Anteprima
Vedrai una selezione di 8 pagine su 31
Concetto di limite, tesina Pag. 1 Concetto di limite, tesina Pag. 2
Anteprima di 8 pagg. su 31.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Concetto di limite, tesina Pag. 6
Anteprima di 8 pagg. su 31.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Concetto di limite, tesina Pag. 11
Anteprima di 8 pagg. su 31.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Concetto di limite, tesina Pag. 16
Anteprima di 8 pagg. su 31.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Concetto di limite, tesina Pag. 21
Anteprima di 8 pagg. su 31.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Concetto di limite, tesina Pag. 26
Anteprima di 8 pagg. su 31.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Concetto di limite, tesina Pag. 31
1 su 31
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi

Collegamenti
Concetto di limite, tesina



Filosofia- concetto di limite di Kant
Storia- regimi totalitari
Latino- "epistulae ed lucilium" di Seneca
Italiano- il Paradiso:al di là dei limiti della conoscenza
Inglese- the Ulysses of Tennyson
Educazione fisica- il limite nello sport
Fisica- i limiti dell'elettromagnetismo
Scienze- il principio di esclusione di Pauli
Matematica- il concetto matematico di limite
Estratto del documento

Introduzione

1.

L'argomento da me scelto è il concetto di limite. Oggigiorno si vive in una società

in continuo progresso: si assiste ad un interminabile sviluppo in tutti i settori della

vita. Si può parlare di un infinito superamento di ostacoli che per natura si presentano

all’uomo in quanto individuo finito. Ci troviamo di fronte a una realtà tecnologica

un lato facilita l’uomo nel lavoro e nelle sue azioni,

in continua evoluzione che se da

dall’altro appiattisce tutto quello che c’è di infinito nell’individuo: l’immaginazione

e la creatività.

I disegni delle macchine di Leonardo da Vinci ben rappresentano a mio parere i

fatto dall’uomo per superare i limiti. Per tale motivo ogni Capitolo

continui tentativi

del documento sarà associato ad uno dei disegni del maestro.

l’argomento

Per introdurre che ho scelto mi piacerebbe partire da una frase

”il limite può essere una linea per entrare in altri spazi, in altre forme di

conoscenza”.

Ma cos’è esattamente il limite?

Il termine limite acquista un duplice significato poiché deriva da due differenti

sostantivi latini, ossia limes, limitis e limen, liminis. Il primo assume un'accezione

negativa di confine, che costituisce per l'uomo una barriera invalicabile e che,

dunque, lo segrega in uno stato di prigionia. Il secondo, al contrario, è per l'uomo

passaggio, apertura verso nuovi orizzonti.

Per limite si intende un ostacolo, uno stop, una linea di confine che da sempre gli

uomini cercano di superare; il progresso della società attuale può essere considerato

una corsa dell’uomo per superare i limiti, ma il limite è un concetto che non può e

non deve essere superato.

Per questo, per quanto progredisca la società, non si riesce ad eliminare tutti gli

ostacoli che il limite rappresenta. Ho scelto questo argomento perché mi sento

rappresentato da esso; nel mio cammino io incontro sempre degli ostacoli, delle

difficoltà, che sono i limiti da superare, ma nello stesso tempo questi limiti mi 3

spronano ad oltrepassare quella linea di confine, al di là della quale non si può

andare.

Mi viene, a questo punto in mente, una celebre frase di Ulisse: “fatti non foste a viver

e quella non meno celebre di Rita

come bruti ma per seguir virtute e conoscenza”

Levi Montalcini: “non esistono colonne d’Ercole per il pensiero”. 4

Filosofia – Il concetto di limite di Kant

2. L’indirizzo filosofico fondato da Kant è detto criticismo, perché contrapponendosi

al “dogmatismo”, fa della critica lo strumento per eccellenza della filosofia.

“Criticare”, nel linguaggio tecnico di Kant, significa infatti, “giudicare”,

“distinguere”, “valutare”, “soppesare”, etc.., ossia interrogarsi

programmaticamente circa il fondamento di determinate esperienze umane,

chiarendone:

 Le possibilità: le condizioni che permettono l’esistenza di un’esperienza;

 Le validità: i titoli di legittimità o non-legittimità che le caratterizzano;

 I limiti: i confini e gli ambiti di tale validità.

È evidente come centrale e qualificante sia nella filosofia kantiana il concetto di

limite, al punto tale che il criticismo viene definito anche filosofia del limite.

quindi si impone come un’analisi della ragione umana che diventa

Il criticismo

giudice e imputato nel tentativo di scoprire cosa può realmente conoscere e

affermare con certezza. Per questi motivi, vista la centralità del limite e dei termini

di validità fissati, la filosofia kantiana è detta inoltre filosofia del limite poiché tende

a stabilire nei vari settori esperienziali il carattere finito o condizionato delle

possibilità esistenziali (trasporta la ricerca scientifica in ambito teoretico

nonostante l’apparenza, la sua ricerca speculativa intende

speculativo). Tuttavia,

superare lo scetticismo (crede nel valore della scienza e nell’esistenza di un sapere

certo) proprio perché l’accettazione del limite non fa altro che legittimare e stabilire

varie facoltà umane “reperire nel limite della validità, la validità

il fondamento delle

del limite”. Inoltre, se pur conforme all’illuminismo (che dal 700 aveva riconosciuto

e segnalato i limiti della ragione) e rischiarato dall’empirismo (che lo aveva

risvegliato dal sonno dogmatico), il kantismo si distingue non solo per il diniego

5

degli esiti scettici, ma anche per un’analisi critica più profonda, insoddisfatta

sull’indugio dei meccanismi conoscitivi e occupata invece, a fissare le condizioni

di validità.

Un problema emblematico del criticismo kantiano è la possibilità della conoscenza

e della certezza di Dio. La possibilità che l’uomo possa conoscere ciò che va al di

là della propria esperienza, rappresenta un limite delle facoltà razionali e non è

superabile. L’unica soluzione è assecondare la finalità razionale dell’uomo e

spingersi in ipotesi metafisiche senza pretendere che esse, però, siano

effettivamente una dimostrazione di verità. In generale, Kant utilizza lo stesso

metodo per definire il procedimento con cui la ragione si relazione alla scienza.

L’intelletto che unisce i risultati imprescindibili dell’esperienza può, in definitiva,

raccogliere i dati in modo regolativo e mai, del tutto, conclusivo. Anche

l’oggettività, in questo contesto, è il frutto di un accordo e di una condivisione

temporanea tra soggetti, intelletti scientifici e relativi “giudizi sintetici a priori” e,

pertanto, non è l’espressione di una verità eterna. La filosofia kantiana del limite,

dunque, è tale perché incentrata sulla critica delle facoltà della ragione soggettiva

e, di qui, la definizione di criticismo è relativa alla costante operazione di revisione

e completamento della validità della conoscenza così come indicata da Kant, in

modo emblematico, nelle opere: “Critica della Ragione Pura”, “Critica della Ragion

Pratica” e “Critica del Giudizio”.

Questa filosofia del finito non equivale tuttavia, nelle intenzioni di Kant, a una

forma di scetticismo, poiché tracciare il limite di un’esperienza significa nel

contempo garantirne, entro il limite stresso, la validità. Il riconoscimento e

l’accettazione del limite divengono la norma che dà legittimità e fondamento alle

varie facoltà umane, in quanto l’assunto di base della filosofia critica “è di reperire

del limite”. L’impossibilità per la conoscenza di

nel limite della validità la validità

trascendere i limiti dell’esperienza diventa allora la base dell’effettiva validità della

l’impossibilità per l’attività pratica di raggiungere la santità

conoscenza stessa; che è propria dell’uomo; l’impossibilità di

diventa la norma della moralità,

subordinare la natura all’uomo diventa la base del giudizio estetico e teleologico. 6

Storia - I regimi totalitari

3.

Di Stato "totalitario" si cominciò a parlare in Italia verso la metà degli anni '20 per

denotare le caratteristiche dello stato fascista contrapposto allo stato liberale.

Il totalitarismo è una forma di dominio radicalmente nuova, perché non si limita a

distruggere le capacità politiche dell'uomo isolandolo in rapporto alla vita pubblica,

come facevano le vecchie tirannie e i vecchi dispotismi, ma tende a distruggere

anche i gruppi e le istituzioni che formano il tessuto delle relazioni private dell'uomo,

estraniandolo così dal mondo e privandolo del proprio io attraverso la società di

massa.

L'ideologia totalitaria pretende di spiegare con certezza assoluta e in modo totale il

corso della storia; diventa perciò indipendente da ogni esperienza, costruendo un

modello di società fittizio e ideologico. Il terrore totalitario, a sua volta, serve per

tradurre in realtà il mondo fittizio dell'ideologia. Il terrore totale diventa uno

strumento permanente di governo, e costituisce l'essenza stessa del totalitarismo,

mentre la logica deduttiva e coercitiva dell'ideologia ne è il principio di azione, cioè

il principio che lo fa muovere.

Per capire meglio i meccanismi di tale forma di governo è di grande aiuto "1984" di

George Orwell.

Le figure dei tre massimi dittatori del '900, sono Mussolini, Hitler e Stalin, i quali

attuarono pienamente l'azione del terrore totalitario, soprattutto nel caso della

Germania Hitleriana e della Russia comunista.

In Germania, a partire dal 1937-38, si riscontrano tutti i caratteri dello stato totalitario

con il pieno predominio delle SS sulle altre organizzazioni poliziesche e sul

Ministero dell'Interno. Si attuarono i "pogrom" contro gli ebrei, la loro deportazione

in campi di concentramento e di sterminio fino alla "soluzione finale" perché ritenuti

"oziosi", "asociali", "malati di mente", ecc… 7

Nella Russia degli anni '30, specialmente dal 1934, e poi ancora nel periodo

postbellico, invece, l'azione del terrore totalitario si attuò con le "grandi purghe", con

la liquidazione di interi gruppi sociali e dei quadri dirigenti del partito, le

deportazioni in massa nei campi di concentramento e di lavoro in Siberia.

L'esperienza dell'Italia fascista fu invece considerata "imperfetta" relazionata alle

altre dittature, infatti, essa appariva diversa e meno totalitaria, perché nel nostro

paese il Partito Nazionale Fascista al potere fu limitato da due caratteri fondamentali:

innanzitutto, non giunse mai ad identificarsi pienamente con lo Stato, anche se ne

modificò alcune componenti, e, inoltre, incontrò dei veri e propri limiti nella

Monarchia e nella Chiesa, le quali volevano rispettivamente mantenere intatti i loro

poteri sul territorio italiano.

Mussolini definì così la massa: "La massa non è altro che un gregge di pecore, finché

non è organizzata. Non sono affatto contro di essa. Soltanto nego che possa

governarsi da sé. Ma se la si conduce, bisogna reggerla con due redini: entusiasmo

ed interesse. Chi si serve solo di uno dei due, corre pericolo. Il lato mistico e il

politico si condizionano l'un l'altro..."

Gli oppositori del fascismo si trovarono dunque di fronte ad un nemico grande e

pericoloso: il Duce, infatti, non era solamente un leader politico, venne persino

divinizzato e idolatrato dai suoi sostenitori grazie alle sua stimabile capacità oratoria.

Mussolini era dunque un grande oratore. La sua forza comunicativa si basava su

frasi brevi, pronunciate con tono oracolare e trionfalistico: faceva un grande uso di

metafore, di terminologia militare e spiritualistica. Proclamava i suoi discorsi con

brevi periodi, con incalzante ritmo delle parole e con un continuo ricorso all'antitesi.

Il suo lessico era povero, e tuttavia ricco di enfasi, di pause sapienti, di richiami

eroici e patriottici, che avevano l'unico scopo di esaltare la folla.

Così dopo la marcia su Roma del '22, il primo governo Mussolini ottenne la fiducia

e i pieni poteri con una maggioranza schiacciante: 429 voti contro 116 e 7 astenuti

alla Camera, e 196 voti contro 19 al Senato. All'opposizione restarono soltanto

comunisti, socialisti e repubblicani.

L'11 febbraio 1929 per assicurarsi l'appoggio delle masse cristiane stipulò con la

santa sede i Patti Lateranensi.

Per irrobustire l'orgoglio nazionale, Mussolini creò un vero e proprio impero

coloniale: Libia, Etiopia, Somalia, Eritrea e Albania, dovevano mettere l'Italia sullo

stesso livello delle altre potenze e fare di essa la nazione guida dell'Europa e il faro

della civiltà nel mondo. 8

Incentivò il cinema, il teatro, l'arte, l'architettura, che furono strumentalizzati come

forma di propaganda.

Neppure la gioventù fu risparmiata dall'indottrinamento; anzi, il regime considerava

fondamentale "addestrare" gli italiani al regime fascista, fin dalla nascita: la

"Gioventù Italiana del Littorio aveva il compito di creare un uomo che fosse

"naturalmente" fascista, che vivesse e pensasse "spontaneamente" da fascista.

Ma l'Italia, sotto il fascismo, rimase nel complesso isolata dalle più vive correnti

culturali e artistiche europee e mondiali, chiusa all'interno di una mediocrità

provinciale che il regime esaltava come propria virtù. Né ciò avveniva per caso:

l'abbassamento del livello culturale faceva parte della strategia politica di un regime

Dettagli
31 pagine
10 download