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Tesina - Premio maturità 2009
Titolo: Lost: influssi culturali, scientifici e [...]
Autore: Ranalli Alessandro
Descrizione: analisi degli influssi culturali, scientifici e meta-scientifici nella serie televisiva più famosa di sempre
Materie trattate: Fisica, Filosofia, Letteratura Italiana
Area: scientifica
Sommario: Filosofia: Heidegger (concetto di lichtung), Derrida e Deleuze, l'isola come analisi dello statuto ontologico della realtà . Fisica: Cenni sull'elettromagnetismo, ZPE, Effetto Casimir, Wormholes. Lett. italiana: Romanzo d'appendice, Topos dell'isola in letteratura.
Indice
7 Premessa
9 Che cos’è Lost?
10 Una rivisitazione moderna del romanzo d’appendice?
12 Il dell’isola nella letteratura e nelle arti visive
topos
14 compendio di filosofia o “philosophycal fiction”?
Lost:
16 L’immagine della radura nella serie e nella concezione heideggeriana
16 L’isola come analisi dello statuto ontologico della realtà in J. Derrida
e G. Deleuze
18 L’impatto della scienza in tra fisica, biologia e “fringe
Lost science”
20 Gli studi sull’elettromagnetismo del dottor Chang
20 Quanta energia serve per…
22 Fonti energetiche “alternative”: l’effetto Casimir e l’energia del vuoto
25 le corsie preferenziale per gli spostamenti
Wormholes:
nello spazio-tempo
27 Bibliografia - Sitografia - Filmografia
Premessa
La scelta di come fulcro di questa relazione è motivata essenzialmente dal
Lost
gusto personale: io stesso sono un fan accanito di questa serie e per hobby col-
laboro alla traduzione dei sottotitoli dall’inglese all’italiano, permettendo anche
a chi non ha un buon orecchio per l’inglese di apprezzare gli episodi in lingua ori-
ginale, e magari di goderseli un anno prima dell’uscita in Italia.
In si fondono elementi legati al mondo scientifico, all’oltrescienza, a temati-
Lost
che etico-filosofiche o religiose. Il tutto confezionato in un prodotto che riesce a
creare “dipendenza” nello spettatore, che si trova direttamente coinvolto ad
indagare anche solo superficialmente sugli aspetti un po’ meno banali della sto-
ria e degli eventi narrati, grazie ad una sceneggiatura e ad un intreccio narrativo
considerati dalla critica come rivoluzionari, e sicuramente avvincenti.
L’argomento potrà sembrare ostico o del tutto campato in aria per chi non ha
mai visto un episodio della serie e forse nemmeno ne ha sentito parlare. Tuttavia
ho cercato di intraprendere un percorso che permettesse di esaminare argomen-
ti legati al programma svolto durante l’anno scolastico, o in anni precedenti, o
comunque affine alle materie studiate, senza richiedere una specifica conoscen-
za della trama o di avvenimenti particolari.
Se, al contrario, siete fan di questa serie, spero troverete di vostro gradimento
questa piccola ricerca intorno a quello che reputo il miglior prodotto televisivo
degli ultimi vent’anni. 7
Che cos’è Lost?
è una serie televisiva americana partorita dalla
Lost
mente geniale di J.J. Abrams, considerato uno dei
migliori sceneggiatori degli ultimi 10 anni, già produtto-
re di serie di successo come e di
Alias, Felicity, Fringe,
alcuni film (M:I 3, Armageddon, Star Trek 2009).
Come ogni serie di culto che si rispetti ha dato vita
Lost
a una delle più grandi comunità internazionali di fan,
attorno a cui ruotano club, portali web dedicati, e vere e
proprie convention organizzate ad-hoc .
La vicenda prende avvio da un disastro aereo: il volo 815 J.J. Abrams
della Oceanic Airlines si schianta su un’isola (apparente- (1966-)
mente) deserta. Un gruppo di persone sconosciute (ma Produttore, sceneggia-
come si vedrà in seguito, legate tra di loro da elementi tore, regista, attore e
dei rispettivi passati), si trova a dover sopravvivere su compositore statuni-
tense: dopo alcuni film
quest’isola in attesa dei soccorsi. La loro sorte è però minori, collabora nel
minacciata da entità misteriose che popolano l’isola: 1998 alla scrittura di
orsi polari, una sorta di “mostro” di fumo che domina la Armageddon quindi ini-
zia a lavorare nei tele-
giungla, e da un gruppo di persone native (o no?) dell’i- film scrivendo e diri-
sola, denominati semplicemente “gli Altri”. I sopravvis- Felicity,
gendo ma rag-
suti incontrano inoltre una donna francese, Danielle giungerà l’apice del
Alias
successo con e
Rousseau, naufragata sull’isola 16 anni prima, e iniziano Lost.
a capire che non sono così soli come pensano, scopren-
do edifici costruiti in precedenza, un altro aeroplano già
schiantato sull’isola, e una misteriosa “botola”, in mezzo
alla giungla, che verrà aperta solo all’inizio della seconda stagione televisiva.
Nelle quattro serie seguenti i incontreranno altri gruppi di sopravvissu-
Losties
ti del volo, che erano caduti in un’altra parte dell’Isola, verranno a contatto con
un nucleo di “indigeni” che si trovano lì per studiare le “proprietà” dell’Isola,
e ciò che vedranno si avvicinerà sempre di più al confine tra scienza e fanta-
scienza. 9
Una rivisitazione moderna del romanzo d’appendice?
è una di quelle serie che, pur affondando le proprie radici all’interno di un
Lost
sistema dai meccanismi e dagli automatismi consolidati come quello della
serialità televisiva statunitense, ne ha saputo in qualche modo stravolgere la
produzione e la sintassi. È un prodotto dunque spesso riconosciuto come rivo-
luzionario, capace di apportare elementi di innovazione ad una forma di narra-
zione, quella del racconto episodico, che vanta celebri predecessori, dalle
comic strips del giornalismo statunitense ai radiodramma partendo prima di
tutto dal ottocentesco.
feuilleton
La rivoluzione sta soprattutto nella capacità degli autori nel rendere una forma
di racconto così fortemente serializzata alla portata di un pubblico vastissimo,
senza però spezzare la continuità tra le vicende, eventualità che avrebbe ridot-
to ogni episodio alla riproposizione degli stessi personaggi e situazioni, facen-
do diventare la serie niente più di una sit-com dal budget troppo elevato.
Lost appare una serie rivoluzionaria anche e forse prima di tutto, per la costru-
zione dei personaggi. Figure sapientemente caratterizzate, etnicamente, cultu-
ralmente e caratterialmente variegate e, soprattutto, umane, terribilmente
umane, con un’inspiegabile attrazione per il fallimento e per il peccato (capi-
tale?). Vedremo anche in seguito come questa caratterizzazione non sia slega-
ta da influssi scientifico-filosofici, senza però cadere nella stereotipizzazione di
un personaggio precostruito a tavolino.
Una serie capace inoltre di superare quello che può costituire il primo grande
problema di un racconto episodico, cioè quello dei confini narrativi che tendo-
no ad erigersi attorno alla vicenda stessa. Per confini si intendono, all’interno
di ma allo stesso tempo di tutta la serialità televisiva, quegli elementi die-
Lost
getici ed eterodiegetici al racconto che generano chiusura e staticità allo svi-
luppo di una narrazione. Per confini si intendono ad esempio l’ambientazione,
i personaggi oppure le stesse tematiche del racconto. Una delle chiavi per la
buona riuscita di un prodotto seriale è da attribuire alla capacità dei propri
sceneggiatori di riuscire ad abbattere quei confini. Lost ha saputo valicare con
successo confini narrativi apparentemente inamovibili (basti pensare alla sola
staticità ed austerità dell’Isola) e c’è riuscito in tre diversi modi: attraverso l’a-
dozione e la reinvenzione della tecnica del flashback, per mezzo di un utilizzo
strumentale del mistero e sfruttando quelli che sono i nuovi media, non sem-
plicemente con un fine di promozione pubblicitaria, ma anche e soprattutto
con finalità narrative.
Lost contraddistingue la propria narrazione all’insegna della conflittualità tra
elementi apparentemente opposti. Personaggio contro personaggio, perso-
naggio contro l’isola, bianco contro nero, scienza contro fede, fato contro
destino, buono contro un presunto cattivo.
10
E la più volte citata rivoluzionarietà di Lost ha una sua controparte? Esiste un
opposto a tale sua riconosciuta caratteristica? Forse sì. Forse può essere
Lost
considerato un’involuzione, una sorta di ritorno al passato, che rende la serie
più simile a un romanzo di Dickens piuttosto che a C.S.I.
Può essere ritenuta tale prima di tutto per la propria serializzazione di lunga
durata che genera diversi archi narrativi, nella stessa maniera in cui Oliver
sapeva conquistare migliaia di lettori inglesi attraverso la propria pubbli-
Twist
cazione sui quotidiani, eliminando in questo modo il problema dell’autocon-
clusività che tende a dominare le produzioni episodiche.
Altro grande punto di contatto tra i due racconti sta nella stretta interdipen-
denza capace di instaurarsi nel rapporto tra autore e spettatore/lettore. Come
Dickens utilizzava la corrispondenza epistolare con i propri lettori per testare
le loro aspettative, attraverso i nuovi media, riesce ad interfacciarsi allo
Lost,
stesso modo con i propri fans.
è simile al anche per la capacità di erigersi a specchio della
Lost feuilleton
società contemporanea nello stesso modo in cui i maestri del romanzo d’ap-
pendice riuscirono nel tentativo a partire dalla metà dell’Ottocento: la messa
in scena di un gruppo di individui multietnico e fedele a credi religiosi diversi,
costretto alla ricostruzione della socialità dopo un evento imprevedibile e disa-
stroso, sembra offrire una rappresentazione telefilmica di una realtà a noi, e
soprattutto alla società statunitense, vicina come quella dell’11 settembre.
Alla luce di questa brevissima introduzione possiamo quindi affermare che Lost
è una vera e propria ripresentazione in chiave moderna del romanzo d’appen-
dice, se non nei contenuti, quantomeno nelle forme e nei mezzi di trasmissio-
ne, capace di catturare le masse grazie al suo elevatissimo potere mediatico.
11
Il dell’isola nella letteratura e nelle arti visive
“
topos No man is an island, entire of itself
every man is a piece of the continent, a part of the main
if a clod be washed away by the sea,
Europe is the less, as well as if a promontory were,
as well as if a manor of thy friends or of thine own were
”
any man's death diminishes me, because I am involved in mankind
and therefore never send to know for whom the bell tolls
it tolls for thee.
Meditation XVII
John Donne,
L’isola ha da sempre avuto una posizione privilegiata nell’immaginario lettera-
rio di ogni cultura, sia quando essa è utilizzata come luogo di protezione del-
l’interiorità, in contrapposizione al mare aperto dove il “naufragio” è sempre
possibile, o quando ne vengono messi in risalto gli elementi claustrofobici, o
quando ancora viene vista come microcosmo nel quale una “realtà parallela”
a quella del mondo esterno è libera di svilupparsi.
Dapprima possiamo citare considerato il capolavoro di Elsa
L’Isola di Arturo,
Morante. Lo spazio-isola, qui tende fin dall'inizio ad acquistare un valore
metaforico, che si accentua in modo significativo nei momenti chiave della
vicenda e poi al momento del commiato definitivo. L'isola, nel testo della
Morante, è il "luogo" solare dell'infanzia, delle certezze assolute, Eden felice e
inconsapevole, ma anche, nell'ideologia utopistico-rousseauiana della
Morante, il simbolo di una civiltà non alienata e, in accezione heideggeriana,
“autentica”. Nel romanzo l’isola assume anche la forte connotazione di spazio
chiuso, autosufficiente ma restrittivo: nella visione di Arturo solo il padre-eroe
varca i confini dell'isola verso un "altrove" fascinoso e leggendario. Il "chiuso",
cui scopertamente la Morante si richiama, è il luogo del "sortilegio" e della
magia (il Castello di Atlante, il Giardino di Armida). L'allontanamento dall'iso-
la-infanzia si configura, nelle fantasticherie «eroiche» di Arturo, come il varco
di un limite, di una frontiera proibita, come per gli antichi le Colonne d'Ercole.
L’elemento claustrofobico dell’isola è invece riscontrabile in una pellicola cine-
matografica: è il caso di dove l’isola solitaria diventa il contrappas-
Cast Away:
so del mondo moderno. Pochi metri quadrati, uno spazio limitatissimo e un
enorme lasso di tempo, per Chuck Noland, da trascorrere sull’isola. Più di
quattro lunghi anni da vivere in un punto a malapena segnato sulle cartine, in
una “dimensione temporale” opposta a quella a cui era abituato. Dal tempo
scandito mediante ore, minuti e perfino secondi, con precisione cronografica
12
affinchè ogni pacco arrivasse al momento esatto, si passa ai rintocchi scanditi
dagli eventi atmosferici, dal moto della luna, del sole, delle stelle, o quello di
un solco tracciato su un albero.