affamata di potere e autorità, esce fuori inevitabilmente. La morale all'interno del
romanzo è senz'altro quella di un Male connaturato alla natura e alla personalità
dell'essere umano, che al tempo stesso teme ed è affascinato dal suo lato violento e
animalesco.
Questa chiave di lettura risulta ancora più sconvolgente perché l'odio sconfinato, in
questo caso, non proviene da adulti, inevitabilmente corrotti, ma da giovani, ragazzi e
bambini: gli "innocenti" per antonomasia. Dal libro si ricava quindi una visione
pessimistica dell'indole umana, che è così malvagia tanto da trasformare un paradiso
tropicale in un inferno di incredibile desolazione, mentre chi lo popola regredisce
progressivamente verso uno stato di primitiva barb