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- Evoluzione dei media
- Filosofia: Bauman e il suo saggio "Facebook, l'intimità e l'estimità"
- Storia: i principali strumenti di comunicazione adoperati dal nazismo e dal fascismo, quali mezzi di persuasione e di coinvolgimento delle masse
- Italiano: forme del linguaggio letterario dei principali autori (da Manzoni a Montale)
- Inglese: modernismo in Inghilterra e Joyce, uno dei maggiori esponenti che si avvalse dello sperimentalismo linguistico
- Francese: Apollinaire e i suoi calligrammi (un nuovo modo di comunicare)
- Spagnolo: modernismo in Spagna e Jumenez con la sua opera Platero y yo (innovazione: linguaggio infantile)
Il messaggio di entrambi i manifesti pubblicitari, pur riferendosi a due realtà
così diverse come gli Stati Uniti e l’Italia, pone l’accento sul basso prezzo,
The
grazie al quale si può accedere alle notizie. Manifesto pubblicitario de
Bulletin Il Resto del Carlino,
di Filadelfia (USA), 1895. Manifesto pubblicitario de
1898. Il nome stesso del quotidiano era sinonimo di prezzo economico, facendo
riferimento al “carlino”, una moneta molto diffusa in quasi tutta l’Italia a partire
dal Medioevo.
In tutto l’Occidente si assistette a un doppio fenomeno: da una parte, con
l’aumento del livello medio di istruzione e la diminuzione dell’analfabetismo, un
pubblico sempre più vasto si accostava alla lettura della stampa; dall’altra
parte, la stampa cercava di accostarsi ai lettori popolari, in modo tale da
allargare i confini del proprio pubblico. Gli ultimi trent’anni del XIX secolo sono
stati definiti, insieme al primo decennio del Novecento, “l’età classica” del
giornalismo: in effetti, nel periodo che va dal 1870 al 1914, si registrò un
aumento continuo del numero dei lettori in quasi tutti i Paesi industrializzati.
Saranno in seguito il cinema, la radio e la televisione a togliere al quotidiano il
monopolio dell’informazione, ma fino all’esplodere della prima guerra mondiale
è la carta stampata la grande protagonista.
La pubblicità
La pubblicità ha permesso al giornale di sostenersi economicamente. All’inizio
si trattava di semplici aggiunte di un lungo testo argomentativo e del tutto
prive di illustrazioni, pubblicate gratuitamente, almeno in un primo tempo,
perché considerate un servizio reso ai lettori. A partire dall’inizio dell’Ottocento,
soprattutto in Inghilterra e negli Stati Uniti, le entrate derivanti dalla pubblicità
diventarono una fonte di reddito indispensabile. In seguito, servendosi di artifici
tipografici e utilizzando le immagini, la pubblicità sollecitava il lettore con un
effetto di sorpresa, evidenziando e rendendo più efficace il messaggio.
L’esigenza della pubblicità si sviluppò insieme alla formazione del moderno
sistema di mercato, quandi il commercio a carattere locale cedette il passo a
una rete di traffici commerciali prima su scala nazionale e poi internazionale.
Quando grazie ai trasporti fu possibile vendere la propria merce anche in
mercati lontani da dove si era svolta la produzione, allora divenne
indispensabile istituire una comunicazione tra venditori e compratori che si
trovavano fisicamente separati. Questa trasformazione fu all’origine, a partire
dalla seconda metà dell’Ottocento, del diffondersi dell’uso del manifesto
pubblicitario e degli annunci su tram e carrozze.
Parigi fu la prima città a vedere le proprie strade arredarsi in modo nuovo. I
manifesti, dapprima adoperati per reclamizzare spettacoli o esposizioni
artistiche, trovarono nella rivoluzione industriale nuovi temi: le merci, i beni di
consumo, i grandi magazzini. Il boom della pubblicità nasceva dalla necessità
di farsi conoscere da un alto numero di consumatori, di stimolare l’acquisto di
nuovi prodotti che non erano mai stati presentati sul mercato e di far credere
che erano necessari e indispensabili, creando così nuovi bisogni per dar vita a
quella che poi è stata chiamata “società dei consumi”.
Il pubblico a cui si rivolgeva la comunicazione pubblicitaria in questa fase era
un pubblico di consumatori ancora assai ristretto, formato per lo più dai ceti
medio-superiori, borghesi e urbani, letterati, consumatori di beni di lusso.
Il processo di urbanizzazione rendeva la strada lo spazio più utilizzato dalla
comunicazione pubblicitaria: i grandi manifesti colorati, le insegne, i volantini
furono i primi strumenti.
Il manifesto, che faceva la sua comparsa occupando ampie aree della città, si
basava sulla capacità di catturare lo sguardo: era dunque sull’immediatezza e
sulla ricchezza informativa del visivo che giocavano la sua forza d’attrazione e
il suo potere di seduzione, contribuendo a sviluppare un nuovo tipo di
sensibilità.
Suoni e immagini: un nuovo pubblico
A contribuire al dilagare delle immagini nel paesaggio urbano era stata
l’introduzione della fotografia. Vi furono due direzioni: da una parte vi erano
coloro che privilegiavano la copia unica e vedevano nella fotografia uno
strumento espressivo utilizzato da professionisti; dall’altra, vi erano invece
coloro che si interessevano al “multiplo”.
Fu nel 1840 che William Fox Talbot inventò un procedimento di stampa su
carta, che permetteva di riprodurre un’immagine in una quantità
potenzialmente illimitata di copie.
Da questo momento, il progresso tecnico della fotografia si svolse nei grandi
laboratori dell’industria, e non negli studi dei
singoli fotografi, ed era rivolto alla conquista
di un pubblico larghissimo, attraverso la
semplificazione dei metodi operativi. A
partire dal 1880 iniziò infatti a comparire un
numero straordinario di macchine
fotografiche portatili. Nel 1887 George
Eastman lanciò la più rivoluzionaria delle
macchine: la Kodak. Si trattava di una
piccola scatola con un obiettivo a fuoco fisso
e con una pellicola fotografica sufficiente
per 100 scatti. Dopo aver scattato tutte le
fotografie, la macchina veniva mandata alla
ditta, la quale provvedeva allo sviluppo e George Eastman e la sperimentazione della
Kodak
alla stampa dei negativi. Questi venivano poi
rispediti al mittente, insieme alla macchina
“You press the
nuovamente ricaricata.
button, we do the rest” (“Voi premete il
bottone, noi facciamo il resto”) era lo slogan
che accompagnava il lancio del prodotto sul mercato. fonografo/grammofono
strumenti che consentivano
la riproduzione di brevissimi
frammenti di vita
quotidiana; la principale
differenza tra i due
procedimenti di
riproduzione del suono
consiste nel fatto che il
Si aprì così fonografo funziona
una fase di mediante la lettura
dell’incisione su cilindri,
espansione sia della fotografia amatoriale, che
consentiva di cogliere e fissare aspetti del mondo
esterno e della vita familiare, sia della fotografia
documentaria e d’attualità. Già nel 1855 Robert Feulon aveva reso la severa e
fedele testimonianza della crudeltà e della miseria di una guerra, fotografando
per la prima volta gli scontri durante la guerra di Crimea. Mentre nel 1904
“Daily Mirror”, “Lo specchio quotidiano”,
usciva a Londra il letteralmente il
primo giornale del mondo illustrato solo con fotografie. Con lo sviluppo degli
album e del fotogiornalismo, si andava pian piano trasformando
radicalmente il modo di guardare il mondo.
media
Il sistema dei a cavallo tra Ottocento e Novecento, in cui la stampa non
era più il solo strumento in grado di raggiungere migliaia di persone con uno
stesso messaggio, vide diventare protagonisti strumenti che privilegiavano il
suono e l’immagine, come il fonografo, il grammofono, il telefono, il cinema,
strettamenti legati all’evoluzione e alla diffusione dell’energia elettrica. Si
osservi quindi un progressivo svincolamento dalla scrittura. Questi strumenti
sembravano infatti rispondere alle domande di un nuovo tipo di pubblico,
urbano, analfabeta, semiletterato, estraneo alla fase precedente in cui la
stampa era la sola forma di comunicazione.
La principale novità di questi mezzi di comunicazione
venne riscontrata nel diffondersi di un nuovo tipo di
divertimento e di rapporto con la cultura, a cui
potevano accedere anche coloro che non sapevano
leggere o che avevano un grado di alfabetizzazione
molto basso. Il peso dello scritto veniva di conseguenza
ridimensionato a favore dell’immagine e del suono: il
grammofono, ad esempio, introducendo la possibilità
di riprodurre il suono, permetteva ad un vasto pubblico
di ascoltare a casa le voci dei cantanti famosi.
Pubblicità di fonografo e Il cinema, invece, consentiva la trasmissione
grafofono.
“Non andate più a teatro! contemporanea dello stesso
Poiché ognuno può a casa sua spettacolo in centinaia di sale, a costi
sentire i nostri valenti artisti per più contenuti delle tradizionali
mezzo del nuovo apparecchio”,
rappresentazioni teatrali.
Nel 1877, quando Thomas Alva Edison inventò il fonografo,
l’aveva fatto con scopi molto diversi da quelli dell’ascolto
musicale: esso era stato immaginato né più né meno come
come una macchina da ufficio.
Negli stessi anni il tedesco-americano Emile Berliner si concentrò sulla
registrazione e inventò il disco, che permetteva una duplicazione delle
registrazioni sonore su vasta scala. Nel 1889 in Germania una ditta di
giocattoli fabbricò i primi grammofoni e i primi dischi, mentre a New York G.
Bettini convinse artisti di fama internazionale a incidere la loro voce. Pubblicità della
L’importanza di queste trasformazioni risiedeva in pirmo Columbia, ditta
luogo nella possibilità di raggiungere anche quei settori della americana produttrice
popolazione poco o per nulla scolarizzati e che erano stati, di grammofoni,
distribuiti in Italia dalla
fino a quel momento, esclusi dai mezzi di comunicazione
basati principalmente sulla stampa e quindi sulla parola scritta.
Il pubblico della nascente società di massa comprendeva uomini e donne di
tutte le età e di tutte le classi. Vi furono però forme di resistenza da parte del
pubblico tradizionale, istruito e in prevalenza borghese, a lasciarsi coinvolgere
dalle nuove forme di consumo.
Le modalità di consumo tendevano inoltre a seguire un modello gerarchico. È
il caso delle sale cinematografiche: mentre nei quartieri centrali sorgevano
lussuose sale dotate di orchestra e simili ai teatri d’opera, nelle periferie
prevalevano locali più piccoli ed economici, che proiettavano film in terza e
quarta visione. Un fenomeno simile si verificò anche nel settore della carta
stampata: in
Inghilterra si diffusero
sia i giornali “E poi, come si fa a ricordarsi di tutti? Gli occhi, l’incedere, la voce.
qualitativi che quelli Bene, la voce, sì:
popolari. il grammofono. Mettere un grammofono in ogni tomba o tenerne
La uno a casa.
La domenica dopo pranzo. Metti un po’ su il povero trisnonno.
riproducibilità: Craac! Prontoprontopronto sono felicissimo crac sono felicissimo di
ossessione della rivedervi prontoprontopronto sono feli potrszs.
modernità Ti ricorda la voce come una fotografia ti ricorda un viso”.
I nuovi strumenti
permisero il superamento dei limiti naturali
della comunicazione nello spazio e nel tempo.
Attraverso i giornali si aveva la possibilità di essere
informati di luoghi e situazioni in cui in molti casi
non si sarebbe mai fatta esperienza diretta;
mentre il telegrafo, e poi il telefono, offrivano la
possibilità di uno scambio comunicativo che oggi Esempio di grammofono
chiameremmo in tempo reale. Adesso era per lo
più possibile comunicare con un numero
infinitamente più ampio di persone di quante si sarebbero potute radunare in
una piazza. Se da un lato i confini del mondo tendevano a dilatarsi, dall’altro il
mondo stesso tendeva a diventare sempre più piccolo. L’impatto di queste
innovazioni era rintracciabile anche nel linguaggio: i grammofoni venivano
chiamati macchine parlanti, un’espressione che attribuiva una caratteristica
specifica dell’uomo, quella del linguaggio, a un oggetto artificiale. Non solo, ma
ogni tecnologia era portatrice di un mutamento di ritmi e schemi nei rapporti
umani. dall’Ulisse,
In questo passo tratto James Joyce
accosta le due esperienze della voce emessa dal
grammofono e dell’immagine stampata sulla
fotografia per rappresentare una nuova
dimensione dell’esperienza moderna: la
possibilità di riprodurre un evento, cioè di
moltiplicare all’infinito la singolarità dell’opera
d’arte. Alludendo all’opportunità di ricordare i
morti attraverso la voce registrata e la
fotografia, Joyce registrava un mutamento che
avrebbe modificato la percezione e l’idea stessa
di esperienza, intesa come occasione di fissare
tecnicamente un evento, di sottrarlo al tempo, di
riprodurlo. La ripetibilità è d’altronde il principio
J. Joyce, che ha dominato il nostro mondo a partire da
Ulisse, Gutenberg.
Mondadori,
Milano 1960.