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Italiano: il futurismo
Storia dell'arte: il futurismo nell' arte
Latino: Lucano (Bellum civile)
Storia: la Seconda guerra mondiale
Biologia: i rischi delle radiazioni sull apparato digerente
Fisica: Albert Einstain (la teoria della relatività)
Matematica: le geometrie non euclidee
Nato nel 1798 a Montpellier (Francia) da famiglia cattolica e monarchica, Auguste Comte
frequenta la scuola politecnica di Parigi, il che incide vivamente sulla sua formazione
filosofica. Al centro della sua filosofia, infatti, vi è la matematica e la convinzione che
l'unica vera forma di sapere sia la scienza.
Secondo Comte, teorico principale della dottrina positivista, dopo la Rivoluzione Francese,
l’Europa era stata colpita da una grave crisi, il cui superamento è avvenuto solo attraverso
la costruzione di un nuovo ordine culturale, fondato sulla scienza.
Il principio regolatore dello sviluppo dell’umanità è costituito dalla legge dei tre stadi, in
base alla quale ogni campo del sapere è passato, nella storia della cultura e della società
umane, attraverso tre stadi teorici: nello stato teologico, l'uomo interpreta gli
accadimenti del cosmo come frutto dell'intervento di esseri sovrumani. Lo stato
metafisico è, in sostanza, teologia mascherata: le forze soprannaturali vengono sostituite,
in questa fase, da entità astratte. Questo stadio è improduttivo ma conduce alla fase
successiva. Nello stato scientifico o positivo viene abbandonata la ricerca dei fini ultimi,
l'interesse speculativo si rivolge alla realtà esistente. Fondamento di questo stato è
l'osservazione, a partire dalla quale possono essere individuate leggi universali.
Comte afferma un nuovo concetto di scienza: essa è costituita sia dall’osservazione che
dal ragionamento, ed è in grado di individuare le leggi che regolano i fenomeni naturali.
La filosofia, invece, ha sia il compito di contribuire a promuovere lo sviluppo scientifico
cogliendone il senso, sia quello di studiare la rete di rapporti che sussistono fra le
diverse scienze.
Inoltre la storia è pensata come uno sviluppo graduale dell'umanità, senza una
determinata casualità e tale da aprire le porte ad un miglioramento morale, intellettuale e
della prevalenza degli istinti sociali.
T. MARINETTI E IL FUTURISMO
Il futurismo nasce a Parigi nel 1909 con la pubblicazione, sul quotidiano "Le Figaro", del
Manifesto del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti. Questo movimento coinvolge
tutti i campi della vita e della cultura: muore l'arte come fenomeno elitario per assumere
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tutte le forme della società industriale contemporanea. L'obiettivo dei futuristi è operare
un rinnovamento totale e l'entusiasmo che manifestano nei confronti del futuro deriva in
realtà dall'angoscia del tempo che scorre e dalla fretta di vivere: ciò determina
l'esaltazione della macchina, della velocità e del dinamismo.
I futuristi rifiutano nettamente il passato tanto da proporre la distruzione di biblioteche,
cimiteri di sforzi vani.
accademie e musei definiti Tale violenza si manifesta inoltre in una
nuova concezione (spesso praticata nelle feste futuriste) della vita e della storia, che
esalta la guerra a scapito della pace, e disprezza le fasce deboli della società in particolar
modo la donna. Questo disprezzo è da intendersi non come una condanna della donna in
sé, ma del romanticismo attribuitole dalla letteratura dell'epoca.
Uno degli esponenti principali del Futurismo italiano è Filippo Tommaso Marinetti, autore
del celebre “Manifesto del Futurismo”. Trascorsi tre anni dalla stesura del Manifesto
Futurista, Marinetti redige il “Manifesto tecnico della letteratura futurista”. L'artista
si schiera contro la vecchia "poetica", inserendo immagini in sostituzione delle parole così
come nascono dalla mente dello scrittore: sono parole in libertà! Pertanto, i
componimenti risulteranno ricchi di analogie e di immaginazione senza fili, che associano
tra loro le sensazioni visive, uditive, tattili e olfattive.; la sintassi è distrutta, aboliti la
punteggiatura, l'aggettivo e l'avverbio; l'unico modo verbale utilizzato è l'infinito per
rendere meglio l'idea della realtà. Ogni sostantivo è seguito dal sostantivo a cui legato per
io
analogia, senza congiunzione. Il testo risulta privo dell' letterario, determinando una
mancanza di soggettività da parte dell'autore.
Filippo Tommaso Marinetti
Filippo Tommaso Marinetti (Alessandria d'Egitto 1876 - Bellagio, Como 1944), nasce da una
ricca famiglia italiana, frequenta le scuole francesi e si diploma a Parigi, prima di
proseguire i suoi studi a Pavia e poi a Genova, dove si laurea in legge. Nel 1909 pubblica
sul quotidiano "Le Figaro" il "Manifesto del futurismo", nel quale conia il termine che diede
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poi vita al vero e proprio movimento artistico; tre anni dopo, con il "Manifesto tecnico della
letteratura futurista" traccia le linee essenziali dell'estetica a cui s'ispira il gruppo di
giovani artisti (Boccioni, Carrà, Russolo ed altri) raccolto intorno alle sue idee. Seguono,
come applicazioni delle teorie esposte nei due manifesti, il romanzo Mafarka il futurista
e Zang-tumb-tumb. Dopo essersi recato in Libia nel 1911 come corrispondente di guerra,
la guerra è la sola igiene del
Marinetti si rivela nel 1915 un acceso interventista ( mondo).
Intanto la notorietà del movimento futurista si estende rapidamente, fino a raggiungere a
una dimensione europea grazie anche ad un'ampia attività pubblicitaria e di diffusione
promozionale delle idee: manifesti, "serate futuriste" nei principali teatri italiani e francesi,
manifestazioni di anticonformismo per scandalizzare il pubblico dei benpensanti portano i
futuristi all'onore delle cronache: non si tratta soltanto di poeti, ma anche di portatori di
una visione di vita moderna. Questo risultato è calzante con le intenzioni di Marinetti di
integrare l'arte nella vita quotidiana, perdendo le sue tradizionali caratteristiche elitarie e
trasformandola in prodotto di largo consumo, fruibile da chiunque. Il presente industriale,
con i suoi miti produttivistici, viene contrapposto al passato, visto come portatore di forme
di vita superate. Di qui l'adozione di tecniche letterarie e artistiche rivoluzionarie: il testo
parolibero (parole in libertà), aderente alla realtà mediante le analogie (immaginazione
senza fili), la distruzione dell'io letterario e lo sconvolgimento della sintassi (abolizione
della punteggiatura, dell'aggettivo e dell'avverbio, uso del verbo all'infinito) trovano
corrispondenza nei quadri di Boccioni, che sconvolgono le norme tradizionali della
prospettiva. Nel dopoguerra Marinetti diventa un esponente ufficiale della cultura fascista
e il Futurismo smette i panni d'avanguardia e si configura come letteratura ufficiale del
nuovo regime, ma priva di quell'anticonformismo che ne ha caratterizzato il senso
innovativo. Lo scrittore muore a Bellagio (Como) nel 1944, dopo una discussa
collaborazione culturale con la Repubblica di Salò.
UMBERTO BOCCIONI
Umberto Boccioni è uno dei maggiori esponenti del Futurismo italiano. Dopo l'incontro nel
1910 con Marinetti l'artista assieme a Balla, Carrà, Russolo e Severini compone il
Manifesto dei pittori futuristi e assume il ruolo di promotore del Manifesto tecnico
della pittura futurista. Uno dei suoi lavori più significativi è : "La città che sale" . Questo
dipinto rappresenta un turbinoso affollarsi di uomini e cavalli creando uno scenario di
battaglia che lascia emergere sullo sfondo le alte e dritte impalcature di alcuni edifici in
costruzione. Lo scenario è quello della periferia urbana, simbolo di progresso, che tanto
affascina Boccioni. 5
Forme uniche della continuita nello spazio
Se si osserva lateralmente la scultura, si può riconoscere facilmente una figura umana in
cammino priva però di alcune parti come le braccia. La figura appare così per un verso
come un uomo privo di anatomia (si riconoscono distintamente alcuni muscoli, come i
polpacci, e l’articolazione del ginocchio), per un altro come una "macchina", un
ingranaggio in movimento. L’opera inoltre si sviluppa mediante l’alternarsi di cavità, rilievi,
pieni e vuoti che generano un frammentato e discontinuo chiaroscuro fatto di frequenti e
repentini passaggi dalla luce all'ombra. Osservando la figura da destra, il torso, ad
esempio, pare essere pieno ma se si gira intorno alla statua e la si osserva da sinistra esso
si trasforma in una cavità vuota. In tale modo sembra che la figura si modelli a seconda
dello spazio circostante ed assume così la funzione per così dire di plasmare le forme.
Anche la linea di contorno si sviluppa come una sequenza di curve ora concave, ora
convesse: in tal modo i contorni irregolari non limitano la figura come di consueto ma la
dilatano espandendola nello spazio. L’interno stesso della statua è attraversato da solchi e
spigoli che "tagliano" i piani, come se le figure fossero più di una e si sovrapponessero di
continuo. Se vista lateralmente, la statua dà l’impressione di un movimento avanzante che
si proietta energicamente in avanti. Tuttavia se la si guarda frontalmente o a tre quarti si
può notare una torsione o un avvitamento delle forme nello spazio.
BELLUM CIVILE (Lucano)
Il poema epico di Lucano è tramandato dai codici ed è citato dai biografi con il titolo di
Bellum civile o anche noto col titoto di “Pharlalia”( da un passo del IX libro in cui il poeta
afferma che la sua opera renderà immortale le vicende narrate riguardo Farsaglia)
Il Bellum civile è un poema epico costituito da 10 libri in esametro e narra le vicende della
guerra civile combattuta tra Cesare e Pompeo che ebbe, nella battaglia di Farsalo, il suo
momento decisivo. L'opera narra gli avvenimenti dallo scoppio delle ostilità fino ai fatti
immediatamente successivi alla morte di Pompeo, in Egitto. Il poema tuttavia è rimasto
incompiuto: il libro X,infatti, più breve dei precedenti; s'interrompe all'inizio della rivolta
contro Cesare scoppiata ad Alessandria d'Egitto. La morte impedisce perciò al poeta di
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completare l'opera.
CONFRONTO CON VIRGILIO: i critici moderni e antichi vedono la Pharsalia come un'anti
Eneide: il poema epico non è più esaltazione della gloria dello stato ma denuncia
dell’indignazione di Lucano per le guerre fratricide e per l’ingiustizia. Egli stravolge quello
che era il poema epico nella tradizione letteraria riprendendo in chiave polemica le
situazioni virgiliane, rimproverandolo di aver lodato Augusto, proprio colui che aveva
distrutto la repubblica e dato inizio all’impero. Lucano smaschera l’inganno di Virgilio e
mostra l’ingiustizia dell’impero senza l'utilizzo di racconti mitici, ma egli cerca di narrare il
vero e, proprio per questo, manca l'intervento divino. In Lucano non c’è più l’illusione sulla
“bontà” del destino che in alcuni casi compare in Virgilio; la polemica contro Virgilio è
accesa già dal proemio con l’elogio di Nerone (presentato ironicamente) e del suo impero
visto come era quello augusteo (età dell’oro). Inoltre in Virgilio le guerre sono filtrate dal
mito, mentre Lucano le presenta “crude”.
Il PESSIMISMO: è una componente essenziale dell'opera di Lucano, proprio perché canta la
rovina di Roma, narra le profezie della sciagura e non della gloria.
I PERSONAGGI: manca completamente la figura dell'eroe. Cesare, eroe nero, mosso dalla
Fortuna contro la potenza di Roma, incarnazione delle forze irrazionali (furor, ira,
impatientia): non ha clemenza, aspetto contrario alla realtà. Pompeo, eroe passivo,
limitata la sua colpevolezza: il destino gli è avverso; si “purifica”, comprende di dover
lottare per il bene. Catone, saggio stoico che però affronta una crisi: la crisi della
provvidenza divina; non si ha più fede negli ordini degli dei e non si accetta il destino ma la
giustizia deve essere ricercata nella coscienza del saggio. I personaggi minori
rappresentano le due fazioni: l’esercito di Cesare è spietato, quello di Pompeo valoroso.
STILE: ardens e concitatus, spinta continua al pathos e al sublime. E’ sempre presente l’io
del poeta con commenti e interventi personali privi di domini e di misura. Lucano usa la
retorica per esprimere quel bisogno di tornare alle antiche virtù: infatti, il linguaggio
semplice dell’epica mal si accorda al mito e alla storia. Tutto ciò consente all'autore di