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Introduzione Limite,tesina
La seguente tesina di maturità liceo scientifico tratta del limite nelle sue diverse forme. La scelta per questa tesina trova nella suggestione di questa parola le sue motivazioni. La parola limite assume, come in effetti tutte le parole, differenti significati in base al contesto in cui la collochiamo. Essa sta indicare, in un suo primo e letterale significato, un qualcosa che non si può superare senza uscire dalla normalità e quindi cadere nell'esagerazione e nell'abuso. In una società liquida, come quella in cui viviamo, all'uomo, in quanto essere finito, si presentano continuamente ostacoli da superare.
Il tema del limite è presente in tanta lirica italiana da Leopardi a Montale, anche se si propone con immagini simboliche diverse ed assume anche differenti significati. Il contesto storico, la visione del mondo e della vita e la filosofia che sottende a questa visione del mondo sono le ragioni per i quali gli autori hanno maturato e rappresentato un’idea personale del limite.
Collegamenti
Limite, tesina
Italiano - Il concetto di limite il Leopardi, Pascoli e Montale
Storia - Il muro come confine invalicabile che separa città, nazioni, popoli
Geografia astronomica - Il limite dell’Universo conosciuto
Biologia - Frontiere e limiti della ricerca scientifica: le cellule staminali
Chimica - Le strutture limiti del benzene
Matematica - I Limiti
Inglese - Dorian Gray e la consapevolezza dei propri limiti
Filosofia - Il criterio di falsificabilità di Karl Popper
liberamente; in Pascoli la siepe ha la funzione di impedire e ostacolare il pensiero
verso tutto ciò che può recare dolore, o perché ricordo passato o perché ignoto futuro.
Anche in Montale si può scorgere il concetto di limite, il muro, inteso come qualcosa
di invalicabile che impedisce all’uomo di mettersi in contatto con gli altri e lo
condanna all’isolamento. “Meriggiare pallido e assorto”, appartenente alla raccolta
di Ossi di Seppia, è la poesia più significativa di Montale dove viene espresso il suo
concetto di limite.
Il “rovente muro d’orto”, di cui il nostro Montale parla, è il simbolo del limite che, a
differenza della siepe leopardiana, segna una condizione permanente del soggetto e
non l’occasione per un ulteriore slancio immaginifico. Così un muro non è più
semplicemente un muro, ma diviene il simbolo del limite della realtà dalla quale il
poeta si sente accerchiato. I due versi conclusivi esprimono con straordinaria intensità
questa condizione: la “muraglia” con i “cocci aguzzi di bottiglia” che la sovrastano,
rappresentano la chiusura in questa prigione esistenziale, l’impossibilità di attingere a
una verità e pienezza che si collocano al di là dell’ostacolo, irraggiungibili.
Anche la storia, anzi la politica, ha costruito e continua a costruire muri come confine
invalicabile che separa città, nazioni, popoli, civiltà. Il più significativo della storia
del Novecento è sicuramente quello di Berlino. Il muro di Berlino era un sistema di
fortificazioni fatto costruire dalla Germania Est per impedire la libera circolazione
delle persone tra Germania Ovest e il territorio della Repubblica democratica. Il muro
divise la città di Berlino in due per 28 anni, dal 13 agosto del 1961 fino al 9
novembre del 1989.
Nel 1945, poco prima della fine della Seconda Guerra Mondiale, in base agli accordi
di Yalta, la Germania fu divisa in quattro zone di occupazione (britannica, francese,
statunitense e sovietica). Anche la città di Berlino era stata divisa in quattro settori.
Tutti i tentativi diplomatici per realizzare un’unificazione concordata del paese
risultarono vani: la Germania infatti, per la sua collocazione geografica, rivestiva
un’importanza strategica eccezionale. L’Urss vedeva nel controllo della Germania un
importante “avamposto” politico e strategico nell’Europa occidentale e voleva mano
libera sui beni tedeschi per ripagarsi delle risorse bruciate nella guerra contro Hitler.
Dall’altra parte, gli anglo-americani puntavano ad accelerare il processo di
ricostruzione economica della Germania e la sua integrazione nel sistema economico-
politico occidentale.
Nella primavera del 1948 gli occidentali avviarono una riforma monetaria che
introduceva una moneta unica prefigurando l’unificazione delle zone d’occupazione.
I sovietici reagirono bloccando i canali di accesso via terra a Berlino, con fine di
rendere impossibili i rifornimenti delle zone occidentali della città. La controrisposta
statunitense fu l’organizzazione di un ponte aereo, che per circa un anno rifornì
Berlino rimasta isolata. La prova di forza si risolse in un successo degli Stati Uniti,
che riuscirono a vanificare il blocco dando un’impressionante dimostrazione di forza
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economica ed efficienza organizzativa. Il blocco venne tolto, ma la crisi di Berlino
aveva reso irreversibile la divisione della Germania in due stati di regime diverso e
ostile: il 5 maggio del 1949, nella parte occidentale del Paese, nacque la Repubblica
federale tedesca, e pochi mesi dopo, nella parte orientale, la Repubblica democratica
tedesca. Inizialmente ai cittadini di Berlino era permesso di circolare liberamente tra
tutti i settori, ma con l’evolversi della Guerra Fredda, i movimenti vennero limitati.
Per fermare l’esodo delle persone, la Germania Est iniziò la costruzione di un muro
attorno ai tre settori occidentali nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961 a Berlino Est.
La Repubblica democratica tedesca, in apparenza il più forte economicamente e
politicamente tra i regimi dell’Europa comunista, entrò in una fulminea e irreversibile
crisi a partire dal maggio del 1989, quando decine di migliaia di cittadini tedeschi
orientali iniziarono a riversarsi in Occidente attraverso il nuovo canale della frontiera
austro-ungherese, aperta dal governo di Budapest. Diveniva improvvisamente
possibile aggirare quel muro che ventotto anni prima era stato costruito a Berlino
proprio per affermare l’invalicabilità della “cortina di ferro” (linea di confine europea
tra la zona d'influenza statunitense e quella sovietica durante la guerra fredda). Le
autorità tedesco-orientale, non potendo arginare il fenomeno ricorrendo alla
repressione militare, furono costretti a liberalizzare gli espatri. Sull’onda delle
manifestazioni popolari e nella speranza di salvare il regime venne destituito
Honecker, segretario del Partito Comunista dal 1971 e dal 1976 Presidente della
Repubblica, per far spazio ad una generazione di dirigenti riformisti meno esposti e
compromessi con il passato regime. Ma l’operazione fallì: nel novembre del 1989 il
muro di Berlino venne preso d’assalto, da Est come da Ovest, dalla popolazione che
iniziò ad abbatterlo, senza incontrare ostacoli nell’opera di rimozione di questo
simbolo dell’odio e della divisione.
Dopo la riunificazione monetaria, il 12 settembre 1990 a Mosca, Usa, Urss, Gran
Bretagna e Francia, le potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale, firmarono il
trattato che consentiva la riunificazione della Germania, formalizzata il 3 ottobre
1990. Un atto che segna, anche simbolicamente, con la fine delle “Guerra Fredda”, la
fine di un’epoca intera.
Se in campo letterario il limite è stato rappresentato e vissuto ora come ostacolo da
superare, a volte come impedimento che si presenta all’uomo in quanto essere finito,
in campo astronomico possiamo intendere il limite come una condizione che supera
la normalità: il limite dell’Universo conosciuto. È importante sottolineare che noi
abbiamo una conoscenza molto limitata dell'universo, quindi ci sono sicuramente
tantissime cose importantissime che noi, oggi, ignoriamo completamente. D'altronde
la stessa scienza presenta i cosiddetti “problemi irrisolti”, che sono appunto
irrisolvibili a causa delle limitate conoscenze scientifiche dell'Universo.
Da cosa è formato e come ha avuto origine l’Universo? La domanda può sembrare
banale, visto che conosciamo la natura del pianeta su cui abitiamo e delle mille
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galassie che popolano il cielo. Invece tutto ciò che riusciamo a vedere con potenti
telescopi non rappresenta neanche il cinque per cento della massa di cui l’universo
dovrebbe essere formato, il restante 95 per cento costituisce la famosa «massa
mancante» o «materia oscura», come l’hanno anche battezzata gli astronomi con un
pizzico di sinistra fantasia.
Solitamente in astronomia si usa il termine Universo quando si riferiscono
all'universo osservabile, questo perché non si ha idea di cosa ci possa essere
nell'universo inosservabile.
Dopo secoli di osservazioni delle stelle, gli astronomi hanno raccolto indizi
sufficienti per tracciare il percorso che si spinge al di là dei limiti dell’Universo
conosciuto.
Quando gli antichi osservano il cielo, credevano che il limite dell’Universo si
trovasse al di sopra delle nuvole. Ma con il procedere del tempo l’uomo ha potuto
ampliare i suoi orizzonti.
Ormai abbiamo potuto costatare che il Sole non è più il centro dell’Universo e che gli
altri pianeti sono i nostri vicini più prossimi in questa immensità dello spazio. Tutti i
miliardi di stelle che possiamo vedere ad occhio nudo fanno parte di un agglomerato
di miliardi di stelle chiamate galassie. La nostra, la Via Lattea, che ha una forma di
un disco centrale (nucleo galattico) e che comprende oltre 100 miliardi di stelle,
appartiene ad un piccolo gruppo di galassie che costituiscono il Gruppo Locale.
Spingendosi ulteriormente ai limiti dell’Universo, e viaggiando ancora più indietro
nel tempo, possiamo trovare altre miliardi e miliardi di galassie che comprendono
milioni di miliardi si stelle e osservare che vi sono strane galassie embrionali in via di
formazione. Spingendosi al oltre 150 miliardi di trilioni di chilometri troviamo anche
un velo di radiazioni. Tante sono state le scoperte ma siamo arrivati ad un punto
fermo che non riusciamo a superare: siamo arrivati al limite dell’Universo
conosciuto.
Nonostante i nostri limiti gli astronomi hanno individuato il flusso oscuro (in inglese
dark flow), un misterioso fenomeno astronomico osservato di recente in alcune
galassie. Esso consiste nel movimento a grandi velocità (circa 900 km/s) di alcune
galassie verso i confini dell'universo. Gli astronomi ipotizzano che la causa di questo
dark flow sia o un'energia misteriosa o un corpo misterioso che non è possibile
vedere perché sta al di là dell'universo visibile ma che avrebbe una tale forza di
gravità da attrarre verso di lui quelle galassie.
Andare oltre i limiti dell’Universo conosciuto è una sfida che continuerà a lungo.
Dove sia e quale possa essere la sua natura, nessuno scienziato è riuscito ancora a
spiegarlo. Ogni tanto sembra di raccogliere qualche indizio; qualche volta c’è chi
azzarda la possibilità di una materia dalle caratteristiche ignote: il risultato è che
viviamo in un Universo di cui ignoriamo la vera natura. 4
Questo è quanto si chiede Karl Raimund Popper, ponendosi la domanda “Perché non
possiamo arrivare alle fonti della conoscenza?”
Popper è conosciuto come il filosofo del limite perché pensa che siamo esseri limitati
e in quanto tali non possiamo avere teorie perfette. L’epistemologia di Popper
riguarda prevalentemente la ricerca di un criterio che segni il limite fra scienza e non-
scienza, ovvero di quella linea di confine che separa le asserzioni delle scienze
empiriche da tutte le altre asserzioni. Se la scienza è costruita su teorie “fallibili” che
possono continuamente essere smentite o “falsificate”, si rende necessaria la ricerca
di un metodo che stabilisca entro quali limiti la conoscenza scientifica risulta “certa”:
si rende necessario un nuovo modello epistemologico e di conseguenza un buon
metodo. Popper introduce, così, il principio di falsificabilità. Tale principio è un
criterio di demarcazione che consente di distinguere fra asserzioni empiriche e
scientifiche (cioè informative relativamente alla realtà) e asserzioni che empiriche e
scientifiche non sono (come per esempio, le affermazioni della metafisica).
Secondo il principio di falsificabilità di Popper, una teoria è empirica e scientifica
solo se è falsificabile, cioè se i fatti possono smentirla. In altre parole, una teoria è
scientifica se possiamo indicare un’esperienza possibile che potrebbe dimostrarla
falsa. Naturalmente, una teoria scientifica sarà accettata provvisoriamente come vera
se, nonostante tutti i tentativi di farla cadere, essa non verrà smentita di fatto. Mentre
una legge scientifica non può mai essere verificata da nessun numero, per quanto alto,
di casi favorevoli, tale legge può, invece, essere falsificata anche da un solo contro-
esempio, cioè da un’unica osservazione empirica che contravvenga a quanto stabilito
dalla legge stessa. Ad esempio, l’asserzione universale “tutti i cigni sono bianchi”,
può essere falsificata dalla singola osservazione che “c’è almeno un cigno nero”. Dai
dati empirici non può mai essere inferita la verità di una legge universale, perché tale
legge è sempre smentibile in futuro.
La conoscenza scientifica è dunque tutt’altro che certa: si compone di passi necessari
che però non le danno mai carattere assoluto o universalmente valido, e servono
soltanto a definire di volta in volta la sua validità entro determinati limiti imposti
dall’esperienza.
Uno strumento utile per il superamento dei limiti imposti dalla scienza consiste nella
ricerca scientifica.
In biologia, il campo delle scienze della vita, la ricerca sta facendo passi da gigante; è