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Sintesi

Introduzione Libertà e diritti umani tesina



Nel trattare l’argomento della libertà e dei diritti umani nella mia tesina di maturità ho cercato di seguire un ordine storico partendo dalla nascita dello Stato Liberale in quanto è stato il primo a concedere ai cittadini le libertà fondamentali per poi passare alla crisi di questo quindi alla cosiddetta “età della catastrofe” secondo lo storico Hobsbawm, cioè l’avvento dei totalitarismi che negarono completamente le libertà e distrussero tutte le conquiste fatte nei secoli precedenti. Con la caduta dei regimi abbiamo avuto la nascita di un vero stato democratico, quindi da qui mi sono collegata alla Costituzione italiana, in particolar modo ai più importanti articoli che sanciscono le libertà nel nostro ordinamento.
Questi primi argomenti sono stati trattati nella mia tesina parallelamente in storia e in diritto (soprattutto per la parte sulla Costituzione), mentre in geografia economica abbiamo analizzato i diritti e lo sviluppo umani e le conquiste fatte dagli stati moderni, partendo dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo alle varie libertà che oggi sono considerate irrinunciabili, inoltre ho dedicato una parte anche ai Tribunali Internazionali che hanno giudicato proprio quelle negazioni delle libertà dei primi del 900 ma continuano a farlo con i crimini più recenti.

Collegamenti


Libertà e diritti umani tesina



Storia - Stato liberale, Statato totalitario, Stato democratico.
Diritto - Statuto Albertino e libertà nella Costituzione.
Geografia economica - Dichiarazione universale dei diritti umani e tribunali internazionali.
Estratto del documento

DALLO STATO LIBERALE ALLO STATO DEMOCRATICO

1.Stato liberale

In seguito alle rivoluzioni del 700 in Francia e USA in Inghilterra nel 600 e

successivamente nel resto d’Europa, con le rivoluzioni liberali che hanno luogo

nella prima metà del XIX secolo (1820-21; 1830-31; 1848) si instaura una

nuova forma di forma di governo che si pone come obiettivo la tutela

delle libertà e dei diritti inviolabili dei cittadini, attraverso una Carta

Costituzionale che riconosce e garantisce i diritti fondamentali e sottopone

la sovranità dello Stato ad una ripartizione dei poteri.

In Italia un primo passaggio avvenne quando Carlo Alberto di Savoia il 4 Marzo

1848 concesse “Lo Statuto Albertino” che fu adottato inizialmente del

Regno di Sardegna e poi con l’unificazione italiana divenne nel 1861 la

Costituzione del Regno d’Italia. Lo Statuto albertino, come la Carta Francese del

1814, fu una Costituzione concessa, dunque il principio di sovranità continuava

a risiedere nel re che liberamente decise di limitare il proprio potere ricevuto

per grazia di Dio.

Lo Stato liberale presenta diverse caratteristiche che si avvicinano al futuro

stato democratico. Infatti grazie all’introduzione di una carta Costituzionale,

vengono concesse le libertà fondamentali e l’uguaglianza formale tra cittadini

(tutti sono uguali davanti alla legge).

Nella forma di stato liberale i diritti di libertà erano concepiti come “libertà

dallo stato” (libertà negative) e si configuravano come strumenti di tutela

della sfera di autonomia dei singoli dai possibili abusi da parte dei pubblici

poteri. La previsione di diritti attribuiti ai singoli all’interno dei testi

costituzionali, rappresenta la garanzia della tutela della loro sfera di autonomia

e segna il definitivo superamento della forma di stato assoluto in cui il

riconoscimento, la definizione dei limiti e delle garanzie dei diritti erano affidate

esclusivamente allo Stato.

Lo Statuto Albertino, concesso da Carlo Alberto nel 1848, prevedeva un elenco

di diritti (artt. 24- 32 dello Statuto) in cui era possibile riscontrare gli elementi e

le caratteristiche proprie di una forma di Stato liberale.

L’articolo 24 dello Statuto riconosceva una dimensione meramente formale del

principio di uguaglianza sancendo che “tutti i Regnicoli, qualunque sia il loro

titolo o grado sono eguali di fronte alla legge. Tutti godono egualmente i diritti

5

civili e politici e sono ammissibili alle cariche civili e militari, salvo le eccezioni

determinate dalle leggi”.

Lo schema formale degli articoli dello Statuto dedicati ai diritti fondamentali

risultava sostanzialmente identico e strutturato in due parti distinte: nella

prima era affermato e riconosciuto il

diritto in quanto tale, nella seconda era

invece previsto il rinvio alla legge quale

strumento esclusivo di definizione dei

limiti di esercizio del diritto stesso.

Festeggiamenti in piazza San Carlo, Torino per la

concessione dello Statuto Albertino, 1848

I Diritti fondamentali nello

Statuto Albertino

La libertà individuale è guarentita.

Articolo 26 Nessuno può essere arrestato o

LIBERTA’ tradotto in

PERSONALE giudizio, se non nei casi previsti dalla

legge, e

nelle forme che essa prescrive

Il domicilio è inviolabile.

Articolo 27 Niuna visita domiciliare può avere

luogo se non in forza della legge, e

LIBERTA’ DI nelle forme che essa prescrive.

DOMICILIO La stampa sarà libera, ma una legge

ne reprime gli abusi.

Articolo 28 Tuttavia le bibbie, i catechismi, i libri

LIBERTA’ DI STAMPA liturgici e di preghiera non potranno

essere stampati senza il preventivo

permesso del vescovo 6

E’ riconosciuto il diritto di adunarsi

pacificamente e senza armi,

Articolo 32 uniformandosi alle leggi che possono

LIBERTA’ DI regolarne l’esercizio

RIUNIONE nell’interesse della cosa pubblica.

Questa disposizione non è applicabile

alle

adunanze in luoghi pubblici, od aperti

al

potere esecutivo

Il potere venne diviso tra vari organi: al Re, insieme ai proprio

il potere legislativo

ministri che egli stesso nominava e revocava, fu affidato a

un Parlamento bicamerale composto dalla Camera dei deputati eletta dai

cittadini in un suffragio censitario, e dal Senato i cui membri erano nominati a

potere giudiziario,

vita dal re. Il re controllava anche il istituendo i giudici. In

virtù del diritto di sanzione, inoltre, il Re si era riservato una sorta di possibilità

di veto in campo legislativo, in quanto spettava a lui approvare in via definitiva

(o respingere) le nuove leggi votate dal Parlamento.

RE Potere giudiziario

Potere legislativo Potere esecutivo

Parlamento: Re e ministri da lui Giudici nominati dal

Senato (nominati nominati re

 dal re)

Camera dei

 deputati (eletti

dai cittadini più

abbienti)

Caratteri principali dello Statuto Albertino:

Breve, dedicò uno spazio ristretto ai diritti dei cittadini (9 articoli);

 Flessibile, poteva essere modificato tramite leggi ordinarie;

 Ottriata, concessa dall’alto e non votata dai rappresentanti dei cittadini;

 Confessionale, riconosceva come unica religione di Stato quella cattolica;

 7

Lo Stato liberale è detto anche “elitario” in quanto il diritto di voto è

riconosciuto solo alle classi sociali più elevate (aristocrazia e borghesia) in base

al censo (suffragio censitario).

Dal punto di vista economico lo Stato liberale prevede il non intervento dello

stato nell’economia (teoria dei classici), poiché la domanda e l’offerta

trovano il loro equilibro tramite la concorrenza e le leggi del mercato. Le

funzioni dello Stato liberale sono limitate a compiti di difesa e ordine pubblico,

Welfare State.

è uno stato in antitesi rispetto al futuro teoria di Keynes,

La teoria liberista (classici) verrà superata dalla la quale

prevede un intervento dello Stato nell’economia, nei periodi di recessione

aumentando la spesa pubblica per far ripartire i sistema e creare nuova

teoria del moltiplicatore

occupazione e quindi nuovi consumi, secondo la il Pil

aumenta in misura multipla rispetto all’incremento della spesa.

2.Crisi dello Stato liberale e nascita dei regimi

totalitari seconda rivoluzione

A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, grazie alla

industriale, ci fu un grande sviluppo dell’economia, sia in Europa che in

America, con nuove scoperte legate alla scienza, alla tecnologia, alla medicina

e all’industria. Il sistema economico continuò ad espandersi incessantemente e

la potenza degli stati aumentò notevolmente; grande importanza fu data anche

allo sviluppo dell’industria bellica con invenzioni impressionanti anche in

questo campo (mitragliatrici, cannoni, granate, aerei da combattimento, ...). Gli

stati si trovavano quindi con un’elevata potenza militare inutilizzata che, unita

alle alleanze che si erano formate (Triplice Alleanza e Triplice Intesa), era una

bomba ad orologeria pronta ad esplodere; perciò l’uccisione dell’arciduca

Francesco Ferdinando d’Austria (28 giugno 1914) fu solo un pretesto per far

cominciare una guerra che si preannunciava da tempo.

La Grande Guerra fu devastante per l’Europa, ma per gli Stati Uniti, i quali

parteciparono solo alla fase finale del conflitto, essa ebbe come effetto quello

di provocare un ulteriore sviluppo dell’economia, che ne uscì rafforzata grazie

anche agli interessi che Italia, Francia e Regno Unito dovevano pagare agli USA

a causa dei debiti contratti per la guerra. La Germania, invece, fu lo Stato che

subì maggiormente gli effetti negativi del conflitto, poiché dovette pagare le

riparazioni di guerra agli stati europei, e fu costretta anche a smantellare

l’esercito.

Tuttavia, l’espansione dell’economia statunitense era

in procinto di arrestarsi; infatti, le industrie

americane aventi le maggiori quote di mercato

producevano soprattutto beni durevoli (automobili,

elettrodomestici…), che una volta acquistati dalle

famiglie non avevano più una domanda elevata. Ciò

nonostante, le imprese continuarono a produrre

incessantemente e le loro azioni erano alle stelle; 8

quando però gli operatori economici si accorsero che il valore nominale delle

azioni non corrispondeva più a quello reale, le vendettero in massa,

provocando così la crisi di Wall Street (Crisi del ’29). Le banche furono le

prime ad essere colpite e così dilagò una considerevole disoccupazione, ma

soprattutto si verificò la non efficacia dei piani per il pagamento delle

riparazioni di guerra, espandendo così la crisi all’Europa.

La Grande Depressione è iniziata con la crisi del

NewYork Stock Exchange del 24 ottobre 1929,

definito il giovedì nero, a cui è seguito il crollo

vero e proprio della borsa il 29 ottobre, definito

martedì nero.

La crisi economica “affamò” buona parte della popolazione (proletariato),

inoltre piano piano si era formata una coscienza di classe, dopo l’esperienza

della Grande guerra capiscono che unendo le forze possono cambiare qualcosa

(nasce la società di massa), quindi iniziano forti tensioni sociali da parte del

proletariato che rivendica i propri diritti e in alcuni stati si diffuse l’idea che la

soluzione era quella rappresentata da un soggetto forte e carismatico capace

di guidare le masse.

Questa situazione determinò effetti differenti: in alcuni paesi fu una

sollecitazione per l’instaurazione di sistemi democratici, mentre in altri fu la

causa dell’affermazione di regimi totalitari.

In Europa si diffusero tre principali sistemi totalitari, quello sovietico, nazista, e

fascista.

Entrambi i regimi, si basavano su un unico partito fortemente legato,

centralizzato e guidato da un capo carismatico, con ampio ricorso al terrore e

alla propaganda. Essi avevano in comune il disprezzo per il liberalismo, che

si riteneva dovesse essere superato in nome di ideali più elevati (la liberazione

della classe operaia, la grandezza della propria nazione, il trionfo della razza

Origini del

ariana su quelle inferiori). Hannah Arendt nel suo libro

totalitarismo (1951) delinea le caratteristiche dei sistemi politici totalitari:

1) dominio di un partito unico che si identifica con le strutture istituzionali dello

Stato, centralità assoluta della figura del capo;

2) presenza di una ristretta élite politica, dotata di poteri pressoché illimitati;

3) adozione di una rigida ortodossia ideologica, che viene imposta alla

popolazione con metodi polizieschi o con l’uso del sistema educativo e dei

mezzi di comunicazione di massa;

4) azione politica volta alla realizzazione di un “nuovo ordine” sociale,

economico, politico, morale attraverso l’uso di metodi coercitivi

particolarmente violenti.

Una delle caratteristiche comuni dei totalitarismi è la NEGAZIONE DELLE

LIBERTA’

Lo Stato totalitario non è rispettoso delle libertà del singolo e fortemente

permeato dell’ideologia ufficiale del regime dei suoi valori, appariva la sola

entità in grado di sconfiggere tutti coloro che impedivano il raggiungimento

9

delle mete fissate dell’ideologia, ricorrendo a campi di concentramento e

omicidi di massa.

In Germania con la presa al potere di Hitler nel Gennaio del 1933, si assiste al

raggiungimento dell’ideologia nazista da parte del partito. La negazione dei

diritti del singolo era parte integrante dell’ideologia nazionalsocialista, infatti si

distingueva dal liberalismo proprio per il fatto di porre al centro non l’individuo

(Volk

ma il popolo in tedesco).

Hitler voleva difendere la purezza della razza per questo iniziò da subito a

imporre la sterilizzazione forzata egli alcolisti cronici e di tutti coloro che

fossero affetti da malattie ereditarie.

Il 15 Settembre 1935 la legislazione razziale trovò la sua completa

espressione nelle cosiddette Leggi di Norimberga.

Principali libertà negate dal regime:

Il 28 febbraio 1933 Hitler fece un provvedimento che sospendeva gli

 articoli della Costituzione di Weimar riguardanti le libertà personali;

La legge di assunzione dei pieni poteri del 24 marzo 1933 impediva la

 formazione di nuovi partiti;

Il 7 aprile 1933, legge che obbligava al pensionamento tutti quei

 dipendenti che non fossero di “discendenza ariana”;

Il 25 marzo venne promulgata la Legge contro l’invasione dell’elemento

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